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Autore: _sunflower    04/06/2013    4 recensioni
Non sarei mai voluta arrivare a questo punto, al punto di scrivere un diario. La sola idea mi faceva sentire ancora peggio e invece tutti continuavano a dire che si notano dei miglioramenti affrontando i propri problemi nero su bianco. Ho voluto credere loro pur non capendo il motivo, ma l’unico problema che mi pongo adesso è “Cosa dovrei scriverti? Perché sto male?” Beh, allora mi dovrò impegnare perché pare che mi segnerai la vita.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,
 
Non pensavo fosse così faticoso fare shopping! Ma ne è valsa la pena, adesso ho un armadio colmo di vestiti che variano dal verde smeraldo al blu notte. Mi sento come quando ero solo una bambina che si stupiva dell’arcobaleno dopo la pioggia e che si sentiva la persona più felice del mondo, allo scartare di un regalo. Posso quindi dire di essere soddisfatta, penso che questo cambiamento sia un modo per dimostrare che sono disposta ad aprirmi agli altri. Perché solo adesso questa svolta? Voglio dire, è da anni che ci provo e solo adesso mi accorgo che bastano solo un po’ di soldi per chiarire tutto con gli sconosciuti; con mio padre ormai non ci provo più, mi direbbe che sono carina come sempre. Mi piace pensare di essere carina, ricordo quando me lo diceva Giorgia, mi faceva sentire amata.
Allora apro l’anta dell’armadio e prendo un nuovo paio di blue jeans, li abbino ad una camicia rosso fuoco, che mi ricorda tanto i suoi capelli tinti; voleva fare una follia e mi aveva trascinato con lei dal parrucchiere, diceva che voleva distinguersi dalla massa. Trovavo bellissimi i suoi lunghi capelli color prugna, ma per lei erano troppo banali. Non è che vestita così sono troppo banale? Era difficile trovare una ragazza che si vestisse come me quindi mi sentivo diversa e ciò mi faceva sentire speciale, ma pare che adesso la gente non lo apprezzi. Devo diventare come loro? Mi guardo allo specchio, mi sento bene anche se sono uguale agli altri. Magari quando si dice che bisogna distinguersi dalla massa non si intende sotto il punto di vista esteriore, ma come faccio a far sapere alla gente che sono diversa interiormente? Pensavo che se avesse colpito il mio aspetto si sarebbero interessati a me, ma so per esperienza che non è così, forse ho ottenuto il contrario, forse li spaventava la mia stranezza. Aspetta, non so mi vestivo in quella maniera per distinguermi, non riconosco più i miei pensieri reali a quelli che vorrei avere.
Comunque dicevo credo li ingannerò, farò credere loro che sono una persona come tutte le altre, che sono normale così avrò delle possibilità. Mi sembra di stare organizzando un piano malefico per distruggere la razza umana! Allora mi viene l’ispirazione: prendo un foglio bianco, una matita e inizio lentamente a lasciare il segno della grafite sul vuoto della carta. Mi ero dimenticata di quanto liberatorio fosse sentire i propri sogni che scorrono attraverso il provvisorio sesto dito per poi prendere forma portando con sé qualunque sentimento oscuro ci sia all’interno del cuore. Alzo lo sguardo e osservo; mi stupisco di ciò che ho disegnato. Non mi sento nemmeno l’autrice di questo capolavoro, sì, credo proprio che sia bello. Rappresenta tante piccole persone identiche fra loro, so solo io che in realtà ognuno ha una storia differente alle spalle che li ha portati a somigliarsi così tanto, lo so solo io e questo mi fa sentire pronta, pronta per provare a rinascere. Prendo un po’ di scotch e lo appendo sopra la testata del mio letto, sia mai che durante il sonno mi venga l’ispirazione grazie a loro. Posso ricominciare a disegnare? Magari è la scelta migliore, mi rende felice e riesco ad esternare i miei sentimenti in maniera così facile che mi sembra quasi un bisogno. Questi pensieri non mi lasciano dubbi al che prendo il pezzo di carta su cui ho scritto il punto primo pochi giorni fa e aggiorno.
2. Tornare a disegnare.
 
Indosso le mie Vans nere con in testa questi pensieri; sai, da quando mi avevano proibito la scuola da artista avevo smesso. Non so nemmeno il motivo, forse perché mi faceva sentire ancora peggio sapere che quello che avrei fatto sarebbe rimasto nella mia camera.
Prendo la mia borsa a tracolla ed esco di casa. Dove vado? Sono le undici di sera, ormai in giro ci sono solo ubriachi e assetati di sesso, ma scorgo un tranquillo pub, non ci sono mai entrata, anzi non lo avevo mai notato. Possibile che abbia giudicato il mondo senza nemmeno osservarlo attentamente? Spingo la porta e mi sento oppressa dall’odore di birra e tabacco che c’è. Sento della musica di sottofondo ma non credo che il resto delle persone se ne sia accorto perché sono tutti impegnati a parlare.
 
Blacken the sun!
what have I done?

I feel so bad I feel so numb yeah!

È così che la gente si diverte? Penso che potrei divertirmi anche io. Metto fine ai pensieri e mi siedo al bancone ordinando una birra, non vorrei esagerare. Inizio a scrutare la gente: poco lontano da me c’è un gruppo di ragazzi che parla delle loro fidanzate, strano sapere che a loro interessa di noi. In fondo al locale ci sono due giovani adolescenti che danno sfogo alle voglie di quella difficile età. E poi, come in tutti i film, vedo colui che nella vita non ha mai ottenuto niente, che si nasconde bevendo come una spugna qualunque alcolico gli si venga messo davanti, cercando inutilmente di ricordare i nomi di tutte quelle che si è portato a letto. Come faccio ad evitare di diventare come lui? Mi sento nel buio completo, non vedo uno spiraglio di luce, ho paura e non so cosa fare. Ho paura del futuro, lo ammetto e voglio mettere fine a quei pensieri, credo che alimentino soltanto la disperazione che sto cercando di eliminare.
Mi alzo e cammino decisa verso il primo gruppo che ho notato e avvicinandomi noto che sono poco più piccoli di me. Impugno una sedia e la trascino fino al loro tavolo, non credo siano entusiasti di questa mia decisione perché smettono di parlare e si girano con un espressione che è un misto tra fastidio e stupore. Accenno un sorriso, la mia intenzione era quella di calmare i loro animi turbati dalla mia presenza e ottenere un po’ di sana pietà, credo di essere riuscita nel mio intento perché si
guardano tra loro come per cercare di capire, ma dato che nessuno mi conosce è compito mio presentarmi.
“Ciao, sono Noemi.” Ho paura, ho paura perché nonostante sappiano solo il mio nome possono decidere di mandarmi a quel paese credendomi una stupida matta che non ha nient’altro da fare che dar fastidio agli sconosciuti. Ma c’era altra maniera con la quale farmi amici? Assisto ad una reazione che non immaginavo minimamente, iniziano a presentarsi come se fossimo ad una cena tra ex compagni e cercassero di farmi tornare alla mente lontani ricordi. Provo a stare attenta in modo tale da ricordarmi tutti i loro nomi ma l’unico che ancora adesso so è Andrea.
Andrea significa uomo coraggioso ma sinceramente di coraggioso non aveva niente: abbiamo iniziato a scherzare, abbiamo fatto una gara a chi beveva più velocemente un boccale e il perdente doveva subire una penitenza. È toccato a lui, il single della situazione, e i suoi amici hanno adocchiato una notevole bionda, doveva conquistarla. In realtà non ricordo bene il seguito ma so solo che è finito in mutande sul tavolo al centro del locale. Perché non mi sono mai divertita così prima? Di sicuro ho sempre evitato un terribile mal di testa e un grande confusione, ricordo poco o niente.
Non so, forse mi sento in colpa. Perché mi sento in colpa? È stata una serata fantastica ma forse mi manca la mia vecchia vita, quella in cui trascorrevo il venerdì sera a guardare le repliche di “Una mamma per amica” mangiando il gelato direttamente dalla vaschetta. No, credo che questo sia solo un effetto collaterale del cambiamento. Anzi, ne sono sicura.
Faccio per alzarmi, sento come se avessi la testa fasciata con un grande foglio di cemento quindi cambio idea e mi sdraio cautamente sul divano, come sono arrivata a casa ieri sera non lo so. Adesso so solo che voglio riposare per non rovinare questo fantastico momento, queste meravigliose ultime 12 ore in cui ho trovato degli amici, sono uscita con loro, mi sono ubriacata e mi sono divertita. Strano a dirsi ma è così, sono state le 12 ore migliori che ricordi.

  
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