X – Maschi pavidi e femmine
timide (o forse no)
Quando
Hermione vide Harry tutto incupito, il giorno dopo, dovette trattenere una
risata divertita.
Il
pomeriggio prima Ginny era scappata via tutta di corsa, in fermento, alla
ricerca del ragazzo. Ma Harry aveva la stessa faccia del giorno prima. Con ogni
probabilità la rossa aveva deviato la sua marcia troppo terrorizzata per
affrontarlo.
Rivolse
poi il suo sguardo a Ron. Il ragazzo sbadigliava come un ippopotamo
completamente buttato sul banco.
Ripensò
a quello che era successo negli ultimi giorni, al cambiamento che aveva subito
il loro rapporto.
Certo,
erano sempre stati molto amici, perennemente insieme, ma mai così intimi. Ron
la cercava di continuo, trovava sempre un pretesto per toccarla, per giocare
con i suoi capelli, per metterle una mano attorno alle spalle. E poi non aveva
più rivolto un singolo sguardo a Lavanda dalla discussione che avevano dovuto
settimane prima. Adesso tutti i suoi sguardi erano per lei. A scuola, durante
le lezioni, negli allenamenti. E poi veniva quasi ogni sera a trovarla, a casa
sua, o faceva di tutto per convincerla a rimanere a cena alla Tana.
E
poi c’erano stati quei due baci. Quello che le aveva dato lui davanti a casa
sua e quello che Hermione gli aveva stampato sulle labbra prima della partita
contro gli Slythers.
Ma
non ne erano seguiti altri, con sommo dispiacere della ragazza.
Non
poteva biasimare Ginny per non essere riuscita a parlare con Harry perché anche
lei in tutti quei giorni non era riuscita a trovare il coraggio per parlare
chiaro con Ron ed era rimasta felicemente sospesa in quel limbo fatto di quei
due baci e di tutte le coccole e le attenzioni che Ron riservava solo e
soltanto a lei.
Il
trio di amici quel giorno era meno in forma che mai, tutti e tre avevano lo
sguardo vacuo, perso tra le nuvole, e l’aria preoccupata.
Harry
pensava a Ginny e si preoccupava perché non riusciva più nemmeno a guardarla
dopo essere stato respinto, ma era veramente dura.
Hermione
pensava a Ron e si preoccupava perché non sapeva se doveva affrontare
chiaramente l’argomento del loro rapporto con lui, ma era veramente dura.
Ron
pensava all’ultima partita che avrebbero avuto sabato e si preoccupava perché
se fossero riusciti a vincere quella avrebbero vinto il campionato, ma era
veramente dura.
Tutti
e tre divennero piuttosto scontrosi e preoccupati e per la prima volta
dall’inizio dell’anno consumarono il loro pranzo in religioso silenzio.
Solamente Seamus pareva di buon umore, ma non aveva nessuno con cui parlare,
anche Dean Thomas aveva se possibile un’aria ancora più cupa degli altri tre.
“E
tu con quella faccia da cadavere, che cos’hai?” gli domandò ad un certo punto
piuttosto scocciato Seamus.
Dean
rifilò di sottecchi un’occhiataccia a Harry, che però non se ne accorse tutto
preso com’era dai suoi cupi pensieri.
“Bè,
Ginny è strana… Credo che non ci tenga molto a stare con me” confessò
all’amico.
Ron
si riscosse tutto all’improvviso “E vorrei ben vedere, certo che non può stare
con te!” infierì di nuovo Ron.
Dean,
che era stufo delle sue angherie, lo guardò storto “E perché?” domandò sulla
difensiva.
“Perché
è MIA sorella!” ribadì come se fosse la cosa più semplice del mondo.
L’altro
picchiò le mani sul tavolo, indispettito “Sinceramente non me ne frega proprio
un accidenti della tua gelosia da fratello possessivo” sibilò.
Ron
parve oltraggiato.
A
quel punto intervenne Hermione “Ron, le persone non sono una tua proprietà! Se
sei preoccupato per Ginny, perché non le parli e cerchi di spiegarlo invece di
comportarti come un troglodita?” cercò di calmarlo.
“Ancora
con sto troglodita! Io non devo dirle e spiegarle proprio niente!” si difese.
E
toccò ad Hermione sbattere le mani sul tavolo, furiosa “Certo, basta che tu
abbia quello che vuoi! Che bisogno c’è di mettere in chiaro le cose? Che
bisogno c’è di dare spiegazioni a qualcuno. L’importante è che Ronald Weasley
stia bene, che abbia tutto attorno a sé. Bè, non mi sta bene. Non ti rivolgerò
mai più la parola finchè non avrai il coraggio di affrontare la situazione e
prendere una decisione con me!” e si allontanò a passo spedito lasciando Ron
profondamente allibito.
“Ma
che cavolo le è preso?” domandò infastidito.
Harry
alzò le spalle “Forse voleva dirti che è arrivato il momento di chiederle di
essere la tua ragazza. Sempre che tu lo voglia, intendiamoci…” spiegò, sempre
con la testa tra le nuvole.
“Devono
essere tutte impazzite, ultimamente… Anche tua sorella ha avuto una reazione
simile quando le ho detto che non mi faceva molto piacere che fosse così
dispiaciuta perché quello lì non le rivolgeva più la parola…” fece Dean,
indicando Harry con la forchetta.
Fu
solo allora che Harry sembrò ritornare in vita “E’ dispiaciuta?” domandò
sorpreso.
L’occhiataccia
che gli rivolse Dean fu più chiara di un sì.
Lo
stesso pomeriggio Ron ed Harry stavano tornando dagli allenamenti soli e
abbattuti. Ron per la sfuriata di Hermione all’ora di pranzo ed Harry perché
quel pomeriggio quando aveva incrociato Ginny nei corridoi e si era finalmente
deciso a parlarle, era andato verso di lei ma la rossa, dopo avergli lanciato
un’occhiata di puro panico, aveva svoltato l’angolo e l’aveva vista
allontanarsi da lui alla velocità della luce.
“Harry,
ma mi vuoi spiegare che cavolo è successo? Perché tu a Ginny non vi parlate?”
domandò innocentemente Ron, ad un certo punto.
Harry
aveva fissato l’amico al suo fianco con un briciolo di panico nello sguardo
“Senti, siamo amici, vero? Non è che poi ti arrabbi con me o cose del genere…
Ricordati che andiamo molto d’accordo e ci vogliamo bene come fratelli…” iniziò
Harry.
Ron
strinse gli occhi fissandolo curioso e un po’ minaccioso “Diciamo di sì….” fece
vago.
Il
moro deglutì pesantemente, temeva la reazione di Ron, ma tanto valeva vuotare
il sacco ormai “Ok, le ho chiesto di uscire qualche giorno fa. Ma ha rifiutato
perché stava uscendo con Thomas” buttò fuori tutto d’un fiato. Poi rimase in
attesa della reazione di Ron.
Il
rosso rimase a fissarlo a lungo, con il suo sguardo indagatore e minaccioso,
poi scoppiò a ridere.
“Che
cavolo hai da ridere?” domandò infastidito l’altro.
Ron
cercò di trattenersi e alla fine ci riuscì “Bè… niente! Mi faceva ridere l’idea
che Ginny ti bidonava… Comunque amico, se devo proprio dirlo, meglio te che
Dean o qualche altro idiota – disse, senza guardare Harry negli occhi – Non che
tu non sia un idiota, eh!” concluse, prendendolo in giro.
Anche
Harry rise “Perfetto, grazie per l’approvazione, Ron. Peccato che Ginny ormai
non mi caghi più nemmeno di striscio… Oggi pur di evitarmi ha cambiato strada e
si è allontanata correndo… Peggio di così!”
“Le
ragazze sono veramente esseri complicati e problematici… Guarda Mione!”
constatò il rosso, scuotendo la testa.
“Senti,
non è così complicata la cosa… Hermione mi sembra mi sembra che ti abbia detto
chiaro e tondo che se vuoi ancora parlare con lei devi prendere una bella
decisione sul vostro rapporto” spiegò l’altro, sistemandosi meglio lo zaino
sulle spalle.
Ron
parve esasperato “Ma che cosa c’è da decidere e da spiegare?!”
L’altro
inarcò un sopracciglio “Stai scherzando, vero? Ti comporti con lei come se
fosse la tua ragazza, ma effettivamente non lo è. Credo che sia questa
decisione che vuole sapere… Vuoi stare con Herm?” specificò Harry, di fronte
alla faccia sempre più allibita e imbarazzata dell’amico.
Ron
si grattò la nuca sotto il pesante berretto di lana variopinto – creato dalla
madre – e fissò un punto impreciso davanti a sé, imbarazzato.
“Ron,
ti piace Hermione sì o no?” incalzò l’altro.
Lui
guardò Harry disperato “Certo! Hermione è Hermione! Tu non capisci, io l’adoro
da quando avevo sei anni! Lei è bella e intelligente, è divertente e anche
dolce, la persona con cui sto meglio al mondo, mi piace da morire, Harry! Ma
come cavolo glielo dico?”
Harry
si fece una risatina “Bè, così no?”
“Ah
sì, è facile! Tu sei andato da Ginny e le hai detto che sei pazzo di lei da
quando avevi sei anni?” lo accusò.
Harry
scoppiò a ridere ma poi si trattenne di fronte all’occhiata minacciosa di Ron
“No, anche perché la conosco solo da poco più di tre mesi… Le ho semplicemente
chiesto di uscire”
Ron
annuì “Bene, farò anche io così!” decise.
Harry
scosse il capo “Ma tu ed Hermione uscite assieme continuamente! Non capirà che
cosa vuoi dirle!”
“Oh,
signor so tutto io, diglielo tu al mio posto allora, visto che sei così
esperto!” concluse sempre più in imbarazzo, Ron.
“Sei
serio?” domandò il moro.
Ron
scosse la testa “No, certo che no… Ok, glielo devo dire… E va bene! Smettila di
guardarmi così, ti ho detto che glielo dico!”
Harry
lo fissò perplesso “Guarda che non devi mica fare un favore a me! Oh, guarda
che caso… laggiù abita Hermione!” fece, ironicamente, indicando la villettina
dei Granger.
Ron
lo guardò torvo “Altro che caso, hai approfittato della mia confusione per
farmi deviare per di qua… Sei un sadico!” lo accusò puntandogli un dito
guantato.
Harry
lo spinse verso il cancello, ridendo di gusto, poi lo salutò con la mano, montò
sulla sua vespa e partì lasciandolo solo con le sue decisioni.
Ron
inspirò profondamente l’aria fredda di dicembre, cercando di risucchiare dal
cielo un po’ di coraggio. Si fece coraggio confortandosi con la sicurezza che
non sarebbe stato respinto. O forse sì.
Sentì
il panico impadronirsi di lui, ma non gli concesse più di cinque secondi come
aveva visto fare ad una tizia in un famoso telefilm. Si avvicinò a passi lenti
al campanello e lo premette.
Nello
stesso istante iniziarono a cadere grossi fiocchi di neve.
Quando
un quarto d’ora più tardi Hermione arrivò davanti a casa avvolta nel pesante
cappotto e riparata dall’ombrello colorato, fu piuttosto sorpresa di trovare
Ron appoggiato al cancellino, tutto infreddolito che si riparava dalla neviche
cadeva copiosa sotto la piccola tettoia.
“Ron?
Che cosa… è molto che sei qui?” domandò avvicinandosi e scrollando via la neve
dall’ombrello e dagli stivali.
Ron
alzò le spalle “Solo un paio di minuti – mentì – Ti stavo aspettando…” confessò
senza guardarla negli occhi e trovando improvvisamente interessante il
paesaggio attorno a lui che si faceva sempre più bianco.
“Oh,
ero con Ginny ad organizzare le ultime cose per la gita sulla neve di lunedì. Entriamo?”
gli propose lei, infilando una chiave nel cancello e aprendolo.
“Sì…
però prima volevo dirti una cosa…” iniziò, grattandosi il naso.
Raccolse
tutta la forza e tutto il coraggio e la guardò, dritto negli occhi. Ora veniva
la parte più difficile. Non doveva fare altro che ripetere quello che aveva
detto ad Harry, poteva farcela.
“Senti
Mione, mi dispiace di averti fatto arrabbiare…” iniziò, prendendola alla larga.
Lei
gli rivolse un piccolo sorriso “Non fa niente, dai entra!” lo invitò
nuovamente.
Lui
la fermò afferrandole un lembo del cappotto.
“Aspetta,
prima volevo dirti che… Mione, è da quando avevo sei anni che… Cavolo, tu sei
intelligente e – bella. Oh, al diavolo, sono innamorato di te, Hermione.
Tanto!”
Quelle
parole uscirono dalla sua bocca quasi urlate, le orecchie di Ron già arrossate
per il freddo si fecero ancora più scarlatte mentre anche le lentiggini che
aveva sulle guance parvero più rosse ed evidenti.
Hermione
spalancò gli occhi per la sorpresa, le chiavi di casa le caddero di mano mentre
il cancelletto si richiuse con un click alle sue spalle. Gettò le braccia
attorno al collo di Ron e lo baciò. Un bacio vero questa volta, non come i due
precedenti.
Ron
si sentì la persona più felice della terra, mentre baciava Hermione e le
stringeva le braccia dietro la schiena pensò che non era stato così difficile.
Improvvisamente avvertì anche una fitta di gelosia, il bacio di Hermione era
così bello e perfetto che si domandò chi avesse baciato prima di lui e dove
avesse mai imparato.
Scacciò
immediatamente quei pensieri dalla testa, aumentò la presa e si ripetè felice
che adesso la SUA Hermione era davvero solo e soltanto sua.
I
giorni successivi tutti quanto notarono come il loro rapporto si era
ulteriormente evoluto, Ron non lasciava sola un attimo Hermione e lei pareva
addirittura distratta da lui durante le lezioni, una cosa mai successa.
Harry
invece era sempre più demoralizzato.
Da
una parte c’era l’esultanza perché da quel che aveva capito, Ginny aveva rotto
con Dean. Ma dall’altra c’era la tristezza per vederla cambiare strada ogni
volta che si incontravano per i corridoi.
Decise
che per riuscire a parlarle, perché voleva davvero farlo, sarebbe andato da lei
il giorno dopo, sabato, prima della partita. Così avrebbe avuto il pretesto di
poterla accompagnare al campo per seguire l’incontro.
Quando
Ron casualmente rivelò che sabato mattina la sorella aveva appuntamento per
togliere finalmente il gesso, Harry sentì crollare miseramente i suoi piani.
Si
stupì che fosse già passato un mese, e pensò con nostalgia ai bei giorni che
avevano passato assieme, a come avesse approfittato di ogni suo minimo
spostamento per stare con lei e seguirla. Pensò con dispiacere che adesso non
avrebbe più avuto un così bel pretesto per starle vicino, neanche come amico.
Il
sabato si tennè l’ultima ed importantissima partita di campionato. Se gli
Hippogriffs avessero vinto quell’ultimo incontro avrebbero vinto di conseguenza
il campionato. La mole di neve che era scesa negli ultimi giorni costrinse le
squadre a giocare al coperto nel campo nuovo della cittadina.
Ron,
al contrario di altre volte in cui era caduto profondamente in crisi, pareva
assolutamente su di giri e non vedeva l’ora di scendere in campo per vincere.
Ovviamente quello che era successo con Hermione deteneva la maggior parte del
merito del suo atteggiamento positivo.
Harry
cercò di concentrarsi sull’incontro tralasciando quello che era successo con
Ginny e non pensando al fatto che per la prima volta non fosse sugli spalti a
seguire la partita. La più importante di tutta la stagione, per giunta.
Aveva
perso la ragazza, ma di certo non avrebbe perso l’onore in campo. Anche se da
un paio di giorno McLaggen non faceva che ripetere altro.
Cercò
di concentrarsi solo sul gioco.
La
partita fu serratissima, la squadra avversaria era molto preparata e anche
quella stava giocando per il primo posto. Non dimostrarono mai segni di
cedimento e fu veramente dura.
Ron
stava facendo faville ma Harry, sebbene non si potesse certo dire che stava
giocando male, sembrava leggermente giù di tono.
Ormai
mancavano pochissimi attimi di gioco. La prima meta segnata avrebbe decretato
la fine della partita e i vincitori dell’incontro. Gli Hippogriffs erano sotto
di due punti, dovevano assolutamente segnare una meta da cinque.
Harry
ricevette il passaggio di Ron e contemporaneamente l’ordine del suo amico
capitano di correre e segnare.
Con
la palla in mano lo superò, dribblò un paio di avversari e stava per essere
atterrato quando sentì Ginny, dagli spalti, incitarlo battagliera.
Riuscì
a non perdere il possesso della palla, corse come una saetta e alla fine segnò.
Avevano
vinto il campionato!
La
folla sugli spalti esultò e Harry si ritrovò sommerso dagli abbracci festosi
dei compagni di squadra che ben presto si confusero con gli amici, i parenti e
i compagni di scuola che erano scesi in campo.
Era
passata quasi un’ora dalla fine della partita, ormai tutti si erano allontanati
chi tornando a casa chi ritrovandosi per festeggiare la vittoria e Harry fu
l’ultimo a lasciare gli spogliatoi assieme a Ron.
Il
rosso fu trascinato via a forza da Hermione e costretto ad abbandonare l’amico.
Quando si furono allontanati Hermione gli spiegò che avevano lasciato indietro
Harry perché Ginny lo stava aspettando. Ron cercò di contenere l’irritazione
che il pensiero della sorella assieme ad un ragazzo gli provocava ricordandosi
che si trattava di Harry, il suo migliore amico e un bravo ragazzo. Forse…
Lasciato
indietro da solo, Harry si accorse che seduta su una panchina sotto ad un
gazebo coperto di neve stava da sola Ginny. La ragazza lo salutò imbarazzata
con un gesto della mano.
Harry
fu combattuto tra la voglia di avvicinarsi a lei e riuscire finalmente a
parlarle e l’imbarazzo per essere stato rifiutato che lo spingeva a scappare.
Vinse
la prima e camminando nella neve fresca si avvicinò a lei.
“Complimenti
per la vittoria!” disse lei, sistemandosi la berretta di lana sulla testa in un
gesto che ad Harry ricordò molto quelli imbarazzati di Ron.
“Grazie,
come sta la tua caviglia?” domandò cauto, sedendosi di fronte a lei.
Ginny
alzò le spalle allungando in avanti il piede che era ritornato a calzare scarpe
normali “Insomma… Riesco a muovere il piede piano e a ruotarlo, ma mi hanno
detto che per una decina di giorni ancora è meglio che non lo carichi troppo e
usi ancora le stampelle, poi quando mi sentirò sicura, un po’ alla volta, potrò
iniziare a camminare senza” spiegò.
Harry
approfittò della situazione e si lanciò “Quindi posso ancora accompagnarti
avanti e indietro? Visto che non devi caricarlo troppo…” si propose speranzoso.
Ginny
gli sorrise “Bè, se vuoi mi farebbe piacere”
Per
Harry fu come perdere una zavorra da cento chili appesa al collo, si sentì
immediatamente più leggero e audace “Si, io voglio! E’ che mi è come sembrato
che mi evitassi negli ultimi giorni…”
Ginny
arrossì di colpo, come succedeva a suo fratello anche le sue lentiggini si
fecero più visibili e intense “Ah, sì? No, sarà stata una tua impressione, e
comunque sei tu che hai iniziato ad evitarmi…” spiegò, con una voce più acuta
del solito che fece sorridere Harry.
“Bè,
è perché… Sì, insomma… Ero in imbarazzo, no?” cercò di spiegare senza
menzionare l’episodio in cui l’aveva invitata ad uscire.
“Non
devi esserlo… Io e Dean non stiamo più uscendo…” lo incoraggiò lei, fissandolo
con i suoi occhi blu.
“Ah,
sì? – fece Harry, fingendo di non sapere nulla – Come mai?” domandò come se
stesse discorrendo di piante e fiori.
Ginny
gli fece tanto d’occhi ma alla fine fu costretta a rispondere “Era troppo
geloso… di te” concluse, continuando a guardarlo negli occhi.
Harry
scoppiò in una risatina “Ah, che cosa stupida… Essere geloso di me, intendo…”
specificò come se non ne avesse dovuto avere motivo.
“E
invece aveva ragione. Per questo gli ho detto che era meglio non vederci più…”
incalzò Ginny. Stava disperatamente cercando di spingerlo a dirle qualcosa.
Voleva ardentemente che la invitasse ancora ad uscire con lui, come l’altra
volta, perché lei non ci riusciva, credeva di non avere abbastanza coraggio.
Tale fratello, tale sorella.
“Oh…”
rispose solo Harry, che non sembrava riuscire ad assecondare la volontà di
Ginny.
Calò
un silenzio fitto ed imbarazzato, l’unico rumore percepibile era quello soffice
della neve che scendeva fitta.
“Ehm,
sta nevicando molto!” commentò Harry, per spezzare quell’imbarazzante silenzio.
“Già…
Senti, mi accompagneresti a casa? Sempre che non ti dia fastidio o tu non abbia
già altri impegni…” domandò la ragazza, stringendosi di più nel suo cappotto
per contrastare il freddo pungente.
Harry
saltò su così velocemente, per la felicità, che sbatté violentemente la testa
contro una delle assi del gazebo coperto di neve che, per lo scossone, precipitò
tutto attorno ai ragazzi con un tonfo sordo. Perdendo l’equilibrio per il colpo
Harry cadde all’indietro nella montagnola di neve che si era appena formata.
Ginny
si sporse verso di lui preoccupata “Oh mio dio, Harry!”
Lui
si tirò su a sedere fissandola sorpreso “Uao! Credo che sia la prima volta che
mi chiami per nome!” osservò divertito come un bambino, per poi bloccarsi
seduto a fissarla imbarazzato per quel pensiero che era arrivato troppo
velocemente alla bocca.
Lei
lo guardò un po’ perplessa, poi scoppiò in una fragorosa risata mentre anche le
risa di Harry si univano alle sue e il ragazzo cercava di rimettersi in piedi
scrollandosi la neve di dosso.
Ridendo
si sedette di nuovo accanto a Ginny, scuotendosi con le mani il sedere dei
pantaloni coperto di neve fredda.
Con
un sorriso Ginny si sporse verso di lui e allungò una mano levandogli un
mucchietto di neve da sopra la cuffia colorata.
Il
momento era perfetto, questa volta Harry si disse che era davvero ora o mai più
e azzerò la distanza tra loro baciandola.
Ginny
si lasciò subito catturare da quel bacio tanto atteso e Harry non potè che
esserne felice.
In
quel momento i gioiosi pensieri dei due ragazzi risultarono felici ma del tutto
diversi.
Con
gli occhi chiusi che roteavano per la felicità, l’unico pensiero di Ginny fu un
esplosivo finalmente!
Harry
invece, mentre infilava una mano sotto la cuffia di lana per accarezzare i
capelli rossi della ragazza, constatò il fatto che i baci di Ginny sono assolutamente perfetti!
Continua
…
Ciao
a tutti! Ecco qui, un po’ in ritardo rispetto al solito – lo so, scusate! – l’aggiornamento!
E
quello tanto atteso! A me questo capitolo piace un sacco perché ha iniziato a
nevicare, io amo la neve!
Anche
il prossimo capitolo sarà denso di neve ma ci sarà qualche piccolo problemuccio
che è meglio che non vi anticipo, vedrete! Ad ogni modo siamo agli sgoccioli!
Le
mie vacanze natalizie sono però un po’ impegnate, non so se riuscirò a postare
prestissimo, comunque non mancherò di farlo appena riesco!
Nel
frattempo, vi
auguro di trascorrere un Natale sereno con le persone che amate, vi auguro che
cada tanta neve (e che cada anche qui dove abito io) e che possiate ricevere
dei bei regalini ^^ Che non guasta mai…
Voi
potete sempre fare un regalino a me lasciarmi tante belle recensioni, che ne
dite?
Ringrazio
le mie fedelissime Ginny Lily Potter,
HermioncinaWeasley, Siphion_Grindelwald. Spero che abbiate apprezzato
questo capitolo!
Un
bacio e a presto,
La
vostra Ly
PS: Giusto per
continuare la pubblicità dell’evento…
Venerdì
4 gennaio 2008 alle ore 21:00
presso il Mondadori Multicenter Duomo - Milano
“Harry Potter e i Doni della Morte”
Il più grande evento italiano
Aspettate insieme a noi l’uscita italiana dell’ultimo libro della serie! Il
Mondadori Multicenter Duomo (Piazza Duomo, Milano), in collaborazione con il
gruppo Grimmauld place number twelve, organizza una notte di giochi, animazione
e divertimenti magici.
(Vedi capitolo
precedente per link ecc…)