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Autore: Darksaurus 97    28/03/2013    3 recensioni
Allora, diciamocela tutta, sono una frana con le presentazioni. Diciamo soltanto che questa è la mia prima prova con il genere soprannaturale. Spero vi piacia.
Dal testo:
(...)Qualcosa si innalza squarciando la pelle, qualcosa che non avevo mai sentito prima ma che sapevo che prima o poi sarebbe arrivato: le ali. Ali nere, più nere delle tenebre che mi avvolgevano escono dalla mia schiena e si spalancano mostrando un’apertura alare di quasi 10 metri!(...)
P.S. Se voltete recensire, perndermi a pugni, a calci... fate pure!
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una bella mattinata…

 

 - Alex… Alex… Alex, svegliati… ALEX!

 Mi svegliai di soprassalto arrivando addirittura a urlare. Ma dura solo un secondo visto che poi mi rendo di chi avevo davanti: era una bambina, di dieci anni appena compiuti, dai capelli scuri che le arrivano alle spalle e due occhi azzurri come cristalli di ghiaccio.

 - Anna – sospirai – Si può sapere che diavolo ti è preso?

 - Mamma mi ha mandato a chiamarti – rispose sorridendo furbetta.

 - Beh, all… Mamma?

 Mi fa un cenno indicando l’orologio. Mi volto.

 - Oh cavolo… Fammi alzare, fammi alzare, sbrigati! – urlai fiondandomi giù dal letto e scappando in bagno.

 Cacchio, cacchio, cacchio, perché mandarmi a svegliare solo alle 7,30?! Mi lavai velocemente denti e faccia, contemporaneamente, e mi presi il primo paio di mutande pulite nel cassetto. Successivamente ritornai in bagno dove la mia sorellina mi stava ancora guardando divertita. Già… queste situazioni capitano molto più spesso di quanto non vorrei…

 - Non capisco perché tu dormi così tanto – prese a parlare – Non sai che poi arrivi in ritardo?

 La guardai storto mentre dall’armadio andavo a cercare una maglietta decente e un paio di pantaloni puliti.

 - Ma tu non ti devi andare a preparare per la suola? Sei ancora in pigiama!

 - No no – rispose contenta – Oggi la mia scuola è chiusa.

 Alla fine trovai delle cose decenti e le buttai sul letto con le mutande. Lei continuava a fissarmi come se aspettasse qualcosa.

 - Senti, anche se tu oggi non hai scuola, io ce l’ho e devo prepararmi, quindi andresti a dire alla mamma che mi sto vestendo? – domandai nella speranza di levarmela di torno.

 Lei scosse la testa decisa.

 - Voglio restare qui! – sentenziò.

 Sospirai irritato e presi a levarmi la maglia del pigiama mentre lei mi guardava come se stesse facendo una radiografia con gli occhi.

 - Si può sapere che hai? C’è qualcosa che non va? – chiesi irritato.

 - Voglio vedere le ali!

 Ecco e ti pareva… La cara sorellina sempre pronta a rigirare il coltello nella piaga…

 - Non ce le ho ancora le ali!

 - No, tu ce le hai. Dai fammele vedere. Fammele vedere! – gridava saltando sul letto.

 - Si può sapere che sta succedendo lì dentro? – urlò dalla cucina.

 Oh Dio, grazie. – Mamma, ti chiami Anna, vorrei prepararmi!

 - E ti sembra questa l’ora di prepararti?

 - Mamma! – ho insistito.

 - Anna, lascia in pace tuo fratello!

 - Ma mamma lui…

 - Scendi e basta se vuoi vederti la televisione oggi!

 Mia sorella calò la testa e scese dal letto trascinandosi tristemente.

 Avevo appena tirato un sospiro di sollievo quando :- E tu vedi di sbrigarti perché non ti accompagno, sappilo!

 - Mamma!

 Ci misi dieci minuti buoni ma alla fine fui pronto e uscii dalla mia camera. Andai in cucina e presi un pezzo di pane infilandomelo velocemente in bocca e prendendo lo zaino davanti alla porta d’ingresso me ne andai salutando con la mano i miei che intanto mi guardavano in cagnesco. La mia più che un’uscita fu una fuga. Una fuga mal riuscita tra l’altro visto che mio padre mi saltò letteralmente addosso mentre uscivo.

 - Alex – mi chiamò.

 Chiusi gli occhi e sospirai piano. – Papà scusa ma sono in ritardo.

 - Non arriverai in ritardo – la sua era una promessa.

 - Cosa c’è? – chiesi.

 - Ti sembra questa l’ora di alzarti?

 - Non avreste potuto chiamarmi?

 - L’abbiamo fatto, mi pare.

 - Alle sette e mezza – precisai – ma dovresti saperlo, sei un custode del tempo, no?

 - Già, e tu sei il figlio di un custode del tempo, no? – mi imitò.

 - E questo che vorrebbe dire? Non ho i tuoi poteri!

 - Ah scusa mi ero dimenticato che sei un “ipersensibile”. Il punto è che mi sembra una semplice scusa per non andare in chiesa. Non esistono angeli atei, Alex. Né tanto meno angeli neri atei.

 - Io non sono ateo. Mi rifiuto semplicemente di andare in un posto frequentato da ogni genere di immondizia umana. Tu non sai che cosa sento.

 - Beh allora ti auguro di non avere mai le ali, figliolo. Non sono solo degli ornamenti, sai?

 - E’ per questo che mi hai fermato? No, perché io dovrei andare a scuola.

 Sospirò furioso e tornò a casa.

 - Non arriverai in ritardo – ripeté – ma ti conviene sbrigarti, potrei ripensarci – disse e si ritirò.

 Idiota, pensai, tu non sai niente di me. E neanche lo vuoi. Io non vado matto per le scuole, ma in queste occasioni sono ben felice di andarci. Almeno non devo stare con quella sottospecie di angelo fondamentalista.

 E poi c’è un’altra cosa che mi rende piacevole andare a scuola. Un amico. Il mio migliore amico. L’unica persona al mondo con cui, quando ci vuoi parlare, per non sembrare pazzo, devo prendere il cellulare. Questo perché, effettivamente, solo in pochi riescono a vederlo. Si chiama Joshua ed è morto quando avevo 10 anni. Mi ricordo ancora la prima volta che lo incontrai. E’ stato il giorno in cui scoprii di essere un angelo, in cui i miei poteri si risvegliarono anche se non del tutto. Inizialmente avevo paura di lui. Era un quattordicenne di cui nessuno si accorgeva tranne me e che mi seguiva ovunque. Fu solo con l’aiuto di mio padre che alla fine riuscii a parlargli. Era figlio di drogati. Drogati che erano spesso anche ubriachi. Una notte, ubriachi e drogati, lo andarono a trovare nella sua stanza mentre dormiva e lo soffocarono con un cuscino. Non riuscì mai a perdonarli e non voleva neanche vederli. Forse è per questo che è ancora qui. Comunque sia, da allora è diventato il mio migliore amico. Se mi doveste vedere per la strada con il telefono in mano, per il 90% sto parlando con lui anche se è accanto a me, ma d’altronde sembrerei pazzo se ne lo facessi: solo le creature come me possono vedere i fantasmi. E non mi riferisco solo agli angeli...

 - Ciao – lo salutai, felice di vederlo.

 Mi sorrise e mi andò accanto.

 - Tutto bene? – mi chiese.

 - Non mi lamento… - sospirai.

 - Lasciami indovinare. Tuo padre ti ha fatto un’altra ramanzina sull’importanza della fede, vero?

 - Già.

 Lui sbuffò, facendo un segno che, se l’avesse visto mio padre, avrebbe dato un nuovo inizio all’Inquisizione. Però c’era qualcosa in lui che non mi convinceva.

 - Invece tu, tutto bene?

 - Bah sì – rispose ironico – solo leggermente morto.

 - Sai che intendo – rispondo serio.

 Mi lanciò uno sguardo veloce.

 - No. Non lo so.

 Mi fermai e mi piazzai di fronte a lui.

 - Che significa che non lo sai?

 - Che non lo so – disse e mi passò attraverso. Già, certe volte dimentico che Joshua è un fantasma…

 - Joshua! – urlai.

 - Che cosa vuoi, Alex? – chiese guardandomi.

 - I tuoi occhi.

 - I miei occhi? – rispose scettico – che hanno?

 - Sono diversi.

 - Diversi? Diversi come… morti? – sottolineò.

 Sospirai. Quando faceva così non era mai una buona cosa.

 - Senti – mi disse – So cosa starai pensando. E hai anche ragione – si guardò i piedi come se d’un tratto gli interessassero solo quelli – Hai già litigato con tuo padre oggi. Vuoi litigare anche con me?

 - Non vuoi proprio dirmi che hai?

 Sospirò e scosse la testa. Sentivo il suo dispiace e senso si colpa. Era questo il mio potere. La mia maledizione più che altro.

 - D’accordo – sospirai.

 Riprendemmo a camminare. Non potevo non notare il suo sguardo. Non mi piaceva per niente.

 - Che ti attende oggi? – mi chiese d’un tratto.

 - Oggi? – avevo totalmente dimenticato la scuola – Emm… oggi… Oh, cavolo.

 Rivolse gli occhi al cielo e sospirò.

 - Compito?

 - Già. Matematica.

 - D’accordo – sentenziò.

 - Cosa?

 - Ti aiuterò io a farlo. Non è la prima volta…

 - Sì, ma…

 - Niente ma, va bene? – rispose nervoso – A meno che tu non voglia tornare a casa con un tre…

 - Ok. Grazie – sorrisi.

 Lui diceva che era per evitarmi un brutto voto ma io sentivo che non era così. Quanto mi piacerebbe essermi sbagliato…

 

Angolo autore:

* con un fazzoletto in mano * mi sto commovendo… proprio. Bene vorrei approfittare di questo spazio per ringraziare tutti coloro che hanno preso a cuore questa storia. Beh, un saluto a tutti e buona Pasqua.

Darksaurus 97

 
  
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