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Autore: _Diane_    20/12/2007    1 recensioni
Mia prima fan fiction, in cui si approfondiscono alcuni punti di Heroes lasciati in sospeso... A partire dall'ultimo episodio della prima serie. Raccontati dal punto di vista di Nathan Petrelli.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Nathan Petrelli, Peter Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi qui, finalmente, a pubblicare questo capitolo, che non è stato per nulla facile da scrivere. Forse è meglio non perdersi in chiacchiere adesso... Scrivo un po' di cose alla fine, forse è meglio!^^
Avviso che la fanfic che vi apprestate a leggere, è un misto di varie puntate della seconda serie di heroes. Sicuramente della 2x01, e della 2x08. Quindi, contiene SPOILER. Non leggetela se non volete rovinarvi la visione, mi raccomando! E buona lettura...

************

Perso.
Totalmente perso. Vago per le vie di questa grande città, una folta barba scura mi copre il viso. In tasca, oltre a qualche moneta, il cellulare, chissà perché lo tenevo ancora. Non so bene come sia ancora vivo. Davvero fatico ancora a crederlo. Magari sarà l'effetto dell'alcool che mi fa pensare di essere vivo, e senza neanche un graffio. Probabilmente sto solo sognando. E quando mi sveglierò, mi troverò ancora sul mio letto d'ospedale. Nella più positiva delle ipotesi. Era sicuramente l'alcool che avevo bevuto negli ultimi tempi, che provocava tutto ciò. Ma era anche l'unico modo per permettermi di superare il presente, ed andare avanti. Dire guardare al futuro mi sembra eccessivo, oltre che non essere vero. Cercavo almeno di arrivare alla fine della giornata. Mi trascinavo, mi nascondevo nella mia ombra, quasi come se qualcuno volesse seguirmi, qualcuno mi stesse cercando.
Non vedevo Heidi, ma soprattutto i miei figli da quello che sembrava un'infinità di tempo. L'ultima persona con la quale avevo parlato era mia madre. Per ben due volte. Più di quello che riuscissi a sopportare. Tra i ricordi abbastanza offuscati che avevo in quel momento, restava nitido il momento in cui mi ero svegliato all'ospedale...


Ero ancora disteso sul letto d'ospedale. In uno stato quasi piacevole di dormiveglia, dal quale non vorresti svegliarti più. Forse era quello lo stato in cui si trovano le persone prima di... prima di morire. Ma devo cercare di combattere ciò. Devo dimostrare a mia madre che Peter non è scomparso. Che Peter è ancora vivo. Anche se non si è fatto ne vedere ne sentire per quasi un mese. Dovevo dimostrarle che lei aveva torto, io ragione.
Sul comodino avevo chiesto ad Heidi di mettere delle foto. Quasi per sentirmi più a casa, per non dimenticarmi delle persone per le quali avevo lottato.
Tra queste, c'era quella bellissima foto che raffigurava me e Pete sorridenti al mio matrimonio. Una delle mie foto preferite.
Mi giro lentamente sul lato, e apro un po' gli occhi, nonostante la luce proveniente dalla finestra mi dia un leggero fastidio. Il mio sguardo cerca il comodino; volevo rivedere quella foto in particolare. Quasi pensando che vedendola, il tempo si metta a scorrere all'indietro, e tutto ciò che è accaduto dopo di essa, sarebbe scomparso. Quando gli occhi si abituano alla luce, anche se fioca, che proviene dalla finestra, noto subito qualcosa di strano. Una foto manca, in mezzo alle altre.
Esattamente la foto che stavo cercando.
Come per un riflesso condizionato, scosto le lenzuola e mi alzo, per vedere se non sia caduta a terra. Ma niente. Non c'era proprio. Forse è stata Angela ad averla tolta. Probabilmente perché non vuole che pensi più a lui. Forse...
Il mio sguardo cade sullo specchio che mi trovo di fronte.
Oh... Dio.
Le mie mani, il mio volto, il mio corpo.
Le bruciature che avevo sono svanite, scomparse. Non un graffio, né una ferita. Niente di niente.
Non è possibile.
Porto una mano al volto, sempre guardando il mio riflesso anelo specchio. Conoscevo due persone in grado di rigenerare i propri tessuti cellulari. Purtroppo io non ero tra questi due. La mano scorre lungo il volto. Non era un'illusione, o uno scherzo della mia mente. Ero realmente guarito. Completamente.
Sono abbastanza perplesso da ciò. Non capisco che logica ci sia in tutto questo. Mi addormento coperto da ustioni gravissime, e mi risveglio completamente sano. Comunque per quel momento, decido che non è bene farsi troppe domande. Devo assolutamente andarmene da lì, al più presto. Qualsiasi cosa mi sia accaduta, non è merito dei dottori. Non possono fare simili miracoli. Se mi avessero visto in quello stato, mentre un attimo prima ero praticamente senza speranza... Non saprei quante storie potrebbero inventarsi. Probabilmente mi avrebbero tenuto ancora per chissà quanto in osservazione, magari per studiare quella situazione mirabolante.
A me proprio non andava di fare da cavia. Già una volta ci stavano tentando, ed ero riuscito a fuggire. Questa volta, era meglio agire d'anticipo.
Apro l'armadio. All'interno, un paio di pantaloni neri, abbinati ad una maglietta a manica lunga dello stesso colore. Non proprio giacca e cravatta quale ero solito indossare... Ma qualsiasi cosa sarebbe andata bene. Non era il momento di mettersi a giocare al grande politico.
Appena ho finito di cambiarmi, vado un attimo verso la finestra, e guardo fuori. Proprio in quel momento, sento la porta aprirsi, e mi giro lentamente verso di essa, quasi fossi ancora assopito. Davanti a me, compare la figura di mia madre. Sul volto un’espressione abbastanza indecifrabile. Comunque se ne sta immobile, guardandomi, senza muovere un muscolo.
Soprattutto, senza dire nulla. Mi aspettavo qualcosa da parte sua. Invece si limita a stare lì, in piedi a fissarmi. Sposto lo sguardo verso la finestra, e la apro di poco. Era la cosa giusta da fare. Scomparire.


Torno al presente. Il continuo di quel piccolo volo- l'ultimo che avevo fatto- me lo ricordavo benissimo. Avevo passato dei giorni d'inferno, nascondendomi letteralmente al mondo circoscostante. Anche ora, stavo camminando lentamente per le strade piuttosto affollate, senza una precisa meta. Fortunatamente la gente che camminava per strada, era troppo indaffarata per pensare a capire chi fosse quell'uomo dalla folta barba che si trovava al loro fianco.
L'occhio viene attratto da un cartellone sul muro, un po' strappato e rovinato. Lo slogan dice: Vote Petrelli. Sopra di esso, la faccia sorridente di un uomo che purtroppo non c'è più. Quel manifesto così logoro, dimenticato da tutti e da tutto, sembra in qualche modo riflettermi.
Guardo avanti a me. Dovevo dimenticare tutto quello, cercare di passare oltre. E un bar poco distante, sembrava fare al caso mio.

Dopo essermi seduto al bancone, ed aver ordinato qualcosa da bere, osservo il luogo nel quale ero appena entrato. Praticamente mettevo piede in un posto come quello, solo se ero quasi del tutto disperato. Anche il bar nel quale avevo fatto conoscenza di quel giapponese, era migliore di quel posto. Anche la situazione nella quale mi trovavo a quel tempo, era sicuramente migliore. E già questo la diceva lunga sulla mia condizione attuale. Per pensare ciò, dovevo essere davvero messo male.
Bevo un sorso del liquore che il barista mi serve. Poi poggio il bicchiere sul tavolo. Probabilmente sto sul serio diventando un alcolizzato.
I miei pensieri sono interrotti da un suono che non sentivo da tempo. Il mio cellulare squillava. Ma me ne accorgo subito, e senza indugiare un attimo alzo la cornetta. In nome che appariva sul display, era quello di una figlia dimenticata.

-Perché mi stai chiamando..?-
Dissi, con una voce più roca del solito. Non mi sarei mai aspettato una telefonata da Claire. Almeno non in quel momento.
-Io non lo so, e non sono sicura. Forse volevo parlare con qualcuno di conosciuto, che mi potesse capire...-
La sua voce è abbastanza leggera, quasi possa essere spezzata da un momento all'altro. Contrasta molto con la mia, che risponde in modo secco.

-Lo sai che non dovresti.-
-Non ci siamo più visti ne sentiti dalla sera a Kirby Plaza...-

Per un attimo, il volto di Claire con la pistola in pugno, compare come un lampo nella mia mente. Ma viene ricacciato subito, devo rimanere lucido. Le rispondo in una maniera che un qualsiasi padre "normale" non si sognerebbe mai di usare.

-Non sono la persona più adatta per parlarne. E' meglio se non ci sentiamo più... . Mi dispiace.-

Chiudo il telefono, praticamente in faccia a Claire. L'ho delusa varie volte, e dopo questa telefonata dubito che diventi il suo "eroe"...
Mi giro, quasi se mi sentissi osservato. Forse un riflesso condizionato? Forse qualcuno mi stava sul serio spiando? In realtà alle mie spalle c'era solo uno specchio. Un grande specchio, che rifletteva la mia immagine... No, non la mia immagine. Il volto sfigurato da un'esplosione.
Il mio viso.
Distolgo lo sguardo, preoccupato. Poi, quasi con paura, mi volto ancora verso quello specchio... Che riflette solo un uomo mezzo alcolizzato, senza più scopi nella vita, con una folta barba. Ustioni o bruciature non comparivano.
Mi rigiro ancora, deciso che quell'immagine che avevo visto prima, era soltanto frutto della mia immaginazione... Quell'immaginazione che però era bastata ad allarmarmi, a preoccuparmi seriamente. Forse stavo vivendo ancora un sogno, e non me ne rendevo conto. Eppure la realtà che mi circondava era così troppo reale, che la mente respingeva quest'idea, ogni qual volta si riproponeva.

Un uomo, che sedeva di fianco a me, probabilmente più ubriaco del sottoscritto, si alza e mi viene vicino.

-Che c'è amico, problemi con la tua donna?-
Ha un alito che sa propriamente di alcool, dei vestiti che forse non hanno mai conosciuto la parola "puliti".
-No, con fratelli e figli.-

Rispondo, brevemente.


************

Commenti dell'autrice:
Questo capitolo riguarda la psicologia di Nathan, dopo che esce dall'ospedale, e si rifugia nei bar, senza più nulla. Devo dire che, quando ho riletto tutta la fan fiction, mi ha fatto tanta pena... Non pensavo davvero di farlo! Però mi è venuta così, e in fondo non ne sono affatto dispiaciuta...
Il flash-back che ha qui Nathan, segue ovviamente la parte dell'episodio 2x08 in cui si vede Peter con Adam, che gli iniettano il sangue di quest'ultimo... Ora spazio ai ringraziamenti, anche se brevi!

Grazie a Crazy Dark Queen, a Niki Sandres (mi fa piacere trovarti anche qui!), a suini, e a Moony Potter! Sono contenta che le mie "pazzie" piacciano a qualcuno! Cerco di metterci tutto l'impegno possibile, anche se non sempre ottengo i risultati sperati..
Poi che dire... Alla prossima!^^
   
 
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