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Autore: sic58    06/06/2013    4 recensioni
Klaus torna a New Orleans, la città che secoli prima lui stesso ha creato. Caroline resta a Mystic Falls, ma c'è qualcosa dentro se stessa che la tormenta.
È ovviamente una Klaroline e ci saranno solo due capitoli. Nel primo ho riproposto la 4x23 con la reazione della nostra vampira bionda all'addio del nostro ibrido preferito e un secondo capitolo che vuole essere una specie di continuo di quella che vorrei potesse essere la vita di questi due testoni in un possibile futuro. Ci sarà un lieto fine per loro? Chissà...forse, un giorno!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***

Ed eccolo, finalmente era arrivato.

Quell’evento tanto importante, sognato, desiderato per anni era arrivato.

Il giorno del diploma.

Ma per me, per i miei amici, per tutti coloro che si apprestavano ad una giornata come quella della consegna del diploma questo non era solo un evento.

Questa data segnava l’inizio di una nuova vita, una vita in cui si smetteva di avere la scusante di essere dei ragazzini e bisognava impegnarsi per essere qualcosa in più. Bisognava impegnarsi per diventare adulti onesti e rispettosi, bisognava impegnarsi per essere persone giuste in un mondo che, forse, non lo era poi così tanto.

Era così che avevo sempre considerato il diploma e, in fondo, la pensavo anche oggi così, nonostante adesso fossi un vampiro.

Nel corso della mia immortalità avrei conseguito mille e mille diplomi, ma questo era il primo e avrei solo voluto godermelo fino in fondo.

Peccato che non mi era possibile visto che quello che doveva essere uno dei giorni più belli della mia vita si era appena straformato in un inferno.

Il velo era stato alzato intorno al triangolo d’Espressione e i fantasmi di tutti coloro che erano morti, di tutti coloro che avevano un conto in sospeso con questa città e con tutti i suoi abitanti erano tornati.

E come se non bastasse, come se tutte le tragedie avvenute negli ultimi tempi non fossero abbastanza, un nuovo insormontabile problema rischiava di rovinare questo giorno.

“Klaus non è questo il momento di decidere che non ti interesso più” urlai come una schizofrenica contro il telefono “ti chiamerò ogni dieci minuti finchè non verrai qui a salvare la vita di Damon” continuai prima di chiudere la chiamata.


Da quando, pochi istanti prima, Stefan mi aveva telefonato per informarmi del problema del fratello non avevo perso neanche un istante di tempo cercando di rintracciare l’Originale, l’unico in grado di guarire Damon.

Ma cosa avevo guadagnato fino ad ora? Solo quella dannata, stupida e insopportabile segreteria telefonica che mi spiegava con garbo che quel fottuto idiota aveva avuto la splendida idea di spegnere il cellulare.

Non sapevo cosa fare, come rintracciarlo e in più la cerimonia stava per iniziare.

 

***

Finalmente potevamo considerarci diplomati. Non sapevo spiegarmi nemmeno bene come ci fossimo riusciti visto tutto quello che avevamo dovuto affrontare nel giro di quell’anno, ma c’è l’avevamo fatta.

Peccato che, come prevedibile, il momento idilliaco quale quello doveva essere si era trasformato davvero in un incubo.

Stavo continuando a chiamare Klaus da tutto il pomeriggio, ma ovviamente a rispondermi c’era ancora quella dannata segreteria.

Nel frattempo Stefan stava parlando al cellulare con Rick, il quale lo avvisava che per Damon non c’era più tempo per le suppliche.

Sapevamo che Klaus non sarebbe mai arrivato in tempo e l’unica possibilità per salvare la vita al maggiore dei fratelli Salvatore era solo quella di costringerlo a prendere la cura.

Se lo avessimo fatto ero certa che Damon non ci avrebbe mai perdonati, ma non c’era altra soluzione. Nessuno di noi lo voleva morto, nemmeno io.

Damon non era perfetto e da quando lo avevo conosciuto era stata una persona terribile, ma diavolo, era Damon. Era fatto così. In fondo non era cattivo.

E poi Elena, legame di asservimento o no, non sarebbe mai riuscita a superare anche quell’altra terribile perdita.

Scossi la testa verso Stefan per fargli capire che si, Klaus aveva ancora il cellulare staccato e dalla sua espressioni compresi che, in assenza di altre soluzioni possibili, aveva deciso.

Avrebbe detto a Rick di dare la cura a Damon, anche se ciò avrebbe significato farsi odiare per sempre da suo fratello.

All’improvviso, però, prima che lui potesse dire o fare qualcosa un rumore assordante costrinse tutti noi ad urlare. Lo sentivo, lo sentivamo in testa e sembrava come se questa ci stesse per scoppiare. Faceva male, tanto, troppo.

Dietro i miei amici, ma proprio davanti a me comparvero le streghe, quelle stesse streghe che avevo ucciso per salvare la vita di Bonnie, della mia migliore amica.

“Ti ricordi di noi, Caroline?” mi disse una di loro puntando il palmo della sua mano di fronte a noi.

La sua mano si muoveva e nel farlo il dolore sembrava aumentare a dismisura.

All’improvviso vidi un tocco muoversi ad una velocità spropositata e subito dopo colpire la strega con così tanta forza da farle saltare la testa.

Il dolore improvvisamente sparì e tutto sembrò tornare normale.

“C’è ne sono tanti ancora di questi, qui intorno. Chi è il prossimo? Potrei continuare tutto il giorno” disse una voce proprio dietro di me.

Non mi serviva un genio per riconoscere a chi appartenesse. Anche se faticavo ad ammetterlo, quella voce l’avrei riconosciuta fra mille.

Mi voltai e lo vidi che guardava nella mia direzione sorridendomi.


Lo guardai anche io e non potei non sorridergli e pur non potendo guardare la mia faccia, sapevo perfettamente che genere di espressione avevo messo su.

La sua presenza di fronte a me non aveva più nulla a che vedere con la paura che mi procurava qualche tempo prima, né con l’odio che per troppo tempo avevo giustamente provato nei suoi confronti.

No, la mia espressione, il mio sorriso era solo un misto di gioia e sollievo.

C’avevo messo un po’ per capirlo, ma proprio in quell’istante, mentre lui mi guardava e mi sorrideva compresi che lui non mi avrebbe mai fatto del male, anzi, che con lui nei paraggi io era al sicuro molto più che in qualsiasi altro momento della mia vita.

 

***

Era già sera e quella giornata, nonostante fosse iniziata nel peggiore dei modi, sembrava, fortunatamente, si stesse concludendo senza ulteriori tragedie.

Klaus aveva dato il suo sangue a Damon senza fare nessun tipo di storie, senza ricatti, né secondi fini. Glielo avevamo chiesto e lui semplicemente aveva annuito scrollando le spalle.

Ero certa che ci sarebbe voluto chissà quale opera di convincimento, chissà quale proposta o peggio ancora chissà che genere di richiesta per avere il suo sangue in cambio…invece, invece niente.

Nulla e, per un attimo, mi domandai che fine avesse fatto quell’Originale oscuro che, solo qualche tempo prima, in cambio del suo sangue aveva costretto Stefan a tornare ad essere “Lo Squartatore” solo perché questi potesse salvare la vita di suo fratello.

Con questi pensieri in testa stavo sistemando i tocchi e tutto ciò che restava in giro della cerimonia di qualche ora prima e proprio mentre ero intenta a fare ciò sentii una presenza dietro di me.

Uno dei tanti aspetti positivi dell’essere un vampiro era anche questo: nessuno poteva coglierti di sorpresa.

Mi voltai e nello stesso istante in cui lo feci compresi che, in quel momento, c’era sol una persona che avrei voluto vedere…una sola.

Quando i miei occhi scrutarono la figura di fronte a me, non potei non sorridere.

Era lui.

“Come hai fatto ad arrivare così in fretta?” gli domandai curiosa.

“Ero già per strada” mi rispose.

Lo guardai con faccia sorpresa non riuscendo a spiegarmi il perché e lui continuò.

“Ho ricevuto l'annuncio del tuo diploma” iniziò a spiegarmi mentre lo prese da una tasca interna della giacca “davvero molto velato” continuò.

Giorni prima avevo spedito tutti gli inviti per la cerimonia e fino all’ultimo ero stata indecisa se farglielo avere oppure no, poi, però, la mia parte irrazionale aveva vinto e così eccolo lì.

In fondo, mi ero detta, glielo dovevo. Klaus aveva fatto cose orribili, ma con me, beh con me aveva mostrato anche qualcosa di diverso dal suo terribile lato oscuro.

Mi ero decisa ad invitarlo perché inconsapevolmente ero andata contro i miei pregiudizi e l’avevo fatto non perché pensavo che lui fosse diventato una persona migliore, ma semplicemente perché senza rendermene conto una parte di me voleva cedere all’attrazione verso quell’uomo terribile a cui, però, stranamente importava solo di me.

 Sorrisi comprendendo subito a cosa si riferisse, ma non ebbi il tempo di dire nulla perché lui continuò.

“Deduco che tu voglia dei soldi da me” mi disse scherzando, ma restando serio come solo lui sapeva essere.

“I soldi o un mini frigo” gli risposi sorridendo.

Era strano parlare con così tanta tranquillità con lui, eppure quella sera c’era qualcosa di diverso nell’aria. Forse era lui, forse ero io o forse era solo la mia felicità nel vederlo dopo settimane dalla sua partenza. Non sapevo dirlo con certezza.

“Ho preso in considerazione l'idea di regalarti un biglietto in prima classe per venire con me a New Orleans, ma sapevo quale sarebbe stata la tua risposta, quindi ho optato per qualcosa che sapevo avresti accettato” mi spiegò con fare serio e pacato.

Lo guardai con espressione curiosa e stupita allo stesso tempo.

Dove voleva andare a parare? Era forse l’ennesimo giochetto dei suoi?

“Da questo momento Tyler è libero di tornare a Mystic Falls” mi rivelò e nel suo sguardo non c’era traccia di presa in gira.

Era sincero, lo era davvero e io, io invece avevo già pensato male di lui.

Lo guardai sconvolta comprendendo che tra tutto ciò che lui avrebbe potuto dire o fare quel gesto era certamente l’unico che non avrei mai preso in considerazione. Non me lo sarei mai aspettato.

“Che cosa?” domandai con poca convinzione solo per capire se avevo sentito bene o se era tutto frutto della mia fantasia.

“Lui è il tuo primo amore” iniziò a dirmi mentre la mia espressione doveva essere una maschera di caos e disordine, ma anche di felicità e soddisfazione “io voglio essere l’ultimo, non importa quanto tempo dovrò aspettare” mi rivelò e pur non mostrandolo apertamente quelle parole mi sconvolsero.

Sapevo perfettamente cosa quell’uomo di fronte a me provasse nei miei confronti, ma non pensavo che si sarebbe esposto così tanto in quella che sembrava tanto una specie di promessa.

Una cosa come: “è impossibile, ma non smetterò mai di provarci”.

Non sapevo cosa dire, né cosa fare. Ero solo lì, ferma, immobile con la testa che continuava a ripropormi le parole che avevo appena sentito pronunciare, poi all’improvviso lo vidi avvicinarsi sempre di più.


Riuscii a sentire il suo respiro sulla mia faccia e, per un attimo, ebbi la sensazione che mi avrebbe baciata, ma in realtà non lo fece. Si limitò solo a posare un delicato bacio sulla mia guancia e una parte di me, quella stessa parte che da troppo tempo tenevo segregata per paura che uscisse fuori, beh, quella parte restò delusa aspettandosi, probabilmente, qualcosa in più.

“Congratulazioni, Caroline” mi sussurrò appena, quando si staccò.

A quel punto non riuscii più a mantenere la compostezza che avevo avuto fino a quel momento e sorrisi, sorrisi davvero. Uno di quei sorrisi che non mi concedevo da troppo tempo, uno di quei sorrisi veri, di quei sorrisi di gusto che non appena li fai ti senti già meglio.

“Andiamocene di qui” mi disse prendendomi delicatamente sottobraccio “prima che dodici ibridi arrabbiati non decidano di attaccare briga” aggiunse mentre ci incamminavamo verso l’uscita del campetto della scuola.

E per un istante, mentre camminavamo così vicini, tutte le certezze che avevo avuto fino a qualche tempo prima mi sembrarono vacillare.

 

 

Sic58

 

  
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