Un po’ insicuro le porgo il foglietto maltrattato e scarabocchiato –sto scrivendo qualcosa..che te ne pare?-
Legge attentamente la mia malandata scrittura e ha un’espressione molto attenta, quasi mi fa paura, sembra un giudice severo.
-Suonala- mi dice e così comincio.
E lei mi viene dietro cantando qualche parolina qua e là, come capita.
Ha una voce così sottile, angelica.
Non le ho ancora chiesto se mi aiuta a finirla, ma sembra aver capito da sola che questo era il mio intento nel mostrargliela.
Prende una matita e aggiusta delle cose con un estrema fermezza, come a dire.. ‘Non può che essere così.’
Io la lascio fare. E’ lei stessa a mostrarmi con entusiasmo tutte le sue idee e a cercare conferma nei miei occhi, sperando che le dica che mi piace, che sono d’accordo. C’è una sintonia speciale che mi lega a lei anche nella musica. Condividiamo una passione così forte. Non poteva che essere così.
-Qualche volta mi insegni a battere con quelle asticelle sui tamburi, ok?!- rido sapendo di averla terribilmente innervosita.
Mi guarda come se volesse uccidermi –Come ti permetti?!- e mi spinge sul letto e torniamo a giocare come qualche ora prima.
Mi alzo un attimo per posare la chitarra, la nostra lezione di musica è finita, per oggi.
Mi segue come se sentisse già la mia mancanza. Nel girarmi per tornare indietro me la ritrovo d’avanti, mi butta le braccia al collo sollevando il viso, chiedendo un bacio.
Rido e la prendo tra le braccia, ancora, baciandola e stringendola.