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Autore: EireenWaldorf    04/06/2013    1 recensioni
Katherine Pierce, doppleganger, umana e vampiro, tutto quello che voleva era vivere per sempre, ma cosa accade quando il per sempre si distrugge in pochi attimi? In seguito ad uno scontro a sangue con l'ombra di se stessa, Elena, vicino alla morte, come ultima risorsa utilizza la cura su Katherine, che si accascia lentamente sul pavimento del liceo di Mystic Falls. E da qui, riprende questo racconto che segue il percorso di Katherine da umana, e le vicende che si creeranno al fine di scoprire veramente cosa si cela dietro quella boccetta di "cura" che ha assunto la ragazza.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine Pierce, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Matt si alzò dal divanetto in cui era comodamente seduto, andò vicino al camino e prese un oggetto rettangolare e molto alto che vi era riposto sopra. Sospirò profondamente, sperando che quel gesto riuscisse ad aprire uno squarcio di possibilità di dialogo con l'umana. Tornò a sedersi davanti a lei e con un panno bianco spolverò quella che sembrava la costola di un grande libro. Lentamente si iniziò ad intravedere delle lettere su di essa, erano impresse con un inchiostro dorato.
Katherine lo guardò attentamente fino a quando non lesse completamente la parola su di esso. Era un nome, per l'esattezza un cognome che le risultava molto familiare
“Petrova” pensò dentro di sé. «Oh mio dio» disse con un filo di voce incredulo «Credevo che lo avessero bruciato per sempre». Matt sorrise vedendo la reazione quasi felice della giovane. Lentamente lui le porse il libro, poggiandoglielo sulle fragili ginocchia. A sentire quel carico sulle sue gambe si sentì andare leggermente verso il pavimento, non era abituata a sentire un peso così imponente. Con le mani iniziò a sfiorare le lettere, e dentro di lei i ricordi iniziarono a prendere vita, uno alla volta.
«Perchè me lo hai portato?» chiese con un tono fragile al ragazzo. «Beh...» iniziò lui «in fin dei conti credo sia tuo, Elena è cresciuta come una Gilbert e con quello che le hai fatto passare credo che non le importi molto della vostra famiglia, ma tu per un certo periodo hai vissuto la vita che è contenuta in quel libro e ora che sei rimasta sola hai bisogno di ricordi a cui aggrapparti, altrimenti finirai per affondare in una marea di emozioni buie che non ti permetteranno di tornare a galla» rispose lui, era sincero, sebbene avesse tentato più volte di uccidere la sua migliore amica, Katherine ora si trovava nell'oblio, era in un inferno peggiore di quello che aveva provato per 500 anni. La ragazza aprì il libro e iniziò a sfogliarlo, leggeva solo alcune parole sparse nel testo, date, numeri, leggende, fino a quando vide una foto. Era un ritratto di lei insieme ai suoi genitori prima che venissero sterminati da Klaus ed Elijah. Sul suo volto apparve un sorriso, non era felice, ma sebbene amasse la sua famiglia, essa le aveva fatto molti torti. «Sembriamo così felici...vero?» chiese a Matt, che la guardò senza capire «si» rispose lui «sembrate davvero una famiglia felice». Improvvisamente sul volto di Katherine apparve un'espressione triste, malinconica, rabbia e frustrazione si fusero. Con le mani toccò il grembo e le braccia di Katerina, la giovane ritratta nel disegno «manca qualcuno in questa foto» disse con gli occhi lucidi. Matt ancora non capiva a cosa si riferisse e pensò alla cosa più ovvia «avevi un fratello o una sorella più piccoli?» lei lo guardò, ma non era arrabbiata con lui, a quanto pare Elena non aveva raccontato a molti ciò che in un pomeriggio si erano dette nella cripta. «eravamo sei fratellastri, quando mia zia morì in seguito ad una brutta malattia, i miei genitori si presero cura dei miei cugini come se fossero figli loro» disse sfogliando le pagine successive, in ognuna delle quali vi era un ritratto con ogni giovane membro del clan; il ragazzo notò che lei era l'unica figlia femmina della famiglia. «Kàtia» disse lei con un filo di voce continuando a toccare il grembo di Katerina. Matt continuava a non capire. «Io ero l'unica figlia dei coniugi Petrova, come credi che la generazione sia proseguita fino ad arrivare a Isobel ed Elena?» Nella mente del ragazzo si iniziò a fare chiarezza, nessuno aveva mai riflettuto su come la stirpe fosse arrivata fino ad oggi. Katherine aveva avuto 17 anni di vita vera, prima di morire e probabilmente aveva attraversato più esperienze di quelle che le si potevano attribuire «hai avuto una figlia?» domandò il giovane incredulo. Lei gli sorrise, un sorriso che non era rivolto a lui però, ma al pensiero di quella bambina che tenne stretta per pochi istanti prima di vedersela strappare via dalle mani «sei perspicace» rispose con tono ironico.
Matt capì subito cosa portò Katherine ad essere la cattiveria in persona che era diventata, o almeno lo credeva «E' per questo che sei diventata così? Intendo...così fredda» chiese quindi. Lei sospirò «Vedi Matt» iniziò «Questo è stato solo l'inizio» i suoi occhi brillavano di tristezza «dopo aver partorito mio padre me la strappò dalle mani, era nata fuori dal matrimonio e se fosse venuto fuori avrei creato scandalo. Avevo scelto il suo nome molto prima...”Kàtia” significa “pura” perchè credo che nonostante tutto lei sarebbe diventata una persona forte, ma limpida, senza colpe per essere venuta al mondo nello scandalo a cui avevo dato vita insieme a lei». Si fermò un attimo a riflettere, le tornò in mente ciò che aveva provato quando la portarono via, sebbene lei non avesse tenuto a quella bambina quando era dentro di lei, vedendola nascere si era creato uno strano legame. «Mio padre la mandò a crescere e vivere in Germania, da un amico di famiglia e venne maggiormente conosciuta dalla comunità con il nome di Kathleen V
on Swartzschild...fu l'unico membro della mia famiglia a sopravvivere alla strage degli Originari, in seguito alla mia trasformazione». Affermò con malinconia. «Non hai più saputo niente di lei?» domandò Matt incuriosito; «Quando ero una giovane vampira l'ho seguita molto, sapevo i suoi spostamenti, conoscevo la sua residenza in Germania e Inghilterra, ma poi ho pensato che fosse tutto inutile, lei non mi avrebbe mai potuta conoscere e che senso aveva vederla invecchiare e morire? Per me era già un fantasma» le sue parole erano dolci e Matt iniziava a comprendere i motivi per i quali teneva tanto all'essere un vampiro. «Posso farti qualche altra domanda?» gli chiese delicatamente «vorrei solo capire, non voglio metterti a disagio».
Quello che in realtà stava facendo il ragazzo era mettere le mani avanti, sempre per evitare di accendere la miccia di una bomba che per ora non era stata trovata. Era strano, ma iniziava a interessarsi alla vita dell'ex vampira, tutti avevano sempre pensato che fosse solo una stronza manipolatrice, ma lui iniziava a vedere un lato di lei che pochi avevano assaporato. «Certo» Katherine aveva sempre visto Matt come qualcosa di “inutile”, un pezzo di puzzle facilmente sostituibile con un altro, spesso aveva pensato di ucciderlo solo per divertimento, ma ora iniziava a comprendere perchè molti tenessero alla sua vita, era umano ed incarnava alla perfezione questo ruolo, era la vita che mancava ad ogni vampiro.

«Perchè odi così tanto l'essere tornata umana? Insomma hai vissuto a lungo e ti resteranno ancora tanti altri anni da vivere, è vero ad un certo punto ti spegnerai, ma in fondo è così che deve essere, non credi?» Lei sorrise, questa volta al giovane, era l'umano più dolce che avesse mai incontrato e nel suo essere era anche il più buono: sapeva dare una seconda possibilità a tutti, l'aveva data a Rebekah dopo averlo quasi ucciso, e la stava dando a lei che ne aveva fatte passare di tutti i colori ai suoi amici. «Vorrei che fosse così facile sai?» iniziò «La mia vita non è come quella di Elena, anche se siamo molto simili e non solo di aspetto, non ho mai avuto il diploma o frequentato il liceo, non ho mai avuto un ballo di fine anno, lei crede di essere la persona più sfortunata che sia mai esistita, quella che ha perso di più di tutti, ma non si è mai fermata a riflettere che il suo destino è stato migliore del mio e di molte altre persone». Matt la ascoltava incuriosito, effettivamente anche lui aveva sempre pensato che Elena fosse la persona che aveva perso tutto e tutti nel peggior modo possibile, non aveva mai pensato a Tyler o a Stefan, o a Caroline o a sé stesso, men che meno a persone come Rebekah o Katherine. «Elena ha perso molte persone» continuò lei «ma ha sempre avuto qualcuno pronto a starle vicino: quando sono morti i suoi aveva sua zia, quando è morta Isobel aveva John e suo fratello, quando sono morti John e Jenna aveva comunque Jeremy, i Salvatore, e i suoi amici, quando è morto il Alaric e il fratello era devastata, ma aveva qualcuno che teneva a lei pronto a starle vicino, e tutto questo è accaduto nel giro di quanto? Due anni circa? Io mi sono vista strappare via la mia famiglia in tre giorni: mi sono trasformata, poi due giorni di cammino per raggiungere quella che chiamavo casa e giunta li mi sono trovata davanti i corpi dilaniati delle persone a cui tenevo maggiormente. Non avevo nessuno, ero rimasta completamente sola al mondo» Sul volto di Matt prese spazio un'espressione di comprensione, in seguito alla morte di sua sorella lui era praticamente solo e senza i suoi amici non avrebbe saputo come andare avanti. «Io non disprezzo l'essere umana, esserlo è una fortuna, ma se non hai nessuno per cui vivere è inutile, e nel mio caso preferisco essere immortale» Sorrise a Matt sperando che avesse capito cosa intendeva, non aveva nessuno a cui donare la sua vita, le serviva più tempo per trovare qualcuno che le facesse sembrare pochi anni come cento.
«Ed Elijah? Insomma credevo che voi due steste tipo...insieme?» Si alzò a prenderle un bicchiere d'acqua, vedendo che deglutiva sempre più faticosamente a causa della gola secca. «Lui ha cambiato tutti i miei piani» disse sorridendo e prendendo il piccolo calice in cristallo che le stava porgendo il giovane «devi sapere che Katerina voleva innamorarsi più di ogni altra cosa, era innamorata dell'amore stesso, le sarebbe bastato un giorno d'amore per essere felice per tutta la sua fragile e breve vita, ma io sono diversa da quella persona, quando trovi la persona giusta, come puoi pensare che un giorno la lascerai?» Suonò i telefono che interruppe i pensieri che viaggiavano nelle menti dei due ragazzi, Katherine porse il cellulare al ragazzo biondo, “Elena” lesse sullo schermo. Lui rispose. Fu una chiamata breve, durante la quale si scambiarono poche battute. “Probabilmente gli sta chiedendo se ho provato ad accoltellarlo con qualcosa” pensò la giovane Pierce che nel frattempo si era alzata ed era andata ad osservare la grande portafinestra che dava sul girardino sul retro della villa. Notò che non era la prima volta che vedeva un giardino così.
1864, ero giunta da poco a Mystic Falls, raccontando a tutti che la mia famiglia era rimasta vittima di un incendio nei pressi di Atlanta. La famiglia Salvatore mi accolse come una figlia o una lontana cugina. Mi comprarono vestiti, e mi facevano partecipare alle feste e mentre vivevo nel loro paradiso, i membri del consiglio avevano già capito molto sulla verità che avevo tenuto nascosto e progettavano tutti insieme la mia morte insieme alle altre creature della notte” pensò, mentre le tornava alla mente un pomeriggio passato a leggere in uno dei vicoli creati dal labirinto che sorgeva nel giardino, quel giardino gemello di quello che adesso aveva di fronte agli occhi “forse neanche i Salvatore si sono poi dimenticati di quanto erano stati belli quegli anni”.
Matt si avvicinò a lei «Elena ha detto che stanno tornando» Lei non tolse gli occhi dal giardino e nelle sue pupille si riflettevano ancora i ricordi. «Ti va se andiamo un po' fuori?» chiese ignorando l'affermazione precedente. Con la mano aprì la grande portafinestra a vetri che la separava dal mondo esterno ed camminò lentamente scendendo i gradini. Iniziva a sentire l'aria fresca sulla sua pelle, era un'aria diversa da quella precedente, era più viva ed era come se l'avvolgesse completamente. 
Stava procedendo sempre più velocemente fino a quando non si bloccò improvvisamente. «Tutto bene?» domandò Matt che intanto la stava seguendo. Lei non rispose, ma continuva a guardare a terra davanti a sé, era come se ci fosse una barriera che non le permetteva di andare avanti. Alzò delicatamente la mano e notò che mancava qualcosa sul suo polso, il braccialetto diurno non era più al suo posto. Matt capì subito il timore della ragazza, se la cura non funzionava come tutti pensavano, un tocco di sole e le soffriva più dei dannati all'inferno. «Ehi, sei umana adesso, non devi preoccuparti del sole» le disse il giovane che intanto aveva superato quell'ostacolo. Lei si fece forza, non voleva che pensasse che era debole, anche se ormai non aveva più importanza, dato che aveva messo a nudo con lui le sue emozioni più tristi. Prese un grande respiro e continuò il percorso. Il sole iniziò delicatamente a poggiarsi sul suo corpo esile fino a quando non era tutto esposto alla calda luce. Era una sensazione che non sentiva da moltissimo ed era estremamente bella, essere riscaldati dalla stessa stella che l'aveva scaldata per 17 anni, fino al 1492. Portò Matt in quel luogo in cui giornalmente andava nelle ore più calde a rilassarsi e a leggere. «Allora, hanno trovato come uccidermi?» domandò al ragazzo. «Non hanno scoperto molto, hanno solo una breve pista verso una certa Lucy Bennett» all'udire quel nome la ragazza sussultò, si ricordava bene come l'amica l'avesse tradita imprigionandola nella cripta «Non gli aiuterà mai, le streghe Bennett hanno imparato che è meglio non immischiarsi in affari di vampiri» affermò spegnendo i pensieri del ragazzo che vagavano già verso un futuro senza problemi. «E comunque non riusciranno ad uccidermi, troverò un modo per vendicarmi, qualsiasi sia il prezzo, il tuo caro e dolce pasticcino non la passerà liscia per avermi fatto questo» nella sua voce questa volta c'era rabbia, molta rabbia. La miccia che Matt aveva paura di accendere era stata trovata, non nel passato o nei ricordi, ma in Elena. Katherine odiava Elena talmente tanto che non la voleva morta, ma avrebbe desiderato torturarla per tutta la lunga e terribile vita che l'aspettava. Il giovane all'udire il verdetto che spettava per l'amica sentì un brivido nascere e percorrere tutto il suo corpo, credeva che l'umanità avesse riacceso il buono che vi era in Katherine, la verità è che nonostante tutto lei rimaneva quel che era stata per anni. 
Lei manipolava, controllava, aveva sete di potere e di vendetta, e tutto questo non sarebbe stato spento dalla cura. Improvvisamente, dal bosco che circondava il giardino si iniziò a creare una velatura biancastra che prese forma in un grande banco di nebbia. Avanzava sempre più velocemente fino a quando i due giovani non riuscirono più a trovarsi. Era fittissima come la pioggia autunnale. «Katherine! Dove sei?!» urlava Matt che stava lentamente entrando nel panico «Katherine! Andiamo segui la mia voce! Dobbiamo stare vicini» continuava il ragazzo, non gli importava troppo della vita della giovane ma gli era stato affidato un compito e voleva portarlo a termine, inoltre in quella situazione, sebbene umana lei aveva molta più esperienza. «Katherine!» continuava il giovane, mentre lei lo ignorava, sapendo che quella nebbia poteva significare solo una cosa “Elijah” pensò. I suoi pensieri vennero interrotti da un grande rumore brusco e secco e le urla del giovane cessarono. La ragazza, che intanto avanzava nella nebbia cercando di non cadere e perdere del tutto l'orientamento, si sentì sfiorare la spalla con una mano, che piano piano percorse tutto il braccio. Non era impaurita, come non lo era stata per secoli; si voltò di scatto trovandosi di fronte una figura alta e nascosta dalla nebbia. «Katerina» fu l'unica parola che uscì dalle labbra dell'ombra.

   
 
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