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Autore: Soraya Ghilen    06/06/2013    2 recensioni
Se Lorenzo avesse ottenuto dal Papa un armistizio di un anno in cambio di alcuni personagi di rilievo della vita plitica di allora (come suo fratello Giuliano, Leonardo e altri)?
E se tra gli amici di Da Vinci ce se sia una che si innamorerà del conte Riario tanto da mettere in dubbio la sua lealtà non solo verso Firenze ma verso lo stesso Leonardo?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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 Prologo
Sono una ragazza di umili origini. Vivo a Firenze da quando ho dieci anni ma il mio luogo di nascita è Napoli. Dopo poco che fui arrivata in questa città, quando mia madre morì a causa della febbre, venni accolta nel laboratorio Del Verrocchio grazie alla mia capacità di creare capolavori ma anche grazie alle mie capacità di modella.
Legai subito molto con un  mio coetaneo, Nico, che faceva l’apprendista presso un certo Leonardo Da Vinci.
Da Vinci non aveva una buona reputazione in città. Quasi tutti dicevano che era pazzo o posseduto. Ma nessuno, se non chi lo conosceva, poteva affermare che quella non era possessione o pazzia ma un’incredibile genialità.
Non so cosa ci vide Leonardo in me ma, quasi da subito, volle che anche io, insieme a Nico, gli facessi d’apprendista. Per quanto io adorassi il mio maestro, però, stare dietro a tutte le sue idee, trovare tutti i materiali per le sue invenzioni, non era impresa da poco. Il più delle volte era impossibile!
Sono passati cinque anni da allora, ora ho sedici anni, e non è cambiato molto.
Una grave minaccia, però, incombe su Firenze e questa minaccia è Roma, che vuole estendere la sua ombra sui possedimenti dei De’ Medici, ma non è questa la principale fonte di guai che coinvolgono me, Nico, Zoroastro, Vanessa e Leonardo perché il nostro problema viene da Roma ma porta il nome di Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì.  L’uomo che io amo più di quanto abbia mai amato Leonardo.

 
 

Cap 1: Sono Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì, nipote di papa Sisto IV e intendo portarvi con me!
Mentre sedevo comodamente sul letto di Leonardo, facendo il punto della situazione insieme a tutti gli altri, entrò nella stanza un affannatissimo Verrocchio, urlando “Leonardo, tu non sai cosa è successo!” con queste parole attirò l’attenzione di tutti noi presenti.
Il mio maestro si alzò in piedi e si diresse verso il suo “cosa succede di così grave?” chiese, preoccupato.
“è appena stato qui Giuliano De’ Medici a dirci che Lorenzo ha accettato, in cambio di una tregua con il Papa, di darvi tutti come ostaggi!” Si fermò per prendere fiato “suo fratello compreso!”
Io per poco non svenni; Vanessa non resse l’emozione e perse i sensi; Nico e Zoroastro divennero due statue di sale e, in quanto al mio maestro, iniziò a fare a pezzi l’intero arredamento della stanza.
“prigionieri del Papa?!” si mise ad urlare “e da quando?”
“A dire il vero” disse una voce che tutti noi conoscevamo bene, una voce che tutti noi disprezzavamo “non del Papa ma miei”. Girolamo Riario fece il suo ingresso nello studio con l’aria di chi ha appena vinto la battaglia di una vita e forse era proprio così.  “saluto tutti voi, ritrovati amici!” poi posò il suo sguardo oscuro e tormentato su di me. Parve affascinato da quello che vedeva. Mi si fece vicino, mi prese la mano, ne baciò il dorso e poi disse “ Mia signora, visto che siete l’unica che non ho ancora avuto la grazia di conoscere, mi presento” poi fece una pausa “sono Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì, nipote di papa Sisto IV e intendo portarvi via con me!” si fermò di nuovo, e in quel lasso di tempo incrociò il mio sguardo per poi chiedermi “ e voi chi siete, giovane fanciulla?”
Io ero rimasta incantata da quei modi. Per quel che mi riguardava poteva anche starmi dicendo che mi avrebbe fatta morire di morte lenta e dolorosa, poco m’importava. Era troppo bello guardare quelle labbra suadenti che si muovevano con incredibile lentezza, con movimenti quasi seducenti e rivedere quella fiamma che ardeva nei suoi occhi, quella che ardeva anche negli occhi di Nico, quella che non bruciava più da tempo. “ Sono Cristina Marante, vengo da Napoli” risposi quasi in modo automatico.
“è uno splendido nome, il vostro.” I suoi occhi erano qualcosa di incredibile “come anche la terra che vi ha dato i natali” poi si allontanò da me per rivolgersi a tutti i presenti nella stanza.
“come avrete capito sarete miei ospiti per il seguente anno.” Nico, ripresosi dallo stato di catalessi in cui era biecamente precipitato dopo la notizia, rispose “che splendido modo di dire che saremo suoi prigionieri per i seguenti mesi!”
Riario alzò lo sguardo verso di lui, con aria infastidita “potrebbe essere come dici tu, giovane Nico, ma potrei anche accarezzare l’idea di trattarvi davvero come ospiti, una volta giunti nel mio palazzo a Forlì” poi volse il suo sguardo verso Vanessa e Zoroastro “mentre attendiamo la risposta ai vostri sospetti vediamo di far riprendere i vostri giovani amici!” detto questo prese  un secchio ricolmo d’acqua che Leonardo teneva in stanza per lavarsi e ne gettò metà  sul viso di Vanessa e metà sul viso di Zoroastro.
Quando i due si furono ripresi, Riario ci condusse fuori dal laboratorio del Verrocchio.
Fuori trovammo ad attenderci i nostri cavalli pronti  e sellati con le nostre cose nelle borse appese ai lati delle selle. Su uno di essi montava Giuliano De’ Medici, con l’aria più seccata del solito.
Il mio splendido cavallo Spirit, l’unica cosa in mio possesso oltre i vestiti e qualche blocco da disegno, mi aspettava paziente con le sue orecchie marroncine abbassate.
A salutarci c’era solo il Verrocchio e nessun altro.  Le lacrime mi riempivano gli occhi e come i miei anche quelli di Nico e Vanessa.
Camminammo per un giorno intero e quando arrivammo nel palazzo del conte Riario non mi sentivo più le gambe. Ero una brava cavallerizza ma non montavo spesso e, in special modo, non facevo percorsi così lunghi. Molto spesso non uscivo dai confini di Firenze.
Entrati nel palazzo, Riario ordinò di portarci tutti nelle nostre stanze ma, quando stavo per incamminarmi anch’io, mi trattenne per un braccio “no, voi restate con me!”
“Perché mai?” chiesi, con aria interrogativa e sorpresa.
“Voi sarete sempre con me, mia signora” disse, come a dare una spiegazione.
“io non sono la vostra  signora!” sputai fuori, con risentimento “non lo sono ora e non lo sarò mai!”
“io non ne sarei così sicura, se fossi in voi!” mi si fece vicino e, quasi mi sfiorò le labbra  “voi cadrete ai miei piedi, presto o tardi o a pagare saranno i vostri amici” si fermò per  vedere che reazione avessero avuto le sue parole “e i primi a risentirne saranno l’artista e il giovane Nico!”

 
 
 
L’angolo di Sol: salve!  Adoro la serie Da Vinci’s Demons  e quindi non ho potuto non scrivere questa ff.
Fatemi sapere le vostre idee in merito!
A presto, Sol!

  
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