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Autore: sic58    12/06/2013    2 recensioni
Klaus torna a New Orleans, la città che secoli prima lui stesso ha creato. Caroline resta a Mystic Falls, ma c'è qualcosa dentro se stessa che la tormenta.
È ovviamente una Klaroline e ci saranno solo due capitoli. Nel primo ho riproposto la 4x23 con la reazione della nostra vampira bionda all'addio del nostro ibrido preferito e un secondo capitolo che vuole essere una specie di continuo di quella che vorrei potesse essere la vita di questi due testoni in un possibile futuro. Ci sarà un lieto fine per loro? Chissà...forse, un giorno!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IMMAGINE


 

 

 

***

Se ne era andato.

Klaus se ne era andato davvero.

Erano queste le uniche parole che riuscivo a ripetermi da qualche mese a questa parte.

New Orleans era la città che aveva scelto per scomparire dalle nostre vite e dal giorno della cerimonia del diploma non l’avevo più visto.

Il lato oscuro di New Orleans l’aveva risucchiato, quel parco giochi soprannaturale dove i vivi si perdono facilmente e i morti restano a giocare l’aveva condotto lontano da Mystic Falls, lontano da me.

All’inizio non ne comprendevo i reali motivi, ma poi Rebekah mi aveva spiegato tutto. Di ritorno dal suo viaggio estivo insieme a Matt, la vampira Originale si era fermata in città ancora per qualche giorno prima di raggiungere i suoi fratelli ed era stato allora che mi aveva spiegato ogni cosa.

New Orleans era stata casa sua, era casa di Klaus. Era stato lui a costruire quella città che era poi diventata la sua casa ed era lì che aveva creato Marcel.

E adesso? Adesso a distanza di anni e anni Marcel aveva conquistato tutto ciò che Klaus aveva sempre voluto: potere, lealtà e famiglia. Lui l’aveva creato a sua immagine, ma Marcel era stato in grado di superarlo.

Non mi serviva un genio per capire cosa avesse spinto l’ibrido a fare i bagagli e sparire per sempre.

Lui voleva ciò che aveva Marcel.

Klaus semplicemente voleva essere re e voleva esserlo nella sua città.

E io? Io ero rimasta lì, in quella cittadina che mi aveva vista nascere e crescere, quella cittadina che era casa mia…peccato che io, beh che io non ero più la persona che ero stata un tempo.

“Tu preferisci chi sei ora alla ragazza che eri una volta. Ti piace essere forte, senza età, senza paura. Siamo uguali, Caroline”.

Ricordavo quelle parole perfettamente e ricordavo anche che, quando lui le aveva pronunciate, non ci avevo dato troppa importanza ritenendole quasi prive di fondamento, ma non era così.

Lui aveva ragione e io lo sapevo. Sapevo perfettamente di essere cambiata con la trasformazione, sapevo che la mia condizione di vampirismo mi aveva fatto diventare una persona diversa, sicuramente migliore della ragazza che ero un tempo, quella ragazza profonda a malapena quanto una pozzanghera.

Era stato difficile ammetterlo anche a me stessa, ma quell’ibrido che tutti avevamo odiato dal primo momento che aveva messo piede nelle nostre vite, proprio lui, beh lui mi aveva capita come nessuno aveva mai fatto ed era stato l’unico a scavare così tanto in profondità dentro di me facendomi conoscere parti di me stessa che nemmeno io credevo di possedere.

Con ogni probabilità era per tutti questi motivi che continuavo a svegliarmi tutte le mattine con un solo viso davanti agli occhi e ciò che era peggio era che non riuscivo nemmeno ad ammetterlo.

Se c’è l’avevo fatta era stato solo grazie al tempo, o forse solo grazie a Elena.

Era stata lei che un pomeriggio d’estate, pochi giorni dopo la cerimonia del diploma, si era presentata a casa mia con un’espressione felice nel volto.

“Mi sono innamorata di Damon” mi aveva detto prima che io la facessi entrare dentro.

Ero rimasta sconvolta, non sapendo cosa dirgli.

“Tutto ciò che ho sempre detto di provare per lui era reale. Il legame di asservimento non ha influito affatto sulle mie emozioni. E finalmente adesso posso stare con lui” aveva continuato quando davanti ad una vaschetta di gelato ci eravamo seduti sul portico di casa mia.

“So quello che vorresti dire, ma non serve. Io lo so già. So già perfettamente che Damon è stata una persona terribile, ma non mi importa e non ho più intenzione di nasconderlo a me stessa e men che meno agli altri” aveva preso a spiegarmi.

“Io lo amo, lo amo davvero e non mi sentirò in colpa per questo” aveva concluso alla fine.

Ero rimasta colpita dalla determinazione del suo sguardo e solo allora avevo compreso. Solo in quell’istante Caroline Forbes aveva capito.


Elena sapeva tutto, conosceva Damon meglio di ogni altra singola persona sulla faccia della terra, ma era riuscita ad andare contro ogni tipo di pregiudizio. Lei aveva dato a lui la possibilità di farsi conoscere, di essere se stesso e alla fine l’aveva scelto indipendentemente da ciò che gli altri avrebbero potuto pensare.

Elena amava Damon e non aveva più paura di mostrarlo al mondo.

Io avevo impiegato giorni, mesi, anni a comprendere quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio e non ci ero riuscita, ma vedendo la determinazione negli occhi di Elena nell’affermare di essersi innamorata di lui, tutto mi sembrava chiaro e per la prima volta mi ero ritrovata a scavare dentro me stessa e capire ciò che c’era dentro di me.

Per un attimo mi vidi al posto di Elena, lei che così sicura della sua scelta se ne era infischiata di tutto e tutti.

Potevo fare io lo stesso?

Potevo davvero ammettere al mondo, ma soprattutto a me stessa della tempesta emozionale che stavo vivendo da qualche tempo a questa parte?

La verità era che non potevo fare quei pensieri perché, in fondo, Damon e Klaus non era uguali seppur entrambi avessero fatto cose terribili.

Damon era fatto così. A lui non dispiaceva essere il cattivo perché, in qualche modo, sapeva che qualcuno doveva pur sporcarsi le mani, a volte, invece Klaus faceva il cattivo senza un motivo reale se non per il semplice gusto di fare lo stronzo e l’insensibile.

Damon faceva spesso il cattivo per uno scopo e questo lo rendeva degno di essere perdonato.

Klaus no.

E io, io non potevo provare quello che credevo di provare.

No, non mi era concesso.

Non al momento almeno.

Maybe, one day.

Forse, un giorno.

 

***

Era passata un’intera estate da quando Elena aveva dichiarato al mondo il suo amore per Damon e io mi ero trovata insieme a loro in molte occasioni e, per quanto non avessi mai voluto ammetterlo mesi prima, quei due erano complementari.

Damon ed Elena riuscivano ad amarsi nonostante tutto. Litigavano, si prendevano a schiaffi e si urlavano dietro le cose più terribili, ma poi prontamente l’uno correva nelle braccia dell’altra e tutti i pianeti sembravano tornare ad allinearsi.

Avevo sempre provato un pizzico di invidia per Elena, lei che era la ragazza amata da tutti.

Da Matt che non era mai riuscito a dimenticarla davvero e che, per quanto, odiasse i vampiri si era perfino concesso a lei come sacca di sangue umana.

Da Stefan che l’aveva amata sopra ogni cosa e che sarebbe tornato da lei non appena Elena avrebbe scoccato le dita.

Da Damon che era cambiato solo per lei, per non ferirla, solo per poter diventare la persona che lei si meritava di avere accanto.

Tutti amavano Elena, la amavo anche io per carità, ma un pizzico di invidia per tutto l’amore che gli altri nutrivano per lei l’avevo provato e, forse era per questo che all’inizio non avevo accettato la sua storia con Damon.

Lui era cattivo, oscuro, ma gli importava di lei, anzi gli importava solo di lei e mi domandavo sempre come lei fosse riuscita a fargli perdere la testa così tanto.

“Quindi non hai mai sentito l’attrazione che si prova quando a qualcuno, che è capace di fare cose terribili, per qualche motivo, importa solo di te?”

Eccole che tornavano prepotenti alla mente quelle parole. Avevo negato quel giorno, ma mentivo.

Mi ero sempre chiesta come avesse fatto Elena con Damon e poi, senza nemmeno accorgermene, era successo anche a me con Klaus.

A quell’ibrido cattivo e senza cuore importava di me o più semplicemente lui si era innamorato di me e se all’inizio quella cosa mi spaventava, con il passare del tempo non più.

Era per questo, forse, che quando Tyler era ricomparso a Mystic Falls nulla era più stato come prima. Eravamo cambiati entrambi, troppo forse.

Lui aveva affrontato mesi difficile della sua vita scappando da uno psicopatico che voleva solo la sua morte e io, beh io mi ero avvicinata a quello stesso psicopatico facendolo entrare dentro di me senza che gliene avessi dato esplicitamente il permesso.

Futile dire che la nostra storia andava avanti solo per la forza dell’abitudine, forse perché nessuno dei due aveva voglia di altri cambiamenti e così tiravamo avanti senza farlo davvero.

Avevo cercato in quei lunghi mesi di ritrovare dentro di me quell’amore assoluto e unico che fino a poco tempo prima provavo per Tyler, ma nonostante gli sforzi non ero riuscita a trovarlo.

Forse era per questo che settimane prima, arrivati al momento della nostra rottura nessuno dei due si fosse stupito più del necessario. Sapevamo entrambi che era solo questione di tempo prima che succedesse.

La cosa più sconvolgente, però, fu che Tyler comprese tutto e questo mi spiazzò come non avrei mai creduto possibile.

“Tra noi è finita, non è vero?” gli avevo detto io dopo l’ennesima litigata per una stupidaggine.

“Credo che tra noi non sia mai ricominciata da quando sono tornato” mi aveva risposto senza troppi giri di parole.

Io ero lì ferma davanti a lui aspettando che dicesse qualcosa, che almeno lui avesse voglia di dar voce ai pensieri, ma gli unici pensieri che aveva in mente non era riferiti alla nostra storia, ma solo a me e a quello che provavo.

“È per lui, non è vero?” mi aveva domandato alla fine.

Lì per lì non avevo capito e avevo chiesto lui di spiegarsi, di farmi capire cosa volesse dirmi e così Tyler era partito come un fiume in piena.

“È Klaus il nostro problema. è sempre stato lui da quando è entrato nelle nostre vite. All’inizio è stato  un problema per me a causa del legame di asservimento in un primo moment e della sua voglia di uccidermi in un secondo tempo” aveva iniziato a spiegare senza troppi problemi “poi è stato un problema per te perché non so come lui ci sia riuscito, mai ti è entrato dentro. Nella pelle, nel sangue, perfino nelle ossa e da allora non sei più riuscita a cacciarlo via. E quando con ogni probabilità stavi iniziando ad accettare quei nuovi sentimenti lui è andato via e tu sei rimasta qui a raccogliere i cocci di te stessa aveva continuato voltandomi le spalle pronto per andare via.

Avevo urlato il suo nome pregandolo di restare, ma lui non era intenzionato a farlo.

“Lasciami andare Caroline” mi aveva detto guardandomi intensamente negli occhi “non è me che vuoi e io non voglio far finta di nulla dovendotelo, però, leggere ogni giorno negli occhi” aveva concluso sparendo dalla mia vista.

Ero rimasta lì a piangere e a domandarmi come avessi fatto a farmi sfuggire la mia vita di mano senza nemmeno accorgermene. 


Era tutto così assurdo. Sfiorava quasi il ridicolo. Eppure una parte di me sapeva che Tyler aveva ragione.

In qualche modo Klaus mi era entrato dentro e io non riuscivo a liberarmi di quella presenza così ingombrante nella mia vita.

Una parte di me voleva riuscirci, ma l’altra no.

Lottavo con me stessa tutti i giorni chiedendomi come fossi arrivata a ritrovarmi in quel limbo senza vie d’uscita.

Da una parte c’era la razionalità che mi imponeva di stare lontano da quell’essere senza scrupoli e dall’altra c’era l’irrazionalità che mi spingeva da lui in modo irreparabile e che mi faceva auto convincere che, forse, anche in lui c’era del buono e che io avrei potuto tirarlo fuori.

“Ho già fatto più di abbastanza. Ho mostrato gentilezza, perdono, pietà...A causa tua, Caroline. Era tutto per te.”

Senza saperlo aveva inciso quelle parole come fuoco dentro di me e io non riuscivo a liberarmene.

La verità era che io non ero la ragazza forte che volevo apparire, io ero fragile e lo stavo dimostrando.

Lo dimostravo tutte le volte che pensavo a lui e non facevo nulla. Lo dimostravo tutte le volte che i suoi occhi mi tornavano alla mente e io cercavo di scacciarli via per non sentirmi addosso la responsabilità di dare un nome a ciò che mi succedeva dentro.

Ero una codarda ed era questo il motivo per cui non riuscivo ad ammettere a me stessa ciò che, involontariamente, il mio cuore aveva iniziato a provare.

Non ci riuscivo.

Non al momento, almeno.

Maybe, one day.

Forse, un giorno.

 

***

Era tutto sbagliato, lo sapevo.

Con ogni probabilità tra tutte le scelte che avrei potuto fare in tutta la mia vita quella, alla fine, sarebbe davvero risultata essere la peggiore di tutte, ma non sarei tornata ugualmente indietro.

Per una volta avevo deciso di smettere di essere codarda.

Per una volta avevo deciso di essere una forte e decisa vampira, quale io sarei dovuta essere in realtà in ogni circostanza.

Era per questo che da qualche ora giravo senza una meta precisa tra le strade di New Orleans.

Ero partita senza dire nulla a nessuno, lasciando solo un messaggio in segreteria a Elena.

“So che  sto facendo un errore epocale, ma devo andare da lui. Ho bisogno di guardarlo negli occhi e capire se ciò che provo è vero. Sono certa che tu capirai”.

E in fondo era vero. Nessuno meglio di Elena avrebbe potuto capire, o almeno lo speravo.

Non avevo idea di dove lo avrei trovato. Era come cercare un ago in un pagliaio, motivo per cui dopo ore e ore iniziavo a sentirmi una stupida.

Girovagavo per le strade buie della città senza una meta precisa cercando, per lo meno, di cogliere ogni più piccolo particolare di quella città. Era come se osservandola cercassi in essa qualcosa di lui, qualcosa che gli appartenesse.

Era bella, non c’era che dire, e con ogni probabilità era già tornata ad essere la sua città.

Quasi senza accorgermene la mia attenzione venne catturata da un uomo sdraiato su una panchina con lo sguardo rivolto al cielo. Con ogni probabilità doveva anche avere gli occhi chiusi intento chissà a pensare a cosa, ma all’improvviso quasi come se mi avesse sentito arrivare voltò la testa nella mia direzione e io prontamente mi voltai dandogli le spalle.

Non volevo assolutamente passare per una curiosona.

“Care…Caroline?” domandò l’uomo con voce sorpresa, una voce che avrei riconosciuto fra un milione.

Mi voltai a rallentatore e quando fui proprio di fronte a lui vidi l’uomo seduto sulla panchina che aveva sollevato la testa permettendo ai miei occhi di incastonarsi con i suoi e in quel momento tutto mi sembrò svanire.

Per un attimo ebbi come la sensazione che al mondo ci fossimo solo noi due, ma allo stesso tempo quelle sensazioni mai provate prima mi destabilizzarono più del dovuto.

“Klaus” sussurrai a malapena con voce strozzata.

Non mi aspettavo di vederlo, non in quel momento almeno. Mi ero quasi rassegnata all’idea di dover riprendere le “ricerche” il giorno dopo e adesso non ero decisamente pronta ad affrontarlo.

Non sapevo cosa dire, né cosa fare e presa dallo sconforto, ma anche da un’insicurezza che mai mi ero sentita addosso gli diedi le spalle e mi allontanai a velocità vampiresca da quel luogo, ma soprattutto da quell’uomo.

Cosa mi era saltato in mente di venire a New Orleans? Perché ero lì? Perché avevo avuto quell’assurda idea di voler parlare con lui? Ma soprattutto perché volevo con ogni fibra del mio essere chiarire la nostra situazione?

Nostra…come se di nostro ci fosse qualcosa..come se davvero esistesse un noi per me e lui.

Provai a velocizzarmi sempre di più, ma all’improvviso fui costretta a fermarmi.

Proprio di fronte a me c’era lui che mi osservava con un cipiglio alzato.

“Pensavo lo sapessi che non puoi battere in velocità un vampiro più vecchio di te” prese a dire smorzando leggermente la tensione che sentivo crescere dentro di me.

“Io…” provai a dire “io…volevo solo…” continuai interrompendomi.

“Tu cosa Caroline?” mi domandò addolcendo lo sguardo “perché sei scappata non appena mi hai visto?” continuò.

Lo guardai sperando che mi uscisse una qualunque parola dalla bocca, anche un insulto sarebbe stato ben gradito, ma niente. Sembravo una statua di marmo.

“Forse la domanda giusta è un’altra” prese a dire notando che non sembravo intenzionata ad aprire bocca “che cosa ti porta qui a New Orleans?” mi domandò deciso.

Lo guardai e finalmente la tensione sembrò diminuire, come se il mio corpo si fosse nuovamente abituato alla presenza di lui.

“Cibo, musica, arte, cultura” elencai con disinvoltura citando le stesse parole che lui aveva pronunciato alla mia segreteria telefonica quando mesi e mesi prima aveva deciso di trasferirsi in quella città.

 Klaus mi guardò sorpreso di quelle mie parole, forse per lui era inconcepibile che io riuscissi a ricordarle.

Gli sorrisi e in una frazione di secondo anche lui fece lo stesso.

“Potrei esserti d’aiuto” mi propose “in fondo nessuno meglio di me conosce questa città” mi disse.

“Beh si, in effetti potresti farlo” mi lasciai scappare.

L’ibrido mi sorrise quasi stentando a credere alle mie parole, ma all’improvviso tornò serio e io fui costretta a fare altrettanto.

“Qual è la verità Caroline?” mi domandò poco dopo.

Non mi sentivo ancora pronta ad aprirmi.

“Forse volevo solo complimentarmi con te per quello che è successo” provai a dire.

“A cosa ti riferisci esattamente?”

“A Hayley e al bambino che aspettate” gli rivelai mentre sentii una fitta dentro di me.

Da quando Rebekah c’è lo aveva rivelato per me faceva male parlarne, perfino adesso a distanza di tempo.

“Ero ubriaco quella sera e ho ceduto ai miei istinti” mi spiegò lui.

“Non devi giustificarti con me”.

“Dal tuo sguardo sembrerebbe di si”.

Lo guardai e abbassai la testa non sapendo bene cosa rispondergli. In fondo non aveva tutti i torti. Volevo solo sapere cosa provasse lui per lei, niente di più.

“Hayley non significa nulla per me” mi disse come se mi avesse appena letto nel pensiero.

“Bene” riuscii solamente a dirgli.

“Bene” mi rispose lui alzando un sopracciglio “dove hai lasciato il tuo lupo, invece?” mi chiese.

“Io e Tyler…beh noi…” provai a dire con non poco imbarazzo “noi non stiamo più insieme” gli rivelai.

Lui mi guardò e la sua espressione cambiò all’istante. Il suo sguardo serio era sparito lasciando il posto ad un sorriso sornione che lasciava poco all’immaginazione.


“Potresti toglierti quell’espressione soddisfatta dalla faccia?” gli domandai leggermente stizzita.

“Dovrei far finta che mi dispiaccia?” mi chiese senza troppi giri di parole.

“Ok, ok. Lascia stare” gli risposi mettendo le mani in avanti in segno di resa.

“E così vi lascio liberi di vivervi il vostro grande amore epico e voi che fate? Vi piantate?” mi domandò con tono ironico.

“Fossi in te non farei tutto questo sarcasmo” gli dissi “sei davvero insopportabile e odioso. Più di quanto ricordassi” continuai.

Klaus si soffermò sul mio sguardo giusto un po’, poi tornò serio e riprese a parlare.

“Seriamente Caroline, perché sei qui?” mi chiese e in quel momento compresi con chiarezza che non avrei potuto più evitare di rispondere a quella domanda né, tantomeno, di non essere sincera con la mia risposta.

Rimasi in silenzio per qualche istante, giusto il tempo che mi servì per guardare dentro me stessa, lì solo dove avrei potuto trovare la verità, lì dove questa si era sempre nascosta.

“Per te, credo” gli risposi guardandolo negli occhi.

L’espressione di lui cambiò radicalmente. Certo non si aspettava quelle parole, glielo leggevo negli occhi. 

“Per…per me?” mi chiese sorpreso.

Lui, in fondo, sapeva di non meritarsi nulla visti i suoi comportamenti e, forse, non riusciva a capacitarsi del fatto che io fossi in qualche modo riuscita a mettere via i pregiudizi che avevo sempre avuto nei suoi confronti.

“Si” gli dissi con assoluta decisione stavolta.

“Perché?” mi domandò.

Quando se ne era andato lasciandomi a Mystic Falls da sola avevo provato solo dolore, ma allo stesso tempo avevo provato una sprazzo di felicità quando prima di andare via mi aveva detto quelle parole che non avrei mai dimenticato.

“Lui è il tuo primo amore. Io voglio essere l’ultimo, non importa quanto tempo dovrò aspettare”.

Solo in quel momento, davanti ai suoi occhi, compresi che nemmeno Tyler e tutto l’amore che mi aveva legato a lui per tanto tempo era riuscito a farmi provare quelle piccole ed impercettibili sensazioni che quell’uomo che mi era di fronte aveva scatenato dentro di me.

La verità era solo una…Klaus mi era entrato dentro e io, ormai, non potevo non ammetterlo.

“Perché ho capito che nonostante tu sia la persona peggiore che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita non riesco a smettere di pensare a te. Perché ho capito che, per qualche stano motivo, tu mi sei entrato dentro e io non c’è la faccio a ricacciarti di nuovo fuori. Perché per quanto possa essere sbagliato non c’è un altro posto al mondo in cui vorrei essere se non qui con te” gli rivelai senza troppi giri di parole.

Non serviva più a nulla. Era tempo di sincerità, solo di quella.

Il vento che forte aveva preso a soffiare faceva sventolare i miei capelli, ma a me non importava. Il vento mi spingeva avanti, ma a me non importava, era esattamente quello che dovevo fare…andare avanti, andare avanti…ovunque ci fosse lui, però.

“E tutto quello che hai sempre detto?” provò a dirmi lui per capire quanto sicura fossi delle mie parole.

“Tutto quello che ho sempre detto lo ribadisco anche adesso. Tu sei oscuro, cattivo, tenebroso e forse lo sarai sempre, ma oggi non mi importa più. Ho superato quella fase”.

“E quindi adesso in che fase sei?”

“Sono nella fase in cui mi trovo davanti la persona che mi ha promesso un giorno di mostrarmi questa grande città e gli sto chiedendo di farlo. Gli sto semplicemente dicendo che quel giorno è arrivato” mi lasciai scappare.

Klaus mi si avvicinò in un batter d’occhio e incastonò i suoi grandi occhi blu nei miei facendomi perdere, per un istante, il lume della ragione. Quegli occhi erano in grado di destabilizzarmi, di portarmi in luoghi in cui credevo fosse impossibile arrivare.

Sentii il suo respiro sulla mia pelle e qualche istante dopo le sue labbra si trovarono a contatto con le mie. All’inizio sembrò un bacio delicato e pulito, ma ben presto si trasformò in un bacio dal sapore di desiderio, di passione e di speranze ritrovate o mai abbandonate.

C’eravamo io e lui, solo noi e quelle sensazioni che entrambi per troppo tempo non avevamo potuto viverci fino in fondo.


Era ancora difficile da ammettere, ma non avevo mai provato quelle sensazioni meravigliose con un solo bacio con nessuno.

I baci di Klaus non avevano nulla a che vedere con quelli di Matt, né tantomeno con quelli di Tyler.

Questi sapevano di desideri inconfessabili, di sentimenti repressi, di….beh, non sapevo nemmeno spiegarlo io stessa.

Era tutto nuovo, tutto magicamente nuovo, ma meraviglioso. 

Quando ci staccammo entrambi ci guardammo negli occhi e non riuscimmo a non sorridere.

“Come devo interpretare tutto questo?” mi sussurrò lui ad una spanna dalle mie labbra.

“Come un inizio credo” gli risposi.

“Lo è?”

“Sarà difficile tra noi, ma ci proveremo ”.

Lui mi guardò e sorrise di un sorriso talmente pulito che ero certa non avesse mai fatto in vita sua.

“Non credo che te lo dirò spesso, ma ti amo” mi rivelò senza troppi indugi.

Sapevo quanto gli fosse costato ammetterlo per uno come lui, ma ero felice che lo avesse fatto.

“Credo di amarti anche io” gli sussurrai prima che lui tornò a baciarmi.

Fu un bacio più veloce del precedente e compresi subito che il momento delle chiacchiere non era ancora finito.
“Pensavo non lo avresti mai ammesso” mi rivelò.

“Lo pensavo anche io, ma le cose cambiano”.

“Ed esattamente cosa è cambiato?” mi domandò “io sono sempre lo stesso e le circostanze lo sono altrettanto” si premurò a precisare.

“Lo so, sono io ad essere cambiata. E ho capito delle cose che mi hanno spinta a correre qui”.

“Cioè cosa?” mi chiese “che senza di me non vivi?” mi prese in giro per sdrammatizzare la situazione ed alleggerire l’imbarazzo che sapeva io stessi provando.

“No, assolutamente. Io senza di te ci vivo eccome, è solo che, per quanto sbagliato ed immorale possa essere, non voglio, quindi eccomi qui” gli dissi sincera.

Klaus non aggiunse nulla, si limitò solo a sorridermi, poi mi avvolse tra le sue braccia e mi strinse forte, così forte che, per un momento, ebbi la sensazione che mi avrebbe rotto qualche osso.

“Sono sicuro che New Orleans ti piacerà” mi disse regalandomi un bacio sulla testa.

“Ne sono sicura anche io” mi lasciai scappare.


Scegliendo di stare con Klaus avevo scelto l’ignoto, ma mentre venivo stretta dalle sue braccia mi resi conto che mai un ignoto mi era sembrato così bello.

Non avrei mai creduto che prima o poi sarebbe finita così. Io e lui insieme…io e lui, lui e io.

Caroline e Klaus.

Klaus e Caroline.

Mi ero sempre detta: Maybe, one day.

Forse, un giorno.

Beh, quel giorno era decisamente arrivato.

 

Sic58

 

  
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