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Autore: Finnick_Odair    03/06/2013    1 recensioni
Nella terra di Grytto regnavano pacifiche le quattro razze reali, ognuna segnata da un proprio stendardo di diverso colore. Bianco come le fredde terre del nord e la neve che essa ricopre ai draghi dominatori degli elementi. Viola come le saette che squarciano il cielo nelle lunghe tempeste dell'ovest agli umani portatori di intelligenza. Verde come le miti pianure del sud agli elfi che custodiscono l'antica parola e Rosso come il fuoco e il calore che devasta ogni cosa ai maghi artefici delle battaglie.
Ogni popolo sotto il proprio stendardo doveva seguire le leggi che esso dettava e le leggi cambiavano per ogni popolo.
Ai draghi non era permesso uscire dalla catena montuosa che circondava il loro territorio. Agli umani non era permesso l'uso della propria intelligenza per creare il male. Gli elfi non dovevano piegare al loro volere la natura e i maghi non dovevano affinare le loro capacità ai limiti della magia.
Queste leggi erano l'unico fattore che permettava ai popoli di non entrare in guerra, sapendo che si sarebbero devastati a vicenda ma un giorno tutto cambiò.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Credeva di aver visto tutto ma si sbagliava. 
La pioggia scendeva lenta. 
Il ragazzo vide delle rocce cominciare a muoversi e a sgretolarsi, per creare un nuovo passaggio che lo lasciò ancora più sbalordito. Il fuoco, che resisteva al piovischio, gli segnò la via mentre un vento tiepido cercava di spingerlo, come per farlo avanzare. Ormai sapeva che con la pioggia era capace di -vedere- anche se non voleva. Gli apparse la figura di un ragazzo alto col busto lacero, appeso con delle luride manette grigie e arrugginite ad un muro che sembrava sul punto di crollare. 
Lo avevano preso. Si sentì mancare, non poteva essere. -Lui- lo aveva promesso. Aveva promesso di riuscire a rimanere vivo e che alla fine si sarebbero ritrovati, mentiva. Adesso il ragazzo odiava quell'immagine che la pioggia gli trasmetteva, ma amava ancora di più il ragazzo con i capelli rossi che soffriva.
-Ingordo della passione diventi infedele- Disse il ragazzo con un sorriso amaro alla pioggia, come per rivolgersi alla persona che vedeva.
Si voltò. Da lontano, era cominciato e vedeva, vedeva che tutto quello per cui avevano lavorato era andato a buon fine. Magari si staranno abbracciando, si staranno baciando e penseranno che quello che hanno fatto lo potranno dire ai loro figli, pensò il ragazzo avvolgendosi ancora di più nel mantello e imboccando il sentiero che si era appena aperto davanti ai suoi occhi.
Ormai era arrivato. Non erano né persone, né umani. Erano Ibridi, ed è per questo che gli avevano impedito di farsi vedere.

-Poverini- pensò il ragazzo, non sapendo che alla fine, se non se ne fosse andato, sarebbe diventato uno di loro e mai più sarebbe potuto scappare.



****
 


Erano passati due mesi da quando Hao aveva sostenuto il suo esame per passare al livello alto di mago. Da allora non fece altro che chiedere ogni giorno aiuto alla figura del suo stendardo, rappresentante la divinità di Ein'Saha e Prew. Una figura ove gli arti erano sostituiti da catene dorate che formavano fregi lungo il contorno dello stendardo rigorosamente rosso. Lo chiamavano Lush, o Dio del Martirio.
Molto probabilmente a Prew lo chiamavano in modo diverso e anche con altrettanta probabilità, non era la miglior figura cui Hao potesse rivolgere la parola ma per ora poteva parlare solamente con lui.
Si diceva che Lush era il creatore di Ein'Saha e Prew. Senza arti era impossibilitato a nuotare perciò con le sue catene, quando il mare inghiottiva ancora tutto il mondo, tirò su le due città dal fondo dell'oceano. La storia non ha mai avuto molto senso, anche perché di città a Grytto ne erano quattro e non due e in più come fanno delle catene ad arrivare al fondo oceanico per tirare su delle terre? Ovviamente era una leggenda, una parte della leggenda. L'altra riguardava il suo nome Ein'Sahaiano. Dio del Martirio. Un'altra leggenda diceva che con le sue catene avesse schiavizzato e martoriato fino allo stremo ogni singola persona o creatura vivente che osasse intralciarlo ma...Intralciarlo in cosa? Nella leggenda si diceva solo che non voleva essere intralciato ma il motivo è oscuro a tutti. Hao però decise di fidarsi lo stesso e ogni giorno gli chiedeva sempre un segno su quello che era successo e del perché era accaduto, ma gli unici segni, se così potevano chiamarsi, furono due acquazzoni che resero la sabbia di Ein'Saha un fango impercorribile e la cattura di un estraneo.

La cattura di un estraneo era davvero una cosa rara. Specie se quell'estraneo era davvero un estraneo. Di solito venivano catturati schiavi o mercenari ma adesso la situazione era un po’ diversa.
C'era un anziano che mentre muoveva la bocca in un muto dialogo camminava con d'avanti "il bottino". Ad Hao parvero degli incantesimi cantilenati e infatti si trattò di un incantesimo per tenere strette le corde che legavano il prigioniero.
Era poco più alto di Norah, pensò Hao, aveva capelli viola con sfumature blu che andavano a formare una cresta. Ai lati della capigliatura, i capelli erano rasati in modo da far apparire strani simboli. Aveva la maglia lacera e si potevano intravedere degli addominali, ricoperti di graffi. Molto probabilmente era bianca ma ora era gialla dallo sporco. Indossava un pantalone nero con una fascia in cinta di colore grigio e dalla fascia partiva un velo del medesimo colore che gli copriva la coscia destra. Calzava scarpe in tinta con la fascia e, tra le mani, l'elsa di quello che poteva sembrare un pugnale. Il viso era impassibile, non lasciava trapelare emozioni. Le orecchie, a punta. Era un elfo.
La folla cominciò ad ammassarsi per vedere "il nuovo arrivato", Hao era avanti con Norah e perplessi parlavano di quello che potrebbe essere successo.
L'anziano si voltò verso la piccola folla, alzò le mani e disse:
-Buongiorno gente di Ein'Saha, sono Martio, primo degli anziani e oggi vi porto la lieta notizia di aver catturato una spia.-
Partì un piccolo mormorio da parte dalla folla.

-L'elfo- Proseguì Martio -E' stato trovato ai limiti della nostra città dalle nostre sentinelle, sono subito accorso per poterlo catturare. Credo e devo dire con molto dispiacere, che gli elfi vogliono farci guerra.-
La folla cominciò ad alzare la voce.

-Silenzio prego!- Tuonò l'anziano. -Non c'è nulla di cui preoccuparsi! Leggo nel vostro volto già il terrore ma non abbiate paura! Questi...Misere creature non possono nulla contro di noi! Voltati, feccia!- Rivolto all'elfo.

L'elfo si voltò, lentamente. Cominciò a squadrare tutti. Si soffermò su Norah, indietreggiò come se spaventato. Hao si girò verso l'amica per cercare di capire. Anche la ragazza era spaventata, indietreggiò anche lei e svenne.
Norah si risvegliò quattro giorni più tardi.

-Norah! NORAH!- Una voce riecheggiava nella testa della ragazza.

-Chi...Chi mi chiama?- Rispose una voce debole.

-Norah sono io! Per Lush! SVEGLIATI!-
La ragazza aprì debolmente gli occhi.
Era distesa tra l'erba. Non portava i suoi soliti vestiti, bensì una lunga, lunghissima tunica bianca che le copriva i piedi e l'erba lì vicino. Fece per alzarsi ma una mano la costrinse a terra. Portava un sottile paio di occhiali, aveva capelli neri, come quelli di Norah e un largo sorriso stampato sulla faccia. Quel volto...Norah lo aveva già visto.

-Norah! Non ci posso credere! Sia benedetto Lush! Le mie preghiere sono state ascoltate!- Gridava la ragazza in preda alle lacrime.

Norah non capiva, chi era quella ragazza? L'aveva già vista o era solo frutto della sua immaginazione?

-Chi sei?- Chiese debolmente.

-Come chi sono?!- Disse ancora con qualche lacrima, interdetta.
-Sono Eirein! Non mi riconosci più?!-
Norah continuava a non capire.
Forse era morta. Forse.
Eirein si bloccò d'un tratto. Aveva un aria terrificata.

-No...Non può essere...NO!- Urlò. -No! Non puoi andartene! Non di nuovo…Ti prego Norah non lasciarmi di nuovo. NORAH!-

Una forza misteriosa cercava di tirare via Norah. Ora aveva ancor più dolore di prima. Tutto le faceva malissimo. Il corpo cominciò a divenirle leggero, come se non fosse mai esistito. La ragazza, Eirein, urlava e piangeva, cercando di trattenere la figura ormai evanescente.

-Tranquilla Norah! Non è niente, non è niente! Ti ritroverò! Te lo prometto. Ti ritroverò presto!-
Ormai le lacrime le segnavano il volto e parlava in preda a singhiozzi fortissimi. Norah ormai era solo un riflesso.

-Te lo prometto.- Disse ancora una volta.


Il fatto che fosse svenuta non aveva suscitato nessun clamore, molti credevano che era successo per colpa del caldo. Hao cominciò subito a chiederle cosa le fosse accaduto, era evidentemente molto preoccupato. Norah gli disse una cosa che lo sconcertò davvero tanto.

Lei, di sana pianta, volle andare a vedere l'elfo ma Hao, impassibile, le disse che era meglio lasciar stare. Tantomeno quando in mezzo c'erano gli anziani.

-Non dire sciocchezze! Sarà una coincidenza!- Disse Hao quando per la prima volta Norah gli disse che erano "segni".

-Non era una coincidenza, Hao! L'ho vista! Era proprio lì e gridava! Diceva che presto mi avrebbe trovata!-

-Smettila Norah! E' stato solo un sogno!- Ribatté un più che seccato Hao
.
-Ti dico che non è stato un sogno! Si chiamava Eirein e diceva che non avrebbe dovuto perdermi ancora una volta! Che vuol dire? CHE VUOL DIRE, HAO?!- Sbraitò Norah.
Hao rimase impressionato da quanta potenza potesse uscire dalla bocca della ragazza.

Sull'elfo non trapelò nessun'altra notizia e Hao continuò la sua vita come se fosse la solita, sempre attento a non parlare troppo del suo esame anche se tutti, stranamente, ne avevano sentito l'esito. E questo Hao non riusciva proprio a spiegarselo.
Altrove Norah stava cercando di indagare un po' di più sul suo sogno, tant'è che andò nella biblioteca della scuola di magia. Ormai conosceva quell'edificio come le sue tasche, l'aveva frequentato così tante volte essendo stata bocciata agli esami di magia, ed era proprio in questi momenti che non rimpiangeva di non averlo superato.

La biblioteca era molto grande e aveva le dimensioni molto simili a quelle di una chiesa, con una pianta a croce latina ove regnavano incontrastati una serie di archi a sesto acuto per poi cedere in alto il posto a una grandissima fila di finestre vetrate ricche dei colori più accesi che la fonderia potesse donare! Possedeva un'altezza sconcertante, e in fondo a tutto c'erano alcuni leggii. La "bibliochiesa", chiamata così dal proprietario per cercare invano di attirare gente, aveva al centro una navata che portava direttamente in fondo, mentre ai lati di quest'ultima si trovavano infiniti scaffali stracolmi di libri. Ognuno di questi aveva un segno strano che Norah non aveva mai visto, ma pensò che magari serviva al proprietario per numerarli. A parte questo, in dirimpetto all'entrata in alto, c'era un enorme rosone che rappresentava, con la sua moltitudine di colori, un enorme cerchio nero da dove spuntavano mani tutto intorno e al centro di quel nero, un bagliore giallo e rosso. Norah rimase così stupita da quell'immagine che cominciò ad avanzare, come rapita, tanto che andò a sbattere contro uno scaffale per la distrazione.
I libri erano davvero tanti e la ragazza passò molto tempo in quella biblioteca. Le ore passavano e passavano e i libri si ammucchiavano dagli scaffali ai leggii. Norah era esausta. Non aveva trovato nulla che poteva anche solo vagamente ricordare il motivo del suo sogno. Le uniche notizie trovate che potevano essere interessanti riguardavano solo la leggenda di Gart. 

Gart era un'altra divinità, pagana, ma sempre una divinità. Lui era il dio dei sogni dimenticati. Veniva chiamato così perché si diceva che veniva a rubarti i sogni la notte, ed è per questo che spesso la mattina ce li dimentichiamo. Ma questa era più o meno un'usanza di un paesino di cui non si sapeva nemmeno l'esistenza! Quando questo dio ti rubava i sogni, sempre secondo la leggenda, li conservava in modo che durante la morte li riportasse tutti alla mente, ma Norah non era morta e questo la sconcertava davvero. Dopo lunghi ragionamenti la ragazza capì che il suo non era un sogno "passato", ma un vero e proprio evento vissuto! Quindi cercò ancora e ancora, ma con scarsi risultati.
Aveva deciso che sarebbe andata di persona dagli anziani.
Alla fine, dopo aver rimesso in ordine i libri sui loro scaffali e aver ringraziato il bibliotecario se ne andò, un po' scoraggiata.

-Entra pure, Norah- Disse una voce molto roca.

-Buongiorno, signore. Sono qui per parlarle di una cosa importante, la prego di ascoltarmi fin quando non avrò finito.-
L'uomo si mise comodo e ascoltò come se non aspettasse altro mentre Norah cominciò a parlare.



-Ciao Hao!- Una voce riecheggiò alle spalle del ragazzo.

Il ragazzo si voltò, sconcertato urlando.

  
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