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Autore: mikeychan    05/06/2013    0 recensioni
Liberarsi del peso... non essere un ninja... saranno le scelte giuste?
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mikey se l'era presa più che comoda; ogni giorno si rimpinzava di brodino da parte del sensei, per poi uscire a notte fonda per comprarsi cioccolate, pizza o altre cibi iper-calorici. Non gli importava molto se stava ingrassando: tanto non si vedeva nulla.
Solamente un po' di affanno, qualche stretta con i suoi abiti e più fame.
Il suo stomaco brontolava in ogni momento della giornata. E Mikey lo sfamava con le cose meno sane, ovviamente. La pizza era al primo posto, per poi seguire con dolci a volontà e schifezze a non finire.
Aveva poltrito con la scusa della febbre per ben cinque giorni... non si sentiva neppure in colpa per aver abusato della fiducia della sua famiglia. Mangiare, per lui, era diventata una cosa molto importante.
-Ehi, Klunk- sussurrò nel buio della sua stanza: -Credo che domani tornerò ad allenarmi-.
Il micio alzò semplicemente il capo dalla sua cesta, miagolando, prima di riaddormentarsi.
Neppure le piogge (che con grande gioia e sollievo di Don, il livello dell'acqua era sceso ai parametri normali), avevano fermato le sue scappatelle ai bar, distributori o pizzerie,Le precipitazioni erano, ormai, concluse...

***********************************

La mattina seguente, Mikey si svegliò alla buon ora. Aveva sognato tranquillamente ma si voltò e goffamente cadde sul pavimento. Emise un gemito impastato dal sonno e si mise seduto.
-Proprio un "dolce risveglio"...- piagnucolò, massaggiandosi la testa.
Si affrettò a nascondere tutte le carte delle merendine che aveva voracemente ingurgitato, le borse per l'acqua calda e le numerose coperte utilizzate.
La sua stanza, forse, avrebbe necessitato una pulita... chili di polvere erano sparsi dappertutto.
Mikey sbadigliò così sonoramente che perfino Klunk si svegliò di soprassalto; miagolò infastidito ma si strusciò contro la gamba del suo padrone, in cerca di coccole e pronto per la colazione. 
Il suo orologio biologico interno, infatti, gli diceva che erano quasi le 07.00 in punto. 
-Proprio così, micetto- sorrise l'arancione: -Si mangia!-.
Si sistemò l'animaletto nella piegatura del braccio sinistro, pronto per dirigersi in cucina. 

Don, Leo, Raph e Splinter aveva già preso posto sulle loro abituali sedie; il saggiò topo stava preparando del latte, uova e bacon, pane tostato con burro e del tè. Un'odorino niente male galleggiava nell'aria.
-Sapete- cominciò Raphael, avendo smesso di leggere il giornale: -E' strano-.
-Cosa?- chiese Leonardo.
-Mikey- concluse sul vago: -Si è ingrassato ancora di più, con quella febbre-.
-Piantala, Raph- zittì Donatello: -Non è vero... non puoi paragonarlo a noi ma neppure a un elefante-.
I tre sedicenni scoppiarono a ridere, tranne il maestro, intento a cucinare. Malgrado non condividesse questo sparlare alle spalle sul più giovane, non poteva certamente dal loro torto. Aveva notato una certa fame implacabile nell'arancione, ultimamente.
-Silenzio, sta arrivando!- zittì Donnie, ancora sghignazzante.
Mikey comparve fintamente stanco sull'uscio della porta, con tanto di cintura stretta sull'addome e il micio di compagnia. Salutò tutti con un buongiorno e si preoccupò di sfamare il suo amichetto peloso con dei croccantini.
Si sedette accanto a Donnie, notando gli sguardi curiosi.
-Come va?- domandò Leonardo, ricevuta la sua tazza di latte.
-Meglio, grazie- sorrise l'arancione.
-Immagino sarai pronto per la pratica- aggiunse un Donnie ghignante.
-Sì, certo- rispose il minore, un po' stranito da quegli sguardi fissi: -Che succede?-.
Raph grugnì: -Nulla. Stavamo solo pensando a un allenamento extra-.
Mikey afferrò una fetta di pane tostato e imburrato, dandole un sonoro morso.
-Cioè?-.
-Figliolo, ricordati di deglutire prima di rispondere- ricordò il maestro.
L'altro annuì e si affrettò a ingoiare il resto. Divorò l'intera colazione in un batter d'occhio.
-Oh, niente di speciale- sorrise un Donnie alquanto malizioso.
-Sai, è giusto per salvaguardare le forme- completò Leo, sorseggiando il suo latte.
Mikey non capì e fece le spallucce...

Una volta finita l'intera colazione, tutti furono pronti a raggiungere il dojo; Mikey si stiracchiò le braccia, allungandole oltre il suo guscio. Fissò l'intera sala, inspirandone il caratteristico odore di umidità.
Era come se fosse stato lontano da quel posto per molto, molto tempo. Certo, si sentiva come un estraneo ma desiderava proprio allenarsi. Giusto per essere in forma.
-Cominciamo- fece Splinter, in piedi, dando le spalle all'ascensore ovoidale.
I quattro si disposero in fila, con Leo a destra e Mikey, come chiudi-fila, a sinistra. Erano molto determinati ma sia Raph sia Don ridevano ancora sotto i baffi, senza smettere di fissare il loro "gonfio" fratellino.
-Cominciate con tre giri di corsa come riscaldamento- ordinò il topo.
I quattro s'inchinarono, con un pugno schiacciato contro il palmo della mano opposta; ora in fila indiana, cominciarono a correre lungo la circonferenza dell'intero dojo. Splinter li osservava, mentre Klunk ronfava placidamente sul divano, al calduccio.

Quasi tre minuti di corsa e l'arancione già era esausto.
"Wow...", pensò perplesso: "Che cosa mi succede? Sono già stanco?".
Tutti avevano notato il rallentamento, il viso rosso e il respiro ansante. Si era già lasciato superare facilmente da Don e Raph, in competizione per raggiungere Leonardo e superarlo. Il minore si sentì particolarmente frustato.
Ogni centimetro dei suoi muscoli minacciava di esplodere e il suo cuore non accennava a smettere di incrinare la gabbia toracica; perle di sudore scurirono la sua maschera e un dolore al fianco, lo costrinse a rallentare così tanto, che inciampò miseramente in terra.
Non si era fatto nulla: aveva attutito la caduta con il ginocchio. Il suo respiro era davvero un forte ronzio nelle orecchie e la vista minacciava si scurirsi troppo velocemente. Guardò le figure della sua famiglia che correvano in suo aiuto ma non era sicuro del motivo dei ghigni dei suoi fratelli maggiori.
Solo Splinter mostrava pura preoccupazione.
-Mikey- chiamò scherzosamente Raphael: -Che ti prende? Già senza fiato?-.
Splinter lo fulminò con un'occhiataccia: -Mettete Michelangelo sul divano-.
I tre annuirono e lo sollevarono. Raph lo prese sotto le ascelle, Leo per le gambe, mentre Don andò a far spostare un ringhiante Klunk, nuovamente disturbato dal suo riposino mattutino.
-Pochi soffi e va via!- ordinò il genio, mentre il micio miagolò di protesta.
-Trattalo bene!- imprecò stancamente Michelangelo.
-Accidenti!- sbottò Raphael: -Diamine, sei più pesante di noi tre messi insieme!-.
-Cosa?- fece Mikey, perplesso: -Ti va... di scherzare?-.
-Stavolta concordo con Raph- aggiunse Leo: -Mikey... avresti bisogno di una dieta-.
-Non sono tanto grasso!- ribatté l'altro, sempre meno convinto.
-Ah, no?- schernì Raphael: -Guardati la tua pancia molliccia!-.
I suoi fratelli risero, sbattendolo sul divano. Michelangelo si sentì ferito... perché lo stavano trattando in questo modo orribile? Tentò di sorridere ma ancor prima che Splinter potesse raggiungerlo, si alzò e corse in camera sua.
-Dove vai, elefantino?- offese un ridente Raphael.
Il fratellino non lo rispose: già con le lacrime agli occhi, si rinchiuse nella sua stanza, sbattendo la porta con violenza... i tre sedicenni continuarono a ridere ancora, credendo che Michelangelo sarebbe uscito dal suo "covo" nel giro di un'oretta.
-Continuiamo, figlioli- ordinò Splinter, per nulla convinto di tali offese...

Mikey si gettò sul suo letto, affondando il viso nel cuscino. Il suo petto doleva: le parole dei suoi fratelli vorticavano nella sua mente, senza mai smettere. Perché tanto? E poi... quel nomignolo... "elefantino"...
Che cosa c'era che non andava in lui? 
Singhiozzò il più silenziosamente possibile: strinse i pugni e alcune idee presero a balenare dinanzi ai suoi occhi umidi... aveva bisogno di una bilancia per pesarsi e fortunatamente, una l'aveva nascosta sotto il letto.
Accese la luce bianca di una lampada sul comodino.
La prese senza far rumore e ci salì sopra... spalancò gli occhi al numero che vide... 100 kg...!
"Io ero... 80...", pensò in lacrime di sensi di colpa.
Avevano ragione... i suoi fratelli avevano davvero ragione. Si era lasciato andare con tutte quelle schifezze; aveva contribuito a danneggiare il suo corpo con l'aumento di 20 chili. Doveva assolutamente perderli...
-Non sono grasso, come un elefante...- squittì, ripensando a quell'offesa.
Se volevano dirglielo, perché dinanzi al maestro? Era una punizione? Solo perché aveva saltato l'addestramento, ultimamente? O perché lo odiavano? Non lo sapeva; rimise la bilancia gialla meccanica sotto al letto e si sedette sulla sponda di quest'ultimo. 
Meditava sul da farsi.
-Se perderò questi 20 chili, nessuno mi prenderà più in giro!- disse in sottovoce.
Annuì alla considerazione e si alzò in piedi. Sapeva come fare, ma aveva bisogno di qualche "aiuto esterno". Non voleva dire nulla né a April né a Casey... doveva essere un segreto irrivelabile. 
-Da stasera, allenamento extra e meno cibo!- esclamò convinto.
Si asciugò le ultime lacrime con il dorso della mano e si sedette alla sua scrivania. Afferrò un piccolo quadernetto dalla brillante copertina arancione, da un cassetto e brandì una penna. Da bravo mancino qual era, cominciò a scrivere...

Caro Diario, 
oggi i miei fratelli mi hanno deriso dinanzi al sensei, solo perché sono ingrassato... non voglio dirti di quanto, perché me ne vergogno... mi hanno chiamato "elefante". E mi hanno ferito.
Credevo che mi potessi fidare di loro... e invece, sono stato tradito...
Però, è anche vero che mi hanno fatto capire quanto schifo faccia... ma ho preso una decisione: da oggi in poi, mi impegnerò affinché diventi sano e forte. Al diavolo la ciccia e i chili superflui.
Se perdo peso, nessuno mi prenderà più in giro, giusto?
Io non sono un elefante... non lo sono!...
Mikey


Come la mattinata trascorse tranquilla, venne il momento del pranzo. Raphael, ancora ridacchiando, si offrì di andare a chiamare Michelangelo, dato che il pranzo era pronto. Salì le scale e raggiunse la porta chiusa del minore, bussandola.
-Peso massimo, è ora di pranzo!-.
Mikey non rispose: aveva il viso sprofondato nelle braccia, sulla scrivania, con la penna nella mano. Un nuovo nome... anche questo era una ferita dura da sopportare... perché non lo lasciava in pace?
Non aveva già fatto abbastanza?
-Elefante, muoviti! Sei troppo pesante anche per uscire da qui?- urlò Raphael.
Michelangelo si sentì pervadere dalla rabbia e sbatté la sedia sul pavimento, sbloccando la serratura e uscendo dalla sua stanza, senza neppure guardare suo fratello maggiore.
-Ce l'hai fatta, elefante!- scherzò Raphael, notando la freddezza di suo fratello.

Una volta a tavola, Michelangelo si sedette proprio di fronte a suo padre, con Raph e Leo alla sua sinistra e Donnie alla sua destra. Non li guardò affatto; osservò il contenuto del suo piatto, piuttosto, sentendo gli scricchiolii dei denti per i croccantini nella bocca di Klunk.
C'erano degli spaghetti con molto pomodoro, olio, formaggio e sale. Era un piatto davvero colmo, a differenza degli altri.
-Hai bisogno di nutrirti, Michelangelo- gli ricordò dolcemente Splinter.
Mikey strinse rabbiosamente la forchetta nella mano e ringhiò interiormente... anche suo padre desiderava ricordargli quanto fosse orribilmente grasso? Nessuno lo rispettava!
Mangiò lentamente, deglutendo circa quattro forchettate, prima di sentirsi disgustato, terribile e in colpa. Doveva assolutamente dimagrire, o nessuno lo avrebbe più accettato.
Sorseggiò un bicchiere d'acqua e si alzò, con grande stupore degli altri.
-Non hai finito il pranzo, peso massimo- disse Raphael, guardando il piatto pieno.
-Non ho fame- aggiunse Mikey, con rabbia crescente: -Buon appetito-.
E lasciò la cucina...

 
  
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