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Autore: Cocconut_N    03/06/2013    1 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Parole della traduttrice:
Prima di iniziare, ho qualcosa da dire, innanzitutto questa è una storia tradotta, l'ho tradotta perché mi è piaciuta veramente un sacco il trama e spero che vi piaccia anche a voi, infatti, a tutti coloro che non piacerà i primi capitoli, vi prego di continuare a leggere perché pensate che prima che mi piacesse questa ff, l'ho abbandonata quandi iniziai a leggere i primi capitoli per almeno cinque volte, solo quando ero arrivata al punto in cui appaiono tutti i personaggi, la storia inizia ad essere interessante, infatti, pls, non abbandonatemi ai primi capitolo *^*  Inoltre, quando iniziai a tradurre questa storia era tipo due anni fa, infatti non ero così brava a scrivere in italiano, anche se nemmeno adesso sono assai brava, ma ho iniziato già a modificare i primi capitoli. E lo dico tutte le volte che scrivo, cioè quando vedevo qualche errore grammaticali o altri, non mi dispiace per niente se me lo dite ^^
Infine, Buona lettura a tutti!

 

♦ La collina dei fiori ♦

La continua lotta fino alla morte,
non è per fine della gloria,
ma per continuare la vita su questa terra.

-Vasilij Terkin
 

• Primo capitolo •



Sopra la sua testa ci sono le stelle inchiodati su quel cielo freddo e buio. Di giorno, il sole primaverile riscalda tutta la penisola iberica. E di notte, quelle stelle ritornano nell’alto cielo brillando una fredda luce.
L’acqua del mare, della patria, come un familiare, come delle lacrime, schizzano sul volto del giovane.
Esso fa un passo avanti verso il mare, nella mano sinistra ha un fiammifero da cui può avere un po’ di luce, e la mano destra protegge con cura la piccola fiamma dal vento.
Sente di essere l’ultimo figlio della Spagna, e tutto ciò che ha usato per trascorrere questi 19 anni di vita, adesso sta per bruciarsi nelle sue mani.
Con l’aiuto della fiamma riesce a vedere il volto del ragazzo che si trova davanti a lui, sotto quella fronte pieno di orgoglio, quelle folte sopracciglia sono come le ali di un gabbiano volante. Di un tratto, capisce che le ossa di quel ragazzo sono le scogliere, il sangue è l’acqua del mare. Quel colore così chiara della pelle di certo lui non è uno spagnolo, ma uno nato e vissuto in qualche nazione più a nord dove il sole è molto più gentile. Quel corpo ricoperto da un impermeabile, come anche quella piccola barca ai suoi piedi, sono nascosti nell’ombra dove la luce della fiamma non ci arriva.
“Arthur Kirkland.” Il ragazzo stringe la sua mano con un sottile bozzolo a quello del giovane spagnolo, “Provengo da Liverpool, lottato nella battaglia Jarama, è sono del quindicesimo Brigata mista internazionale.”
Lo spagnolo rispose balbettando per l’eccitazione: “An…Antonio Fernandez Carriedo. Ti… vi ringrazio di tutto quello…quello che avete fatto per la…Spagna…” Spagna, il nome della nazione dove è nato e vissuto per diciannove anni, dove ha avuto degli amici, dove ha imparato a parlare, scrivere e leggere, dove ha preso per la prima volta il fucile in mano, e dove adesso sta per essere abbandonato da lui stesso. Questo nome della nazione che per dopo tempo lascerà, si incastra nella gola come un mite coltello.
“Per la Spagna…eh?” Arthur sussurrò con quella forte tono straniera, “Siamo venuti da tutto il mondo per combattere insieme a voi, e adesso voi,  l’abbandonate così e andate verso il mondo? E se qualcuno ti chiedesse della Spagna, come risponderesti?”
All’istante, strinse fortemente la cinghia del vecchio zaino. E nella stesso momento, una voce profonda proveniente dalle spalle di Arthur sostituisce la sua risposta: “Noi risponderemo che la Spagna ha smesso di sanguinare perché ormai non ci rimane più.”
Solo in quel momento, la luce della fiamma riuscì ad illuminare le facce serie della gente che si trovano sulla ponte della barca. Sono come lui, dei capelli ricci e castani e la pelle abbronzata. Questi compagni spagnoli di nome Fernando, Sergio, José, Juan ecc., sono provenienti da Valencia, Albacete, Malaga, Madrid, Gradana e altre città o villaggi. Loro sono come lui, forse, non metteranno mai più il piede sul terreno della Spagna.
Questa è la notte del 29 marzo 1939. Proprio il giorno prima, l’esercito di Franco era entrata in Valencia e Madrid. Molti anni dopo, i storici diranno: “Quel giorno, la repubblica della Spagna infine ha fallito.” Ma tutti quelli che hanno partecipato alla guerra civile diranno: “La repubblica della Spagna non aveva fallito, ha solamente smesso di sanguinare.”
“Addio, la mia patria!” Antonio salta su questa piccola barca da pesca, le mani stringono con tutta la sua forza la barca. E così, lasciò il tutto alle spalle. Come se non avesse mai dato il benvenuto ai fratelli delle brigate internazionale, mai seppellito i cadaveri dei compagni di battaglia al fiume Jarama, mai dormito con il fucile in mano a Guadalajara, e non ci fosse mai stato quel straziante ritiro al fiume Ebro.
Tutto quello che c’è solo questo mar Mediterraneo, e la immensa solitudine di tutti i naufragi.
All’improvviso, attraverso gli occhi sfocati dal vento del mare, vedono un magro cavallo che calpesta le pesanti onde e corre velocemente verso la barca. Sopra il cavallo c’è un vecchio e magro signore con un’armatura medievale, e brade verso di lui lo scudo e la spada.
“Dove vai,  ragazzo mio?” la lunga barba bianca del vecchio signore muove insieme al vento davanti al suo petto, e ha la faccia pieno di dolore e lacrime, “Ogni mia battaglia è finita con il fallimento, ma tu, ragazzo mio, perché non resti con la patria!”
“Non so se dovessi chiamarti Don Chisciotte o Miguel de Cervantes, ma, perdonami per favore!” Antonio muove leggermente le labbra, “Ho fatto del possibile. Ma adesso, voglio solamente continuare a vivere…”
La spada arrugginita si spezzò, il vecchio alzo le mani verso avanti, come se volesse pulire le fredde lacrime del giovane, ma lui stesso iniziò a piangere: “Spagna! Madre mia, la patria dei miei figlioli!”
All’improvviso, il vecchio e il suo cavallo scomparve tra le onde del mare. Antonio strinse il suo vecchio zaino cucito dalla madre, nella quale c’è un vecchio libro di ‘Don Chisciotte’, quelle parole e frasi invisibili stanno battendo insieme al suo cuore.
“Vuoi un sigaro, ragazzo?” Un uomo di Aragon gli chiese, lui pulisce subito le lacrime rimanenti negli occhi, e alza la sua piccola borsa del tabacco preso dalla tasca della giacca, “No, grazie, ho portato da solo del tabacco.”
L’uomo gli diede un piccolo pezzo di foglio, “Bene, non importa che tipo di dolore hai, fumare un po’ riesce sempre portasela via.”
Con la piccola luce dei sigari, si può vedere meglio questa piccola borsa del tabacco. Questa cosetta l’ha accompagnata per più di due anni, era ancora la primavera del1937, le lettere e oggetti di supporto provenienti da tutto il mondo sono arrivati nelle mani dei repubblicani. Quei tempi era ancora uno studente appena uscito da una scuola di Madrid, per far sembrare più maturo ha imparato a fumare. E non si sa da quale nazione viene mandata questa piccola borsa del tabacco, su una normale stoffa di casa, ci sta cucito queste parole:
“Per l’aquilotto spagnolo: un giovane saluto! La piccola gru bianca.”
Forse era proprio per queste parole che da tutti quegli oggetti il giovane Antonio aveva scelto proprio questo. Poi, ogni volta che gli serviva un po’ di sopporto per le battaglie o le perdite, vedendo questo messaggio mandato da non sa chi, capiva che fuori dalla Spagna c’era questo tipo di gente, i loro cuori dopotutto erano molto vicini.
“Il nostro Tony ha imparato a fumare, non è più un moccioso, ma è diventato un uomo!” Gli aveva detto così il padre prima che fosse sacrificato nella battaglia di Ebro.
“Sì, sono un uomo!” Disse tra se e se a bassa voce ma chiaramente, e mette il sigaro in bocca.
Antonio ha solo diciannove anni, anche se è stato già bagnato per due anni nei ceneri delle guerre, ma ci sono ancora molte cose che non riesce a capire, e non riesce ad immaginare. E in quel momento, non può sapere che dietro alle sue spalle, sulle scogliere della patria ci sta sua madre – una semplicissima donna spagnola, Maria Carriedo.
La madre lo dice con un tono da ordine:
“Oh Dio, fai in modo che la mano della morte non si avvicina al mio figlio!” Il vento del mare soffia il suo ordine verso l’immenso buio, poi, come le rondine, ha le braccia aperte, come se volesse volare oltre al Mediterraneo  insieme al crudele destino nel figlio.
“Oh Dio, ascoltami bene! Mio figlio si chiama Tony, Antonio Fernandez Carriedo! Io, Maria Carriedo, sono sua madre! Mio figlio, il mio tesoro, non ha voluto che vengo qui a salutarlo, non perché è un cattivo ragazzo e non mi vuole bene, ma perché ha paura che si getta tra le mie braccia nell’ultimo momento! Io gli augurò per sempre buon viaggio, mio piccolo aquilotto, spero che il destino non spezzasse mai le sue ali…”
  
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