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Autore: Mirin    04/06/2013    0 recensioni
//dal II capitolo:
"«Non le ho pagare tutte» ammise, prevedibile, poco dopo in tono di scusa «ma i trafficanti sono uomini cattivi, è la gente più potente nelle città come la nostra perché sono ricchi. Ricchi sfondati.»
«La gente che si arricchisce con la guerra è la più meschina, ragazzino» mormorò Jake, dando un ultimo morso alla mela «ma questo mestiere qualcuno lo dovrà pur fare, no?»
"
ispirato dall'ultimo frammento di cutscene della Ada's campaign.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Redfield, Jake Muller, Leon Scott Kennedy, Sherry Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Siamo in piena emergenza, signori. La BSAA necessita di appoggio immediato.»
«Un intervento dell’esercito scatenerebbe panico e proteste dal momento in cui non ci è possibile rivelarne il motivo.»
«E’ della sicurezza degli Stati Uniti che si parla e il governo non può starsene con le mani in mano, abbiamo il dovere e l’obbligo morale di agire e tutelare la sicurezza dei nostri cittadini.»
Si trascinava avanti così da ore la riunione dei vertici alla Casa Bianca.
Sherry Birkin osservava l’andamento del meeting attraverso il piccolo monitor nella stanza assieme ad alcuni suo colleghi. Leon l’avrebbe raggiunta fra poco e lei non aveva intenzione di perdersi nulla di quell’importantissima conversazione: si trattava di capire fin dove erano pronti a spingersi gli Stati Uniti per proteggere la popolazione e nonostante il sole fosse passato da un punto all’altro del cielo nel mentre, non era ancora stata presa una decisione definitiva.
Tamburellò con le dita sulla scrivania mentre osservava il vicepresidente aggiungere un commento inutile –aveva detto praticamente sia sì che no- con la sua voce affannosa. Aveva voglia di agire, mettersi in gioco, e il lavoro di scrivania la rendeva frustrata. Aveva scoperto a proprie spese che era l’ azione a farla sentire viva, sebbene non fosse sicura al cento per cento che fosse lo sparare agli zombie a rinvigorirla.
«Come va qui?» chiese Leon al suo orecchio, sporgendosi da sopra alla sua spalla per spiare lo schermo.
«Nulla di che, hanno tutti paura di parlare, non vogliono rischiare d’investire in una guerra che non porti guadagno» rispose Sherry impassibile «sempre la solita storia.»
«Ti vedo abbastanza acida su questo punto» considerò piano Leon che continuava a fissare il meeting.
«Mi dà fastidio il fatto che stiano ancora a pensare su quello che sta accadendo. C’è bisogno di un’azione repentina ed immediata e loro stanno qui a ponderare, ponderare, ponderare! Più passa il tempo e più rischiamo di assistere ad un attacco bio terroristico su larga scala!» esplose lei, fissando l’amico. In quel momento toccava a lui fare l’impassibile.
«Sono d’accordo con te, ma non possiamo sguarnirci per ogni minaccia estera che riceviamo» sussurrò in contrasto a Sherry «nel caso in cui ci sbagliassimo, lederebbe di molto la nostra immagine.»
«Non hai visto i video del Progetto 935, quindi?» mormorò Sherry, come una lastra di ghiaccio che si spezza.
Leon sbiancò. Certo che li aveva visti. Dubitava che chiunque lavorasse al Pentagono o alla Casa Bianca non avesse visionato almeno un frammento di quei video.
«Fanno sul serio, Leon. Il governo aspetterà fino a quando non arriveranno alle porte di Washington ma tutti sanno che non erano filmati amatoriali, quelli.»
«Cosa proporresti di fare tu?» chiese Leon.
«Mandare avanti una squadra di ricognizione per valutare a che punto d’avanzamento si trovano loro. Cercare di batterli sul tempo infiltrandoci nelle loro basi, distruggerli dall’interno, come abbiamo fatto con Simmons!» esclamò scoraggiata Sherry e poggiò la testa sulla scrivania di fornica. Stava parlando il Capo dipartimento della Difesa, alias il suo nuovo boss. Almeno lui sembrava avere idee chiare riguardo a ciò che andava fatto e cercava di persuadere i collaboratori a prendere una decisione che rispettasse il codice d’onore e l’etica degli Stati Uniti, a lottare per garantire la loro libertà.
«Sai quanto me che questa cosa è molto difficile, non possiamo farlo senza sapere niente» cercò di farla ragionare Leon con aria paziente «prima di tutto non abbiamo nemmeno idea di dove siano le loro basi né-» «Ma il segnale è stato intercettato, no?»
Leon sbuffò per trattenersi dal ridere.
«Non essere sempre prevenuto. I segnali del satellite sono molto chiari, no? Ovest Afghanistan, poco distante dall’Iran.»
«Abbiamo ricevuto quel segnale per una decina di secondi, Sherry.»
«Quindi lo rende ancora più difficile da camuffare! Andiamo Leon, se hanno avuto tanta fretta nell’oscurarlo significa che non volevano far sapere da dove stessero trasmettendo!»
«Ammesso e non concesso che tu abbia ragione, vuoi setacciare tutto lo stato nella ricerca?» domandò Leon esasperato.
«In realtà mi sono fatta un’idea precisa di dove possa essere» confidò Sherry con le guancie rosse d’imbarazzo. Le costava molto più di quanto fosse disposta a riconoscere, ma in realtà sperava che, studiando tutti i dati per essere il più preparata possibile, nel caso in cui ci fosse stata la possibilità di una spedizione sul campo avrebbero scelto lei. Lei, così affamata di uno scontro capace di darle l’adrenalina.
Non è l’adrenalina del pericolo quella di cui vai in cerca, Sherry” si redarguì con tono fermo. Per quale motivo poi? Lo sapeva benissimo già da sola, ma quello era l’unico modo che aveva per ricordare nel modo più nitido possibile lui, anche quando ogni memoria faceva male al pensiero che non avrebbero potuto riviverla assieme, neanche davanti a un bel bicchiere di birra.
«Quando? Come?» bisbigliò strabiliato Leon, guardandola con tanto d’occhi.
«Ricordi che qualche giorno fa abbiamo perso contatto con la squadra della BSAA?» chiese Sherry con tono d’ovvietà.
«Certo. Sono stato io l’ultimo a parlare con Chris via radio» ribatté Leon, incuriosito dal ragionamento di Sherry.
«Ricordi cosa aveva detto? Che avevano attraversato l’Iran senza particolari battaglie e quindi si dirigevano verso Herat, la città afghana più grande nel raggio di venti chilometri. Ho fatto due calcoli: per arrivare dal confine ad Herat -soste comprese- ci vogliono esattamente dieci giorni. L’ultima conversazione risale a due giorni fa, in cui hanno comunicato che erano nei pressi della città e stavano per dirigersi all’interno. Poi puff! nessun altra notizia» spiegò lei, gesticolando con dita tese.
«E quindi credi che ad Herat ci siano le basi di un movimento terroristico capace di minacciare la solidità degli Stati Uniti?» espose Leon con le sopracciglia inarcate in segno d’incredulità.
«Forse, ma di sicuro ne è un centro importante» garantì lei con un’espressione così convinta che Leon non ebbe la forza di mantenere la propria maschera di solido scetticismo e la scambiò con una di più conveniente valutazione.
«E anche il capo mi appoggia, vedi» -Sherry indicò il monitor con un cenno della testa, dove l’uomo stava appunto mostrando in maniera più dettagliata e persuasiva i dati dalla ragazza frettolosamente riassunti- «lui è certo di aver ragione, come lo sono io.»
«Anche lui ha assistito al Progetto 935, probabilmente» scherzò Leon, alzandosi dalla posizione assunta prima.
«Non solo. Tall Oaks era la sua città natale.»

«Il vice presidente ha accettato» sorrise il capo dipartimento «manderà una piccola squadra di agenti per controllare la situazione.»
«E’ una notizia meravigliosa, signore» disse Sherry, le mani unite in grembo per trattenere l’euforia.
«Non ce l’avrei fatta senza il suo lavoro scrupoloso, agente Birkin, gli Stati Uniti le devono un enorme favore» ribadì l’uomo. Non assomigliava molto a Simmons, pensò Leon, sia per l’aspetto che per le impressioni che suscitava nei propri interlocutori.
«E lei deve essere l’agente Kennedy, tantissima gente mi ha parlato in ottimi termini di lei» l’uomo porse la grossa mano callosa a Leon, che la strinse brevemente.
«Eseguo solamente gli ordini, signore.»
«Spero quindi che non abbia intenzione di sottrarsi al compito che abbiamo deciso di assegnarle» mormorò il capo di Sherry dopo la piccola presentazione. Sherry e Leon si scambiarono il più fugace degli sguardi: che cosa aveva voluto dire?
«E’ stato selezionato come delegato idoneo per la missione che abbiamo bisogno compia: atterrare sul territorio della cittadina afghana che la BSAA sta cercando di prendere e condurre indagini approfondite sull’Organizzazione 935 al fianco del corpo speciale.»
Leon annuì con discrezione: era abituato a responsabilità del genere. Ma Sherry? Le aveva letto negli occhi la voglia impetuosa di mettersi in discussione, aveva pensato che quella fosse l’occasione perfetta ed ora ne veniva esclusa.
«Ed, ovviamente, l’agente Birkin la seguirà da vicino avendo dimostrato un ottimo intuito e una buona capacità d’analisi» aggiunse l’uomo, avviandosi alla porta. Leon sentì Sherry tirare un sospiro leggerissimo ma rincuorato.
«Il resto della squadra vi attende all’aeroporto presidenziale. Ora, con il vostro permesso, mi congedo, so di aver messo la sicurezza globale nelle mani giuste.»
La porta si chiuse alle spalle del Capo della Sicurezza, lasciando Leon e Sherry soli ed immersi nel silenzio delle proprie riflessioni.
Si sarebbe trovato a lavorare gomito a gomito con la ragazzina da lui salvata nove anni addietro, la donna che aveva salvato il mondo qualche mese prima. Per lui era molto difficile conciliare l’immagine della piccola Sherry con quella dell’agente Birkin -quel cognome faceva ancora spavento solo al pensarlo-, la bambina indifesa con la donna intraprendente, la figlia dello scienziato pazzo con quella dell’eroina redentrice del mondo. Appariva sempre un angelo ingenuo ogni volta che Leon posava gli occhi su di lei, non riusciva ad avvertire nulla di minaccioso nelle sue iridi azzurre, in realtà non avvertiva nulla che non fosse il bisogno quasi fisico di proteggere la ragazza a cui era stata rubata l’infanzia.
«Il mio primo compito al fianco dell’agente Kennedy» lo canzonò lei mentre si alzava dalla scomoda sedia girevole. Nonostante l’apparente accenno di spavalderia aveva le spalle contratte.
«Dovrei sentirmi in qualche modo lusingata, operare a stretto contatto con uno dei migliori agenti governativi non capita a tutti, non credi?» continuò Sherry, guardandolo con una strana espressione. Era come se avesse capito esattamente tutti i pensieri di Leon e promettesse a sé stessa di fargli cambiare idea a tutti i costi.
«Sono io a sentirmi lusingato, lavorare con la debellatrice del virus C non capita davvero a chiunque» ribatté lui con una strizzatina d’occhi.
Sherry rise e scosse la testa, incredula.
«Dobbiamo muoverci, la squadra ci attende» gli fece presente Sherry e si avviò senza mezzi termini alla porta. Era il turno di Leon essere incredulo.
«Non vedi proprio l’ora di ingaggiare una missione suicida barra inutile in uno stato dimenticato da Dio?»
«Proprio così» confermò lei, uscendo dalla stanza.

Sherry era seduta nell’elicottero con il portatile comune sulle ginocchia e dava l’ennesima occhiata ai dati raccolti e comunicati dalla BSAA. Un’infestazione simile a quella accaduta in Edonia ma molto meno casuale, sembrava che le persone esposte al virus fossero state scelte con un criterio preciso, quasi fossero un esercito di mutanti addestrati. Il virus era una variante altamente pericolosa del vecchio, pareva addirittura rafforzato e incrociato con quello che seminò distruzione a Raccoon City. Ovviamente il virus 935 -così era stato denominato dalla BSAA- era nocivo all’organismo, quindi iniettarlo in qualcuno significava procurargli un’atroce morte, nel peggiore -o forse migliore?- dei casi. Si propagava inoltre per via aerea o per scambio di liquidi organici, il tocco non era un veicolo di trasmissione. Il numero stimato delle vittime aveva troppi zeri per i gusti di Sherry, che chiuse l’oggetto con un gesto secco.
«Siamo appena entrati nel territorio iraniano, un po’ e saremo ad Herat» le assicurò Leon con una specie di ghigno, accomodandosi al suo fianco.
Sherry lo guardò in cerca delle risposte che da sola non poteva darsi e sospirò, poggiando il capo sulla scapola di Leon.
«Te ne stai pentendo?» tentò lui con quella voce ferma intrisa di conforto e comprensione.
«No. È solo che vorrei capire quando diventerò l’eroina di me stessa» rispose Sherry.
«Sei già l’eroina di tante persone, Sherry. Non hai nulla da dimostrare a nessuno» sottolineò Leon con decisione, poggiandole la mano sulla spalla ed abbracciandola leggermente senza averne l’intenzione.
«Ho tante cose da dimostrare, Leon, ho bisogno di dimostrarle a me stessa» disse lei, una strana inflessione nella voce risoluta.
«Hai da dimostrarle a Jake Muller, anche?» il ghigno di Leon diventò quasi sardonico quando sentì le guance di Sherry ardere. Lei stette zitta, ma per lui era più che una conferma.
Il cielo era scuro e sembrava quasi che l’alba avesse dimenticato di dover spuntare fra qualche ora. Migliaia di stelle bruciavano accanto a loro mentre fendevano la misteriosa ed affascinante notte mediorientale.
Sherry provò a ricordare la voce di Jake ma non riusciva a farsi venire in mente nessuna frase da poter ricollegare a lui, nulla che le rammentasse il modo in cui la guardava; solamente i suoi occhi azzurro ghiaccio emergevano dalla nebbia mancina della memoria offuscata, a volte però riusciva a ricordare com’era essere distesa sul suo corpo caldo sebbene stesse rischiando di morire dissanguata quando era successo.
Sospesa nelle tenebre imperscrutabili dell’ultimo posto in cui avrebbe mai immaginato di recarsi, la donna dal cognome così ingrato si perdeva nelle fantasticherie che non le erano mai state concesse.
E forse era stato meglio così.

 
ladie’s a gentleman! (author’s corner):
Madonna, ma quanto tempo è passato? Cinque mesi, più o meno? Sì, ho aspettato davvero tantissimo prima di aggiornare questa long e per un po' avevo anche deciso di abbandonarla, ma per me questo è un esperimento davvero molto importante, in quanto è la prima fic a capitoli che mi sono imposta di continuare e per cui ho davvero un'idea. Per spronarmi a lavorare sodo allora ho deciso che non pubblicherò mai un capitolo senza avere il prossimo già pronto, in modo che possa sentirmi un po' meno sotto pressione e riesca a lavorare con più serenità e profitto. Ma bando alle ciance, tanto a voi che frega? LOL. In questo capitolo vediamo già un quadro leggermente più chiaro della situazione che verrà definitivamente svelato nelle future continuazioni. Spero che nonostante tutto la gente che legge questo scempio si senta almeno un po' incuriosita e sia invogliata a leggerla, inoltre ci tengo a ribadire che NON sono molto pratica del fandom e che quindi per me è davvero un'impresa approcciarmici ma lo faccio perché, sebbene abbia giocato solo a RE6, mi piace moltissimo.
Come al solito, amore per i lettori e venerazione per i recensori. 
Kiss,
la vostra imbranata Ladie, che vi ama, dal primo all'ultimo.
   
 
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