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Autore: hugmeciastin    05/06/2013    21 recensioni
Chi sapeva che un viaggio a Stratford avrebbe potuto rovinare la mia intera vita?
Mio fratello mi aveva avvertito di stare alla larga, ma perchè avrei dovuto ascoltarlo dopo tutto quello che mi ha fatto passare?
Chi sapeva che sarei diventata il bersaglio di un omicidio dopo il suo errore?
Lezione imparata. E' fondamentale seguire i consigli delle persone che ti amano e si preoccupano di te più di tutto. Soprattutto se sono le uniche a essere rimaste nella tua vita.
Mantenere la guardia alta, pensare in fretta e, soprattutto, mai fidarsi di qualcuno.
Non importa quanto fortemente questa persona si innamori di te.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Justin's Point of View:
 
"Julia," chamai, cercandola per tutta la casa con le mani in tasca. "Vuoi andare a mangiare fuori? Hai fame?"
Tutto quello che sentii fu un completo silenzio. E il silenzio a casa mia significava che sentivo il ticchettio degli orologi e il rumore del condizionatore d'aria. 
Dopo la discussione con Julia e dopo a rissa con Dean, ero indolenzito da testa a piedi.
Era un po' difficile andare in giro con tutti quei lividi. Voglio dire, stavo bene. Avevo fatto incidenti peggiori in passato. Ero stato accoltellato nel mio fianco destro, mi avevano sparato un proiettile nel mio petto.
Raggiunsi la cucina e presi un bicchiere d'acqua, quando sentii dei singhiozzi e un tirare su con il naso provenire dalla direzione opposta in cui mi trovavo. Camminai cercando di capire da dove provenisse il rumore, mettendo il bicchiere sul bancone accanto al frigo. Non avevo la più pallida idea del posto da cui provenivano quei singhiozzi e quei pianti. In punta di piedi mi avvicinai al bagno e sentii piagnucolare e il suono del tirare su con il naso.
Era Julia.
"Julia?" Bussai alla porta. "Va tutto bene lì dentro?" Chiesi.
"Vai via!" Gridò. "Sto facendo una doccia." Mentì lei, tirando su con il naso di nuovo.
"Non sembra che tu stia facendo una doccia, genia."
Sapevo che lei non voleva che la vedessi piangere. Non la biasimavo, dopo tutta la merda che aveva dotvuto passare in questi giorni. L'avevo trasformata in un disastro completo. Era tutta colpa mia. Sicuramente teneva tutte quelle emozioni dentro di lei e dopo era scoppiata, non riuscendo più a tenerle tutte dentro.
"Vai via e smetti di rompermi!" Urlò. La sentii venire più vicino dall'altro lato della porta. Appoggiai la testa alla porta, come se l'avessi appoggiata alla sua testa.
Volevo farle sapere che mi dispiaceva davvero per tutto. Anche se lei si era comportata maleducatamente, non potevo giudicarla. Ancora una volta, non sapevo niente su di lei. Non sapevo cosa aveva passato, a parte la morte dei suoi genitori. Volevo trovare un modo per aiutarla, per capirla.
Volevo sapere, soprattutto, perchè era rinchiusa in bagno e piangeva così tanto.
 
Chloe's Point of View:
 
Non ce la facevo più. Mi sentivo come se stessi per morire.
Avrei dovuto ascoltare mio fratello, in principio. Mi aveva avvertito una decina di volta di non avvicinarmi a Stratford. Gli avevo dato retta? No. Ecco perchè adesso ero coinvolta in tutte quelle cazzate. Ecco perchè mi trovavo a casa con qualcuno che non conoscevo bene. Ecco perchè dormivo sul divano e non sul mio letto morbido. Ecco perchè ora non riesco a smettere di piangere.
Justin era proprio fuori dalla porta del bagno e cercava di capire cosa mi stesse succedendo.
Stavo piangendo troppo, avevo un aspetto orrendo, non potevo farmi vedere da lui così.
Mi piaceva fare vedere alle persone che ero forte. Ma era difficile farlo in una situazione come quella. La colpa poi era solo mio.
"Possiamo solo parlare? Per favore." Mormorò Justin dall'altra parte della porta. "Mi fa schifo pensare che litighiamo sempre per delle cazzate. La mia domanda è.. perchè?" Dissi. Mi bloccai, non riuscendo a dire altro.
"Lo so che non sei in doccia. So che stai piangendo. Quindi ti prego, apri la porta. Possiamo parlarne."
Lentamente, presi un fazzoletto e mi soffiai il naso, lo gettai nel cestino accanto al lavandino e mi avvicinai alla porta. Sembrava come se Justin stesse facendo la stessa cosa dal lato opposto.
"Sto uscendo." Dissi con voce tremante. Mi aggrappai alla maniglia, la sbloccai e poi la girai, aprendo la porta e ritrovandomi Justin in piedi davanti a me. Aveva un livido enorme sulla guancia e i suoi capelli erano disordinati. Aveva un'espressione preoccupata sul viso, non capivo. Improvvisamente scoppiai e mi ritrovai a piangere ancora più di prima.
"Vieni qui." Mormorò, facendomi cenno di avvicinarmi a lui. Mi fissò con un'espressione vuota, poi emise un profondo sospiro. "Vieni qui e basta." Disse con calma.
Avete presente quando stai piangendo e qualcuno cerca di consolarti facendoti piangere ancora di più?
Questo è esattamente quello che stava succedendo. Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Avevo solo bisogno di un grande abbraccio da parte di qualcuno. Mi sentivo a pezzi. Ero a pezzi.
In pochi secondi, mi ritrovai nelle braccia di Justin. Lo ammetto.. Era così bello essere abbracciata (da lui) dopo tutto quello che era successo negli ultimi giorni. Era caldo, la camicia bianca con lo scollo a V era davvero morbida. Mi sentivo così bene...
Smettila, Chloe. Non puoi pensare in questo modo.
Cominciò a strofinarmi la schiena. Guardai la sua maglia, grazie alle mie lacrime era umida, fradicia.
"Vieni in cucina con me." Mi mise la mano dietro la schiena e mi fece camminare fino alla cucina. Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. Mi afferrò gentilmente la vita e mi mise a sedere sul tavolo. Prese una borsa del ghiaccio dal congelatore e dopo avermi asciugato le lacrime, me la mise sopra la guancia, tenendolo lì. Mi guardò negli occhi. "Sono davvero, davvero dispiaciuto."
"So che lo sei. A qusto punto.. Non è niente." Mormorai. Poi presi il ghiaccio e lo misi sul suo livido. Emise una risatini. Lui ne aveva bisogno più di me. 
"Non puoi farlo, Julia. Ho fatto una cazzata. Ho sbagliato a tirarti quel pugno. Le parole non possono spiegare quanto cazzo sono dispiaciuto."
"Hai sbagliato." Accettai. "Ma l'ho superata. Ho cose più importarmi per cui preoccuparmi." Scesi dal tavolo fissando il pavimento.
"Potremmo parlarne." 
"Non capiresti."
"C'è qualcosa che posso fare per te? Per scusarmi di tutto quello che ti ho fatto." Si avvicinò a me. Era in piedi a poca distanza dietro di me, sentivo il suo respiro sul mio collo.
"No." Incrociai le braccia al petto. "Non lo so."
"Vuoi ancora andare a mangiare? Posso portarti ovunque tu voglia. Dove ti piacerebbe andare."
"Non ho fame." Non riuscivo a trattenere le lacrime a lungo. Avrebbero smesso prima o poi?
"Julia..." 
"Non ti importa a meno che non mi metta a piangere, vero?" Sputai. "Non ti sei mai preoccupato."
"Non è così! Ho solo -"
"Ascolta Justin, io vado a dormire. Non sono in vena." Dissi avvicinandomi al divano.
Justin esalò un lungo e profondo respiro - abbastanza forte da farmi sentire. Improvvisamente, sentii dei passi dietro di me e in seguito una mano che mi fermò afferrando il braccio.
"Tu non dormirai più sul divano." Dichiarò, trascinandomi in cucina.
"Perchè no?" Dissi, asciugandomi le lacrime dagli occhi con l'altra mano.
"Ti farà male la schiena!" Mi urlò in faccia.
C'era sempre tutta questa tensione tra noi due. Non sapevo da dove cominciare. Io ero in lacrime, mi tremavano le gambe e lui aveva il viso completamente rosso di rabbia. 
"La mia schiena sta benissimo," mormorai, fissando il pavimento. "Dimmi il vero motivo per cui mi stai chiedendo di non dormire sul divano."
Lui esitò, dando uno sguardo a tutta la stanza. Serrò la mascella e poi mi guardò finalmente negli occhi. Deglutì con forza. Era imbarazzante.
"-Perchè..." si leccò le labbra. "Voglio parlare con te. Voglio stringerti a me."
Lo guardai confusa. Voleva stringermi? Oh vabbene, era il senso di colpa.
Era ora che questo ragazzo imparasse una lezione.
"Stringermi comporta anche scoparti?" Sorrisi con le lacrime che ancora rigavano il mio volto.
"No." Borbottò. "Sono sempre io, solo ti sto trattando nel modo in cui vorresti essere trattata."
Gli diedi uno sguardo acido, poi seppellii la testa nel suo petto. Amavo abbracciarlo.
Avevo finalmente deciso di dare a Justin una soddisfazione.
"Bene." Accettai. "Puoi stringermi quanto vuoi."
E con questo, lasciò andare il mio braccio e salì le scale. Camminai dietro di lui. Aprì la porta della sua stanza e aspettò che entrassi anche io. Mi sedetti sul bordo del letto e aspettai che anche lui facesse lo stesso. Mi morsi l'interno della guancia.
Mi veniva da vomitare. Non dovevo essere lì dopo tutto quello che era successo. Non sapevo se fidarmi sì o no di lui. Perchè mi voleva lì con lui? Ci doveva essere un motivo.
Justin mise le scarpe nel suo armadio e poi si tolse la giacca, gettandola sul pavimento e guardando verso di me, sola sul bordo del letto. Si avvicinò e si lasciò cadere sul materasso, posando la testa sul cuscino.
"Come faccio a stringerti e a coccolarti se sei così lontana? Vieni qui e stenditi con me. Non mordo." Mi sorrise.
Feci quello che aveva appena fetto. Mi spostai accanto a lui. Senza rendermene conto, il suo braccio destro si avvolse inotrno alle mie spalle. Mi avvicinò a lui, avevo la testa nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla.
"Hey." Sussurrai timidamente, mentre lo fissavo.
"Hey." Mi imitò, guardandomi negli occhi. "Sembri così carina."
Ignorai il complimento e mi avvicinai a lui, appoggiando la testa sul suo petto. La stanza era silenziosa. Era un momento abbastanza imbarazzante. Non avevo ancora capito il motivo per cui ero a letto con lui.
"Fallo cadere." Gracchiò profondamente. Non avevo idea di cosa diavolo stesso parlando, ma sapevo che stava cercando di iniziare una conversazione con me.
"Cosa?" Chiesi, guardando le mie gambe per vedere che l'unica cosa che indossavo erano delle mutandine e una maglietta. Vai così, Chloe.
"Qual è il tuo accordo con me?" Chiese. "Perchè sei così con me?"
Esitai per un momento. Aveva tanta voglia di parlare con me dei miei problemi di atteggiamento. Cose che non avevano assolutamente a che fare con lui.
"Non sei tu... è che-"
"E' cosa?" Sembrava interessato.
"I ragazzi che ho conosciuto in passato."
"Non capisco." Ammise.
"Probabilmente non capirai mai." Pensai.
"Volevo solo sapere il perchè, Julia."
"T-tutta la storia?" Balbettai in tensione più totale, non sapendo come spiegare.
Era una specie di lunga storia. Non sapevo come dirglielo, era imbarazzante per me.
"Sì." Rispose. Alzai il mio corpo dal suo petto, appoggiandomi con il gomito sul cuscino, così da poter mantenere un contatto visivo con lui.
"Al liceo, ho avuto tanti fidanzati. Era così facile per me innamorarmi dei ragazzi," Mi fermai per pensare a cosa dire. "Ma mi usavano tutti per motivi personali, e poi mi lasciavano."
"Non li biasimo, ma... Tu sembri così vera." Si leccò le labbra. "Non so. Dici la verità su tutto. Sembri il tipo di ragazza di cui chiunque si può fidare."
Deglutii, mentre il senso di colpa mi colpì. C'erano varie ragioni per questo.
Non ero stata vera con lui. Il 75% delle cose che gli dico sono bugie. Non gli dico la verità per una buona causa però, non volevo venire uccisa. Era colpa mia. Non potevo incolpare nessuno per questo, beh, a parte mio fratello. Ma le cose peggiori le avevo fatte tutte io.
Lui diceva che ero sincera quando:
1. Il mio nome non è realmente Julia.
2. Non gli volevo dire da chi stavo scappando quella sera nel vicolo.
3. Non potevo neanche ammettergli un motivo completo del perchè sono arrabbiata con lui. Non potevo raccontargli tutta la storia.
"Sì... Immagino. Quando ti ho incontrato, ho dovuto tenere la guardia alta." Chiusi gli occhi, vedendo che era preoccupato. "Ciò che ha reso le cose peggiori poi è stato il fatto che tu fossi un ragazzo a caso che mi aveva trovato per strada."
"Volevo portarti a letto. Poi, ho solo..." La sua voce di spende e i miei occhi si spalancarono per il fatto che aveva appena detto un controsenso.
"Tu cosa?"
"Mi sono sentito terribile per te. Non avevi un posto dove stare, non avevi amici qui. Volevo solo dare una mano."
"Beh..." Mi fermai in stato di shock completo. "E' stato gentile da parte tua."
"Già."
Ci fu un silenzio imbarazzante tra di noi. Tutta la casa era completamente in silenzio. L'unica cosa che riuscivo a sentire era il suono dei nostri respiri. Mi feci piccola per quello che stava per uscire dalla mia bocca. Il mio cuor era caldo. Non sapevo cosa stesse succedendo. Stavo per dire una cosa che non avrei mai detto giorni prima.
"Grazie." Mormorai, nascondendo il viso nel suo petto, non pronta per la sua reazione. Ero stata gentile con Justin Bieber per la prima volta in assoluto.
"Non c'è di che." Mi sollevò il mento per guardarmi negli occhi. "Sei una delle ragazze più belle che abbia mai incontrato in tutti i diciotto anni della mia vita."
Arrossii, ma ignorai il complimento, mordendomi il labbro e abbassando la testa. Ero il suo obiettivo, dato che voleva fare sesso con me.. Ma lo ero ancora. Ero la ragazza che doveva uccidere.
Si stava complimentando con il nemico. Guardai un po' intorno nella stanza di Justin.
Accanto al suo letto c'era una foto di lui e sua madre. Sembrava piccolo.
Accanto al suo comodino c'era uno zaino rosso. Aveva dei soldi canadesi che fuoriuscivan da esso. Ma cosa? Che aveva fatto? Erano i soldi per la droga? Aveva rapinato una banca? Che doveva fare con tutto quel denaro?
"Che cos'è?" Gli chiesi, puntando lo zaino con il dito.
"Soldi." Gracchiò profndamente, giocando con i miei capelli.
"Come li hai presi?"
"Ho rapinato il motel. Quello con il vecchio amico morto." Ammise.
Lo sapevo. Ricordo quel giorno in cui disse di dover andare a fare commissioni. 
"Perchè?" Chiesi incuriosita.
"Ero senza soldi. Non avevo scelta." Si strinse nelle spalle, fregandosene  di quello che aveva fatto. 
"Justin... davvero?" Chiesi.
"Fa tutto parte dei business, Julia." Dichiarò. "Fai cazzate che gli altri non avrebbero le palle di fare. Fai il possibile per sopravvivere. E' solo la realtà."
"Capisco." Mormorai, pensando che mio fratello si procurava i soldi vendendo droga.
"Sei troppo innocente per capire." Disse senza mezzi termini. "Posso immaginare cosa sta succedendo ora nella tua mente. Ci sono arcobaleni, unicorni, e questi testi di Taylor Swift e tutto quel tipo di merda."
Quella ha descritto non ero io. Ero tutt'altro che innocente. Dopo che mio fratello venne coinvolto con la violenza, dovetti mettermi in mezzo pur di salvargli il culo qualche volta. 
"Ah, ho capito tutto." Dissi con sicurezza.
"Allora, sai com'è vivere intorno a qualcuno che pensa a sè stesso e vive per la violenza?" Chiese serio. Sembrava come se stesse cercando di dimostrare una tesi.
"Saresti sorpreso..." La mia voce si spense. Non aveva idea di quello che io e mio fratello avevamo passato. Peccato che non potevo dimostrarglielo, mi avrebbe ucciso.
Ohh, i vantaggi di essere un Romano.
"-E saresti sorpreso perchè rimani sempre in questa casa." Sputai.
"Perchè mi tieni qui?" Lui esitò, roetando gli occhi ed emettendo un lungo sospiro.
"Non puoi essere vista con me." dichiarò cupamente.
"Perchè no?"
"Ti ucciderebbero in un baleno." Rividi mio fratello in Justin. Mi aveva detto la stessa cosa prima di partire.
"Non sono così debole come pensi." Risposi.
"Sei sicura di voler venire con me un giorno di questi?" Mi chiese con un sorrisetto. Era evidente che voleva farmi vedere i suoi affati. Peccato che sapevo già cosa succedeva nel suo mondo.
"Beh, voglio vedere quello che fai." Sorrisi. Non avevo intenzione di lasciargli vincere l'argomento. Io vinco tutto - questa è la verità.
"Preferirei di no." Scosse la testa.
"Che hai? Hai paura che qualcuno ti spari?"
"Ho già preso una pallottola nel petto. Sono stato pugnalato. Ho passato di tutto. Pensi che abbia paura di fare questo?" Alzò la voce.
"Sì, ovviamente lo fai per un motivo." Dissi senza pensare al motivo per cui era coinvolto in tutta questa merda. Sapevo che i suoi genitori erano morti, ma merda non entrare in questa realtà del cazzo.
"Mio fratello mi fa lavorare per lui. E' il mio sangue." Fece una pausa. "E l'unica persona che ho ancora nella mia vita. Ovviamente ho intenzione di seguire ogni suo ordine."
"Hai diciotto anni. E' meglio che tu scelga come vuoi vivere a questo punto."
Non dovrebbe dare ascolto a suo fratello, quando era grande abbastanza da saper decidere da solo. Era la vita di Justin. Può gestirla lui stesso.
"Non è facile e non vale la pena provare."
"Vale la pena provare." Solcai le sopracciglia, spostando la mia faccia più vicina alla sua, cercando di sembrare il più convincente possibile.
"Non capisci.. Va bene. Non voglio nemmeno più parlarne. Non so come comportarmi con mio fratello." Dichiarò confuso. C'era qualcosa di suo fratello che non voleva che io sapessi.
D'altra parte, c'era anche qualcosa di 'mio' fratello che non volevo che sapesse.
"Anch'io."
"Mio fratello non sono affari tuoi, quindi non voglio parlare di lui. 
"Non dovrei farlo neanche io." mormorai.
Silenzio. I miei occhi erano fissi nei suoi. Il mio cuore iniziò a correre. Che stavo facendo?
Justin mi guardò il culo, poi con la mano accarezzò la mia coscia sinistra, appoggiando la mano sul mio culo. Il mio corpo non aveva neanche voglia di combatterla.
Perchè sto reagendo in questo modo?
Ti stai innamorando di lui.
Stai zitta, coscienza del cazzo, tu non sai niente di me.
"Accidenti, tesoro. Non stiamo litigando per questo." Ridacchiò. "Ti è piaciuto?" 
Cazzo è bipolare. Un minuto fa era arrabbiato. Non riuscivo a ribellarmi. Se l'avesse fatto qualche giorno fa l'avrei ucciso, ma ora...
"No, solo che non voglio litigare con te di nuovo." Mentii.
"Certo." Affermò con sarcasmo. Non era stata una buona idea entrare nel suo letto in biancheria intima con solo una t-shirt sopra. Non ero solo un bersaglio per un omicidio, ero anche un bersaglio per il sesso.
"Dico sul serio." Sbottai, voltandomi nella direzione opposta alla sua. Portò le mani ai miei fianchi e tirò il mio corpo verso di lui. Il mio posteriore era appoggiato alla sua zona inguinale. Wow.
"Non riesco proprio a controllare le mie azioni, bambolina. Soprattutto quando si tratta di te." Ridacchiò tra sè e sè. "E' difficile anche venire a letto con te, o stare in questa posizione senza avere la voglia di infilar..."
"Ho capito cosa stai cercando di dire." Dissi. Sapevo che erano tutti complimenti, ma erano volgari.
"Ogni ragazzo sarebbe fortunato ad avere una ragazza così sexy tra le braccia." Disse, stringendomi di più.
Ero quasi pronta a rispondergli, ma si addormentò subito.
 
Dopo due ore di dormita insieme, nello stesso letto, guardai l'orologio digitale per vedere che ore erano: 01:03. Premetti i miei piedi freddi contro le sue gambe, attorcigliandomi a lui. Si svegliò a causa della freddezza dei miei piedi e dopo controllò l'orologio.
"E' tardi." Mormorò assonnato.
"Lo so." Dissi, sbadigliando e guardando verso il basso per vedere le braccia di Justin ancora strette intorno alla mia vita.
Anche in questo caso, cosa stavo facendo lì?
"Abbiamo parlato per due di fila." Dichiarò.
"No. Ti sei addormentato." Risi.
"Beh, forse lo abbiamo fatto nei miei sogni." Mormorò, respirando nel mio collo.
"Non è una brutta cosa." Sorrisi, pensando a quello che stava succedendo nei suoi sogni.
"Sono esausto. Vado a dormire." Ammise, lasciandomi e alzandosi. Spense le luci, lasciandomi al buio più completo. "Ma, prima di fare qualsiasi altra cosa," gettò le coperto su di me, massaggiandomi le gambe da sopra il lenzuolo. "Dobbiamo fare un accordo."
"Ovvero?"
"Dobbiamo lasciarci il passato alle spalle." Deglutì abbastanza forte da farmelo sentire. "I nostri litigi, il pugno, tutto. Ci stai?" Chiese serio, appoggiandosi sul letto, sopra di me. Le sue braccia muscolose lo tenevano in bilico sul mio corpo. Stavo immaginando come sarebbe stato se non avesse avuto le braccia, se fosse sopra di me, eccitato e sudato.. Chloe Romano, che cazzo stai facendo?
Questo accordo forse poteva essere un bene per tutti e due. Niente più scontri, niente più drammi, niente più spintoni, niente più pugni.
Posso farlo.
"Ci sto."
 
 
Un giorno intero era passato. Questa mattina mi ero svegliata accanto a Justin. Non aveva fatto niente di troppo volgare, la scorsa notte. Mi stringeva, come aveva promesso.
Una cosa che mi piace di Justin è il fatto che è vero. Non mente mai. Rispetta le sue promesse e se ha qualcosa da dire te lo dice in faccia. La gente in California, invece, è tutta falsa.
In questi giorni mi portò a mangiare fuori e non litigammo più come prima.
Lo aiutai anche a cercare di trovare Chloe, cioè me. Gli suggerii luoghi in cui non avremme mai potuto trovarla. Voglio dire, non ero stata proprio d'aiuto, ma sennò sarei morta.
Passavamo ore intere abbracciati sul divano a guardare il Jersey Shore, su MTV. 
Quel pomeriggio, Snooki era seduta nel frigorifero, perchè a quanto pare, il suo culo era in fiamme. Justin si lasciò sfuggire una risatina, guardando verso di me.
"Questo spettacolo rende gli italiani così stupidi." Disse con disgusto, ricordandomi le mie origini. Ero italiana anche io.
"Sto solo dicendo," dichiarò. Risi alla sua risposta. "Non mi divertivo così da un po' di tempo."
"Ad essere onesti, lo stesso vale per me."
"Sei stato cool." Ammise.
Ben presto, sentii la porta di casa aprirsi e un volto sconosciuto entrò in casa. Aveva dei jeans neri e una canottiera bianca. Fece irruzione come se niente fosse. Aveva gli stessi capelli di Justin, le stesse caratteristiche del viso.. Sembrava solo più vecchio.
Oh Signore.
"Sei tornato!" Justin guardò quel ragazzo dritto in faccia. "Julia, questo è mio fratello, Damien." Suo fratello mi guardò in un modo strano, non riuscii ad identificare bene quello che il suo sguardo voleva dirmi.
Ma poi capii. Lui era Damien, il fratello di Justin, a cui mio fratello aveva ucciso la fidanzata, e quel ragazzo che voleva uccidere Chloe Romano, ovvero me.
Sarei ufficialmente morta stanotte.
 
Spoiler:
"C'è qualcosa che ho bisogno di dirti, Justin." [...]
"Che c'è, Julia?"
"Questo non è il mio vero nome." [...]
"Non posso ucciderti Juli-Chloe. Non posso ucciderti, Chloe."
 
ommerda.
 
 
Domani aggiorno, aspetto taaante recensioni dato che il prossimo capitolo sarà uno dei più importanti.
Damien scoprirà Chloe, come la prenderà Justin? La ucciderà? Who knows.
  
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