Note alla storia.
Storia crudele per certi versi e ben poco natalizia. Colei che l'ha scritta è da molti anni senza cuore, il suo scopo, comunque è di strapparvi una risata e di farvi provare pietà per James Potter non "L'uomo che ha molto sofferto", come Ulisse, ma "L'uomo che soffrirà molto". Buona lettura.
Tutto quello
che non ti ho detto ed è meglio che tu non sappia mai.
James era veramente
agitato quel pomeriggio. Si sentiva la febbre ed era vittima di una strana frenesia.
Non riusciva a stare fermo e continuava a camminare avanti e indietro per il
dormitorio, come una tigre in gabbia.
Per gli amici, costretti
ad assistere a quel penoso spettacolo, James aveva completamente perduto il
senno.
- La vuoi smettere di fare
avanti e indietro? Non ti si sopporta più, Ramoso!
- Scusa tanto, Felpato, ma
sono nervoso, ti dispiace? – urlò il ragazzo di rimando con una voce stridula e
insolitamente alta.
- Sì, mi dispiace. Stai
impedendo a me e a Codaliscia di passare un rilassante
pomeriggio e disturbi Lunastorta che vuole mettersi
avanti con i compiti per le vacanze.
Remus alzò un attimo lo sguardo dalla sua pergamena,
perplesso. Considerando il fatto che Sirius trovava
estremamente divertente impedirgli di studiare ogni volta che poteva,
considerava quella scusa assolutamente patetica.
- Ma sei matto? Sei
impazzito? Da quando ti interessi ai compiti di Lunastorta?
– urlò James prima di abbandonarsi ad una serie di imprecazioni veramente
scurrili.
Sirius si limitò a ridere, felice di essere riuscito una
volta di più a colpire qualcuno sul vivo, lasciandosi cadere pesantemente sul
letto a baldacchino.
- Dopotutto, è solo un
appuntamento, cosa vuoi che sia? - Commentò con noncuranza – Non hai più
quattordici anni. – aggiunse con fare materno.
James Potter cominciò a
balbettare frasi sconnesse, in preda al panico.
- Lo ucciderai così. –
commentò Peter, serio.
- No, non ancora. Vuoi
vederlo davvero fuori di testa? Prova ad urlare: Lily Evans!
- Piantala, non osare
pronunciare quel nome – sbottò Ramoso, esasperato – non mi sei di alcun aiuto
così!
- Dai Sirius,
piantala. Lo sai benissimo che è nervoso perché ci ha messo quasi cinque anni
per ottenere un solo appuntamento con lei – intervenne pragmatico Remus facendo sembrare, volutamente o meno, la condizione
dell’amico ancora più ridicola.
- Dovremmo essere
comprensivi? – chiese Peter
- Direi di… no!
E così tutti e tre
cominciarono a ridere senza sosta come delle piccole e graziose iene.
- Ragazzi! Non mi servite
a niente in queste condizioni, datemi una mano. – James cominciava a sentirsi
tradito; quelli non erano amici, erano mostri.
- Va bene. Innanzitutto, e
lo dico con il rischio di essere pedante e impopolare…
- Lunastorta
– lo interruppe Sirius – tu sei pedante e impopolare.
- Dicevo – Remus alzò un po’ di più la voce nel tentativo di
sovrastare gli squittii di Peter che ormai rideva fino alle lacrime –
nonostante il rischio di apparire pedante, impopolare e ripetitivo,
penso che dovresti vestirti.
Ramoso si osservò: in
effetti la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta appoggiata su una spalla e
la cintura aperta non facevano di lui una persona presentabile.
- Ha perfettamente
ragione; capisco che vuoi saltare addosso alla Evans, ma così rischi di
sembrare un maniaco.
- Ora mi sistemo, non c’è
alcun bisogno di essere così antipatici. – James si passò una mano fra i
capelli come sua abitudine e cominciò a sistemarsi.
- Ah giusto, con lei vedi
di trattenerti dal fare quel gesto – aggiunse Felpato.
- E non fare il pallone
gonfiato appena la vedi – rincarò la dose Peter.
- D’accordo. Ora però
dovete promettermi una cosa. Tutti e tre.
- Sì? – mormorarono in
coro.
- Non voglio interferenze.
Non voglio vedervi, né sentirvi fino ad ora di cena.
- Dobbiamo chiuderci nel
ripostiglio delle scope?
- No, Remus.
Tu fai i tuoi compiti, Sirius corri dietro a quelle
del primo anno e Peter… beh fai quello che vuoi, purché tu la faccia lontano da
me a dalla Evans.
- Credo preferisca farsi
chiamare Lily, è il suo nome dopotutto. – puntualizzò Lunastorta
mettendo via i suoi quaderni.
- Giurate?
- Solennemente Ramoso,
come sempre. – rispose Sirius per tutti e tre.
Al suono di quelle parole
James sembrò rilassarsi un poco. Si stava guardando allo specchio, soddisfatto
di sé, quando la voce di Codaliscia lo fece
sussultare per l’ennesima volta.
- Lo sai che sei in
ritardo, vero?
- Accidenti, mi starà
aspettando – urlò lanciandosi verso la sala comune.
- Buona fortuna! – urlò Sirius – ne avrà bisogno – aggiunse poi rivolto ai due
rimasti nel dormitorio.
- Come inizio non c’è male
– commentò Remus, divertito – se avessi saputo che
sarebbe stato così divertente avrei cercato di convincere Lily secoli fa.
- Ora che facciamo?
- Quello che ogni
Malandrino farebbe per un amico in difficoltà, Codaliscia.
Lo pedineremo.
- Non mi coinvolgerai nei
tuoi soliti piani diabolici. Per una volta dimenticati di me, Sirius. – disse Remus,
apparentemente irremovibile.
- Come potrei dimenticarmi
di te, amico mio – lo canzonò Felpato mettendosi a sedere – Come posso pensare
di lasciarti qui, tutto solo, in una giornata come questa?
- Forse potremmo
procurarci anche noi un appuntamento – constatò Peter saggiamente.
- Codaliscia
ha ragione, non ho voglia di fare la zitella curiosa. – Remus
si alzò nel vano tentativo di lasciare la stanza e raggiungere la biblioteca.
- Non sei curioso? – Black sapeva che l’amico era ficcanaso almeno quanto lui,
bastava istigarlo un pochino. – Mi sorprende che sia io a dirlo, ma oggi non è
il momento per correre dietro a qualche ragazzina! Dai… vogliamo tutti sapere
che combineranno quei due.
- Vuoi uscire ora e farti
vedere nella Sala Comune? – Chiese Peter.
- Ma certo che no! Basta
origliare, e come vedi la nostra zitella Lunastorta
ha già un posto in prima fila dato che la cosa non lo interessa, già…
Remus sussurrò semplicemente un “Vai al diavolo, Black”, prima di essere raggiunto dagli amici per potersi
spalmare contro la porta nel tentativo di captare qualcosa.
- Se non la pianti di
ridacchiare non riusciremo a sentire nulla – mormorò Peter dando una gomitata
al malefico ideatore del piano.
James era sprofondato su
una poltrona davanti al camino, depresso. Non c’era nessuna traccia di Lily
nelle vicinanze e non poteva certo salire nel suo dormitorio per vedere se era
ancora lì. Le ragazze di solito ci mettono così tanto a prepararsi
pensava, tentando di immaginare una scusa plausibile per la sua assenza. Eppure
non riusciva a stare tranquillo, forse gli aveva appena dato buca, e lui voleva
essere morto. Non era nemmeno così improbabile dopotutto, lei sembrava non
sopportarlo. Accidenti che agonia, era come stare seduto sul ceppo che stava
fissando. Non immaginava che qualcuno, poco distante, fosse vittima del
classico contrattempo dell’ultimo minuto.
- Accidenti a Morgana,
Merlino, Circe e tutto il mondo magico insieme!
- Lily che ti prende? -
Chiese la vicina di letto, sorpresa nel sentire certe parole in bocca alla sua
amica; in genere era molto più tranquilla.
- Non trovo il mio mantello
e sto facendo tardi – sbuffò la ragazza tuffandosi nel baule alla spasmodica
ricerca dell’oggetto perduto.
- E’ per l’appuntamento
con Potter, vero?
- Già – replicò l’altra
piuttosto scontrosa.
- Fossi in te starei
tranquilla, in fondo non può andarti male, ti ha chiesto tante volte di uscire.
E’ evidente che gli piaci, e molto anche. Lui ti ha già scelto.
- Ne parli come se si
trattasse di Dio in persona, Christine.
- Beh – mormorò l’altra
osservando divertita l’amica – metà della scuola, parlando di ragazze, vorrebbe
uscire con lui.
- Forse perché l’altra
metà ci è già uscita – commentò Lily piccata riemergendo dal baule per
lanciarsi dentro ad uno dei colossali armadi a muro.
- Non ti stai confondendo
con Sirius Black?
- Lui è uscito con tutta
la scuola, ormai.
- Non con me – mormorò la
ragazza, sconsolata.
- Non ti aspettare che
metta una buona parola con te mentre sono con Potter, penso che lui ti farebbe
fare soltanto la figura della stupida. Forse dovrei rinunciare anche io al mio
appuntamento, vedi è destino, non riesco nemmeno a trovare le mie cose. –
- Oh no. Oh no! – sbottò
Christine – Ora voglio sapere come va a finire. Metti il mio mantello e vai
all’attacco, o non sei più una Grifondoro degna di
questo nome. – detto questo le porse il mantello pesante che teneva appoggiato
sulla sedia accanto a lei.
- Grazie – mormorò la
giovane esitando ancora un poco.
- Che aspetti? Vai! – la
prese in giro l’altra tirandole un cuscino.
Lily si catapultò fuori
rischiando di fare un capitombolo sulle ripide scale che portavano di sotto.
C’era solo James nella stanza. Si era fatta aspettare e nonostante tutto, pur
trattandosi di Potter, le dispiaceva.
- Ciao Potter – esordì
mordendosi il labbro con una vocina degna di un criceto spaventato.
- Ciao Evans – la salutò
lui sfoggiando il suo miglior sorriso.
-Ciao Potter – sentirono
chiamare i due.
Quando si voltarono,
davanti a loro videro la faccia paffuta e sorridente di Arcy
Kettelman, l’attuale capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, dove
James giocava da cercatore.
-James, ti aspetto tra non più tardi di cinque minuti per
l’allenamento, ho già avvisato gli altri membri della squadra – disse
quest’ultimo.
-Cosa? – ribatté James,
-Stai scherzando, vero? – chiese.
-Assolutamente no, visto
che tutti sono a fare un’inutile gita ad Hogsmede, ho
pensato di prenotare il campo. Non ci sarà nessuno a disturbarci.
Il ragazzo era allibito.
–Io non vengo, se non lo hai notato, sono impegnato.
-Oh, ma Lily capirà. Vero?
– Si rivolse alla ragazza. –Lo sa anche lei che il Quidditch
è molto importante.
James si segnò mentalmente
di saltargli alla gola la prossima volta che rimaneva solo nello spogliatoio
con lui, mentre Arcy lo tirava per un braccio.
-Sei scemo, Kettelman?” – chiese
Lily con un tono di voce che non lasciava presagire nulla di buono.
-Prego? – chiese il capitano della squadra di Quidditch, lasiando andare il
braccio del malcapitato James.
-No, dico – continuò la
ragazza, “Hai la più pallida idea di quanto sia pedante Potter?”
-Prego? – chiese James,
sentendosi tirato in causa, ma nessuno dei due gli diede corda.
-Certo che lo so! Sono il
suo capitano.
-Beh, io dico di no! –
urlò Evans. “Per sei anni, e dico, sei anni! Mi ha inseguito, perseguitato di
persona, con i suoi amici, con bigliettini anonimi e non, anche via gufo, per
avere un appuntamento.
-E con ciò?
-E con ciò, tu ora
sparisci, e mi lasci al mio appuntamento con Potter. I miei nervi non possono
pensare di reggere fino alla prossima uscita ad Hogsmede.
James osservava basito lo
scambio di battute tra i due.
-Ma Lily! – piagnucolò Arcy, -Il Quidditch!
-Scegli, Kettelman. O Potter, o tu-sai-cosa!
Il ragazzo dapprima
sbiancò, poi sbuffò contrariato.
-E va bene, tieniti Potter
e il tuo stupido appuntamento – bofonchiò allontanandosi.
-Io non ho bisogno di
allenarmi – urlò James, -Sono già bravo!
-Attacco di modestia,
Potter?
Il ragazzo si spettinò i
capelli e poi fece segno alla ragazza di incamminarsi.
-Mi dici il tu-sai-cosa su Arcy? – la implorò
James.
-No, ti basti sapere che
c’è di mezzo Anna, la mia compagna di dormitorio, un appuntamento e gli
incantesimi Aumentanti che Vitious ci ha insegnato
all’inizio dell’anno.
Appena prima di
raggiungere il portone di ingresso, furono bloccati da Pix
che si mise a volteggiare intorno a loro, canticchiando.
Potter
quatto-quatto se ne va.
E due grandi corna ha.
Se va a zonzo
nel castello
Con il suo
amico paffutello
Insieme a lor c’è anche il terzo
Grosso e nero
sembra un pazzo
Una notte al
mese si incontrano sì
Per far…
-Pix! – tuonò Potter, scagliandogli addosso un incantesimo
che gli incollò le labbra.
-Cosa significa, tutto
questo, Potter? Il Poltergeist, nel mentre si allontanava, visibilmente
contrariato.
-Nulla. Sai com’è Pix. A lui piace scherzare. Andiamo ora? – Cercò di sviare.
-Andiamo. Ma tu non me la
racconti giusta… prima o poi mi spiegherai la faccenda delle corna…
James sbiancò e deglutì,
-Un segreto per un segreto, Evans. Ti basti sapere che le corna non sono dovute
ad un tradimento d’amore.
Sorridendo soddisfatto, la prese sotto braccio
e insieme si avviarono verso l’uscita, entrambi rimuginando su quale potesse
essere il segreto dell’altro.