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Autore: Xiyouji    12/09/2004    3 recensioni
La fan fiction è stata composta cercando di rimanere aderenti il più possibile al manga di Kazuya Minekura. Ogni riferimento non meglio chiarito andrà dunque ricercato all'interno della storia originale! leggete e commentate!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

 

Goku si era svegliato presto come al solito, e come al solito era subito corso in camera di Konzen per convincerlo a lasciargli il permesso di uscire. Rimanere nel letto, per il bambino, era una tortura: fosse stato per lui, avrebbe saltato e corso giorno e notte! Konzen, però, non sembrava molto entusiasta all’idea di lasciargli sfogare la propria vitalità… per questo faceva sempre un sacco di storie per concedergli il permesso di uscire a divertirsi un po’. Ormai Goku aveva imparato quali erano le occasioni migliori per strappare un sì al suo giovane tutore: il trucco stava nel domandarglielo in momenti in cui Konzen aveva altro da fare. In questo modo, pur di levarselo di torno, il dio non esitava a concedergli quello che voleva. E sicuramente uno dei momenti migliori era andare ad assillarlo la mattina presto, quando Konzen aveva ancora troppo sonno per arrabbiarsi… Solo che quella mattina era successa una cosa strana: quando era andato nella sua camera a svegliarlo, il piccolo non aveva trovato nessuno. Evidentemente Konzen se n’era già uscito… strano, però, per uno come lui!

“Uffa… e adesso io come faccio?” si lamentò tristemente Goku, accasciandosi sconsolato su una delle pareti di un lungo corridoio. Il bimbo rimase qualche minuto in totale silenzio: beh… se Konzen non c’era… chi l’avrebbe potuto sgridare, vedendolo in giro?

“Ma certo! Sono un genio!” esultò Goku, fiondandosi fuori. Era una giornata bellissima: si sarebbe divertito un mondo.

 

Goku aveva girovagato per tutti i giardini che conosceva, e ora se ne stava seduto accanto a un cespuglio con le pive nel sacco: altro che divertimento… quella giornata era una noia totale! Ma possibile che non ci fosse nessuno in giro? Aveva cercato dappertutto: nessuno dei suoi amici si era fatto vedere. Kenren, Maya e Tenpou erano impegnati con quella cosa degli Shogi, se l’era ricordato dopo… Kazue non si vedeva… Konzen sembrava sparito… e quel ragazzo che aveva conosciuto, Nataku, beh… quello erano secoli che non lo incontrava più…

Goku sospirò sconsolato: certo, sempre meglio starsene all’aperto che chiuso tra quattro mura ad annoiarsi… ma senza nessuno dei suoi amici, non riusciva a divertirsi.

Stava ancora lì, depresso, ad autocommiserarsi quando sentì un fruscio che si avvicinava a lui: il passo era leggero e delicato, e avanzava con decisione, come quello di qualcuno che conosceva bene il posto.

“Che sia… Kazue?” si disse il piccolo, voltandosi con gli occhi dorati colmi di speranza.

Non era Kazue: ad averlo trovato era quella strana dea da cui era stato portato la prima volta che era giunto nel mondo celeste… Kanzeon Bosatzu.

Goku indietreggiò un po’, leggermente intimidito: non aveva paura di lei, ma il fatto che riuscisse a tenere testa a Konzen con tanta facilità gli faceva sospettare che, in qualche modo, quella fosse una donna terribile…

Lei, notando l’esserino accucciato accanto al cespuglio, si fermò piacevolmente sorpresa: “Toh… ma guarda chi si vede in giro…”

Goku abbassò lo sguardo, balbettando: “Ehm… buongiorno…”

Kanzeon gli si avvicinò, sorridendogli: “Capiti proprio a proposito, piccola scimmia… forse tu puoi aiutarmi!”

“Ehy, io non sono una scimmia!” protestò il bambino, offeso.

“Oh, vedo che hai ripreso coraggio!” commentò lei ironicamente, “Senti un po’, piccola scimmia, dove diamine è finito Konzen? Sono stufa di andare in giro a cercarlo!”

“Non c’è proprio verso di fartelo capire, eh! Non sono una scimmia!” riprese Goku, strepitando, ma Kanzeon continuò il suo discorso ignorandolo completamente: “Uff, aveva promesso che quei documenti che gli avevo affidato sarebbero stati pronti entro stamattina, ma come al solito sul mio tavolo oggi non ho trovato un bel niente! Ultimamente Konzen è diventato così poco affidabile…”

La dea squadrò sorridendo il bambino che la guardava con quei grandi occhi dorati: “Sai, credo che tu abbia davvero un pessimo ascendente su di lui…”

“Cosa?… Perché?” balbettò di nuovo intimidito l’altro, sorridendo.

Kanzeon rise: “Perché? Semplicemente perché… lo stai facendo divertire troppo!”

Goku la guardò perplesso: certo che non sarebbe mai riuscito a capire la gente che abitava quel mondo di strambi…

La dea sospirò: “Ah… non avrei dovuto essere così generosa con lui… se ti avessi tenuto per me, ora sarei io a divertirmi così tanto… comunque,” disse, “…mi sai dire dove si è cacciato Konzen?”

Goku scrollò le spalle: “Non ne ho idea… lo stavo cercando anch’io… quando sono andato a chiamarlo, stamattina, non l’ho trovato nella sua stanza!”

“Ah!” commentò ironicamente lei, “Questo è davvero strano! Chissà che cosa è riuscito a spingerlo giù dal letto! Dev’essere una cosa davvero importante, non trovi?”

Goku non rispose: aveva imparato come, molto spesso, sia la dea che suo nipote tendessero a fare domande pur non aspettandosi dall’ascoltatore una risposta.

“Adesso sono proprio curiosa!” esclamò Kanzeon, riprendendo a camminare. Dopo qualche passo, si voltò verso il bambino, che ancora se ne stava seduto accanto al cespuglio: “Tu che fai, scimmia? Vieni con me?”

Goku pensò in fretta: sempre meglio seguirla piuttosto che rimanere da solo per tutto il giorno. E poi l’avrebbe portato da Konzen, finalmente! Agilmente si alzò in piedi e, trotterellando, la raggiunse.

“Comunque non sono una scimmia!” brontolò, seguendo con passo affrettato il languido portamento della dea.

 

I due contendenti si separarono per riprendere fiato: quello scontro era veramente duro, ma entrambi erano più che soddisfatti. Finalmente si stavano misurando con un avversario degno.

“Dovremo ringraziare l’amico Li Touten per questo…” commentò Kenren, ironicamente.

“Già…” ansimò Maya, sorridendo per la battuta dell’amico.

“Che ne dici di mostrargli direttamente il frutto dei suoi sforzi organizzativi? Magari in prima persona!” scherzò l’altro, cercando di calmare il fiatone che aveva.

Lei rise e lanciò un’occhiata al suddetto: il sorriso della ragazza si allargò. A quanto pare, quel ghigno insopportabile era sparito dalla faccia del sommo Li Touten.

“Guarda… il nostro pubblico non sembra molto soddisfatto di noi…” esclamò a Kenren, alludendo allo sguardo scuro dell’uomo.

“Ah, evidentemente si aspettava che ci spianassi la strada verso Gojuin…” disse lui con sarcasmo, “Sei veramente maleducata, Maya! Non ci si comporta così con i vecchi!”

La ragazza rise di nuovo, e si voltò di nuovo verso Li Touten: vedere il disappunto dipinto sul suo viso le dava la carica necessaria per continuare a combattere ad alto ritmo. Ma con sua grande sorpresa, l’espressione dell’uomo era cambiata nuovamente. Li Touten stava di nuovo sogghignando. Maya lanciò lo sguardo nella direzione in cui guardava l’uomo: che cosa poteva dargli tanta soddisfazione?

Il cuore le mancò un colpo: Gojuin aveva raggiunto Tenpou e aveva combattuto con lui, ma aveva avuto la peggio… e ora Tenpou si stava apprestando a chiudere la partita definitivamente.

“Che ti prende?” le chiese Kenren, spiazzato dall’improvviso pallore che aveva preso la ragazza. Maya non gli rispose neanche: con uno scatto improvviso gli piombò addosso. Il generale parò a stento il colpo, portato avanti con una foga che lo fece indietreggiare: “Ma che cosa…?” balbettò lui, ma la donna non si fermò a rispondergli. Con rapidità e decisione si stava dirigendo verso i due generali: non poteva permettere che la simulazione finisse in quel modo.

Kenren la seguì stupito con lo sguardo: che cosa le aveva preso? Non era da lei fuggire così da uno scontro… Solo in quel momento si rese conto della reale gravità della situazione: “Fermati!” gridò, inseguendola… ma temeva davvero che ormai fosse troppo tardi.

 

“È stato un onore combattere contro di lei, generale Gojuin…” gli disse Tenpou, avvicinandosi lentamente all’altro, che – dopo averlo disarmato – aveva appena spinto a terra. Quello non rispose, limitandosi a fissare l’avversario con i suoi occhi rossi: e così la sua idea non aveva funzionato. Sapeva che sarebbe stato un rischio sottovalutare le potenzialità di Tenpou, e aveva cercato in ogni modo di imporsi. Ma doveva ammetterlo, quello era veramente un osso duro. E, ormai, la partita era chiusa. Gojuin abbassò lo sguardo: chissà… se non avesse cambiato la strategia… chissà se Maya, al suo posto, ce l’avrebbe fatta…

“Grazie… ma non serve a niente perdersi in chiacchiere. Faccia quello che deve fare, e chiudiamola così…” gli rispose seccamente, e rimase immobile ad aspettare che Tenpou gli puntasse la spada di legno alla gola. Con quel gesto avrebbe dovuto dichiararsi definitivamente sconfitto, e l’imperatore celeste avrebbe chiuso la simulazione.

Non aveva voglia di guardare il suo vincitore: Tenpou non faceva che ricordargli le parole di Li Touten e, di conseguenza, i suoi sospetti verso Maya. Si era accorto anche lui che, a livello personale, tra quei due era nato un sentimento particolare, una complicità che lui non avrebbe saputo certo eguagliare. Lo capiva, e infatti non pretendeva questo: l’unica cosa che chiedeva alla ragazza era la sua lealtà come ufficiale. Una lealtà che lui aveva sempre dimostrato nei suoi confronti… era troppo chiederle lo stesso? Era troppo sperare che la fiducia che le aveva accordato in tutti quegli anni venisse ora ricambiata?

Gojuin sorrise amaramente: evidentemente sì… probabilmente Li Touten aveva organizzato tutto quell’evento proprio per mostrarglielo una buona volta… beh, sembrava davvero esserci riuscito.

Tenpou, nel frattempo, aveva raggiunto il suo avversario: ormai davvero nulla sembrava potergli togliere la vittoria dalle mani. Guardò rapidamente il resto dell’arena, alla ricerca di Maya: una parte del suo cuore si sentiva in colpa per quello che stava per fare. Aveva intravisto la ragazza mentre combatteva contro Kenren, e si era accorto di quanto impegno ci avesse messo. Ora lui stava per rendere vana tutta la sua fatica, ma era inevitabile.

“Fallo, Tenpou…” si disse, “…Renderesti davvero tutto inutile se ti rifiutassi di fare il tuo dovere.”.

Il generale alzò il braccio per puntare la spada al collo di Gojuin… ma in quel preciso istante sentì una voce chiamarlo forte: “Tenpou!”. Kenren! Era la sua voce! Il giovane fece per voltarsi, ma non ci riuscì: la lama lignea di una spada lo aveva raggiunto e gli bloccava i movimenti del collo. Una spada bianca… come quelle della schiera di Gojuin.

“Maya…” balbettò incredulo Gojuin: la ragazza stava dietro a Tenpou, ansimante, col braccio teso e la spada puntata al collo del generale.

Lei non disse nulla: anche volendo farlo, non ne avrebbe avuto il fiato. Aveva corso come mai nella sua vita per arrivare in tempo, e ce l’aveva fatta per un pelo. Ancora un secondo, e sarebbe stato troppo tardi.

Tenpou chinò leggermente la testa; poi abbassò il braccio e lasciò cadere a terra la sua spada: “Accidenti…” sussurrò sorridendo, “…ho perso.”

“Fermi tutti!” annunciò platealmente l’imperatore celeste, “La simulazione è finita!”

A quelle parole, Maya abbassò a sua volta l’arma. Non si era mai sentita tanto stanca in vita sua.

“Ah, dannazione!” si lasciò andare Kenren, lanciando a terra la spada, “C’è mancato tanto così!”. Tenpou lo guardò sospirando: nonostante le sue parole, erano anni che non vedeva il suo amico tanto soddisfatto. “Già… beh, abbiamo imparato una cosa importante, oggi… non si è mai abbastanza sicuri di vincere, vero Ken?”

“Ah… miseriaccia…” continuò ad abbaiare quello, con un sorrisetto sulle labbra, “…mi spieghi che cosa aspettavi a farla finita? Adesso, per farti perdonare, dovrai offrirmi un bel po’ di sakè!”

Maya era rimasta immobile, in piedi nella stessa posizione: si sentiva completamente svuotata. In quegli ultimi momenti aveva dovuto agire così in fretta che non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare: si era mossa seguendo esclusivamente l’istinto, e ora aveva bisogno di un attimo di calma per riordinarsi le idee in mente. Stava ancora cercando qualche punto di riferimento quando si accorse che Gojuin le stava di fronte: alzò subito lo sguardo verso il suo superiore.

Il generale si limitò a fissarla per qualche istante, senza dire niente. Maya rimase in silenzio: non osava nemmeno fiatare per non rompere quel momento. A una prima occhiata, sarebbe sembrato che l’espressione dell’ufficiale fosse la solita di sempre… ma la ragazza aveva notato nei suoi occhi una strana luce. E sperava che quella luce significasse il dubbio che le parole di Li Touten nei suoi confronti non fossero poi così vere.

Gojuin aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi ci ripensò e, approfittando del fatto di essere chiamato altrove, se ne andò.

“Ehy, Maya!” la chiamò con falsa arroganza Kenren, “Anche tu, non credere di cavartela con poco per quello che mi hai fatto!”

La ragazza sembrò svegliarsi da un sogno: si voltò stupita verso i due ragazzi, come se non si ricordasse che anche loro erano lì.

“Guarda qua!” continuò quello, avvicinandolesi e indicandole il piccolo taglio sulla fronte, “Guarda!! Mi hai sfigurato!!!”

“Ah sì?” rispose lei con altrettanta arroganza simulata, “E per quanto riguarda questo polso, come la mettiamo?”

“Oh, Kenren… che cosa le hai fatto?” lo rimproverò Tenpou con un sorriso, “Avevi già una spada, che bisogno c’era di usare le mani…”

 “Tsè, parli così perché non ci hai combattuto tu contro!” rispose l’altro. Poi si voltò leggermente e un largo sorriso si dipinse sul suo viso: “Però, amici miei… c’è qualcosa che vale bene tutto questo…”

“Ah sì? Che cosa?” gli chiese Maya, sedendosi esausta per terra.

Kenren ammiccò: “Vedere la faccia di Li Touten ADESSO!”

Gli altri due risero e si voltarono verso la tribuna: il sommo Li Touten aveva un’espressione terribile. Tutti i suoi piani si erano infranti nel giro di pochi secondi. Tutta la sua fatica era stata mandata all’aria.

“A quanto pare, non è a noi che hai strappato la vittoria dalle mani, Maya…” commentò Tenpou, sorridendo compiaciuto.

“Già…” confermò lei soddisfatta, “…sembra proprio di sì.”

 

Kanzeon e Goku stavano camminando già da qualche minuto, e ancora Konzen non si vedeva.

“Vorrei sapere dove diavolo si è cacciato…” brontolò la dea, ma le sue lamentele erano più formali che sentite… in realtà, quello era un fuoriprogramma che la stava divertendo alquanto. Se non altro, portava un po’ di imprevedibilità alla sua solita, imperturbabile, noiosa vita.

La dea lanciò un’occhiata al bambino che la stava seguendo: se ne stava stranamente zitto, cosa insolita visto le lamentele di Konzen a riguardo della sua prolissità addirittura smodata. Era evidente che sentiva una certa soggezione di lei…

“Beh, che ti prende? Ti hanno mangiato la lingua?” lo stuzzicò lei, col suo solito fare ironico.

Goku la guardò spalancando i suoi occhioni gialli: “No… è solo che…”

“Cosa? Vuoi privare proprio me della tua irrefrenabile vitalità?”

Goku abbassò lo sguardo e arrossì un po’: “è solo che Konzen si arrabbia sempre quando parlo troppo… e allora pensavo… che anche lei avrebbe fatto lo stesso!”

Kanzeon ridacchiò leggermente: e così quella scimmia era anche sensibile…

“A me non dà tutto questo fastidio sentire un po’ di vita attorno a me…” rispose, “Per tutto il giorno sono costretta a stare nel silenzio… ormai non riesco ad immaginare sulla di più insopportabile che la quiete!”

“Io credevo che essere un dio fosse bello…”

“Ha i suoi lati positivi, come ogni cosa” ammise Kanzeon, “Ma ovviamente, c’è anche il rovescio della medaglia…”

“Uhm… credo di aver capito…”

“Davvero?”

“Sì… è un po’ quello che mi ha detto anche il mio amico Nataku!”

“Nataku?” scattò Kanzeon, sorpresa. “Tu hai incontrato Nataku?”

“Sì… perché?” le chiese stupito Goku.

Kanzeon sorrise sempre più divertita: quel bambino continuava ad essere sempre più sorprendente! Chissà quando era riuscito a eludere la sorveglianza di quel Li Touten per poter parlare con suo figlio!

“E che cosa ti avrebbe detto il tuo… amico Nataku?” continuò lei, ignorando la domanda del bambino.

“Beh… io credevo che essere una creatura eretica fosse un male…quindi questa è una cosa brutta… ma lui mi ha detto che, per quanto eretica, io sono comunque un’esistenza unica… sì, ha detto proprio così! E questa invece è una cosa bella, no?”

Kanzeon annuì: “è una cosa molto bella…” confermò.

“Beh, comunque io e Nataku non…” iniziò a dire Goku, ma la dea lo bloccò all’improvviso, tappandogli la bocca.

“Ehy!” protestò il bambino cercando di protestare, ma Kanzeon gli fece cenno di fare silenzio: c’era qualcosa che aveva attirato la sua attenzione.

Goku seguì la direzione dello sguardo della dea: c’era un albero a poca distanza da loro, e dietro sembrava esserci qualcosa, ma non riusciva a capire bene che cosa fosse…

“Aha…” commentò con ironia a mezza voce Kanzeon, “Ecco che cosa stava facendo il nostro Konzen…”

Konzen? Era lì? E allora perché non l’avevano chiamato? Goku si spostò meglio, per vedere chiaramente… effettivamente Konzen c’era, e non era da solo… c’era anche una ragazza con lui, e anche se non riusciva a guardarle il viso, dai capelli e dai vestiti doveva essere Kazue senza dubbio…

“Ma…” sussurrò perplesso il bambino, “… ma che cosa stanno facendo?”

Kanzeon rise sommessamente: “Vieni! Andiamo a chiederglielo! Konzen deve spiegare un paio di cose anche a me…” disse, pregustando già la figura che stava per far fare al nipote, e si diresse con la sua solita calma verso i due giovani. Goku, ancora un po’ perplesso, la seguì.

Kazue non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse durato quel loro bacio: era stato qualcosa di così bello che tutto il resto era passato in secondo piano. Ancora abbracciata al dio, aprì leggermente gli occhi, quasi per verificare che tutto quello fosse reale e non una sua fantasia… e in quel momento vide Kanzeon dietro di loro, sogghignante, e Goku, accanto a lei, che li guardava spaesato.

Immediatamente la ragazza si staccò da Konzen, recuperando la distanza da lui che si conveniva. Sapeva che era una sciocchezza: chissà da quanto tempo quei due li stavano guardando! Konzen, stupito per la reazione che aveva avuto lei, rimase per un attimo perplesso a guardarla mentre diventava sempre più rossa; stava per chiederle spiegazioni, quando sentì una voce fin troppo familiare provenire dalle sue spalle: “Oh, vi prego! Continuate pure! Non badate a me!”

Il giovane dio si irrigidì: non era possibile!

“Ma che cosa facevano?” aggiunse la vocina di Goku. Anche la scimmia??? Konzen non osava voltarsi: non aveva il coraggio di affrontare la visione del pubblico che aveva assistito allo spettacolo…

“Già, Konzen, che cosa stavi facendo?” insinuò la dea, “Perché da qui sembrava proprio che…”

“Ehm…” la interruppe imbarazzatissima Kazue, “…io adesso dovrei essere a casa, quindi è meglio che vada ora!” e, detto questo si allontanò in fretta, senza voltarsi indietro una sola volta.

Goku la osservò andarsene con quel passo rigido e teso: non era proprio il solito portamento della ragazza: “Konzen…” gli chiese preoccupato, “Ma era una cosa tanto brutta quella che stavate facendo?”

Kanzeon scoppiò a ridere fragorosamente, mentre il povero dio, ancora sconvolto, cominciò a tremare per la vergogna e per la rabbia: “Tu… stupida scimmia!! CHIUDI QUELLA BOCCA!”

“Ma perché te la prendi? Che cosa ho detto???”

“TACI! NON VOGLIO SENTIRE UN’ALTRA PAROLA!!”

“Adesso non te la prendere con noi, Konzen!” lo rimbeccò tranquillamente Kanzeon, “Non è colpa nostra per quello che è successo… questo è un giardino aperto a tutti. Se non volevi che qualcuno ti vedesse mentre baciavi Kazue, avresti dovuto pensarci!”

“Eeeh? Si stavano baciando???” chiese incredulo il bambino.

“TI HO DETTO DI STARE ZITTO!” sbraitò Konzen, non riuscendo a trovare nient’altro di meglio da dire.

“Ma guardalo… fino a ieri faceva tante storie per sposarti… e adesso…” lo continuò a prendere in giro la dea.

Goku, a quelle parole, cominciò a saltellare di gioia; Konzen, ormai incapace di protestare, rimase fermo a guardarlo con espressione desolata: “Che ti prende adesso, scimmia?”

“Davvero sposerai Kazue, Konzen???” lo festeggiò quello, prendendogli le mani. Non aveva ben chiaro il significato di quel termine, ma se coinvolgeva Kazue, allora era sicuro che dovesse trattarsi di qualcosa di bello.

“CRETINO!!! MA CHE COSA URLI!!” lo sgridò l’altro, guardandosi preoccupato in giro: ci mancava solo che qualche altro idiota indiscreto venisse a conoscenza di quella storia. A quel punto, negare l’evidenza era impossibile… quindi, almeno, era necessario mettere subito in chiaro le cose…

“Adesso sentitemi bene: che cosa farò, lo so io… per cui non voglio ASSOLUTAMENTE che nessun altro sappia che cosa è successo qui adesso. Sono stato chiaro?”

“Ma scusa, Konzen, perché nascondere ancora che ti piace Kazue? Tanto, quando sapranno che la sposerai, lo capiranno tutti lo stesso!” obiettò Kanzeon, provando gusto nel torturare così il nipote.

“PERCHÉ SONO AFFARI MIEI, VA BENE?” replicò con stizza quello, “Ho detto che non voglio, e non voglio! Questo è quanto!”

La dea alzò gli occhi al cielo, ridendo, mentre Goku continuava a guardarlo con tanto d’occhi: Konzen sospirò sconsolato… quella scimmia non aveva capito niente di niente…

Con foga si avvicinò ai due spettatori involontari: “Non dovete raccontare di oggi a nessun dio! Avete capito?”

Goku, sorpreso dalla decisione del ragazzo – insolita, per quello che era il suo normale stile -, annuì; Kanzeon invece lo guardò dritto negli occhi: “A nessun dio?” chiese, sorridendo.

“A nessun dio!” confermò Konzen, irritato.

La dea continuò a fissarlo con la sua solita espressione impertinente: “… Mh… va bene…”

Fece per andarsene, ma Konzen la bloccò, guardandola con occhi di fuoco: “Promettilo!”

Kanzeon continuò a sorridergli: “Promesso!” disse con una luce negli occhi che non prometteva granché di buono, “A nessun dio…”

 

  
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