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Autore: Shainareth    22/12/2007    3 recensioni
" Sorrise, Bibi, al ricordo di quanto, alla fin fine, si erano dimostrati degli ottimi amici i loro due compagni, Miss Monday e Mr Nine. In particolare, aveva ancora in mente la camminata dinoccolata di quest’ultimo, il suo sgangherato stile di combattimento con le mazze da baseball, ed il suo modo di vestire con abiti eleganti ed una corona posta in cima ai suoi capelli rossi. Era simpatico, pensava, e con lui si era trovata molto bene proprio perché era diverso da tutti gli altri. Riusciva ancora a sentire la sua voce: «Miss Wednesday! Miss Wednesday!» "
Non so spiegare il motivo per cui mi venne l'ispirazione per questa storia... fatto sta che la scorsa estate buttai giù quest'assurdità. Spero faccia almeno sorridere. No pairing.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nefertari Bibi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VECCHI AMICI

 

 

Potrà sembrare assurdo, certo. Ma c’è forse qualcosa che non sfiori la follia nel nostro mondo?

   Questa era anche la convinzione di chi viveva lungo la Grand Line, o anche solo semplicemente di quei temerari eroi che vi si trovavano a passare, pronti a tutto pur di mettere le mani sul favoloso tesoro di Gold D. Roger. Figurarsi, poi, se la famiglia reale di Alabasta e chi dimorava all’interno del palazzo di Alubarna poteva sorprendersi facilmente per un qualcosa che usciva dalle righe: dopo aver avuto a che fare con i Mugiwara, era impossibile. Specie per la principessa che aveva vissuto con Rufy e gli altri gomito a gomito per diverso tempo.

   Eppure… Eppure sì, qualcosa riuscì a stupirla. Qualcosa di bizzarro e, soprattutto, di impensabile.

 

Se ne stava bel bella a godersi il sole sul terrazzino dei suoi appartamenti, la nostra Bibi, i lunghissimi capelli chiari abbandonati morbidamente al caldo vento del regno della sabbia, un leggero e semplice vestito di lino bianco ad avvolgerle il corpo. Non amava molto il lusso, la bella principessa, ma amava le cose graziose, questo sì. Indossava un paio di sandali ingioiellati ai piedi, che facevano pendant con i nastri che le raccoglievano sulla nuca due ciocche di capelli, che altrimenti le sarebbero ricadute davanti agli occhi. In compagnia del suo affezionato Karl, il papero gigante inseparabile amico d’infanzia, Bibi sfogliava quello che a prima vista poteva dirsi un libro. In verità, però, quel volume che, seduta sul parapetto del terrazzino, ella teneva sulle ginocchia, altro non era che un diario: lo aveva cominciato a scrivere allorquando, anni prima, aveva lasciato il suo paese natio per cercare di trovare un modo per aiutare la propria gente, intrufolandosi nelle file degli agenti della Baroque Works – facenti capo al temibile Crocodile, spietato dittatore dal sorriso ipocrita e dai modi viscidamente gentili.

   Sotto il nome in codice di Miss Wednesday aveva finto di essere loro alleata per poter investigare sulla condotta di Mr Zero, scoprendo così che egli e Crocodile, invasore di Alabasta, erano la medesima persona. Aveva dovuto lottare, insieme al fidato Igaram, sua guardia del corpo che aveva assunto l’identità di Mr Eight, quasi sempre accompagnati dalla fortissima Miss Monday, in coppia con Igaram, e dall’estroso Mr Nine – non che nella Baroque Works vi fossero tizi più sobri di lui, se pensiamo alle caccole esplosive di Mr Five, alla corporatura da armadio e al cervello microscopico di Mr Four, all’acconciatura di Mr Three, e a… a Mr Two, tutto intero com’era.

   Sorrise, Bibi, al ricordo di quanto, alla fin fine, si erano dimostrati degli ottimi amici i loro due compagni, Miss Monday e Mr Nine. In particolare, aveva ancora in mente la camminata dinoccolata di quest’ultimo, il suo sgangherato stile di combattimento con le mazze da baseball, ed il suo modo di vestire con abiti eleganti ed una corona posta in cima ai suoi capelli rossi. Era simpatico, pensava, e con lui si era trovata molto bene proprio perché era diverso da tutti gli altri. Riusciva ancora a sentire la sua voce: «Miss Wednesday! Miss Wednesday

   Sospirò richiudendo il diario e calando le ciglia sul viso, pronta a tornare con i piedi per terra. Era passato tanto di quel tempo, da allora, e ancora le sembrava strano provare nostalgia per due membri dell’organizzazione criminale che aveva cercato di rovesciare il regno di suo padre. Eppure, quella voce che la chiamava pareva essere ancora lì, a riecheggiare nelle sue orecchie: «Miss Wednesday! Miss Wednesday

   «Devo avere proprio qualcosa che non va se non riesco a dimenticare l’affetto provato per dei criminali e per dei pirati, vero Karl?» domandò più a se stessa che alla bestiola, alla quale ora, scesa dal parapetto, Bibi carezzava il capo. Si era accucciata accanto all’amico, il volume ancora sulle ginocchia, una mano a sorreggere il mento, i capelli lunghi che sfioravano le lastre di pietra chiara che componevano la pavimentazione del terrazzino. «Per quanto io ami Alabasta, per quanto io ami la mia gente, alle volte non riesco a fare a meno di provare nostalgia per il tempo passato in mare con Rufy e gli altri, o anche solo per quello passato con i miei amici della Baroque Works. Suona strano a dirsi, ma è così» ragionava la principessa, provando una sensazione di disagio per quell’imbarazzante stato d’animo che non avrebbe potuto condividere con nessuno, troppa la vergogna. Era l’erede al trono di un regno secolare, non poteva permettersi debolezze di tal genere né tanto meno di annoverare fra le proprie amicizie quella di una banda di pirati o di ex-agenti dell’associazione che aveva attentato alla vita di suo padre.

   «Miss Wednesday! Miss Wednesday!» Ancora quella voce onnipresente. «Miss Wednesday!» Il troppo sole, cominciava a convincersi Bibi, doveva aver cominciato a darle alla testa. «Miss Wednesday!» Doveva picchiare davvero molto forte. «Miss Wednesday, insomma! Vuoi degnarmi di uno sguardo, sì o no?!»

   La regal fanciulla aggrottò le sottili sopracciglia sulla fronte chiara, e come d’istinto si volse a guardare verso manca, dove, aggrappato alle colonnine del parapetto lì di fianco, una figura vestita in completo verde, zazzera rossa e corona dorata in testa, tentava la scalata del palazzo reale di Alubarna.

   I loro sguardi finalmente si incrociarono per un breve, silenzioso istante.

   «Un maniaco!» gridò Bibi, scattando in piedi e brandendo una mazza chiodata, sfoderata da non si sa bene dove. Per quanto potesse apparir delicata ed eterea ai più, il soggiorno forzato nelle file della Baroque Works prima, ed in quelle dei Mugiwara dopo – anche se di forzature, nella ciurma di Monkey D. Rufy ve ne erano state ben poche – aveva reso la principessa molto più coraggiosa e forte di quanto si potesse credere. E perciò, armata di tutto punto, ora era in procinto di spaccare il cranio all’intruso, di modo da metter così una pezza nelle falle della sorveglianza delle guardie reali.

   Sbiancato per quella mossa del tutto inattesa, l’uomo, armato di un temibile fiore di campo, evidente dono per la fanciulla, mollò la presa che la sua mano aveva appena rinsaldato sulla cimasa, e, scivolando a testa in giù, col rischio di perdere la sua preziosissima corona, rimase appeso alla ringhiera di pietra unicamente per i piedi, incastrati ad arte fra le colonnine. «Miss Wednesday, sei diventata matta?!»

   «Matta io?!» rimbeccò Bibi, dopo aver sferrato il primo colpo a vuoto. «Sei tu che stavi per intrufolarti in camera mia senza esser stato invitato!»

   «Oh, allora la prossima volta invierò un biglietto per annunciare la mia presenza, così che le guardie possano farmi a pezzi prima di poter anche solo osare metter piede in città!» ribatté stizzito l’altro.

   «Ti starebbe bene, maniaco!»

   «Suvvia, Miss Wednesday, non mi riconosci? Non fare la sciocca e aiutami!» sbraitò in ultimo il giovane.

   Bibi, arma in pugno, udite quelle parole si sporse dal parapetto per osservare meglio il proprio interlocutore. Infine, riconosciutolo, la mazza le scappò di mano per la sorpresa, andando a sfiorare le parti basse dell’uomo – che perse mezzo secolo per la paura di dover ricorrere alla chirurgia per riportare ad una parvenza di vita la propria virilità – ed ella esclamò: «Mr Nine!» E subito si affrettò a dargli una mano per tirarlo su.

   Non bisogna stupirsi che Bibi non avesse riconosciuto al volo il vecchio collega, se si pensa che tempo prima aveva faticato a capire che Bonkure, piombato di colpo sulla Going Merry, era lo stesso Mr Two di cui aveva sentito grandemente parlare in precedenza. E non importa che entrambi fossero vestiti di rosa, camminassero a passo di danza ed inneggiassero alla “Gay Way”: per Bibi era difficile l’accostamento delle due figure – identiche, fra l’altro.

   Ecco, se vi chiedete se Bibi fosse a tratti poco sveglia, ella potrebbe smentirvi con un semplice: “Non sono fisionomista.”

   «Oh, finalmente!» tirò un sospiro di sollievo l’ex-agente, toccando finalmente un terreno solido sotto ai piedi. Si spolverò l’abito verde smeraldo, si aggiustò la corona e si risistemò la cravatta. «La sorveglianza, qui, non è un granché, sai?» cominciò poi, guardando il panorama che si poteva godere dal terrazzino degli appartamenti reali. «Ma d’altra parte non è neanche colpa delle guardie, bensì merito mio: sono pur sempre un tipo in gamba, e non per nulla facevo parte della terribile Baroque Works.»

   «Fossi in te non me ne vanterei tanto…» commentò Bibi, fissando il giovane con aria curiosa e confusa.

   «Anche questo è vero» fu costretto ad ammettere lui, pensieroso. La sua espressione cambiò improvvisamente, come se si fosse ricordato di qualcosa, e l’uomo tese la mano verso la principessa. «Un regalo da un vecchio amico» sorrise quindi, porgendole il fiore.

   La ragazza accettò il dono con fare educato, ma senza riuscire a gioirne. «Mr Nine, cosa ci fai tu qui?»

   Quello la guardò indispettito, portando i pollici sotto ai risvolti del collo della giacca. «Cosa ci faccio qui, mi chiedi? Anziché esser contenta di rivedermi, di sapermi ancora in vita, dopo lo scontro dell’ultima volta, tu mi vieni a porre una così stupida domanda?»

   «Beh…» osò timidamente protestare Bibi, non sapendo dove posare lo sguardo. «Se consideri che siamo a più di cinquanta metri d’altezza… Potevi avvisarmi che saresti arrivato, ti sarei venuta incontro e tu saresti potuto entrare dall’ingresso principale, come tutte le persone normali…»

   Ma evidentemente Mr Nine non era dello stesso avviso, dal momento che scosse il capo, e tornò a guardarsi attorno, prendendo a camminare sulla terrazza. «Caspita! E chi se lo immaginava che la cara Miss Wednesday fosse la proprietaria di questo regno… E’ uno spettacolo, la vista che si gode da quassù! Proprio uno spettacolo! Mi piace!»

   Di nuovo la principessa parve contrariata da quelle parole. «Non sono la “proprietaria”: Alabasta appartiene al popolo. Io sono solo l’erede al trono…»

   «E ti pare poco?» sorrise divertito il giovane, rivolgendole uno sguardo affettuoso. «Ora, mia cara, parliamo di affari.»

   La fronte di Bibi si corrucciò di nuovo. «Affari?»

   «Eh, sì. Mi duole arrivare subito al dunque, ma non ho molto tempo. Ho bisogno di te.»

   «Di me? Oh, bella! E cosa potrei fare io per aiutarti? A far cosa, poi?»

   «C’è bisogno ch’io prenda moglie.»

   Bibi si morse le labbra per non ridere. «Oh, bene.»

   «Sai, alla mia età… ormai è ora che ci pensi.»

   «Immagino di sì» rispose la fanciulla, pur non sapendo assolutamente quanti anni potesse avere il giovane con cui stava interloquendo.

   «Il problema, però, è trovare la donna giusta» continuò Mr Nine, seriamente preoccupato. «Vedi, non posso certo sposare la prima che capita…»

   «Oh, no. Neanche a pagarlo» convenne Bibi, cominciando finalmente ad interessarsi alla questione. «Ma temo di non avere amiche da presentarti, mi spiace.»

   L’altro esplose in una risata. «Oh, no, no! Figurati! Non è certo per questo che mi sono disturbato a venire fin qui!» affermò, le mani allo stomaco per il divertimento dovuto all’ingenuità della sua dolce amica. «No, mia cara. Quello che ti chiedo è ben altro.»

   La ragazza, non comprendendo, alzò le spalle. «E allora cosa…» Ma la domanda le morì in bocca quando vide il giovane avvicinarsi a lei, scipparle il fiore di mano, ed inginocchiarsi ai suoi piedi con fare teatrale, una mano al cuore, l’altra tesa verso l’ex-collega, il fiore stretto fra indice e pollice. Un brivido percorse la regale schiena della bella Nefertari che, istintivamente, indietreggiò di un passo.

   «Ebbene, mia cara Miss Wednesday, ti chiedo umilmente di diventare mia moglie.»

   Bibi ammutolì più di prima, pallida in volto, gli occhi strabuzzati.

   «Perché non dici nulla?» l’interrogò lui, non capendo. «Dovresti sentirti lusingata, no?»

   «Ehm… “Lusingata” non è propriamente la parola che userei…» balbettò la ragazza, ritrovando la voce. «Ma… Mr Nine, cosa ti salta in mente? Ti rendi conto di cosa stai dicendo?» tentò di recuperare poi, ridendo e buttandola sullo scherzo – sperando vivamente che quel tipo stesse scherzando, più che altro.

   «Come no? Tu sei una principessa, io sono un re…» rispose il giovane, convinto.

   «Tu non sei un re!» esclamò lei, cominciando a credere che quello fosse totalmente impazzito. «E se anche lo fossi, non cambierebbe nulla!»

   «Dici bene: re, principi o gente comune… che importanza ha?» sorrise Mr Nine, rimettendosi in piedi e posando il fiore fra i capelli della fanciulla con fare galante. «Ad ogni modo, vorrei che tu fossi sincera: vuoi sposarmi o no?»

   Messa alle strette, e armata di coraggio, Bibi fu costretta a confessare. «Non posso.»

   «E perché?» volle sapere il suo pretendente.

   «Non ti sei mai fatto vedere per tutto questo tempo, come posso sapere se i tuoi sentimenti sono sinceri o meno?»

   Mr Nine dovette ritenere quella domanda alquanto legittima se ci si mise a riflettervi su per tre quarti d’ora buoni – durante i quali Bibi andò persino a far pipì e si stese sul letto a pancia sotto a leggere una rivista di moda, un biscotto fra i denti. Quando infine il giovane ebbe una risposta per la bella principessa, annunciò: «Ti amo.»

   Un sandalo adornato di pietre preziose gli arrivò sulla zucca, spodestando così la corona che lui era solito portare sui capelli. «Se fosse vero non ci avresti messo tutto questo tempo a rispondere, imbecille!»

   «D’accordo, d’accordo! Ma mi hai preso alla sprovvista!»

   «Quando si fa una proposta di matrimonio, questa è la prima cosa a cui bisogna pensare, genio!»

   «Miss Wednesday… non ti ricordavo così violenta…» osservò Mr Nine, incuriosito per quella novità.

   «Ecco, se sono violenta, allora cerca altrove!» ribatté Bibi, indispettita.

   «Sarà mica vero quel che si dice in giro?» la ignorò palesemente l’altro, fissandola con fare curioso, una mano ad accarezzarsi il mento.

   Lei ricambiò lo sguardo, seppur ancora adombrato dalla stizza, e, imbronciata, domandò: «Di che parli?»

   «Del fatto che tu possa aver avuto contatti con dei pirati… i Mugiwara» rispose seriamente preoccupato il giovane, oltrepassando la soglia del terrazzino e mettendo così piede nella camera da letto della principessa. Questa rimase in silenzio, un’espressione indecifrabile in viso, gli occhi incollati su di lui. «Allora? E’ vero?» incalzò il giovane, accigliato. «Perché se così fosse, mi dispiace per te, ma non potrei più prenderti in moglie.»

   Un altro sandalo lo colpì, nelle zone basse, questa volta. «Non dire come se fossi io a volerti sposare!» starnazzò Bibi, rimpiangendo di non averlo lasciato cadere di sotto. «Ad ogni modo…» riprese, dopo un lungo, lunghissimo sospiro. «Mr Nine… c’eri anche tu quando siamo saliti a bordo della Going Merry, l’hai già dimenticato?» mormorò, scuotendo il capo con rassegnazione. «E sei stato tu ad aiutarmi a fuggire con loro per non cadere per mano di Miss Valentine e Mr Five… Mi chiedo che razza di memoria tu abbia…»

   «Oh, già! Già!» sorrise il presunto re, illuminandosi per la folgorazione che lo aveva colpito. «Ora ricordo…» annuì, compiaciuto, le mani ai fianchi. «Vedi quante cose ho fatto per te? Potresti anche mostrare un po’ di gratitudine diventando mia mogl…»

   «Non osare rinfacciarmelo, sai?!» ululò la ragazza, al limite della pazienza. «E comunque, guai a te se parli ancora male dei miei amici, chiaro?!»

   «I tuoi amici?» ripeté Mr Nine, curioso, un sopracciglio in su.

   «I miei compagni!»

   «Ti riferisci ai Mugiwara?»

   «Sì, esatto! Perché, se proprio vuoi saperlo, io sono una di loro!» affermò con decisione, ed un certo orgoglio, la bella principessa di Alabasta, le mani ai fianchi, il busto leggermente piegato in avanti. «E se la cosa non ti sta bene, quella è la porta» e gliela indicò. Ma si corresse un attimo dopo. «Anzi, tornatene da dove sei venuto!» ed il suo indice si spostò verso il terrazzino.

   Il giovane la osservò in silenzio per diversi istanti, prima di lasciarsi andare ad un sorriso. «Devi voler loro molto bene, se ti esponi così davanti ad un estraneo…» concluse, con un sospiro.

   Bibi perse la propria baldanza, rilassò le braccia lungo i fianchi e corrucciò la fronte. «Ma tu non sei un estraneo, Mr Nine…» lo corresse, dispiaciuta dal fatto che lui fosse convinto del contrario. «Anche tu ed io eravamo compagni, no?»

   «Già, ma per te era una convivenza forzata…» annuì lui, togliendosi il primo sandalo della ragazza dalla testa. Se lo rigirò fra le mani, rimirandolo in silenzio.

   La principessa, ormai a piedi nudi, gli si fece incontro e si fermò di fronte a lui, cercando di coglierne lo sguardo. «Mr Nine… Qual è il vero motivo per cui sei venuto qui?» Quello alzò le spalle, ma non disse una parola. «Mr Nine?» lo richiamò lei, togliendogli gentilmente il sandalo dalle mani nella speranza che il giovane la smettesse di fissarlo e le desse infine delle risposte. «Mi dici la verità?»

   Lo vide spostare lo sguardo altrove, impacciato, la bocca storta in un’espressione indecifrabile, le dita che si contorcevano fra loro nelle tasche dei pantaloni, un piede in avanti che aveva preso a muoversi a destra e a manca con fare nervoso: sembrava un bambino.

   Bibi sospirò, paziente, e fece qualche passo verso la corona caduta in terra. La raccolse, la spolverò e tornò a fissare il suo ex-collega, iniziando finalmente a capire. «Vuoi… vuoi che ti faccia preparare una stanza?»

   Gli occhi dell’uomo saettarono su di lei, vispi e sorridenti. «Sul serio?»

   La fanciulla alzò una spalla. «Tu… hai fatto molto per me» affermò, allungando un braccio per porgergli la corona. «Prima stavo sfogliando un vecchio diario e ho ricordato i tempi passati, esattamente come hai fatto tu. Anche se al servizio di un’organizzazione criminale, noi eravamo compagni» prese a spiegare, distendendo le labbra in su. «Siamo amici, no?»

   Commosso, Mr Nine si avvicinò a lei e la circondò fra le braccia, stringendola forte. «Grazie» mormorò soltanto. «Grazie davvero.»

   «Però non ti sposo» preferì mettere le mani avanti la principessa, pur ricambiando l’abbraccio.

   «Oh, non preoccuparti» sorrise bonariamente il giovane, lasciandola andare poco dopo e rimettendosi la corona in testa. «Neanche mi piaci.»

   La fronte di Bibi si corrucciò. «Ma davvero?» domandò lei, i pugni serrati sulle anche.

   «Troppo magra» spiegò l’altro, tutto tranquillo, passeggiando per la stanza e andando ad accarezzare e vezzeggiare Karl dopo tanto tempo. «E troppo violenta, soprattutto.»

   Bibi scoppiò a ridere. Sospirò, si girò verso la grande specchiera posta non troppo lontano da lei, si riassettò l’abito ed il fiore fra i capelli, e infine tornò ad indossare i suoi sandali. «Se neanche il tuo regno inesistente ti piace più, Mr Nine, potresti fermarti qui in via definitiva, che ne dici?» riprese parola, avanzando verso di lui.

   «Mah…» si mostrò dubbioso quello, una mano sotto al mento per darsi arie da gran pensatore mentre valutava i pro e i contro dell’offerta. «Qua il sole picchia forte, potrei dare di matto…»

   «Oh, non se ne accorgerebbe nessuno, sta’ pur tranquillo.»

   «… si potrebbe venire a sapere che facevo parte della Baroque Works, e allora sarebbero guai…»

   «Non se spiego che mi hai salvato la vita.»

   «…e soprattutto l’arredamento di questa stanza è troppo femminile.»

   Bibi gli mollò uno scapaccione, facendogli di nuovo cadere la corona dalla testa. «Non qui in camera mia. Intendevo qui ad Alabasta.»

   «Non sai spiegarti per nulla bene, tu» bofonchiò il giovane, massaggiandosi la nuca sulla quale era spuntato un rosso ed appariscente bernoccolo, di quelli che Nami, la navigatrice dei Mugiwara, era solita far comparire sulle zucche dei suoi compagni. Era stata una brava allieva, Bibi.

   Quest’ultima tornò a sorridere, prese Mr Nine sotto braccio ed insieme a lui si incamminò fuori dalla stanza. «Vediamo di ringraziare a dovere il mio bravo, vecchio compagno dei tempi che furono» affermò, contenta. «Dopotutto, siamo buoni amici, no?»

 

 

                                                                                                                                          

 

  
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