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Autore: ReikoChan    04/06/2013    1 recensioni
Un ranger del sud Africa sta facendo un safari insieme a una famiglia, quando il ragazzo scende, ignaro del pericolo in agguato...
6° classificata al contest "Description Contest" di Ellecrz
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: ReikoChan su EFP, Kirame27 sul forum

 

Black Dead Mamba

 


La jeep della riserva avanzava lenta nella rada boscaglia del parco, cercando di fare meno rumore possibile, per potersi avvicinare agli animali.

Erano circa le cinque e alle prime luci dell’alba iniziai ad intravedere qualche impala qua e là; facevo la ronda tutti i giorni cercando di accontentare la curiosità dei turisti desiderosi di vedere i rinomati Big Five; prima di tutto il re, il più “Famoso”: il leone, poi il grande e maestoso elefante, il rinoceronte, il bufalo, ed infine il più difficile da scorgere, il leopardo.

Erano anni che ero in carica in qualità di ranger, ed ogni volta, il giro era sempre diverso, come se fosse la prima. Ogni incontro ravvicinato era per me molto emozionante, anche per la reazione del gruppo di persone che accompagnavo e che avevano scelto il Sud Africa per vivere queste meravigliose esperienze.

Ma esisteva un posto, al confine della riserva, che amavo più di tutti.

Vi era un grande specchio d’acqua con al centro un albero spoglio, forse colpito da un fulmine.

Le sponde erano assai alte e una pista appena accennata percorreva in circolo il lago.

Qui venivano ad abbeverarsi i bufali in grandi mandrie, gli ippopotami si rotolavano nell’acqua fangosa della riva, le zebre, gli impala e le gazzelle bevevano sempre attente e vigili.

Ma un giorno, qualche anno fa, l’atmosfera così affascinante venne turbata da un fatto pericolosissimo.

Il gruppo di turisti che accompagnavo, era stato, come sempre, avvertito a non scendere dal fuoristrada per nessun motivo.

Sapevo che la loro sicurezza dipendeva da me e dal rispetto delle regole che avevo assegnato.

Un giovane ragazzo, forse ingannato dalla calma della natura e della visione degli animali lontani dal punto della sponda in cui li ammiravamo, con un balzo saltò a terra.

Il grido di sorpresa della madre mi fece voltare in un attimo.

Vidi allora il pericolo più grave e più difficilmente contrastabile: a poca distanza dall’imprudente ragazzo, accanto ad un tronco annerito forse da un incendio, un mamba nero, un serpente il cui morso, mortale, fa perire in pochi secondi, aveva il corpo sollevato e ripiegato all’indietro, pronto allo scatto.

Balzai dalla jeep tenendo il fucile e in una frazione di tempo -ancor oggi mi sembra quasi impossibile che ci sia riuscito- colpii il rettile con il calcio [1] allontanandolo di parecchi metri.

Il ragazzo, per fortuna, si accorse della gravità del suo gesto, e, con un balzo, risalì sulla jeep, dove anch’io, immediatamente, avevo ripreso il posto di guida.

Ero talmente emozionato di quello che era avvenuto che non riuscivo neppure a muovere rimproveri nei confronti di chi, stupidamente, stava per perdere la sua giovane vita.

Mi allontanai velocemente mentre tutti i turisti, avvertiti da me del pericolo corso, si congratularono per la mia prontezza di riflessi. D’altra parte, nel corso di diversi anni per conseguire la patente di ranger, avevamo moltissime volte simulato situazioni di pericolo e gli opportuni rimedi. Il giro continuò come sempre, attento, con la collaborazione dell’aiuto-Ranger, che, sistemato su un apposito sedile sopraelevato rispetto al parabrezza della jeep, a scoprire dove fossero gli animali.

Vidi il Black Mamba.

 

Mi riscossi, e guardai il luogo dove era avvenuto quell’episodio.

Adesso non era che una piccola radura con al centro una pozza, dove un grosso maschio di ippopotamo si rilassava nel tepore dell’acqua scaldata dal sole cocente del mattino.

Sorrisi, guardando un bellissimo lilac [2] bere alla pozza.

Aveva la testolina violacea e le ali verdi smeraldo, il petto azzurro e il becco arancione e lungo.

Vidi un kudu avvicinarsi sospettoso all’acqua, e, quando fu sicuro che non ci fossero animali feroci, con una camminata lenta ed elegante si dissetò.

Anche qualche zebra si decise ad avviarsi verso la pozza per bere, seguita da alcune giraffe coi piccoli.

Il kudu era un maschio [3], il pelo folto e marrone, con la tipica “Barbetta” bianca sotto al mento.

Le zebre, accompagnate da un solo maschio, erano fantastiche.

La giraffa femmina, madre di un piccolo, che le stava accanto a riceverne protezione, brucava  tranquilla delle foglie da una Maroola [4], occupata in precedenza da un giovane elefante, cacciato dal suo branco, forse [5].

 I piccoli frutti rossi, maturi, cadevano al solo tocco della giraffa, che, spazientita, mordeva voracemente le foglie, provocando un po’ di timore nel kudu.

Spensi il motore della jeep e mi sedetti, potevo stare soltanto un ora fuori.

Chiusi gli occhi e respirai quel senso di pace e quell’aria che era una mescolanza del profumo delle piante selvatiche.

Tutto, intorno a me, era immobile, tuttavia sentivo in lontananza dei bufali correre, sapevo fossero loro gli artefici di tale rumore, li vedevo, una massa indistinta di capi stretti l’uno all’altro, forse per proteggere i loro piccoli.

E ad un tratto, vidi del color oro muoversi tra l’erba gialla e frusciare costantemente.

Leoni.

Cinque femmine giovani, ma soprattutto affamate.

Quando scorsero il kudu si leccarono voracemente i baffi.

Si acquattarono il più possibile.

Il kudu sembrò non accorgersene e continuò a bere tranquillamente l’acqua della pozza.

Ma una leonessa sembrò fare un passo falso: la sua zampa dorata inciampò in un legnetto secco che produsse un lieve rumore, facendo sobbalzare il kudu.

Questi, avendo capito di essere in pericolo, corse per salvarsi dalle grinfie delle leonesse, che non persero tempo e si lanciarono all’inseguimento.

Il kudu però era veloce, e correva per la savana fra le erbe gialle con tutta la sua forza.

Le leonesse però non sembravano intenzionate a mollare.

Correvano inferocite verso il kudu che ad un tratto curvò inaspettatamente e le leonesse dovettero sterzare malamente, con il risultato che persero il ritmo e si dovettero fermare.

Il kudu per quella volta sarebbe stato salvo.

Le leonesse non avrebbero potuto recuperare lo stacco fra l’animale e la più esperta di loro.

Qualche volta si fa un eccezione alla dura legge della natura: il più debole riesce a sopravvivere, e può godersi la vita per un altro po’, senza che leoni, ghepardi e altri predatori lo uccidano.

A questo posto sono legati tanti ricordi, il mamba nero, il kudu riuscito a scappare, il piccolo lilac.

Ogni piccola cosa è speciale per me, in questo meraviglioso posto chiamato savana.

 

[1]: non è un errore, semplicemente il calcio è la parte che va imbracciata.

[2]: lilac è un uccellino.

[3]: i kudu maschi sono diversi dalle femmine.

[4]: La maroola è un albero.

[5]: i giovani elefanti, se fastidiosi, vengono cacciati dal branco per “l’adolescenza”, poi possono tornare quando sono diventati maturi.

 

 

Angolo dell'Autrice:

Buogiorno a tutti, 

non sapevo se mettere questa storia nella sezione "Generale" oppure qui, alla fine ho optato per qua (avrò sicuramente sbagliato -.-'')

Va beh, sono stata in Sud Africa, (ho anche visto il mamba nero) e questo mi ha permesso di desrivere meglio la situazione ^^

Spero vi sia piaciuta, per favore fatemi sapere cosa ne pensate tramite una piccola recensione ^^

Grazie

ReikoChan

  
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