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Autore: Hysterisch    04/06/2013    1 recensioni
“Non tutti gli angeli sono invisibili”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Guardian Angel'
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Erano le Otto di mattina, io ero ancora a letto, Bill invece era già sveglio ma si stava divertendo nel coccolarmi.
 
"Buongiorno..."
 
Mi sussurrò non appena mi svegliai.
 
"Buongiorno"
 
Risposi con voce assonnata. Mi avvicinai a lui per baciare le sue dolci labbra.
 
"Hai l'appuntamento con lo psicologo oggi, ricordi?"
 
Feci un verso di disapprovazione e mi appiccicai sul suo petto.
 
"Non ho bisogno di uno psicologo..."
 
"Si invece"
 
Prese la mia testa tra le sue mani.
 
"Il mondo non può rischiare di perdere un angelo come te"
 
Stavolta fu lui a baciarmi ma il dannato telefonino interruppe tutto.
 
"Uff...io rispondo, tu nel frattempo prendi la pillola"
 
"Dov'è?"
 
"Sul comodino accanto a te"
 
Si allontanò dal piano superiore per rispondere al cellulare. Calai la mano sul comodino non appena notai la compressa bianca con accanto un bicchierino d'acqua. La inghiottii senza fare storie.
 
"Tieni, questi sono i tuoi vestiti, tra qualche minuto viene a prenderci Georg"
 
"Georg? Con cosa? la bicicletta?!"
 
"Con la sua auto! Ha preso la patente qualche settimana fa"
 
"Se ce l'ha fatta lui, posso farcela anche io allora"
 
Bill sghignazzò lanciandomi i vestiti in faccia.
 
"Sbrigati, sai com'è lo Hobbit"
 
Si allontanò di nuovo. Scivolai fuori dalle coperte. Mi toccò mettermi i vestiti del giorno prima purtroppo, e il colmo era che in quella specie di casa non c'era neanche una doccia o qualcosa di simile.
 
"Sono pronta!"
 
Esclamai dopo qualche minuto. Scesi per le scale, afferrai il mio telefono ed uscii al di fuori del capannone, nel campo di erba alta. Respirai a polmoni pieni l'aria fresca di campagna.
 
"Amo l'odore dell'erba"
 
Mi sedetti nell'erba, anche Bill lo fece dopo che chiuse il capannone.
 
"Anche io"
 
Ribadì lui.
 
Non ci fu molto dialogo visto che Georg arrivò dopo poco. Suonò il clacson alla nostra vista.
 
"Salite dentro!"
 
Con un neo-patentato preferivo mettermi nei sedili posteriori.
 
"Come stai?"
 
Mi chiese, abbassò lo specchietto retrovisore per guardarmi ogni volta che mi faceva una domanda.
 
"Bene"
 
"È bello riaverti con noi"
 
Detto questo, accese il motore dell'auto ed inserì la prima marcia.
 
"Volete un po di musica?"
 
"Ovvio"
 
Accese la radio, nessuna stazione trasmetteva musica che ci piacesse.
 
"Ma si può sapere che musica trasmettono?!"
 
Georg prese in mano il suo telefonino.
 
"Ho un idea!"
 
Compose il numero della stazione radio che stavamo ascoltando, attese qualche minuto in linea.
 
"Non vorrai mica chiedere una canzone?"
 
Chiese Bill.
 
"Quello è il mio piano"
 
Affermò Georg. 
 
"Ora è il momento di passare la VOSTRA musica, chiamateci e richiedeteci una canzone della vostra band preferita!"
 
Uno stupido Jingle partì dopo il discorso del DJ, io ero molto più impegnata a guardare le strade fuori dal finestrino. Perché provavo tenerezza nel vedere i bambini? Per quale motivo sentivo il desiderio di averne uno tutto mio? Non mi era mai successo prima.
 
"MI HANNO MESSO IN LINEA!"
 
"Che emozione"
 
Risposi apatica.
 
"Pronto, chi c'è in linea?!"
 
Chiese lo Speaker, Georg rispose.
 
"Ciao, mi chiamo Georgia"
 
"Georgia?!"
 
Trattenni le risate a stento, tanto per non farmi sgamare al telefono.
 
"Ciao Georgia! Come stai?"
 
Anche Bill stava crepando dalle risate.
 
"Bene, grazie!"
 
"Di dove sei?"
 
"Sono originaria di Halle, vivo a Magdeburgo ma ora mi trovo a Lipsia"
 
"La voce camuffata vince su tutto!"
 
"Shhhh Bill! Fammi sentire"
 
"Viaggi molto allora! Non perdiamo tempo in altre chiacchiere, qual'è la tua band preferita e quale canzone vuoi ascoltare?"
 
"La mia band preferita sono i Tokio Hotel e vorrei tanto ascoltare Durch Den Monsun"
 
"Eh, i Tokio Hotel, la band che fa impazzire la Germania! Hai sentito di ciò che è successo alla chitarrista? Cosa ne pensi?"
 
"Che i media dovrebbero prima capire le vere motivazioni e poi, magari, sparlarci su"
 
"Va bene, grazie Georgia, esaudiamo la tua richiesta!"
 
Chiusero la chiamata, il DJ fece partire Durch Den Monsun, come promesso.
 
"Quanto manca all'arrivo?"
 
Chiesi.
 
"Non più di cinque minuti"
 
Georg si fermò dietro la lunga coda che si trovava davanti. 
 
Iniziò a piovere a dirotto. La città diventò grigia tanto quanto il cielo in quel momento, io ero sempre presa a guardare al di fuori del finestrino, tutta quella gente così indaffarata, così altezzosa....e non sapevano che tutti loro avevano un timer sulle loro teste, nei miei occhi, potevo vedere quanti anni, giorni o ore di vita avevano ancora. Faceva impressione.
 
L'auto riprese a muoversi dopo svariati minuti d'attesa.
 
"...Dann wird alles gut"
 
Canticchiai sottovoce l'ultima frase di Durch Den Monsun.
 
"È questo il posto?"
 
Domandò Georg a Bill.
 
"E io cosa ne so?!"
 
"Chiedete a qualcuno, imbecilli"
 
Apatia portami via. Georg abbassò il finestrino e si affacciò per parlare con un uomo.
 
"Mi scusi? È per caso questo il centro comunità?"
 
"Si ma non puoi parcheggiare qui, devi andare più avanti"
 
"Grazie!"
 
Rientrò la testa dentro l'auto.
 
"Non c'è bisogno che parcheggi, scendiamo direttamente qui"
 
Bill aprì lo sportello, scese dall'auto e venne ad aprire il mio sportello.
 
"Buon appuntamento allora!"
 
"Grazie, buona fortuna a sopportare David!"
 
"Oh, cristo."
 
Ci salutò con la mano ed andò via. Ora eravamo solamente io
e Bill, davanti l'entrata del centro.
 
"Pronta?"
 
"Andiamo"
 
Gli dissi. Mi prese per mano, ma ci affiancammo in modo tale da nascondere le nostre mani.
 
Dopo un paio di scalini, ci trovammo nella hall, ci avvicinammo di fronte alla reception, in attesa di direttive.
 
"Desiderate?"
 
Ci chiese un giovane ragazzo che stava lavorando sul suo pc.
 
"Siamo qui per vedere lo Psicologo Amsel, abbiamo un appuntamento"
 
"Cognome?"
 
"Kaulitz"
 
Il segretario sfogliò una grande agenda che aveva accanto al suo computer.
 
"Si, venite, vi accompagno"
 
Si alzò dalla sua sedia e ci fece strada all'interno del complesso. Eravamo arrivati di fronte una grande porta di legno, tipo quella dei tribunali.
 
"Avverto il Dottore"
 
Bussò alla porta ed entrò all'interno della stanza socchiudendosi la porta alle spalle.
 
"Venite"
 
Aprì la porta e con la mano ci fece segno di entrare. Il segretario andò via non appena entrammo.
 
"Buongiorno"
 
Dicemmo quasi in coro come dei Bambini al primo giorno di Scuola. Mi sentivo tanto sotto pressione.
 
"Buongiorno ragazzi!"
 
"Oh! Mi ero quasi dimenticato, esco subito"
 
Bill uscì dalla camera e il Dottore non lo fermò dal farlo. Iniziai a guardarmi un po attorno, la camera era enorme ed era arredata in stile antico, sembrava di stare dentro una camera dell'ottocento!
 
"Allora...tu sei Tomja Kaulitz, nata il 1º settembre 1989 qui, a Lipsia"
 
"Si"
 
"Io so solamente questo di te, ora, parlami tu della tua vita, della tua famiglia.
 
"La nostra famiglia è sempre stata povera, diciamo. Mia madre si separò con mio Padre quando io e Bill avevamo sei anni, subito dopo ha trovato un altro tipo. Lui si chiama Gordon Trumper, è un musicista proprietario di una scuola musicale, è stato lui ad indurre la passione per la musica a me e Bill"
 
"Andavi d'accordo con lui?"
 
Dopo avermi posto la domanda, prese in mano un gran fascicolo con dei documenti all'interno, dietro c'era scritto il mio nome.
 
"All'inizio si, ma poi è diventato manesco"
 
"Non si diventa maneschi dal niente...cosa hai combinato?"
 
Abbassai lo sguardo.
 
"C'era una audizione per un talent show a Magdeburgo, non ci volevano accompagnare per mancanza di soldi ma quella era l'unica occasione che avevamo, quindi decisi di rubare dei soldi da una famiglia di spacciatori e fuggimmo di notte"
 
"Cosa è successo poi?"
 
"Quando siamo arrivati a Magdeburgo trovammo ospitalità a casa di un nostro amico, ora bassista del nostro gruppo. Per farla corta, Gordon ci acciuffò proprio il giorno del provino, ma fortunatamente Bill fece in tempo a finire tutto"
 
Il dottor Amsel poggiò il fascicolo che stava leggendo sulla scrivania.
 
"Poi è stato preso per lo show, ma il giorno in cui si è esibito, tu non eri li"
 
"Si..."
 
"Ti senti in colpa per essere stata assente in quel momento?"
 
Alzai lo sguardo, si poteva chiaramente leggere dai miei occhi che non avevo capito il senso di quella domanda.
 
"S-si...diciamo di si, ma non era colpa mia, ero all'ospedale quel giorno"
 
"Mi parli della situazione a scuola?"
 
"Oh, la scuola! Facevo schifo e non mi piaceva, non avevo problemi con la gente nella mia classe ma mio fratello si"
 
"Se, come hai detto tu, facevi schifo e non ti piaceva, perché non ti sei semplicemente ritirata?"
 
"...Non avrei fatto niente tutto il giorno, mi sarei sentita inutile poi"
 
Mi puntò un indice.
 
"Hai mentito. Tu continuavi ad andare a scuola solo per difendere tuo fratello. Il giorno in cui sei stata accoltellata non era proprio 'il tuo giorno' ma quello di tuo fratello"
 
Lo fermai.
 
"Aveva due coltelli, voleva uccidere sia me che Bill!"
 
"Okey, ma nessuno si sarebbe rialzato dal pavimento con quel dolore che si prova nel momento in cui si ha un coltello nella pancia. Ti sei fatta uno squarcio per salvare tuo fratello"
 
"...si"
 
"Ora manca solo un tassello per il mio puzzle. Bill ti ha mai 'ferita' sentimentalmente? Non so, delusa o cose simili"
 
Non c'era bisogno di riflettere su quella domanda.
 
"Si, ma è acqua passata"
 
"Ma è 'quell'acqua' che ti ha rovinata"
 
Tentai di mandarlo fuori pista.
 
"No, non mi sono drogata perché lui mi ha fatto del male ma-"
 
"Ma perché sapevi anche che era un incesto, amavi tuo fratello ed odiavi te stessa"
 
"...esatto"
 
Fece un gran sorriso.
 
"C'è solo una cosa però..."
 
"Cosa?"
 
Mostrai la fedina allo psicologo.
 
"Questa fedina di fidanzamento è-"
 
"Immagino sia di tuo fratello"
 
Lo guardai con occhi sbarrati.
 
"Questo appuntamento era solo per conoscerci, per capire il tuo problema"
 
Si alzò dalla sedia.
 
"Non sei del tutto 'guarita' , ma visto che ora hai ciò che tanto desideravi, sono curioso di vedere come ti comporterai"
 
Mi guardò dritta negli occhi.
 
"Però voglio lasciarti con una frase che ferirà il tuo orgoglio e ti farà svegliare. La droga è solo per codardi che vogliono fuggire dalla realtà, sei stata codarda per un periodo abbastanza lungo"
 
Che nervi! non sono MAI stata codarda e quella frase mi aveva davvero ferita. Non vedevo l'ora di mettere piede fuori da quel posto.
 
"Richiamerò io"
 
Disse. Mi sorrise ed aprì la porta.
 
"Buona fortuna per la tua carriera"
 
"Anche a lei"
 
Uscii senza dire nient'altro. 
 
"Finito già?"
 
Bill si alzò dalla sedia nella sala d'attesa.
 
"Ti avevo detto che non avevo bisogno di uno strizzacervelli!"
 
"E di cosa hai bisogno allora?"
 
"Di te"
 
Non curante della gente presente in quel momento, mi afferrò per maglietta a se e mi baciò.
 
"Anche io.."
 
Passarono quattro settimane da quel giorno. Eravamo nuovamente in tour e c'erano un casino di problemi, non di coppia ma come band, solo alcune volte però.
 
Eravamo nell'hotel Hessischer Hof, a Wörlitz.
 
Un suono assordante proveniente dalla sveglia mi fece ritornare cosciente.
 
"Ugh! Oh dio, sveglia del cazzo"
 
La spensi allungando il braccio.
 
"Sono solamente le otto del mattino, perché?!"
 
Perché mi toccava. Riuscii a scatenarmi dalle lenzuola che avevo attorcigliato attorno le mie gambe la notte precedente e mi alzai dal letto.
 
"Speriamo che l'acqua non sia gelida anche in questo Hotel"
 
Entrai in bagno, optai direttamente per la doccia.
 
"Manco un bagnoschiuma c'hanno, tirchi"
 
Aspettai che l'acqua si facesse calda, dopo di che rimossi il pigiama ed entrai nella doccia. Uno stupido babbano bussò alla porta.
 
"SONO SOTTO LA DOCCIAAA!"
 
Uscii dopo una decina di minuti.
 
"Brrrr...congelo"
 
Ritornai nella camera cercando di tirare fuori dalle mie valigie un paio di vestiti decenti, in fretta. 
 
"Perché non trovo mai niente quando ne ho bisogno?!"
 
Alla fine riuscii a trovare una combinazione carina, finalmente.
 
"Stavo iniziando a congelarmi!"
 
Bussarono nuovamente alla porta.
 
"SI, CHE CAZZO! MI STO VESTENDO!"
 
Mi inserii velocemente il mio enorme Jeans e la larghissima t-shirt. Aprii la porta.
 
"Cosa c'è, David?"
 
"Volevo avvertirti che tra dieci minuti non servono più le colazioni, quindi.."
 
"Si, sono pronta in due minuti. Devo solamente aggiustarmi i rasta e arrivo"
 
Chiusi la porta.
 
"Dov'è la molla?! Ah eccola!"
 
La solita molla nera per capelli che usavo per attaccare i rasta, era stravecchia ma era come un portafortuna per me, non so per quale motivo.
 
Feci due giri con la molla, per fare in modo che stessero fermi in qualsiasi condizione, portai su un berrettino e sopra ci misi uno dei miei tanti cappellini, a colore con il resto dei vestiti ovviamente.
 
"Swaaag! Okey, no."
 
Misi in tasca il mio cellulare ed uscii dalla camera. Notai che anche Bill stava uscendo dalla sua camera in quel momento.
 
"Buongiorno signorino!"
 
"Buongiorno..."
 
Chiuse la porta della sua camera ed arrivò al mio fianco.
 
"Come è andata stanotte? Hai avuto ancora quella nausea?"
 
Era da più di una settimana che avevo della nausea accompagnata da altri sintomi come giramenti di testa, svenimenti e cose varie. 
 
"Purtroppo si, ma sicuramente è qualcosa legato al metadone oppure solamente stress..."
 
Un cameriere si avvicinò a noi, chiedendoci se volevamo essere guidati da lui.
 
"No grazie, sappiamo già la strada"
 
Gli sorrisi. Ritornai a parlare con Bill.
 
"Comunque...solo a me David è sembrato strano?"
 
"Tipo incazzato?"
 
"Si, proprio così. Era venuto a svegliarmi qualche minuto fa ma era come se volesse dirmi qualcos'altro"
 
"Mah...sai che è un po pazzo"
 
Ci toccò scendere per le scale visto che gli ascensori erano bloccati, e menomale che le nostre stanze erano al secondo piano.
 
"Perché ci fissano così?"
 
Chiesi a Bill. Appena mettemmo piede nella sala pranzo, tutti si voltarono a guardarci, in silenzio.
 
"Non saprei"
 
Ci sedemmo al tavolo con Gustav e Georg, ma anche loro ci stavano squadrando.
 
"Ma si può sapere che succede?!"
 
"Magari ce lo spiegate voi due"
 
David indicò me e Bill.
 
"In che senso?"
 
"Sapete che siete la band del momento? Sapete che i paparazzi sono ASSETATI?
 
Sbiancai.
 
"Vedo che hai già capito di cosa sto parlando, Tomja"
 
"Magari mi sbaglio"
 
Lanciò sul tavolo una busta da lettera bianca. 
 
"Cos'è?"
 
Con un cenno ci fece segno di guardare all'interno. Bill la tirò di mano prima che io potessi aprirla.
 
All'interno di quella busta c'erano foto di me e Bill assieme per strada oppure in compagnia di alcuni miei amici, un paio erano più recenti e si vedeva chiaramente che non quelli non erano baci fraterni. Come avevo fatto a non vederli?!
 
"E come se non bastasse, queste foto sono già finite su tutti i giornali!"
 
Lanciò tre o quattro riviste sul tavolo.
 
"Ora...ditemi che io mi stia sbagliando"
 
Affermò con tono minaccioso.
 
"Si, ti sbagli"
 
Rispose Bill. Mi voltai a guardarlo.
 
"Ma cosa stai dicendo?"
 
Scosse la testa, lanciò via le foto.
 
"Sto dicendo che David si sbaglia"
 
"Davvero? Allora chi é quella ragazza? Tomja?"
 
Nello sguardo del nostro manager si poteva intravedere felicità dopo aver sentito quella frase, ma non durò molto.
 
"No, non è mia sorella. Quella ragazza ha sedici anni, è nata a Lipsia, ama la musica ed è una musicista"
 
Iniziò a ridere istericamente.
 
"Ah, dimenticavo! Si chiama Tomja"
 
David lo afferrò per maglietta ma lui continuava a ridere.
 
"FARESTI MEGLIO A NON FARE IL CRETINO!"
 
"Altrimenti?"
 
Chiese con tono di sfida.
 
"Bill, smettila, ritorna in te!"
 
Non mi ascoltava, preferiva sorridere in faccia a David.
 
"Altrimenti ti faccio male"
 
Lo sbatté contro un muro.
 
"LASCIALO, DAVID!"
 
Mi alzai dalla sedia ma le persone che mi erano vicine mi trattennero
 
"Non metterti in mezzo!"
 
"Lasciami, Andrew!"
 
Bill era faccia a faccia con David, con le spalle al muro. Smise di ridere, guardò prima verso l'alto, poi poggiò lo sguardo su David.
 
"Credi davvero che tu, con le  tue stupide minacce, possa fermare una cosa forte come l'amore? Ti sbagli di grosso. La verità è che io la amo e preferisco finire nel dimenticatoio della musica che farla soffrire un'altra volta"
 
Georg e Gustav allontanarono David da Bill. David non disse niente, uscì dalla sala pranzo.
 
"Dove è andata?"
 
Domandò Bill agli altri due.
 
"Credo sia scappata nei bagni"
 
Si incamminò verso i bagni, fortunatamente non c'erano guardie quindi poté accedere nei bagni femminili senza problemi.
 
"Hey, stai bene?"
 
Ero inginocchiata al pavimento, abbracciata alla tazza del bagno.
 
"Ancora la nausea?"
 
Si inginocchiò accanto a me.
 
"Coff coff...si"
 
Mi aiutò a rialzarmi, mi accompagnò vicino al lavandino per lavarmi la bocca.
 
"Vuoi la carta per asciugarti?"
 
"Si, per favore"
 
Mi passò dei grandi pezzi di carta igienica. Una volta finito, la gettai in un piccolo cestino della spazzatura.
 
"Non fare più cose del genere comunque...sai che mi preoccupo per te"
 
Mi levò di testa il mio cappellino, e poggiò la sua fronte sulla mia.
 
"Ora tocca a me difenderti"
 
"Smettila"
 
"Dico davvero, ti sei sempre sacrificata per me, ora è il mio turno"
 
"Bill, sme-"
 
Mi baciò prima che potessi finire la frase.
 
"Anzi...ora usciamo e andiamo a fare le analisi del sangue all'ospedale, okey?"
 
"Ma all'ospedale ci impiegheremo secoli!"
 
"Se vai in un laboratorio devi aspettare qualche giorno per sapere i risultati, all'ospedale te li comunicano in giornata"
 
Mi strattonò per mano.
 
"Hey, hey! Ridammi il New Era almeno!"
 
"Ehehe, no! Lo tengo per me"
 
"Eddai!"
 
"No"
 
Tentai di afferrarlo ma Bill alzò il braccio, quei pochi centimetri di altezza in più in quel momento sembravano essere metri.
 
"Sei nana, non ci arrivi!"
 
Lasciai perdere.
 
"Okey, va bene, tanto ho sempre il mio berrettino in testa"
 
Mi passò il cappellino.
 
"Piuttosto, non hai fatto colazione, vero?"
 
"No"
 
"Menomale"
 
Georg e Gustav ci raggiunsero nella Hall.
 
"Dove state andando?
 
"All'ospedale, lei ha bisogno di fare delle analisi del sangue"
 
"Ma-"
 
"Lo so del soundcheck e delle interviste, lo so, ma è più importante la salute no?"
 
"Va beh, ma al massimo mi tirano il sangue e lasciamo il numero di telefono, così quando sanno i risultati mi chiamano"
 
Annuirono.
 
"È meglio così, si"
 
"Ci vediamo presto"
 
Siccome era mattina ed alzarmi alle otto per me era come svegliarsi dal letargo con qualche mese d'anticipo, mi schiantai di fronte la porta di vetro.
 
"AUCH!"
 
"Ma che cazzo fai!"
 
"Non l'avevo vista"
 
Avevo mezzo viso spiaccicato al vetro. Tutti, inclusi i dipendenti dell'hotel, mi derisero.
 
"Fottetevi, tutti quanti"
 
Questa volta riuscii a tirare la porta senza schiantarmi su.
 
"Oltre a delle analisi, hai anche bisogno di un paio di occhiali"
 
Alzai il dito medio di fronte a lui.
 
"Te lo dedico con tutto il cuore"
 
"Si lo so, anche io ti amo"
 
"Fottiti"
 
Gli tirai un cazzotto sul braccio ma poi glielo accarezzai subito dopo.
 
"Non riesco a farti del male, stronzo"
 
Mi sorrise. Quel sorriso comunque dovrebbe essere illegale, non posso morire ogni volta che lo vedo ridere!
 
"Oh, un taxi!"
 
Fischiò per attirare l'attenzione del tassista.
 
"Heey! Taxi!
 
L'auto di color bianco e giallo si fermò di fronte a noi. Prendemmo posto nel retro della macchina.
 
"Dove andiamo?"
 
"All'ospedale più vicino"
 
"D'aaaccordo!"
 
Impostò il tassametro e partì.
 
"Volete ascoltare un po di musica?"
 
"No, grazie"
 
Mi affacciai al finestrino, stava piovendo, non molto, ma stava comunque piovendo.
 
"Non siete di qui, vero?"
 
"No, siamo qui solo per motivi di.."
 
Gli pestai un piede per fargli capire di cambiare argomento, non ci tenevo ad essere riconosciuta.
 
"AUCH! Ahm ehm....di Scuola"
 
"Scuola? Che classe fate?"
 
"Ehm...terza superiore"
 
Mi facevano salire il mal di testa. Perché non potevano semplicemente guardare le gocce che scivolavano via sul finestrino? Adoravo vedere i bambini saltare nelle pozzanghere, lo facevo anche io.
 
"Sono belli i bambini, eh?"
 
Mi chiese l'autista.
 
"Bellissimi"
 
Entrambi guardammo al di fuori del finestrino, c'erano dei bambini per strada a divertirsi con le pozzanghere.
 
"Vorrei tanto avere dei bambini un giorno"
 
Affermò Bill. Quella frase mi 'colpì' perché anche io desideravo tanto averne uno. 
 
"Li avrai"
 
Strinsi la sua mano.
 
"Avrai tanti piccoli mocciosetti identici a te che ti correranno dietro strillando 'Papà, papà!"
 
Sorrise in modo dolce con lo sguardo altrove, forse stava già pensando a come sarebbe essere padre.
 
Dopo una decina di minuti l'auto si fermò davanti il grosso edificio ospedaliero. Pagammo il conto ed uscimmo dall'auto.
 
"Wow, è l'ospedale più grande che io abbia mai visto"
 
"Bah, io odio gli ospedali!"
 
Mi incamminai verso l'entrata, Bill mi camminava dietro come la mia ombra.
 
"Dici che dobbiamo chiedere alle infermiere qui?"
 
"Secondo te?"
 
Mi schiarii la voce e attirai l'attenzione delle due infermiere.
 
"Scusate, potrei sapere dov'è il laboratorio delle analisi?"
 
"Vuoi fare delle analisi o sei qui per ritirarle?"
 
"Vorrei farle"
 
Una infermiera si sedette sullo sgabello in pelle di fronte al pc.
 
"Come ti chiami?"
 
"Tomja"
 
"Con la j o con la i?"
 
"J"
 
Presi in mano la mia carta d'identità perché sapevo che prima o poi voleva vederla.
 
"Cognome?"
 
"Kaulitz"
 
Batté le lettere sulla tastiera e poi col mouse selezionò l'altra casella.
 
"Data e luogo di nascita"
 
"A Lipsia, il primo settembre dell'ottantanove"
 
"Hai un documento?"
 
Gli passai la carta d'identità, gli diede un occhiata poi me la restituì.
 
"Mi dici per quale motivo vuoi fare delle analisi? Cosa ti senti?"
 
"È da qualche settimana che ho una nausea persistente, giramenti di testa, svenimenti"
 
"Okey"
 
Stampò il referto e lo tirò fuori dalla stampante.
 
"Potete seguirmi"
 
Seguimmo la giovane ragazza, camminava così veloce che ogni tanto mi toccava correre per recuperare la distanza.
 
Bussò ad una porta, entrò per prima lei, poi uscì e spalancò la porta.
 
"Entrate"
 
Entrammo nella camera.
 
"Buongiorno"
 
"Buongiorno!"
 
"Devi fare le analisi del sangue?"
 
Il dottore per sbaglio pose la domanda a Bill.
 
"No, cioè si, ma sono per me!"
 
"Scusatemi, sono un po sbadato! Allora..."
 
Prese in mano il referto che aveva lasciato l'infermiera.
 
"Hai nausea, giramenti di testa e svenimenti da qualche settimana quindi?"
 
"Si"
 
"Non è che hai fatto qualcosa di sconcio nell'ultimo periodo?"
 
No, non era per niente divertente.
 
"Uh?"
 
"Naaahh, scherzo!"
 
Aprì un cassetto, tirò fuori una siringa e un laccio emostatico. I vecchi attrezzi del mestiere.
 
"Hai mangiato qualcosa?"
 
"No"
 
Mi strinse il laccetto attorno al braccio, non riusciva a trovare la vena.
 
"Cerchi un po alla destra...li ci sono molte vene"
 
In effetti le trovò subito.
 
"Come fai a saperlo?"
 
Mi guardò stupito.
 
"Vecchia storia"
 
Inserì l'ago sotto la mia pelle e pian piano tirò via il sangue.
 
"Oh mio dio, che schifo il sangue"
 
Bill si portò le mani di fronte agli occhi.
 
"Nessuno ti ha obbligato ad entrare"
 
Il medico rimosse l'ago e il laccetto, poggiò un pezzo di ovatta sulla parte appena bucata.
 
"Tra quanto saranno pronti i risultati?"
 
"Tra qualche ora"
 
"Noi purtroppo non possiamo restare qui ad aspettare, va bene se le lascio un recapito telefonico?"
 
"Si, va bene!"
 
Scrissi il mio numero su un pezzo di carta.
 
"Questo è il mio numero"
 
Calai il pezzetto di carta nelle mani del dottore.
 
"Ti richiamo appena ho notizie"
 
Stringemmo le mani col medico ed andammo via dallo studio.
 
"Ora devi mangiare qualcosa"
 
"Lo so, infatti ho una fame tremenda"
 
Il bar non era molto distante da noi, i vari profumi provenenti da li mi facevano affamare ancora di più.
 
"Cosa prendi?"
 
Mi domandò quando entrammo nel bar, colmo di gente tra l'altro.
 
"La mia solita colazione ma duplicata per due"
 
"Ehm...quindi, due cappuccini, due croissant alla crema e due succhi di frutta?"
 
Mi guardò incredulo.
 
"Esattamente, ora vai, ho fame"
 
"O-okey.."
 
Presi posto ad un tavolino mentre Bill faceva la fila alla cassa. Anche al bar c'era il giornale con la grande foto di me e Bill che ci baciavamo.
 
"Leggiamo sta stronzata vai"
 
Presi in mano il giornale. La copertina diceva;
 
'Bill e Tomja dei Tokio Hotel: Molto più di due fratelli'
 
"Ma va?"
 
Aprii il giornale per vedere l'articolo, che era già nella seconda pagina.
 
'Qualche giorno fa eravamo in giro per Lipsia e non abbiamo creduto ai nostri occhi quando abbiamo visto i Kaulitz passeggiare proprio di fronte a noi, ma siamo rimasti a bocca aperta quando abbiamo visto i due baciarsi appassionatamente. Esatto, un bacio sulle labbra! Guardate un po queste foto'
 
Sotto erano riportate altre foto del 'sacro' momento.
 
'La domanda ora è, da quanto tempo va avanti la loro storia? Sicuramente da molto prima del coma di overdose di Tomja, e questo spiegherebbe anche per quale motivo lei facesse uso di droghe, problemi di coppia?
 
Staremo a vedere!'
 
Poggiai il giornale sul tavolino.
 
"Un mucchio di stronzate senza fine, complimenti!"
 
Mi accorsi che sotto c'era un altro giornale, sempre con noi due in copertina.
 
"Ma guarda un po! Siamo talmente fotogenici mentre ci baciamo che ci mettono in copertina!"
 
Il titolo, scritto a caratteri cubitali, di quel giornale era:
 
'Scandalo dopo scandalo per i Tokio Hotel: Ora è il turno di entrambi i Kaulitz'
 
"Scandalo? Addirittura? Vi credevo mentalmente aperti!"
 
Sfogliai il giornale fino alla decima pagina, dove c'era il nostro articolo.
 
'Non è passato molto tempo dallo scandalo di Tomja Kaulitz e la droga, infatti ha deciso bene di ritornare sotto i riflettori con uno scandalo ancora più grande.
 
Una settimana fa i due gemellini sono stati avvistati a Lipsia in atteggiamenti piuttosto inusuali per due consanguinei. Date un occhiata a queste foto.'
 
Sotto erano riportate le stesse foto del giornale di prima, alcune erano 'nuove' alcune erano identiche.
 
'Chissà cosa ne penserà il loro Manager David Jost e sopratutto, chissà cosa ne pensano i fan.
 
Mi dispiace ragazze, il ragazzino dei vostri sogni è già fidanzato, con la persona più inaspettata.'
 
"Pfff..."
 
Vidi Bill avvicinarsi al tavolino col vassoio.
 
"Non ho mai comprato tre colazioni"
 
"C'è sempre una prima volta"
 
Presi dal vassoio le mie due tazzine, i miei due croissant e i miei due succhi di frutta.
 
"S-siamo noi quelli sulla copertina?"
 
Puntò il giornale.
 
"Si! Abbiamo preso tutte le prime pagine, mi sento famosa!"
 
Portai il giornale sotto i suoi occhi.
 
"Vediamo la cosa dal lato positivo. Ora siamo più liberi, possiamo baciarci in pubblico senza nasconderci"
 
"Ricordati che fa sempre un certo effetto vedere due gemelli baciarsi eh"
 
"Va beh..." 
 
Poggiò la tazzina sul tavolino per continuare a leggere il giornale.
 
"Comunque loro rendono la cosa più grossa di quanto lo sia"
 
"Non sai che i media fanno sempre la cosa più grande?"
 
Finii di bere il mio secondo cappuccino.
 
"Ma hai talmente tanta fame?!"
 
"Si! E onestamente non mi basta neanche"
 
"Ahm...okey, comunque dobbiamo muoverci perché sono le nove, e tra venti minuti dobbiamo essere in Hotel per le tre interviste"
 
Inghiottii i  due croissant con fretta, e feci lo stesso per i due succhi alla frutta.
 
"Finito?"
 
"Yep"
 
Mi alzai dallo sgabello in ferro.
 
"Mi scoccia prendere il taxi"
 
"Anche a me"
 
Il telefono vibrò nella mia tasca.
 
"Manager Stalker chiama!"
 
Come non detto, era David. Non risposi alla chiamata, sapevo che era per darci fretta.
 
"Seguimi"
 
Mi portò assieme a lui accanto ad un taxi. L'autista era meno sociale questa volta, meglio così.
 
"All'hotel Hessischer Hof"
 
Partì senza dire niente.
 
"Sento che queste saranno le tre interviste più noiose della mia vita"
 
"Oh si! Preferivo rispondere alle interviste nel momento in cui eri in coma da overdose"
 
"Si, le ho viste su internet. Rompevano molto"
 
"Ora tutto è finito, per fortuna"
 
L'autista inserì uno dei suoi cd nel lettore dell'auto. La prima canzone che partì fu 'Vertigo' degli U2. Amavo quella canzone.
 
"Mi sta vibrando il telefono"
 
Feci spallucce. Bill spense il cellulare.
 
"Lo sai com'è David"
 
"Rompicoglioni"
 
"Bravo"
 
Passammo di fronte un edicola. La nostra foto era davvero dappertutto.
 
"I tuoi capelli sono davvero molto fotogenici, Bill"
 
"Lo so, lo so"
 
"Come sei modesto!"
 
Il telefonino vibrò di nuovo, ma questa volta la vibrazione era quella dei messaggi.
 
"Uff..."
 
Tirai fuori il cellulare, sbuffando. Era un messaggio da parte di Dunja.
 
"Dunja?"
 
'Ciao! Ho visto la foto che gira per tutte le copertine dei giornali, siete davvero voi?! Wow, mi siete sempre sembrati tanto uniti ma non mi aspettavo questo...non c'é  niente di male comunque!
 
Ci vediamo in Hotel!'
 
Decisi di rispondergli.
 
'Grazie del messaggio. Si, siamo davvero io e Bill, non va avanti da molto la relazione, un mese quasi, ovviamente i sentimenti erano dentro di me da molto più tempo però. 
 
Di a David di darsi una calmata perché siamo in Taxi diretto all'hotel.'
 
"Cosa ha detto?"
 
"Secondo te?"
 
"Anche lei?"
 
"Si ma non ha detto niente di che"
 
"Siamo arrivati"
 
Disse l'autista. Fermò l'auto di fronte l'hotel, avevo già intravisto il camioncino dei giornalisti.
 
"Tenga il resto"
 
Passai la banconota all'autista ed uscii dall'auto.
 
"Ora ci ammazzano"
 
"Ma si! Ormai..."
 
Aprii la porta, stavolta  senza schiantarmi.
 
"Dove eravate finiti?!"
 
David corse verso di noi.
 
"Avevo bisogno di fare delle analisi"
 
Con fretta ci portò nella stanza delle conferenze. I giornalisti avevano già preso posto sul sofà.
 
"Buongiorno"
 
Ci sedemmo sul sofà di fronte a loro, Gustav e Georg erano accanto a noi.
 
"Scusate il ritardo"
 
"Non preoccupatevi"
 
La donna prese dalla sua borsa un bloc notes.
 
"Possiamo iniziare?"
 
"Certo"
 
"Io sono Joan, giornalista di 'Bravo'. Ci terrei a farvi sapere che abbiamo, più o meno, tre domande a testa. Il vostro Manager ha deciso così!" 
 
Ci strinse la mano poi ritornò a sedere.
 
"Come ben sapete, siete sulle copertine di tutti i giornali. Qual'è la vostra reazione?"
 
Prese in mano una penna, ed attendeva una risposta per iniziare a scrivere.
 
"Sapevamo che prima o poi sarebbe successo"
 
Risposi.
 
"Era nelle vostre intenzioni farlo sapere ai fan?"
 
"Non così presto, ma si, era nelle nostre intenzioni"
 
Questa volta fu Bill a rispondere.
 
"Da quanto tempo va avanti la vostra relazione? Si vocifera che sia partita prima ancora della vostra carriera"
 
"Prima dei 'Tokio Hotel' ci fu solo un bacio tra di noi, diciamo che abbiamo ufficializzato la cosa quasi un mese fa"
 
"Possiamo relazionare l'accaduto con l'eroina con questa storia?"
 
"Assolutamente no. Ho iniziato a fare uso di droghe un anno fa, grande errore, ma ora ne sono fuori, grazie a questa 'storia' "
 
"Pensate che questo influenzerà la vostra carriera?"
 
"Credo che i veri fan continueranno a seguirci, ma non ho paura di questo"
 
Anche Bill rispose alla domanda.
 
"Per me l'amore è una cosa fondamentale nella vita, certo, anche la musica lo è, ma sarei pronto a mandare tutto in aria per la nostra relazione"
 
Joan finì di scrivere sul bloc notes e si alzò dal sofà.
 
"Questa era l'ultima domanda. Grazie per le vostre risposte ragazzi. Vi contatteremo quando la copertina è pronta"
 
Ci strinse la mani nuovamente ed andò via dalla sala.
 
"Chi è il prossimo?"
 
Domandò David ai giornalisti. Un uomo si avvicinò a noi.
 
"Buongiorno ragazzi, io sono Markus per 'Starportrait' "
 
"Buongiorno"
 
"Posso partire con le domande?"
 
"Si"
 
"I vostri parenti ed amici erano a conoscenza della vostra relazione?"
 
"No, nessuno"
 
Georg intervenne.
 
"Non lo abbiamo mai sentito dalle loro bocche ma io e Gustav lo avevamo, più o meno, capito"
 
"Da cosa lo avevate capito?"
 
"Ho studiato psicologia per un periodo, ho semplicemente capito tutto dalle loro azioni"
 
Il giornalista ritornò a noi.
 
"Pensate che questa notizia possa avere danneggiato i rapporti con i vostri fan?
 
"Non credo. Se ami un artista, ami la sua musica ed è quello l'essenziale"
 
"Alla fine io e lei siamo felici così, se i fan ci vogliono davvero bene, dovrebbero essere felici di questo"
 
"Avete già dei piani per il futuro? Parlando come coppia"
 
"Prendiamo una cosa alla volta, ora abbiamo il tour e quindi ci concentriamo solo sul tour"
 
"Non ci dispiacerebbe avere una famiglia in un lontano futuro"
 
Aggiunse Bill.
 
"Famiglia? Non credete che fare dei figli sia un pericolo per una coppia incestuosa?"
 
"Certo, ma non intendiamo mettere su famiglia per ora. Io e lei vogliamo solo dare il massimo in tour ora"
 
"Qualche notizia sul nuovo album?"
 
"Non abbiamo ancora registrato niente, ma noi quattro abbiamo già un mucchio di idee"
 
"Abbiamo SEMPRE idee nuove"
 
David fece cenno al giornalista che il suo tempo era finito.
 
"Time's up. Mi ha fatto molto piacere avere questa conversazione con voi, alla prossima"
 
"Arrivederci!"
 
Uscì dalla camera ed una ragazzina entrò al suo posto.
 
"Salve, mi chiamo Julia e sono qui per conto del giornale 'One' "
 
La salutai con un cenno. Sembrava essere molto timida.
 
Schiarì la voce e partì con le domande.
 
"Come ben sapete, ora siete idolatrati da parecchi ragazzini. Quando i genitori hanno scoperto di questa vostra relazione hanno reagito molto male, dicendo che 'non siete per niente maturi' perché 'mostrate una vita sbagliata'. Cosa rispondete a questi commenti?"
 
"Solo perché ho fatto uso di droghe, io NON forzo assolutamente nessuno a farne uso, tutto il contrario! Diciamo che da un lato hanno ragione, le droghe sono una brutta cosa, ma per l'amore, io non mi sento di essere un cattivo esempio"
 
"Ci sono celebrità che hanno avuto condotte peggiori e sono tutt'oggi adorate e amate. Secondo me tutte le persone che dicono cose del genere 'Oddio che schifo, un incesto!" Lo dicono solo perché pensano che tra me e lei ci sia solo un rapporto di sesso. Si sbagliano, tra me e lei c'é una bellissima storia d'amore"
 
"Tutto ciò che hai fatto nel passato per difendere tuo fratello, lo hai fatto solo perché lo amavi?"
 
"No! Rifarei tutto ciò che ho fatto anche se lui mi avesse mandata a quel paese. Prima di tutto é mio fratello, non il mio ragazzo."
 
"Come vi siete accorti che il vostro amore andava oltre quello fraterno?"
 
"Ah! Bella domanda..."
 
Ero davvero persa, non sapevo cosa rispondere.
 
"Diciamo che i miei sentimenti per lui sono sempre stati...automatici? Non nel senso freddi o senza ragione, ho sempre avuto questa forte attrazione per lui sin da quando ero capace d'intendere e di volere."
 
"Me ne sono accorto dopo un paio di grandi errori. Ho avuto qualche fidanzatina prima di mettere su questa band ma solo dopo molti anni ho capito che la persona che ho cercato per tanto tempo senza sosta, era proprio di fronte ai miei occhi."
 
"Come pensate che reagirà la vostra famiglia?"
 
"In qualsiasi modo reagiscano devono accettarlo"
 
"Non bene, questo é certo, ma nessuno può fermare i sentimenti di una persona. Non saranno loro, come nessun'altro, a farmi cambiare idea"
 
"La fine del tour sta per arrivare, quali sono i vostri piani per il dopo-tour?"
 
"Vacanze nel luogo più sperduto della terra"
 
"Credo che andrò dalla mia famiglia"
 
Disse Gustav.
 
"Visterò la mia famiglia e poi boh, magari vacanze in luoghi caraibici?"
 
"Non nella stessa isola che io e Bill abbiamo scelto, per favore. Non sei desiderato nella nostra vita"
 
Mi toccò un fianco facendomi saltare dal sofà, così per vendetta feci cadere Georg dal poggiabraccio.
 
"Scusate, sono stato spinto!"
 
Bill gli diede una mano per rialzarsi, io ero rilassata sul divano a ridacchiarmi la scena.
 
"Cosa sono le cose più essenziali per voi quando siete lontani da casa, in una vacanza?"
 
"Oh...la mia chitarra e mio fratello"
 
"Ma ha detto una cosa! Quindi Bill per te é una cosa?"
 
"È l'UNICA cosa! Ma già, tu non capisci un tubo, sei un hobbit"
 
Bill mi passò un braccio dietro il collo, mi avvicinò a lui.
 
"Per avere una vacanza perfetta a me basta avere lei al mio fianco. Tutto é più bello con lei. Ovviamente anche il mio iPod viene con me"
 
"Quindi anche Nena? E quindi mi tradisci? Siamo solo ad un mese di relazione!"
 
"Ma cosa dici!"
 
"Per me la macchina fotografica è una cosa essenziale, così come il mio iPod. I Metallica mi danno la spinta per fare tutto"
 
"Il mio basso basta e avanza"
 
David, che era più nero di uno spazzacamino, fece segno alla ragazza che il suo tempo era finito. La ragazza ci salutò ed uscì.
 
"Amen! Finalmente finite"
 
Mi stirai le braccia e sbadigliai.
 
"Sempre le solite domande, che palle"
 
David prese in mano la sua agenda.
 
"Ora avete due ore di soundcheck."
 
"Dopo?"
 
"Dopo ovviamente è mezzogiorno ed avete pranzo"
 
"E dopo ci tocca andare a fare altre interviste"
 
"Esatto, Bill"
 
"Cheeeeee pppaaallleeeeee
 
Esclamai. David ci guardò storti.
 
"Che cazzo ha da guardare?"
 
"Chi?"
 
"David!"
 
Bill si guardò indietro, credo che lo fece per guardare David e quasi come un dispetto, mi baciò improvvisamente mentre ci guardava.
 
"Oddio"
 
Il nostro manager uscì dalla camera, sbattendo la porta.
 
"Si può sapere cosa ci trovi di divertente in fare incazzare David?"
 
"Voglio solo che si abitui all'idea"
 
"Farai lo stesso con la Mamma quindi?"
 
Rifletté.
 
"Lei ca-"
 
"Lei non capirà, non accetterà tutto questo!"
 
David bussò violentemente alla porta.
 
"FARETE TARDI AL SOUNDCHECK, PICCIONCINI!"
 
Lasciammo tutti e quattro l'hotel per andare nel nostro tour bus. Gustav, ovviamente, si rifugiò al piano di sopra con il suo iPod e le sue bacchette.
 
"E smettila!"
 
Diedi uno spintone a Bill, che non smetteva di guardare David con un aria di sfida.
 
"Ascoltami, se dopo voi due finite a picchiarvi, io non starò li a raccogliere le tue lacrime, intesi?"
 
"Non c'é bisogno che tu lo faccia"
 
"Bill, lui può farti scomparire in una frazione di secondo!"
 
"Non ho detto di voler lottare con lui!"
 
Sbuffai ed alzai le mani.
 
"Come vuoi..."
 
Ritornai a sedere sul sedile, in attesa che qualcuno iniziasse a parlare. David si allontanò da noi.
 
"Testa di cazzo"
 
Commentai sottovoce una volta che si allontanò.
 
"Noi siamo quattro deficienti, ma David ci supera!"
 
"TRE, Georg, tre."
 
Bill mi guardò dritta in faccia.
 
"Se solo tu sapessi quello che ha detto in una intervista qualche tempo fa, lo massacreresti"
 
"Uh? Cosa ha detto?"
 
Si alzò dal sedile e andò via senza rispondere alla mia domanda.
 
"Ma cazzo!"
 
Calciai il tavolino.
 
"Calma, sai com'è fatto Bill, non farà del male a David"
 
"Ed è meglio sia così! David è ricco sfondato, è meglio non fargli un torto"
 
"Cos-NAAAH! David non è il tipo-"
 
"Lo è, fidati, lo è"
 
Markus fermò il bus di fronte l'arena dopo una ventina di minuti.
 
"Come strillano però!"
 
Sicuramente le fan mi avevano arrecato qualche danno all'udito, erano molto...'pazze'
 
"Già! Sono le migliori!"
 
Georg salutò le fan da lontano, per un poco non saltavano dai cancelli.
 
"Vedi che sono tutti pazze per me?"
 
"L'importante è crederci"
 
I tecnici, con molta velocità, ci passarono i nostri strumenti che avevano appena finito di pulire.
 
"Avete trattato bene la mia piccolina?"
 
"Certo! Abbiamo montato le nuove corde e l'abbiamo ripulita!"
 
Era lucida quanto uno specchio, era bellissima. Montai la fascia, e dopo la indossai.
 
"Geoorch, sei pronto?"
 
"Si"
 
Aspettai che anche Bill e Gustav fossero pronti, dopo di che salimmo sul nostro palco, in quella grandissima arena.
 
"Porca troia"
 
Furono le uniche parole che mi uscirono di bocca nel vedere quanto grande era quel posto.
 
"Noi abbiamo fatto sold out qui?! Oddio!"
 
Bill si portò le mani sulla bocca, incredulo di tutto ciò che ci stava accadendo.
 
"Più grandi sono le arene, più ho paura di fallire"
 
"Smettila di essere negativo, Georg"
 
Ci pensò Gustav a smontare la negatività del nostro Hobbit personale.
 
"Che cosa fate li impalati?! Suonate, presto!"
 
David, come al solito, distrusse il nostro momento di 'felicità'
 
"Ma vaf-"
 
Bill mi tappò la bocca ma rimossi la sua mano. Scesi dal palco e mi avvicinai a David, che era voltato di spalle.
 
"Mi sono stufata"
 
David si voltò verso di me.
 
"E di cosa? Sentiamo"
 
"Di te e dei tuoi modi. Giostri la nostra vita, ci tratti come dei burattini!"
 
La sua unica risposta fu una risata.
 
"Ma cosa credete di essere? SIETE dei burattini, e venite trattati come tale"
 
Gli altri vennero al mio fianco, la situazione si stava mettendo male.
 
"Cos- Ti sbagli caro Jost, noi siamo dei musicisti! Noi ci siamo fidati di te, ora siamo dove volevamo ma non nel modo in cui volevamo"
 
"Potete sempre cambiare manager se volete, ammesso che qualcuno vi accetti dopo tutti questi scandali"
 
Si allontanò da noi.
 
"Vergognatevi"
 
Lo disse sottovoce ma lo sentii.
 
"VERGOGNATI TU, COGLIONE!"
 
Non si voltò, il messaggio lo ricevette però.
 
"Ora pensiamo al concerto dai, lascialo perdere"
 
Con le buone mi riportarono sul palco. Finalmente il soundcheck partì, finimmo in ritardo purtroppo, dato il litigio e altri problemini vari.
 
"Ho una fame da lupi"
 
Poggiò il microfono sull'asta e rimosse i suoi earphones.
 
"A chi lo dici!"
 
Passai la chitarra in mano ai tecnici e mi fiondai dritta nei backstages, alla mensa.
 
"HO FAME!"
 
Strillai. La cuoca rispose.
 
"Abbiamo fatto tante cose buone, non preoccuparti!"
 
"Hai fatto due colazioni ed hai ancora fame?!"
 
Mi sedetti sulla lunga panchina bianca, di fronte al tavolo. Gli altri mi raggiunsero dopo poco.
 
"Si, e non so neanche perché"
 
I camerieri portarono i piatti davanti a noi. Il primo era la pasta al forno, amo la cucina Italiana.
 
"Posso averne di più?"
 
Chiesi. Il cameriere prese il piatto e lo riportò con se in cucina.
 
"Oh dio, due porzioni di pasta al forno, esploderei!"
 
Esclamò Gustav
 
"Tu, io invece sto morendo di fame"
 
L'uomo ritornò col piatto, ovviamente più pieno.
 
"Grazie"
 
Presi in mano la forchetta, che era in mezzo a tante altre posate di cui non avevo mai capito l'utilità, iniziai a mangiare.
 
"Chi mi versa la Coca-Cola?"
 
Credo di aver viziato Bill un tantino troppo.
 
"Te la versi tu, viziato"
 
"Scusami se sono stato viziato"
 
Si avvicinò alla mia guancia sinistra.
 
"Non da me"
 
Alla fine della frase scoppiai a ridere perché non ero riuscita ad auto convincermi.
 
Sentii la vibrazione del mio cellulare sul tavolo.
 
"Scusate, mi allontano per rispondere"
 
Mi pulii la bocca con un tovagliolo e mi allontanai dalla mensa.
 
"Pronto?"
 
"Buongiorno, siamo dell'ospedale Sachsenhausen, volevamo parlare con la signorina Kaulitz"
 
"Sono io"
 
"La chiamiamo in merito dei risultati delle analisi del sangue di questa mattina"
 
"Si, ditemi"
 
Portai il bicchiere sulla bocca e bevettii un po di Coca-Cola.
 
"I valori inizialmente erano molto sballati, ma visto la descrizione dei suoi sintomi abbiamo fatto delle ulteriori ricerche nel campione di sangue"
 
"Del tipo?"
 
"Abbiamo ricercato l'ormone beta, ed è risultato positivo"
 
"Cosa vuol dire, scusi?"
 
"L'ormone beta si forma solo in gravidanza, quindi questo vuol dire che lei è incinta, congratulazioni"
 
"COS-!"
 
Sputai la Coca-Cola di bocca e saltai dalla sedia dove mi ero appena seduta. Chiusi la chiamata.
 
"È troppo presto!"
 
Mi portai una mano in fronte, sudavo fredda.
 
"Oddio mio..."
 
Presi un bel boccone d'aria e facendomi coraggio, rientrai nella mensa. Ritornai a sedere al mio posto, accanto a Bill.
 
"Chi era?"
 
Mi chiese proprio lui.
 
"L'ospedale"
 
"Perché hai quella faccia?! Cosa hanno detto?!"
 
Si alzò in piedi dalla preoccupazione.
 
"Georg, Gustav, mettetevi dietro di lui per favore"
 
"Perché?"
 
"FATELO E BASTA!"
 
David si avvicinò al tavolo per ascoltare, c'era un silenzio tombale, tutti mi stavano guardando. Mi schiarii la voce ma era lo stesso tremolante.
 
"M-mi hanno detto che..."
 
Inghiottii, la pressione si faceva sempre più alta.
 
"Che?"
 
Chiesero tutti in coro.
 
"Che sono...incinta"
 
Bill, come immaginavo, svenne.
 
"Oddio!"
 
Georg e Gustav lo afferrarono in tempo.
 
"Ecco perché vi ho detto di stargli dietro"
 
"DI CHI?!"
 
Mi domandò David mezzo incazzato e mezzo terrorizzato.
 
"Secondo te?!"
 
"Oh dio santo..."
 
Svenne anche lui.
 
"Ho fatto strike?"
 
Georg e Gustav erano già impegnati con Bill, quindi toccò ai tecnici aiutare David.
 
"Sveglia papino!"
 
Georg mollò un ceffone sul lato destro del viso di Bill.
 
"Ugh!..."
 
Aprì gli occhi, Georg si avvicinò a lui.
 
"Ti ricordi di noi?"
 
"Purtroppo si"
 
Bill si alzò lentamente dal pavimento, aiutato da noi altri.
 
"Quindi divento...padre?"
 
Si avvicinò a me, si massaggiava la guancia dove Georg aveva scaricato lo schiaffo.
 
"Uh-uh"
 
Mi sorrise, feci lo stesso.
 
"BIIIIILLL"
 
Era la voce di David, molto infuriata. Nessuno di noi ebbe il tempo di voltarsi a guardare, David caricò Bill con una testata, spazzandolo dall'altra parte della camera.
 
"ARGH! DAVID!"
 
Lo stavo per acciuffare per i capelli ma venni presa dagli altri uomini.
 
"Lo massacrerà! Lasciatemi andare!"
 
"No!"
 
Era terribile non poter fare niente per difenderlo. Il dolore che lui provava per ogni pugno che David gli sferrava, lo sentivo anche io, ma nel mio petto, nel cuore.
 
"SMETTILAAA!"
 
Era inutile che io provassi a ribellarmi, non mi lasciavano andare, e David non mi dava ascolto. I miei occhi si riempirono di lacrime.
 
"FERMATELI CAZZO, FERMATELIII!"
 
Forse gridare ad un muro era più produttivo. 
 
David afferrò Bill, che era ormai K.O, per la gola.
 
"Facevi tanto lo spavaldo e ora guardati, stai soffocando nella mia mano!"
 
Bill tentava di rispondere ma tutto ciò che riusciva ad emettere era uno stridulo.
 
"Ma non morirai così, non preoccuparti!"
 
Lo lanciò sul tavolo dove stavamo precedentemente mangiando. Tossì quando atterrò sul tavolo.
 
"Bill!"
 
Voltò lo sguardo verso di me, era davvero sfinito.
 
"Vai via di qui..."
 
Lo sentii a malapena, tutto ciò che era rimasto della sua forte vocalità era solo un filo di voce.
 
David si avvicinò a Bill, aveva un coltello in mano.
 
"Ho un patto!"
 
Puntò il dito verso tutti i presenti, ma il patto era tra me, Bill e lui.
 
"Se dite ai media che quelle foto e tutte quelle parole che avete detto erano false, e tu abortirai, allora non farò niente di male"
 
"M-mai.."
 
Disse Bill. Gustav mollò il mio braccio.
 
"Non lo farai!"
 
Gustav tentò di lanciarsi verso David, ma il nostro manager tirò fuori una pistola dai suoi pantaloni. Mirò il nostro batterista, che subito si fermò.
 
"Non ti conviene farlo"
 
"SE TI AZZARDI DI NUOVO A TOCCARE BILL, IO GIURO CHE..."
 
Strinsi i denti ed il pugno. David mi guardò.
 
"Non mi fai paura"
 
"Neanche la tua pistola mi fa paura!"
 
Mi scatenai dalla presa degli altri. Mi avvicinai passo dopo passo a David, fino a quando la canna della sua arma non toccò la mia fronte.
 
"Perché non lo fai? Uh?!"
 
La mano di David tremava tantissimo, anche io in realtà avevo paura, ma conoscete la mia prima ed unica regola. Morire pur di difenderlo.
 
"Levati di mezzo"
 
Mi disse. Scossi la testa.
 
"Perché dovrei? Sono io quella che ha il bambino dentro di se, sono io il problema. Bill è sempre stato il tuo "oggetto" di Marketing, perché ucciderlo? Uccidi me invece"
 
Aveva paura di premere il grilletto, ma lentamente lo stava facendo.
 
"Non dirmi che hai paura"
 
Gli dissi. Bill si rialzò dal tavolo, era senza forze e camminava lentamente, sembrava uno zombie. David non si era accorto di lui.
 
"Vuoi che faccia il conto all'indietro?"
 
Tremava e sudava sempre di più. Bill si armò di un estintore che trovò in cucina, era dietro di lui, pronto ad attaccarlo.
 
"Fai sogni d'oro!"
 
"Eh?"
 
Bill tirò l'estintore ma probabilmente vedeva doppio visto che gli colpì la spalla destra al posto della testa.
 
"Merda!"
 
L'uomo emettè un urlo di dolore e cadde a terra.
 
"ANDIAMO BILL! DOBBIAMO CORRERE!"
 
Lo acchiappai per maglietta, lui zoppicava, io correvo. 
 
"Dove s-cough! Dove sono Gustav e Georg?"
 
"Non lo so, ma credo che se la siano data a gambe anche loro!"
 
Due guardie erano di fronte l'uscita. Ricevettero una comunicazione nelle proprie radio.
 
"Se vedete i due Gemelli correre, aprite il fuoco!"
 
"Non siamo autorizzati ad usare le nostre ar-"
 
"FATELO E BASTA!"
 
La radio emettè una scossa come segnò la fine della trasmissione.
 
"Sono li!"
 
Esclamò una delle guardie. Ci puntarono entrambi le armi.
 
"FERMI O SPARIAMO!"
 
Continuammo a correre, non curanti dei loro avvisi. Loro aprirono il fuoco, come ordinato da David.
 
"Oh cazzo!"
 
I proiettili ci schivavano, uno mi sfiorò la maglietta. Trovammo riparo sotto le fondamenta del nostro palco. Le guardie ci stavano cercando.
 
"Stai bene?"
 
Che domanda stupida che gli feci.
 
"Credo -cough- di essere stato colpito.."
 
Mi mostrò la gamba, era solo una minima ferita di striscio.
 
"Non ti ha bucato, per fortuna"
 
Perdeva sangue dal naso, dalle labbra e dalla testa, in più aveva già dei lividi sulla faccia.
 
"Shhh, fai silenzio..."
 
Le due guardie erano proprio sopra di noi, sentivo i loro passi. Portai una mano sulla bocca di Bill, che si lamentava per il dolore della gamba.
 
"Signor Jost, gli abbiamo persi"
 
"RAZZA DI INCAPACI! IO VI LICENZIO IN TRONCO! VENITE SUBITO A PARLARMI NELLA MENSA, MUOVETEVI!"
 
Scattarono verso la mensa, lasciandoci soli.
 
"Forse..è meglio se mi lasci andare da David"
 
"Ma cosa stai dicendo?!"
 
Presi il suo viso nelle mie mani, lui portò le sue sulla mia pancia.
 
"Promettimi che...qualsiasi cosa mi succeda, tu...porterai avanti la gravidanza"
 
I miei occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
 
"E non piangere...non sto andando in guerra, ci rivedremo.."
 
Poggiò il suo viso sul mio.
 
"Io distrarrò le guardie, tu scappa, vai a casa di Andreas..."
 
"Ma ora vive a Berlino!"
 
"Non importa, David conosce i nostri indirizzi!"
 
Bagnai la sua guancia con una delle mie lacrime.
 
"Hey...te l'ho detto che ritorno.."
 
Mi baciò in fronte.
 
"Ora vai"
 
"No"
 
"Vai ho detto"
 
"NO"
 
"VA-"
 
Lo baciai, ma quel baciò durò più a lungo degli altri, non sapevo se quel bacio fosse l'ultimo e ci tenevo a farlo durare il più lungo possibile.
 
"...vai, devi andare!"
 
Si alzò in piedi barcollando.
 
"Non sei in grado di-"
 
"Se vuoi davvero bene al bambino, allora adesso saresti già fuori di qui!"
 
"Io voglio che il bambino abbia un padre!"
 
Mi abbracciò.
 
"Ti prometto che ritornerò"
 
Baciò velocemente la mia guancia sinistra, si sciolse dall'abbraccio.
 
"Non interrompermi ora"
 
Contro la mia volontà, lo lasciai andare. Dovetti aspettare che le guardie lo catturassero per fuggire.
 
"Oh mio dio..."
 
Mi tappai la bocca, non appena lo vidi chiamare l'attenzione delle guardie, scoppiai a piangere come mai avevo fatto.
 
"HEEEYY! SONO QUI!"
 
Le guardie non ci pensarono due volte a catturarlo, non appena lo portarono via, io scappai verso l'uscita dell'arena, piangendo a dirotto.
 
"Hey tomi!"
 
Georg frenò l'auto proprio di fronte a me.
 
"Sali su!"
 
Salii nell'auto. Anche Gustav era li.
 
"Dove vuoi andare?"
 
"A Berlino, a casa di Andreas"
 
Impostò il suo TomTom. 
 
"È la prima volta che ti vedo piangere"
 
"Fate silenzio!"
 
Nessuno sentiva il mio dolore in quel momento, nessuno aveva il diritto di parlare o di giudicare.
 
-BILL'S POV-
 
"Preso!"
 
Quattro uomini mi catturarono, con la forza mi ammanettarono e mi portarono di fronte un'auto che non conoscevo.
 
"È il momento di fare due chiacchiere, in privato però!"
 
David ordinò alle guardie di inserirmi dentro la sua auto, mi 'gettarono' all'interno. Anche David entrò dopo poco.
 
"Risparmia il fiato per ora, ti servirà molto dopo!"
 
Accese il motore dell'auto e si mise in cammino, non so per dove.
 
"Dove mi stai portando?"
 
Non mi rispose. Calciai il suo sedile.
 
"Ti conviene risparmiare anche la forza, Bill..."
 
Lo lasciai perdere. Guardando fuori dal finestrino mi accorsi che avevamo lasciato la zona dell'arena, eravamo in un stradina di campagna.
 
"Attento, ti si sporca l'auto!"
 
Mi rispose con altrettanta acidità.
 
"Preferisco il fango che il sangue di un coglione incestuoso"
 
Fermò l'auto di fronte una cosa simile ad un garage.
 
"Muovi quelle gambe, cretino!"
 
Dopo essere uscito dall'auto, aprì il mio sportello e mi tirò fuori, facendomi cadere con la faccia sul fango.
 
"Mi scusi Principessa!"
 
Mi afferrò per capelli e mi trascinò dentro il garage. Mi fece sedere su una sedia.
 
"Se solo provi a muoverti, ti faccio secco"
 
Prese dei lunghi cavi e una chiave inglese dal suo cassetto degli attrezzi. Attorcigliò i cavi attorno a me ed alla sedia.
 
"Bene, bene, bene..."
 
Camminava avanti e indietro battendo la chiave inglese sull'altra mano.
 
"Sei già conciato male, non ti conviene mentirmi"
 
Si fermò di fronte a me.
 
"Non voglio farti del male, hai del talento, non sprecarlo..."
 
Passò la fredda chiave inglese sulla mia guancia.
 
"Io voglio solo che nessuno parli male di voi nel vostro momento di gloria, un incesto è vergognoso, sai?"
 
"Fottiti"
 
Pensai che mi colpisse, invece non lo fece.
 
"Rimangiate tutte le vostre parole, fai abortire Tomja e niente accadrà"
 
"Mai"
 
Guardai verso il basso. David si innervosì.
 
"Non devi farmi questo..."
 
Mi sferrò la chiave inglese in faccia.
 
"Dopo tutto ciò che IO ho fatto per VOI!"
 
Mi colpì un altra volta.
 
"VI HO RESI FAMOSI, ERAVATE SOLO QUATTRO MOCCIOSI CON DEGLI STRUMENTI SCHIFOSI E UN MISERABILE CD!"
 
Lasciò partire un altro colpo. Questa volta schizzò via del sangue.
 
"Non mi merito tutto questo, e tu lo sai Bill...sei l'unico ragazzo intelligente nella band.."
 
Si allontanò da me.
 
"Hai solo sedici anni, perché rovinarti con un bambino? E poi...perché proprio tua sorella? Posso farti avere le migliori donne della terra, e non solo una"
 
Strinsi i denti dalla rabbia.
 
"Tienile per te"
 
"Oh...perché non vuoi capire, eh?"
 
Notò la ferita sulla mia gamba.
 
"Mi tocca usare le brutte maniere allora..."
 
Portò la chiave inglese sulla ferita, urlai dal dolore.
 
"Dimmi dov'è Tomja"
 
"Neanche mort-AAAHHH"
 
Fece più pressione sulla ferita.
 
"Dimmelo!"
 
Non risposi. David lasciò cadere la chiave inglese dalle sue mani, prese delle grandi pinze.
 
"Non parli?"
 
Strinse la parte ferita della gamba dentro la pinza, e strinse.
 
"Posso farti soffrire di più, ti conviene dirmelo!"
 
Più faceva pressione, più forti si facevano le mie urla, ma niente di tutto questo mi fece parlare.
 
"Va bene, come vuoi!"
 
Con un altro attrezzo bloccò la pinza, così che rimanesse a fare pressione sulla mia gamba senza che David la mantenesse. Si rimboccò le maniche e mi picchiò a sangue con la chiave inglese e avvolte anche con pugni e uppercuts. 
 
Un'ora dopo David era ancora a picchiarmi, tentando di cavare fuori la risposta, tutto ciò che ottenne erano schizzi di sangue in faccia.
 
"Fanculo Bill, fanculo!"
 
Finì di picchiarmi finalmente, ero ricoperto di sangue, non capivo più niente oramai. Il mio telefonino squillò ma era David a tenerlo in mano.
 
"Vediamo chi ti chiama!"
 
Guardò lo schermo.
 
"Andreas...aspetta...LEI È LI, É ANDATA LI!"
 
Lasciò cadere il telefonino a terra, corse verso la sua auto, era diretto a Berlino.
 
Caddi a terra, privo di sensi.
 
-TOMJA'S POV-
 
"Ti risponde?!"
 
Io, Georg e Gustav eravamo appena arrivati a casa di Andreas. Cercammo di contattare Bill ma non rispondeva.
 
"No"
 
Ebbi un maledetto giramento di testa.
 
"Woah! Attenta"
 
Gustav mi afferrò in tempo, e mi poggiò sul divano.
 
"E se gli è successo qualcosa?! Oddio, non me lo perdonerei mai, MAI!"
 
"Stai tranqui-"
 
"STAI TRANQUILLA UN CAZZO! COME FACCIO A STARE TRANQUILLA SAPENDO CHE BILL È NELLE MANI DI QUELLO PSICOPATICO?!"
 
Mi sdraiai sul salotto, mi sentivo quasi svenire.
 
"Non ho idee ragazzi...."
 
"Neanche noi"
 
"Wörlitz comunque è a pochi minuti da qui"
 
"Si, ci abbiamo messo quasi un'ora perché c'era un incidente, si era bloccato tutto"
 
"SI MA NON CREDO SIANO RIMASTI ALL'ARENA!"
 
"Tomja, cercheresti di non strillare?"
 
"Scusami se mio fratello, fidanzato, futuro padre del mio bambino, sta rischiando la vita!"
 
Gustav ebbe un intuizione.
 
"E se...David avesse preso il cellulare di Bill e dopo aver visto la chiamata, stesse venendo qui?"
 
"Oh!"
 
Mi portai una mano sugli occhi.
 
"Non preoccupatevi, ho un fucile a canne mozze!"
 
Andreas aprì un cassetto, mostrando l'arma.
 
"Se si presenta, gli facciamo una bella sorpresina!"
 
Qualcuno suonò al campanello.
 
"Chi va ad aprire?"
 
Chiesi.
 
"Vado io, Andreas, dammi il fucile"
 
Georg prese il fucile in mano, si avvicinò alla porta.
 
"Chi è?"
 
Nessuno rispose.
 
"Nascondetevi!"
 
Disse sottovoce. Dopo alcuni secondi aprì la porta.
 
"Oh David, che bella sorpresa!"
 
David puntò la pistola su Georg ma Moritz ricambiò alzando il fucile.
 
"Fine dei giochi, boss"
 
Spazzò via per aria la calibro .45 di David.
 
"Dov'è Bill?"
 
"Non so se c'è ancora"
 
"In che senso?"
 
"Gli ho fatto tanto, tanto male, non so se sia ancora vivo"
 
Georg sbatté David sul muro e gli puntò sul fucile sotto il mento. L'uomo alzò le mani, iniziò a tremare.
 
"DIMMI DOV'È BILL"
 
"V-v-vi accompagno io"
 
Georg spinse David fuori dalla casa, Gustav lo seguì, Andreas mi bloccò.
 
"Che cazzo fai?!"
 
"Resta qui, è pericoloso per te"
 
"LASCIAMI"
 
"QUEL PAZZO VUOLE CHE TU ABORTISCA, NON CI VUOLE NIENTE PER FARE UN INCIDENTE!"
 
Spinsi Andreas all'indietro.
 
"Amen, di figli se ne possono fare in quantità, di ragazzi come Bill ,invece, se ne trovano pochi"
Entrai nell'auto di David con gli altri. Georg sparò dietro al sedile di David e all'interno del foro ci fece passare il fucile.
 
"Così non fai stronzate"
 
David si mise alla guida della sua auto. Vidi la quantità di sangue sui sedili posteriori, dove ero seduta.
 
"COSA GLI HAI FATTO, STRONZO!"
 
Scalciai il suo sedile a tutta forza, venni fermata da Gustav.
 
"Ci sta portando da lui, stai calma!"
 
"Arriviamo tra pochissimo"
 
In effetti dopo dieci minuti arrivammo di fronte un Garage. David scese dall'auto, Georg era dietro di lui, sempre con il fucile puntato.
 
"Alza la saracinesca"
 
David fece come detto. Quando notai Bill per terra dentro una pozza di sangue, non vidi più niente.
 
"DAAAAVEEEE"
 
Lo afferrai dalle spalle, lo feci cadere per terra, tirai di mano a Georg il suo fucile, e con il calcio dell'arma lo colpii ripetutamente in faccia, con molta forza.
 
"MUORI, MUORIIIIII"
 
Gli avevo rotto il naso, le labbra, la testa, ma non mi bastava. Continuai a massacrarlo fino a quando non vidi anche lui dentro una pozza di sangue.
 
"HNNG!"
 
Georg mi fermò.
 
"Basta! È abbastanza ora! Vai a vedere le condizioni di Bill piuttosto"
 
Riprese il fucile in mano. Io corsi per avvicinarmi a Bill, mi inginocchiai accanto a lui, controllai il battito cardiaco, era ancora forte, era semplicemente svenuto.
 
"Cosa ti ha fatto..."
 
Il suo viso era ricoperto di sangue, non lo riconoscevo.
 
"Sveglia Bill!"
 
Lo schiaffeggiai leggermente fino a quando non riprese conoscenza.
 
"Hey cucciolo.."
 
Gli passai una mano sulla sua guancia.
 
"Atten-cough-David.."
 
"È tutto okey, tranquillo"
 
"-cough- vuole farti del..male"
 
"Shhh, non sforzarti"
 
Georg chiamò la polizia, Gustav invece stese nuovamente per terra David, che stava tentando di attaccarci di nuovo.
 
"Abbiamo chiamato la polizia ora, non devi più preoccuparti di lui"
 
Lo slegai ma lo feci restare sul pavimento fino a quando due auto della polizia arrivarono sul posto.
 
David fu ammanettato e portato di corsa al commissariato. Noi quattro entrammo nell'altra volante.
 
"Andiamo all'ospedale?"
 
"-cough- NO! Mai!"
 
"Ne hai bisogno Bill"
 
"NO"
 
"Okey, come vuoi"
 
I poliziotti, nel frattempo, non ci capirono niente.
 
"Quindi, dove vi portiamo?"
 
Mi voltai verso il resto della band.
 
"Beh, io direi di ritornare a Wörlitz, i nostri fan ci aspettano"
 
"Io ci sto!"
 
Esclamò Georg.
 
"Ovvio!"
 
Aggiunse Gustav.
 
"Anche io -cough- "
 
I poliziotti fecero come richiesto. Ci accompagnarono a Wörlitz.
 
Ci lasciarono di fronte l'hotel.
 
"Mi raccomando ragazzino, vai all'ospedale!"
 
La pattuglia andò via.
 
"Ugh, manco morto"
 
Lo trascinai con me nella mia camera, non avevo la chiave della sua stanza. Lo portai prima di tutto in bagno, per lavargli la faccia che era piena di sangue, dopo lo stesi sul mio letto.
 
"Stai qui, ti medico io"
 
Entrai in bagno per prendere la cassetta del pronto soccorso, tutti i clienti dell'hotel ne avevano una.
 
"Sai che brucerà, non fare il bambino"
 
Versai il disinfettante su un pezzettino di ovatta. Passai l'ovatta ai bordi delle varie ferite.
 
"Faccio male?"
 
"È sopportabile"
 
"Dopo tutti quei tatuaggi e piercings, una medicazione non dovrebbe farti male"
 
Risi. Imbottii un nuovo pezzetto di ovatta con il disinfettante.
 
"Sai perché non sono voluto andare all'ospedale?"
 
"Perché?"
 
Alla fine non ero molto concentrata sulle cose che diceva, ero più impegnata a medicarlo.
 
"Perché volevo essere medicato da te"
 
"Oh, morirai sicuro allora"
 
Lo baciai a stampo.
 
"Ora stai fermo, ti metto i cerotti"
 
"Coccolamiiii!"
 
"No!"
 
Applicai uno o due cerotti prima che mi sbattesse sul letto accanto a lui.
 
"Sono sicuro che sarai una brava madre" 
 
Sospirai dopo quella affermazione.
 
"Sei sicuro di.."
 
"Di?"
 
"Voler questo bambino?"
 
"Che domanda è mai questa?!"
 
"Ho paura che un giorno amerai un altra, e io non voglio farlo soffrire!"
 
Mi guardò stupito con un sorriso dipinto in faccia.
 
"Si, hai ragione, amerò un'altra! Avrà dieci anni e ti chiamerà 'Mamma' "
 
Ripresi a sorridere.
 
"Smettila di fare lo sdolcinato"
 
"Ma è vero!"
 
"Dai che devo finire di medicarti!"
 
"Sto bene!"
 
Mi catturò nuovamente, mi sbatté sul letto toccandomi i fianchi e solleticandomi lo stomaco.
 
"SMETTILA!"
 
"Quando sarò incapace di intendere e di volere"
 
Da una semplice medicazione passammo ad una guerra di solletico e medicinali usati nel modo sbagliato.
 
Sorridevo, ero felice, ma il mio dubbio era sempre lo stesso; Eravamo in grado di crescere un bambino?
 
   
 
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