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Autore: Darksaurus 97    04/06/2013    2 recensioni
Allora, diciamocela tutta, sono una frana con le presentazioni. Diciamo soltanto che questa è la mia prima prova con il genere soprannaturale. Spero vi piacia.
Dal testo:
(...)Qualcosa si innalza squarciando la pelle, qualcosa che non avevo mai sentito prima ma che sapevo che prima o poi sarebbe arrivato: le ali. Ali nere, più nere delle tenebre che mi avvolgevano escono dalla mia schiena e si spalancano mostrando un’apertura alare di quasi 10 metri!(...)
P.S. Se voltete recensire, perndermi a pugni, a calci... fate pure!
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’inizio della fine

 

- Appena in tempo signor Kane, un altro minuto e conquistava un altro ritardo!

 

  Calai la testa e sospirai. La prof aveva ragione, ero proprio sul filo del rasoio. Beh, per lo meno, papà non aveva mentito.

 

  - Va’ a sederti forza, prima che ci ripensi! – sbraitò la prof di matematica.

 

  - Prima che ci ripensi! – le fece il verso Joshua.

 

  Mi avvicinai al mio banco e mi sedetti mentre il fantasma rimase alzato ad aspettare. Naturalmente nella mia classe sono l’unico a vederlo ed era un bene: avrei dovuto rendere conto di un po’ troppe cose. O almeno questo era ciò che pensavo.

 

  - Come stavo dicendo prima che il vostro compagno ci degnasse della sua presenza – attaccò la prof – Si è trasferita in questa classe una nuova compagna, Lucy Perceval. Se la signorina vuole alzarsi per farsi vedere…

 

  Fu solo allora che mi accorsi che questa compagna nuova era anche la mia vicina di banco. Era magra ma non troppo, i capelli erano scuri e gli occhi erano di un particolare marrone che sembrava ambra. Erano gli occhi più particolari che avessi mai visto in vita mia. In confronto i miei neri carbone non sembravano niente anche se molti dicevano di esserne impressionati visto che non si distinguevano le pupille dal resto.

 

  - Grazie signorina Perceval. Comunque sappiate che la signorina Perceval ha passato una settimana di preparazione proprio per il compito di oggi, quindi non credete di averla scampata, intesi? – chiese minacciosa. Certe volte nei suoi discorsi mi aspetto anche una risata malvagia da come si comporta.

 

  Il compito non si fece attendere, la prof fece velocemente l’appello e subito distribuì i fogli. Com’era? Arabo… Se avessi avuto un muro ci avrei sbattuto la testa volentieri…

 

  - Ce la fai ad aiutarmi? – chiesi disperato a sottovoce.

 

  - Tu eri presente alla spiegazione? – mi domandò concentrato.

 

  Annuii.

 

  - Allora sì – mi sorrise.

 

  Quello che dovevamo fare non era difficile, solo un po’ disgustoso. Tutto ciò che doveva fare era possedermi e guidarmi. Com’è essere vittima di una possessione? Orribile. Immaginate di avere qualcosa addosso che cerchi di entrate letteralmente nella vostra mente e che cerchi di leggervi dentro e di usarlo. E tutto questo mentre tu sei ancora cosciente! E’ orribile… quello stato di impotenza… è orribile essere effettivamente rinchiusi in una parte del cervello mentre un altro ti manipola a suo piacimento. Però tornare a casa con un brutto voto sarebbe ancora peggio quindi…

 

  Tirai un profondo respiro e chiusi gli occhi mentre mi preparavo spiritualmente a quel supplizio. Uno… due… tre… Potevo già sentirlo... solo che… riaprì gli occhi e vidi Joshua lottare contro una sorta di barriera invisibile che si illuminava quando la toccava. Era sconcertato e confuso quasi quanto me.

 

  - Signor Kane, guardi che il compito è sul banco non sul muro! – mi riprese la strega.

 

  Ma che diavolo è successo? Perché Joshua non riesce ad aiutarmi? L’avevamo già fatto prima eppure non è mai successo niente! D’un tratto però sentii un risolino. Con la testa rivolta al banco guardai con la coda dell’occhio la mia vicina che sorrideva e che faceva no con il dito. Non riuscivo a crederci. La mia unica speranza di salvezza bloccata dalla nuova arrivata. Ora sì che avrei sbattuto la testa volentieri su qualche muro.

 

  - D’accordo – mi dissi – ora calmati e concentrati. Non è così difficile dopotutto…

 

 

 

 

 

Un vero e proprio massacro. Il semplice riuscire a prendere 3 sarebbe stato un miracolo. Ormai la scuola era finita e io e Joshua eravamo rimasti davanti a un muretto ad aspettare i miei amici. Meglio rallentare l’inevitabile. Potevo già sentire la rabbia e la delusione a casa…

 

  Però se io ero arrabbiato, Joshua era proprio furioso. Non solo non aveva potuto aiutarmi come aveva promesso, ma si era anche sentito impotente cosa che non gli andava a genio nemmeno da vivo. E d’un tratto, ecco che ci viene incontro seguita dai miei amici Jeremy e Ted che ci guardavano straniti.

 

  - Ciao – ci salutò – Che fate?

 

  Io rimasi senza parole mentre sentivo che Joshua si stava scaldando.

 

  - Devi rompere ancora? Non ti basta quello che hai già fatto? – sbraitò.

 

  - Ehi, io ho fatto solo la cosa giusta. Non è giusto che tutti quanti debbano farsi un mazzo tanto per prepararsi al compito mentre tu usi il tuo fantasmino personale!

 

  - Ehi ehi ehi – si intromise Jeremy, che nel frattempo aveva ascoltato tutto – Time out! Si può sapere che è successo?

 

  Né Jeremy né Ted frequentavano la mia classe. Jeremy aveva 14 anni come me ma frequentava la terza C,  mentre io frequentavo la terza B, e Ted invece ne aveva 12. Nessuno di loro però era propriamente umano. Jeremy era un lupo mannaro e come tale era schizofrenico. Aveva i capelli rossi e gli occhi blu che gli rimanevano anche sottoforma di lupo. Ted aveva i capelli neri e gli occhi grigi e un aspetto trasandato che certe volte lo faceva assomigliare al dottor House. Lui era il più piccolo di una famiglia di vampiri che si divertivano a fare i bulli con cui, qualche volta, lottavamo pure.

 

  - Ho solo fatto la cosa giusta – rispose per noi Lucy.

 

  - Due cose – cominciò Joshua – Primo, io non sono il fantasmino personale di Alex, gli dovevo solo un favore. Secondo, anche se hai fatto la cosa giusta, nessuno te l’ha chiesto!

 

  - Joshua… – iniziai.

 

  - Che vuoi?

 

  - Calmati!

 

  Se c’è una cosa che Joshua non sopporta è sentirsi impotente e essere intrappolato in una sorta di barriera elettromagnetica non aiuta di certo.

 

  - Ma invece – presi parola – Cosa sei tu?

 

  Lei sorrise e rivolse gli occhi al fantasma.

 

  - Tu lo sai non è vero?

 

  Lui annuì ancora furioso e disse: - Un elementale.

 

  - Co.. cosa significa un elementale? Ma… ma gli elementali non sono evocazioni?

 

  - I miei genitori erano entrambi sterili – raccontò Lucy – Ma volevano avere un figlio. Le provarono tutte ma senza risultati, allora provarono a rivolgersi a una strega che gli disse che l’unico che avevano per concepire un figlio era tramite un’evocazione.

 

  - E così ha evocato un elementale? – domandò Ted che era stato in silenzio fino ad allora.

 

  - Già. Del fulmine.   

 

  Per un istante restammo tutti in silenzio.

 

  - Comunque sia – ruppe il silenzio Lucy – Tu che cosa sei invece? – chiese, riferendosi a me.

 

  Devo dire che rimasi un po’ sorpreso, visto che credevo fosse in grado di riconoscerci.

 

  - Io sono un angelo – risposi normalmente.

 

  - Un angelo? – domandò stranita.

 

  - Sì, e allora?

 

  - Beh, sei il primo che vedo. Vampiri e licantropi sono più comuni ma… gli angeli…

 

  - Lui non è un angelo completo – si affrettò a precisare il licantropo – Lo è solo a metà.

 

  - Ah… sei un nephilim! – esclamò.

 

  - Sì, ufficialmente sì, ma preferisco angelo nero.

 

  Sicuramente avrebbe chiesto perché se non fosse successo. Fu come essere investito da un treno in miniatura. In meno di un attimo mi ritrovai schiacciato al muro da una mano che sembrava il doppio della mia stretta in intorno al collo e da un ghigno che non prometteva niente di buono.

 

  - Che succede tacchino? Non riesci a respirare? – rise quello di fronte a me, Claude.

 

  Claude è il fratello maggiore di Ted, nonché uno dei bulli più temuti insieme alle gemelle. Tutti e tre sono vampiri e non hanno niente a che fare con il più piccolo e timido Ted. Claude aveva 16 anni ed era enorme, alto 1,90 m  non si sa se fosse più grande di altezza o di pancia mentre le gemelle avevano 15 anni e i capelli tinti rosso fuoco portati corti e portavano sempre gli stessi vestiti.

 

  - Lascialo andare, Claude – lo minacciò Joshua.

 

  - Altrimenti? – risposero in coro le gemelle.

 

  Non fu necessario rispondere. La spinta che diede Jeremy a Claude, permettendomi così di allontanarmi dal muro, fu sufficiente. Claude nel frattempo stava perdendo l’equilibrio ma poi, anche con l’aiuto delle gemelle, riuscì a stabilizzarsi.

 

  - Ehi cagnolino – urlò il vampiro – Che diavolo credevi di fare?

 

  Jeremy ringhiò mostrando una dentatura degna del miglior predatore.

 

  - Non siamo qui per combattere – rispose Emma, la gemella a destra.

 

  - Mamma ci ha chiesto di accompagnarlo noi a casa – proseguì Liz, la gemella a sinistra.

 

  - Non serve – ringhiò Jeremy – Lo accompagno io a casa!

 

  Il trio si mise a ridere mentre Lucy mi guardava confusa. Era la prima volta che assisteva a una di queste scene.

 

  - Forse non hai capito – sottolineò il maggiore – Lui viene con noi!

 

  - E se non volesse? – ribatté.

 

  - Non è una risposta ammissibile. Mamma ha detto che ci avrebbe pagato se lo avessimo accompagnato e quindi lo faremo.

 

  Lo sentivo chiaramente. Di lì a poco ci sarebbe stato un bello scontro. Jeremy è sempre stato molto protettivo nei confronti di Ted, che per lui era un sorta di fratello minore. Ma questa volta non ci fu alcuna rissa visto che il giovane vampiro si intromise tra i litiganti dicendo che sarebbe andato con i suoi fratelli maggiori.

 

  - Ma.. Teddy? – cercò di replicare Jerry.

 

  Lui scosse la testa, abbattuto. Non era una novità il fatto che a lui non fosse mai piaciuto stare con i suoi fratelli. Era il più piccolo e quindi il più tormentato.

 

  - Andiamo – esortò il maggiore spingendo il fratellino – Ho perso fin troppo tempo oggi. Ragazze!

 

  Tutti e quattro si allontanarono, attraversando la strada, mentre Ted ci guardava triste con la coda dell’occhio. Potevo sentire benissimo la sua tristezza, così come sentivo anche la rabbia di Jerry. Se avesse avuto qualcosa in mano lo avrebbe rotto di certo. D’un tratto sospirò e ci guardò.

 

  - Mi dispiace ragazzi, ma credo sia meglio che me ne vada – sentenziò Jeremy.

 

  - Già anche noi – rispose anche per me il fantasma, che nel frattempo aveva ancora mantenuto tutta la sua ostilità verso Lucy.

 

  Jeremy ci salutò e si avvicinò alla strada che stava per attraversare quando una jeep nera passò in tutta furia ad una velocità incredibile. Se Jeremy avesse fatto un solo passo in più, probabilmente avrebbe perso una gamba. Tutti insieme guardammo la jeep fare la curva che Ted e i suoi fratelli stavano facendo a piedi. Avvenne tutto così velocemente che quando si sentirono gli spari era già tutto finito. I quattro fratelli giacevano in modo scomposto lungo il marciapiedi grondanti di sangue. Jeremy fu il più veloce. In meno di un secondo si trasformò in lupo e corse verso di loro mentre io e Lucy lo seguimmo con qualche secondo di ritardo. Lo spettacolo era orribile: c’era sangue ovunque ed erano pieni di ferite, molte delle quali in testa. L’unico che si era un po’ salvato era Ted che, probabilmente, a causa della sua altezza, aveva subito meno ferite. Jeremy nel frattempo era tornato nella forma umana e aveva messo il braccio scoperto di fronte all’amico esortandolo a bere scuotendogli la spalla. Il vampiro però non dava segni di vita.

 

  - Se la caverà – mi sussurrò all’orecchio Johua.

 

  Jeremy aveva le lacrime agli occhi e urlava mentre Lucy era rimasta immobile sconvolta.

 

  - E gli altri? – chiesi.

 

  - Morti – rispose freddo.

 

  Improvvisamente Ted aprì un occhio. Velocemente schizzò verso il braccio di Jeremy e lo morse.

 

  - Alex – disse Joshua – Devo parlarti.

 

  Mi voltai verso di lui e vidi che non stava guardando me. Guardava un punto alla sua sinistra ed era molto più nervoso di quanto non lo avessi mai visto.

 

  - Che succede?

 

  Mi guardò con la coda dell’occhio e sospirò abbattuto. Se un fantasma potesse piangere credo che in quel momento l’avrebbe fatto.

 

  - Riguarda stamattina vero? – domandai, con in bocca già la sua risposta.

 

  Annuì.

 

 
  
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