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Autore: Le Parche di Costantino    04/01/2008    6 recensioni
La storia di James che insegue Lily per ottenere un misero appuntamento dopo sette lunghi, estenuanti anni vi sembra storia vecchia? Per forza, è un fatto accaduto nell'inverno del 1977, non proprio ieri. Eppure sappiate che una cosa semplice come trascinare una stupida ragazza in uno stupido appuntamento a Hogsmeade, potrebbe rivelarsi fatale, o letale se preferite. Perchè la stupida ragazza saprà difendersi molto bene, e gli amici si metteranno sicuramente in mezzo.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno letto, ve ne siamo davvero grate, in particolare un grazie a Trick e a siJay, che hanno lasciato un segno tangibile del loro passaggio^^
Alektos e Ladyhawke


Sirius, la renna di Babbo Natale

Una volta giunti finalmente ad Hogsmeade James tirò un sospiro di sollievo, l’aria gelida sembrava il miglior toccasana del mondo. Aveva come l’impressione che qualcuno gli stesse facendo il malocchio, le disgrazie in sequenza di quel giorno non potevano essere casuali.
- Hai altre sorprese per me, James Potter?
Lily era piuttosto divertita da quella situazione, il mondo sembrava complottare contro il grande campione di Quidditch e lei aveva tutta l’intenzione di godersi lo spettacolo.
- Teoricamente no, anche se comincio a pensare che uscire con te porti sfortuna.
- Adesso sarebbe colpa mia?
- Ehi, non fare la permalosa. Era solo per parlare.
Perfetto, James Potter poteva darsi dell’idiota da solo. Ma perché la sua arroganza non era rimasta nel dormitorio a fare compagnia a Black?
- Sempre per parlare, – intervenne Lily – ti dispiacerebbe accompagnarmi da qualche parte al caldo? Non mi sento più le mani.
- Sicuro! Ho freddo anche io. Dove ti piacerebbe andare?
Non da Madama Piediburro, non da Madama Piediburro, ti prego! Ovunque, anche l’ufficio postale, ma non quel posto.
- Ehm… da Madama Piediburro?
James rischiò di strozzarsi con la propria saliva. Lily cominciò a ridere di gusto.
- Sapevo che avresti fatto quella faccia! Dovresti vederti, se avessi una macchina fotografica con me immortalerei questo momento!
- Ti prendi gioco di me? – pigolò lui, mortalmente offeso.
- Solo un po’ – Lily fece una pausa per poi aggiungere – I Tre Manici di Scopa andrà benissimo. Chissà perché ben pochi ragazzi sono entusiasti all’idea di mettere piede in quell’adorabile posticino.
- Già, chissà perché… - James lo sapeva bene il motivo: quella donna, quel caldo soffocante, quelle trine e quei merletti; dai…erano davvero troppo!
- E poi quel posto è per le languide coppiette, niente di più lontano da noi. – commentò la ragazza pronta a osservare la reazione del suo accompagnatore.
Potter ingoiò il boccone amaro, tentando di non darlo troppo a vedere, e si diresse con Lily, che teneva le mani saldamente nella tasca della divisa, verso il bar di Madama Rosmerta. Entrambi furono piacevolmente investiti dall’aria calda non appena varcata la soglia; i Tre Manici di Scopa era stracolmo di gente. James fece entrare per prima la ragazza, l’accompagnò al primo tavolo libero e ordinò Burrobirra per due. Lily Evans sembrò accettare di buon grado tutte quelle premurose attenzioni.
- Non c’è alcun bisogno che tu cerchi di stupirmi, Potter. L’ hai già fatto per anni.
- Ah sì? – James si preparò psicologicamente a ricevere i giusti riconoscimenti per le sue, numerose inutile specificare, doti.
- Già, ma per lo più negativamente.
Uscire con Potter non significava aver innalzato bandiera bianca, dopotutto.
- Ecco le vostre Burrobirre – disse Madama Rosmerta interrompendo l’imbarazzante silenzio che si era creato.
- Grazie! – Lily ringraziò entusiasta.
- Hai intenzione di distruggermi, vero? – chiese il ragazzo ancora disturbato dall’ultima battuta.
- Pensavi fosse facile, eh?
- Lo ammetto, sì. Pensavo che un appuntamento con te sarebbe stato meno impegnativo. - Beh, – iniziò lei, vaga – forse sei abituato male…
- E’ vero; ma, credimi, già riuscire a trascinarti qui è stata un’impresa. Prevedevo che una volta che ti avessi convinta avrei dovuto percorrere una strada in discesa.
- Ho una compagna di dormitorio che pagherebbe oro per essere al mio posto, o al mio posto con Sirius Black di fronte. Vuoi fare cambio?
- Non sono sorpreso. – disse lui con il suo solito fare arrogante.
Poi entrambi scoppiarono a ridere senza una vera ragione.
- Non la finisci? – chiese James dopo un po’, indicando il boccale della ragazza, per metà ancora pieno.
- Sì. È che sto cercando di posticipare l’inesorabile momento in cui torneremo là fuori.
- Allora ti faccio compagnia. – James si alzò per ordinare una seconda bottiglia.

- Mi stanno venendo i geloni. Torniamo indietro, per favore!
- Oh Codaliscia, sei una lagna! Sei peggio di mia zia Lucile. – Sirius fece una pausa – No, lei era decisamente più brutta.
- Ehi, non paragonarmi ai tuoi parenti!
- Ragazzi, io non vorrei disturbare il vostro simpatico duetto, ma se perfino loro sono al caldo perché noi dobbiamo spiarli da fuori come tre maniaci?
Remus comprese che non si sarebbe mai svegliato abbastanza in fretta. Odiava farsi trascinare in certe situazioni, cosa che puntualmente accadeva, ma per un motivo o per l’altro non riusciva mai a tirarsi indietro nel momento decisivo.
Sirius finse di non averlo sentito: – Guardali, stanno battibeccando. Secondo me lei gli sta dicendo cosa pensa della sua sbruffoneria. Aspettate, James si sta alzando, forse se ne vanno… no, è tornato con un'altra bottiglia al tavolo, ne avranno per secoli. – si voltò e appoggiò la schiena alla finestra, annoiato come un bambino che ha appena disintegrato il suo ultimo giocattolo.
- Che hai intenzione di fare?
- Penso che servirà più tempo del previsto per attuare il mio piano.
- Di quale stramaledetto piano stai parlando?
Sirius borbottò qualcosa di estremamente maleducato nei riguardi di Peter, poi si accorse del suo errore. – Oh, è vero, scusatemi. Non ve l’ ho ancora spiegato. – Così dicendo tirò fuori dalla borsa tre palchi di corna da renna e degli sgargianti finimenti ornati da adorabili campanellini argentati.
- Questo no, Felpato. Su questo non cederò!
- Avanti, sarà divertente!
- Ma… Sirius – balbettava Peter, confuso.
- Non preoccuparti Codaliscia, faremo la figura dei cretini in tre. – lo rassicurò Black.
- In due.
- Non sai più contare, Remus? – lo canzonò Sirius facendo tintinnare una coppia di redini.
- Io non mi metto quella roba. – s’impuntò il ragazzo.
- Non vuoi festeggiare il Natale?
- Ma che cosa c’entra? – mormorò Lunastorta, esasperato.
- Guarda che mancano solo due settimane!
- Ragazzi, piantatela. – tentò di intervenire Peter, invano.
- Felpato, dimmi cosa diavolo c’entra il Natale?
Sirius guardò i finimenti, per poi fissare Remus, per poi ritornare sui finimenti.
- Che ne hai fatto del tuo cervello? Prima disimpari a contare, poi questo! Mi sembra evidente il collegamento fra le due cose…
Lunastorta fece una smorfia, scocciato.
- Remus, se continui così quest’anno non ti faccio il regalo.
- Sarebbe una novità?
- Mi ritengo profondamente offeso da questa tua affermazione.
- Fai il cane che ti passa. – lo aizzò Lupin. Era estremamente crudele, ma per una volta poteva evitare di sentirsi in colpa. James gli diceva una cosa del genere almeno una volta a settimana, la sua piccola frecciata era innocua, no?
- Stanno uscendo – Peter dovette ripeterlo due o tre volte prima di riuscire a farsi ascoltare.
- Ottimo! – Per nulla preoccupato Sirius prese a strattonare Lunastorta per il mantello, trascinandolo via. Insieme erano uno spettacolo a vedersi: un ragazzo che conduceva a forza un altro con la peggiore faccia da funerale mai vista sulla faccia della terra. Seguiva un terzo che trotterellava dietro agli altri diligentemente, indeciso se scoppiare a ridere o meno.

- Credo che dovremo affrontare l’inevitabile – disse James in un sorriso.
- Dovremo affrontare la dura realtà del fatto che siamo usciti insieme?
- Questa storia comincia a non essere più divertente.
- Ok, scusami. Hai ragione. – mormorò Lily cercando di farsi più piccola che poteva.
- Ci hai creduto veramente? – il ragazzo scoppiò a riderle in faccia senza alcun ritegno.
- Razza di…
- Sei sicura di voler finire la frase?
- Andiamo, che è meglio. – la ragazza si alzò e fece per vestirsi. Quando entrambi furono bardati a dovere attraversarono a fatica il muro di folla che li separava dall’ingresso, e non senza difficoltà uscirono da quel piccolo, accogliente locale.
- Non vedo l’ora che quest’inverno passi in fretta.
- Dillo a me. Gli allenamenti nel fango non sono il mio forte.
- Fango? Ma non passi il tempo a svolazzare di qua e di là!
- Non hai idea di come possa ridursi una certa divisa.
Camminarono tranquillamente per un po’ occhieggiando qualche vetrina e schivando passanti disattenti carichi di pacchi e confezioni. James aveva ormai abbandonato l’agitazione che l’aveva invaso soltanto qualche ora prima: nessun danno, nessun incontro spiacevole e nessuna figuraccia. Le cose stavano girando per il verso giusto. Meglio non adagiarsi troppo sugli allori, però.
- Ehilà!
Potter fu scosso da un brivido mentre riconosceva quella voce. Era ufficiale: odiava il suo migliore amico. Lui e Lily si voltarono lentamente, rimanendo sconvolti. Davanti a loro si stagliavano tre renne di Babbo Natale, o almeno qualcosa di simile. I tre Malandrini indossavano un enorme palco di corna ciascuno e si erano avvolti intorno, alla bell’e meglio, i tintinnanti finimenti.
- Siete alla ricerca di Babbo Natale?
- Oh no, Lily. Per la verità cercavamo proprio voi due. – rise Sirius facendo l’occhiolino all’amico.
- Sei morto, Felpato. Tu sei morto. – Ramoso digrignava furiosamente i denti producendo un rumore ben udibile.
- Non è una bell’accoglienza. – Interloquì Codaliscia.
- Con tutta la fatica che abbiamo fatto! – diede manforte Black – Diglielo Lunastorta!
- Dirgli cosa? Sono qui contro la mia volontà!
- Io ero stato chiaro, mi sembra. Non volevo né vedervi, né sentirvi fino ad ora di cena!
- Bell’amico. – ululò Sirius.
- Remus, come hai fatto a farti convincere? Dagli altri due me lo sarei aspettato… - Perché, perché gli era toccata anche questa? L’umiliazione pubblica, le renne e tutto il resto. Potter voleva morire. Fulminatemi, pensava: fatelo ora!
- Sono stato trascinato qui di peso – pigolò l’interpellato.
Nel mentre Lily rimaneva immobile, divertita. Non aveva più freddo, ora.
- Sirius, – quando James usava il suo vero nome era un pessimo segno – posso parlarti un momento?
- Oh bravo, Ramoso. Con la ragazza qui presente bisogna fare i duri. Avanti, fatti sotto, sfogati, fammi fare la figura del verme.
Lily Evans cominciò a ridere a crepapelle; Sirius stava saltellando attorno al suo amico facendo un rumore infernale riuscendo a far ondeggiare pericolosamente le corna enormi.
- Gli servivamo solo come coreografia per fare un dispetto a James. – disse Remus rivolto alla ragazza. Ad ogni suo movimento i campanelli producevano un suono cristallino creando un effetto tragicomico, se sommati alla sua faccia afflitta.
- Ma perché?
- Gli stai rubando il suo migliore amico; solo secondo la sua mente contorta, ovviamente.
- Taci brutto topo! – urlò Felpato che aveva sentito nonostante il baccano che stava producendo.
- Stai dando spettacolo, amico mio.
- Lunastorta ha ragione. – urlò James levandosi di dosso a spintoni la renna appiccicosa. – Ma anche tu e Codaliscia non scherzate con quel palco…
- Ma da che pulpito! – sbuffò Peter.
- Ve ne andate?
- Così puoi sbaciucchiare la tua fidanzata? – Black si sentiva terribilmente infantile e la cosa lo divertiva da matti.
- Sei geloso? – chiese la giovane.
- No madamigella Evans, proprio no. Le corna non riguardano me, ma il tuo amichetto. – e dicendo così si sfilò le sue corna per porgerle cordialmente a Ramoso.
- Evapora, Felpato.
- Ok, ok permalosone. Lasciami il permesso di augurarti “Buon Natale”! – urlò agguantando i suoi due amici e trascinandoli in una danza per le vie ghiacciate.
Una signora li guardò male e il nobile erede dei Black si limitò a gridare: – Mai vista una renna?
Lily li guardò andar via, ridendo: – Te li porti sempre dietro? – chiese.
- Speravo proprio di no, stavolta.
Lei rise di gusto.
– Pensavo facessero parte del tuo fanclub. Sai… per incoraggiarti e cose del genere.
- Beh, giudica tu. Se questo è il lavoro che fa il mio fanclub per incoraggiarmi, non so cosa potrebbe fare un mio nemico.
- Ho qualche idea a riguardo. Ti va di fare un giro da Zonko per riprendere il buon umore? – propose lei.
- Sì, ma prima facciamo un patto.
- Dimmi.
- Lily, mi giuri che non dirai mai nulla di questa storia? Essere assalito da una renna è imbarazzante.
- Penso che la notizia verrà ugualmente diffusa. – mormorò lei, dispiaciuta.
- Posso sempre ricorrere alla violenza con quei tre. Conosco i loro punti deboli. – disse lui con una smorfia.
- Mi conviene giurare per evitare di essere colpita da un bolide a tradimento? Lo giuro.
- Non lo farei mai – esclamò teatralmente come se intendesse dire tutt’altro. – Andiamo?
  
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