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Autore: iacomary97    06/06/2013    1 recensioni
Sequel a "Tutta La Verità" nella Sezione Psych.
In un caldo lunedì di Luglio Gillian non vede l'ora di andare in vacanza, lontana dal lavoro, dallo stress e dal caldo! Tutto quello che vogliono Gillian e Cal è passare una bella vacanza senza interruzioni e lontani dal lavoro, e divertirsi in una vacanza lontano da casa.
AVVERTIMENTO: Scritto in POV, Rating Giallo per sicurezza.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A/N= Intero Pov Callian. Tra una cosa e un'altra e vari problemini è passato un intero mese. Spero che questo capitolo valga tutta l’attesa.   Enjoy <3

Cap 4 – Dammi il tuo posto!

--- Gillian Foster POV ---

---Washington DC… 4 Luglio ore 8:00 ---

 

Non potevo credere che i voli sarebbero stati annullati per una intera settimana!

Per questo, l'unico volo che sarebbe partito prima della pausa sarebbe stato il nostro, e a causa di questo molte persone, sapendo prima e come noi di questo inconveniente avevano riempito questo volo.

 

Locker era riuscito con molta fatica ad ottenere i due ultimi biglietti, ed era stato quasi pestato da una vecchietta per averla superata nella fila.

 

Nonostante la sua fatica, non riuscì a trovare due posti vicini e per questo Cal non era molto compiaciuto.

 

Non era contento.

Era irritato. Molto irritato...

 

Direi geloso marcio... per tutto il viaggio da casa ad aeroporto era rimasto zitto... a stritolare il volante. Come se già sapesse che mi sarei seduto vicino ad un uomo bello, muscoloso, affascinante e ricco.

Forse ricco no... Dovrebbe saperlo che non  è importante per me.

E doveva anche sapere che non l'avrei lasciato per il primo di turno... Come se dopo 10 anni e altri 3 insieme lo avrei abbandonato dopo una chiacchierata di 10 minuti con uno sconosciuto. Anche se sapevo che non era quello il problema. Non voleva proprio vedere gente intorno a me che ci provava. Non dovevano nemmeno provarci. Ne un complimento, ne uno sguardo o nemmeno sfiorarmi mentre si sistemava al suo posto.

 

Le sue nocche erano bianche ora, stava stringendo così forte il volante che il sangue non riusciva a circolare.

-Cal, calmati... sono solo 3 ore di viaggio e potrei anche stare vicino ad una donna.-

-Una cosa gli avevo chiesto... una!-

-Non ha potuto fare nulla, erano gli ultimi posti rimasti... E’ stato quasi pestato per saltare la fila. Ed è anche riuscito a metterci nella stessa cabina.-

-Che vuoi dire? Che avrei potuto accettare prima? Ora la colpa è mia?-

-Non sto dicendo questo...- Era furioso... ero contenta per Loker. Ci aveva detto la notizia per telefono “Proprio per evitare la mia morte” disse... e capii che aveva ragione.

-Che conforto... Sarà proprio bello vederti con un uomo... o anche due che ci provano non sapendo che sei già sposata... già di qualcuno... già mia.-

-Beh, gli farò vedere l'anello.-

Alzai la mano per vederlo, scintillava vicino a quello di fidanzamento.

-Anello che non avrai per tutto il viaggio a causa delle nuove restrizioni del governo... Ma che ti può fare un anello... un anello!-

Dopo questa notizia, totalmente nuova, capì perché mi aveva chiesto di ricordargli che le avremmo dovute mettere nella mia valigia.

-Beh… Potresti…-

-Non potresti farci niente ecco!-

Guardai di nuovo l’anello. Al centro di quello di fidanzamento c’era un piccolo diamante. Lo avvicinai al vetro e lo strusciai… Shhhhrrrrrrr… Un piccolo graffio comparve sul vetro.

E anche l’arrabbiatura di Cal.

-Beh si potrebbe tagliare un vetro.-

-E dovevi proprio fare la prova sulla mia macchina?!- Allentò la presa sul manubrio, non pensando più a me a ai passeggeri “ignoti”. –E per fare cosa poi? Saltare fuori dall’aereo? Buttare qualcuno o qualcosa dall’aereo? Non molto utile, c’è la porta per farlo.-
-Non se i piloti non la aprono. C’è il blocco…-

-Oh beh.- Fuori la macchina notai un cartellone… mancava poco all’arrivo.

-Si potrebbe strozzare una persona… non avendo poi prove e segni sulle mani. La forza di resistenza poi graverebbe sull’anello e non sulla mano. Quindi avendo già il segno dell’anello, quello verrebbe sovrapposto.-

-Non dovresti ascoltare Shawn e i suoi cartoni animati da quattro soldi… Tutti i metodi mostrati su Detective Conan sono ridicoli e poi… troppo artefatti… Solo un genio in un attacco d’ira potrebbe pensare a certi stratagemmi, dai. E poi ritornando al tuo caso, chi tiene gli anelli in entrambe le mani? Io non ne ho visti, ne viste. Se non le riccone…-

-Tu no, ma a molti uomini piace indossare gli anelli di metallo.-

-Pochi. Anche se poi, i segni passano dalle mani in un ora, quindi alla fine lo faresti normalmente senza anelli.-

-Non siamo tutti come te, con la pelle dura. Io ad esempio ho le mani delicate. E poi pensaci… In un aereo sarebbe fondamentale trovare al più presto il killer. Non sarebbe per niente rilassante rimanere chiusi dentro per 4 ore in pericolo di vita.-

-Vabbè…- Guardò il cruscotto, poi aumentò l’aria condizionata. L’aveva fatta scendere a 20 gradi.

-Cal! Sarà ancora peggio quando scenderemo dalla macchina. Fuori ci sono 40 gradi! Abbassa.-

Sbuffò.

 

Arrivati al parcheggio impiegammo mezz’ora, (30 minuti!) per trovare posto, parcheggiare, correre in aeroporto, fare il controllo dei bagagli di routine e trovare la fila giusta per il nostro aereo. Io e Cal non fummo gli ultimi a fare il check in, come invece avevo paura io(Cal poi mi disse che eravamo partiti addirittura con un ora di anticipo). Eravamo esattamente al centro della fila. Mentre io “tenevo posto”, Cal si staccò da me e fece il giro della fila per trovare il tipo vicino a me. Testardo!

Velocemente arrivò il nostro turno quindi fu costretto ad arrendersi.

Ancora una volta ci fu ricordato di posare gli anelli una volta per tutto nella valigia, o nella mia borsa e il dirigente della sicurezza me li sistemò in una confezione assicurata digitalmente. Pesava poco, ma era molto resistente. Sembrava uno di quei nuovi materiali di ultima generazione.

La sistemai nella borsa e a braccetto io e Cal entrammo nell’aereo.

 

Era a due livelli. Noi salimmo a quello superiore. Come al solito avevamo preso la classe business.

Questo voleva dire niente bambini che piangevano per l’inesperienza dei genitori, niente genitori che urlavano animalmente per farli zittire, persone che attaccavano briga come se fosse sport, e persone maleducate in generale.

Era uno di quegli aerei Jumbo quindi il numero dei posti era uguale a quelli di seconda classe in ogni cabina.

Tre file, due posti sulle file ai lati e tre al centro. L’unica cosa che cambiavano erano i comfort. La cosa che potevi subito notare era la raffinatezza dei tessuti e c'erano anche i piccoli schermi situati nelle sedute in ogni fila. Ognuno aveva il loro paio di cuffie e se volevi potevi anche mettere a caricare cellulari, mp3 o anche computer. Se non fosse abbastanza lo spazio tra una fila ed un'altra era immensa e questo permetteva di reclinare la seduta. Le hostess nella nostra cabina erano 3, e guardando la mappa dell’aereo notai che vicino avevamo addirittura 4 toilette.

I posti erano già quasi completi, questo perché mentre io contemplavo i dintorni alcuni mi superavano per andarmi a sedere. Intanto Cal aveva già sott’occhio i posti e stava già corrompendo il tipo vicino la finestra.
Mentre mi avvicinavo, lui si arrese e si andò a sdraiare al suo posto.

 

-Saalvee.- Il tipo allungò la mano verso di me, e io la strinsi cordialmente. -Piaaceeree dii coonooscerlaa.- Sembrava davvero una persona affabile. Era un ragazzo di 25-30 anni. Aveva gli occhi azzurri e capelli lunghi fino alle spalle pettinati all'indietro. Aveva una perfetta abbronzatura degna di un maestro di surf e aveva una leggera barbetta. A parte il modo strano di parlare, aveva l'aria di un ragazzo piuttosto sveglio.

Si alzò e si offrì di mettermi apposto le valigie. Ringraziai e mi misi a sedere al mio posto, vicino alla finestra. Vidi già Cal spiare il tipo e cercare di ricordarmi che ero sposata…

Mi indicava il dito anulare e cercava di farsi vedere nonostante la grande stazza del suo vicino.

Indicava il dito, me e poi guardava il tipo.

Non intendeva me quindi, ma che dovevo dirlo al tipo che ero già impegnata.

 

Girai la testa verso il finestrino e vidi che stavano ritirando la scala. Non ero molto nervosa, fortunatamente, anche perché per tutto il viaggio non avrei avuto il supporto di Cal, e quindi avrei dovuto essere forte. Mi tirai un po’ su e ripensai alla prima volta in aereo.

 

Mi ricordavo che avevo passato tutto il viaggio con gli occhi chiusi… Era stato pessimo. Anche per questo motivo poi non ci ero salita più per i seguenti tre anni. Poi avevo iniziato a lavorare con Cal. Con lui era indispensabile viaggiare e il modo migliore era proprio in aereo. Fu lui ad aiutarmi a sconfiggere questa paura. Fu irritante, esagerato, rumoroso e fastidioso per tutto il viaggio. Ma fu un genio. Sapeva cosa stava facendo. Perché? Beh perché dopo solo 2 viaggi (andata e ritorno poi!) mi era passata la paura.

 

-Paauraa deeglii aeereeii?- Il modo in cui parlava era buffo, ma notai che era quasi forzato. Mi ricordai che c’era un esercizio di logopedia che consisteva proprio nell’allungare le vocali. Balbuziente?

-Non più fortunatamente.- Avrei dovuto chiederglielo?

Nel frattempo, sentimmo entrambi agli altoparlanti il segnale di staccare i cellulari e di tenere le cinture di sicurezza. Sentii dei rumori nella cabina e mi girai solo alle mie spalle per vedere di striscio Cal litigare con una hostess. Apparentemente non voleva chiudere il cellulare. Scossi la testa, lui mi vide e lasciò perdere. L’hostess diede l’ok e partimmo.

 

Il decollo era il mio punto debole però. Era una sensazione strana. E’ come se ti senti più pesante e senti tutto il movimento che fa l’aereo. Sembra di scivolare all’indietro e sentire il suolo sollevarsi sotto di te…

 

Non è molto chiaro, ma come ho detto è una sensazione strana.

 

-Allooraa haa un po’ dii pauuraa!-

Riaprii gli occhi (evidentemente così coraggiosa non lo ero stata) e notai che stavo stritolando qualcosa con la mano. Non era il bracciolo però, ma la sua gamba. Dopo averlo capito lasciai la presa e gli chiesi scusa.

-Noon c’è problemaa. Sono conteento di esseere d’aiutoo.-

 

Eravamo entrambi rossi in faccia, soprattutto io che non volevo imbarazzarmi. Proprio io poi, che non volevo far ingelosire Cal. Che cosa era la prima cosa che facevo appena seduta in aereo?? Afferrare la gamba nuda (aveva dei bermuda) di un bello e sconosciuto giovane e poi arrossire.

Giusto per essere sicura cercai di fare tutto per non farmi vedere, e cercai la sua faccia, soprattutto la sua espressione.

 

Non era per nulla rassicurante. Era arrabbiato e irritato come se pensasse che glielo stavo facendo apposta. Appena mi vide, arrossì e si nascose dietro al tipo e ad un giornale che faceva finta di leggere.

Come poteva pensarlo dopo quello che gli avevo detto?!

 

-Ha bisogno di quaalcosa o vaa meglio?-

-Molto meglio grazie. Dammi del tu, davvero. Il lei mi fa sentire vecchia.-

-Cosa che non sei.-

-Grazie.- Era davvero galante. Notai che al flirt non aveva avuto problemi di pronuncia. Si sentiva a suo agio. Probabilmente non piaceva nemmeno a lui il lei… Mi girai al finestrino. Eravamo già sopra le nuvole.

Non mi ero più accorta del volo. Notai che avevamo già superato la nostra città. Nonostante la stazza il velivolo era parecchio veloce.

 

Sentii a quel punto il segnale dell’altoparlante. Potevamo ora toglierci le cinture e accendere i telefoni.

Riaccesi il cellulare e vidi che il tipo fece lo stesso. Sullo schermo aveva una foto con una bella ragazza sulla spiaggia. Erano abbracciati e si riusciva a capire benissimo la loro intesa.

-E’ la tua ragazza?-

Dopo una mezza risata spiegò. –No No! Non sono fidanzato. Lei è mia sorella.-

Oh beh. Questo non era per niente d’aiuto. Anche single era…

-Non vi assomigliate molto.-

-Io sono una copia di mio padre e lei di mia madre.-

 

Mentre guardavo le foto dal suo cellulare lui si schiariva la voce ma si bloccò più volte. Poi riuscì a parlare.

-Beh, ehm, noon ci siamo ancora presentatii. Io sono Jared, piacere.-

-Io Gillian.-

Da dietro vidi Cal che mi spiava, feci finta di niente e tornai alla conversazione.

-Penso che il viaggio sarà davvero lungo quindi potrebbe essere più piacevole se lo passiamo parlando, ti va?-

-Sii… sareebbe una buona idea.-

Lui non iniziava, quindi spaccai io il ghiaccio.

-Allora, di lavoro di che cosa ti occupi?-

-Studioo windsurf, e lo insegno ai piccoli. Poi quando non ho da fare o quando il clima noon è favorevole, aiuto mio zio a controllare la sicurezza negli aerei. Psssss, sono qui proprio per questo.-Si avvicinò e si mise la mano sulla bocca. –Tu?-

-Io faccio la psicologa e sono…- Non potevo fare a meno a non guardare il telefono. Era pieni di messaggi che ordinavano di dire al “ragazzino quello che doveva sapere” o che “non aveva speranze con me”.

 

Mi stava davvero irritando questa sua mancanza di fiducia.

-Quell’uomo loo conosci? Ti sta importunando? Vuoi che faaccia qualcosa?-

-No è tutto apposto. Ha solo dei problemi a staccarsi da me. E’ un caso clinico.-

-E’ un paziente?-

Mi misi a ridere. Con caso clinico aveva capito che era pazzo…–Una volta lo era.-

-Ohhhhhhh, capisco… Quindi lo stai facendo trasferire…-

Pensava davvero che era matto… Il mio telefono continuò a squillare e a questo punto ebbi un idea.

Il caso mi aveva servito l’idea su un piatto d’argento. Potevo fare quasi quello che volevo perché poi Cal verrebbe assecondato per il “suo problema”.

 

Capii che tanto comunque era già convinto che lo stavo stuzzicando. Perché non farlo davvero allora?

 

 

--- Cal Lightman POV ---

Quella piccola traditrice, irritante, bugiarda…

Perché doveva essere così maledettamente bella, affascinante, divertente, intelligente… attraente?

Perché?

Beh, si poteva ben capire.

 

Ma perché diceva una cosa e poi faceva l’opposto?

Perché doveva essere così irritante, punzecchiosa, vendicativa…

Perché mi piaceva così tanto poi?

 

Forse era tutto il pacchetto che la rendeva speciale. Anche includendo le cose che da una parte mi facevano morire di gelosia, e dall’altro me la facevano volere di più.

 

Ed ecco che mi riprese… la gelosia.

 

Mi aveva promesso che non l’avrebbe fatto… che non mi avrebbe stuzzicato. Che avrebbe evitato.

Come potevo crederle?

Adorava spingermi fino a quel burrone. Al bordo del burrone. E poi lasciarmi fare l’ultimo passo da solo ed esplodere di gelosia. Adorava questa parte gelosa di me.

Io non tanto. Era una fatica trattenermi e mi mandava in bestia il fatto che alla fine riusciva sempre a battermi, a rigirarmi per i suoi fini malefici…

 

Beh non malefici in realtà, ma per me si. Riusciva sempre a convincermi ad andare a cene di beneficenza, cene di gala, feste VIP e feste con un mucchio di gente in generale. Tutti avrebbero forse pensato differentemente ma ero un uomo semplice, che voleva solo le cose necessarie nella vita.

Al primo posto, casa, famiglia e lavoro. Tra queste è inclusa ovviamente e soprattutto Gillian. Come potete capire, invece di incontri ipocriti con persone che non contavano niente a parte per i loro soldi e per la loro fama, io preferivo una normale cena con Gillian ed Emily. Sinceramente terminando con un bel film o con il rimanere da solo con Gill.

 

La mia Gill.

La stessa Gill che era rossa in faccia e stava levando da quel momento la sua mano dalla gambetta flaccida e senza peli di quel ragazzino capellone.

La guardai per un bel po’… poi mi notò e per non essere visto mi nascosi dietro il signore vicino a me. Presi il giornale e lo forai. Potevo “leggere” qualcosa da li.

Imbarazzo… senso di colpa

Forse ero stato troppo impulsivo… Forse era stata solo la sua paura a farle afferrare la gamba… Forse non era così bugiarda dopotutto…

 

Lui invece… La mia Gillian sembrava arrossire di nuovo ad un suo commento. Lui ci stava provando… Ne ero sicuro.

Sentii il segnale dell’aereo e senza perdere tempo accesi il telefono e riempii il suo telefono di messaggi. Non poteva illuderlo così. Diglielo che sei sposata. Dillo. DILLO!

 

Dai!

 

Ad un certo punto lei si mise a ridere e poi guardò verso la mia direzione.

Un motivo per il quale lei mi prendeva sempre in giro è perché nonostante fossi tanto bravo a leggere le emozioni, non lo ero nello stesso modo con il labiale. Non che lo studio fosse collegato in qualche modo, ma secondo lei dato che riuscivo a percepire ogni minuscolo movimento allora di conseguenza doveva essere facile per me capire anche il labbiale.

Ma non era così facile!

Associare un muscolo ad una emozione era tutta un'altra cosa, rispetto ad associare un movimento ad un suono. Il suono è… astratto per un certo senso. Almeno finché non è unito ad altri per diventare una parola.

Poi capire solo una parola espressa lentamente è un conto, ma una frase intera detta velocemente…

 

Fino a quel punto non avevo capito nulla, a parte il fatto che stavano parlando di me, (e quello mi faceva ben sperare) anche per colpa degli altri passeggeri. Era piuttosto tranquilla la stanza ma non abbastanza da sentire la conversazione.
“La botta vera…” “La notte era”… “Una colta c’era”…
Non avevano alcun senso… Forse “Una volta c’era” ma non gli stava sicuramente raccontando una fiaba…

 

Lui intanto le rispose con “tra sfere-re”… trasferire??

Non ce la potevo fare. Nemmeno dieci minuti e già voleva invitarla a casa!

Le inviai un ultimo messaggio. Doveva dirglielo ora…

Ci guardammo negli occhi, poi girò il suo sguardo verso di lui

 

“Si”

 

Si?... Come si? Dovevo per forza aver sbagliato a capire…

Il tipo vicino a me si mise a tossire.

-Amico, se vuoi il mio posto parla non mi uccidere il fianco.-
-Uh?-

-Dai, alzati che ti do il mio posto…-

-Uhm, ok…-

 

In quelli che sembrarono due lunghi e imbarazzanti minuti il tipo grasso mi lasciò a fatica il suo posto, e io mi sistemai nel mio nuovo punto di appostamento. In questo modo li vedevo entrambi meglio.

-Dormirò per tutto il tempo quindi… non… svegliarmi…- Sbadigliò e si addormentò.

Giuro di non aver mai visto una persona addormentarsi con quella velocità.

Mi coprì il viso con una rivista e continuai a spiarli.

 

Continuarono a parlare di me. Di quello ne ero sicuro. Stando più vicino riuscivo anche a sentirli. Lei gli disse da quando mi conosceva e di come all’inizio mi aveva aiutato. Ad ogni parola mi rivolgeva lo sguardo. Sempre più… sfrontata, e arrogante, e… affascinante… Sicuramente, per quel tipo…

 

Quando lei invece iniziò a cambiare argomento, lui poggio il braccio sullo schienale e mi bloccò la visuale.

Il tipo mi bloccò la visuale.

 

Potevo solo vedere i suoi occhi.

 

Lui intanto chiamò la hostess e si fece portare due aperitivi. Il vassoio che gli venne portato lo posizionò tra di loro.

Si mise chiaramente a flirtare, fece risuonare il bicchiere con il suo, la fece arrossire con dei commenti galanti, le offri anche qualcos’altro da mangiare che fece portare poco dopo, pagò per lei… potrei elencare qualsiasi cosa per ore.

 

Continuai ancora a mandarle messaggi ma lei alzò il telefono, evidentemente per farmelo notare, e lo spense. Il tipo a questo si allarmò e disse che avrebbe chiamato la sicurezza ma lei lo fermò.

 

A questo lei incominciò a difendermi, e a quel punto un ragazzino accese la console e si mise a giocare con il volume acceso, impedendomi di sentire qualcosa. Dato che in questa cabina non era concesso, la hostess, che si fermò esattamente tra me e Gillian, si mise a litigare con la madre e il ragazzino.

Non riuscivo a sentire e vedere nulla.

 

-OHHHHHHH!-

Tutti mi guardarono impuniti…
Scavai nel giubbotto ritrovando quel che mi serviva. Le lanciai al ragazzino.

-Ecco delle cuffie auricolari. Fanne buon uso da ora.-
-Grazie signore!-

Il ragazzino tutto contento montò il tutto e tornò felice a giocare. In silenzio!

La madre aveva un espressione stupita, come se non avesse mai visto il figlio ubbidiente o riconoscente.
-Che avete da guardare? Muovetevi!-

Non sapendo cosa dire, la hostess se ne andò imbarazzata, e la madre si nascose dietro un libro…

 

Ritornai alla “coppietta” e continuavano a parlare felici.

 

 

Passò un'altra mezz’ora. Loro la passarono, io no. Cercai di far entrare la parte ragionevole di me. Stavano solo chiacchierando. Lei stava solo chiacchierando… lo sapevo, ma lui?

Non potevo esserne certo. Non lo conoscevo. Non ci avevo parlato. Non ero vicino abbastanza.

 

Ero geloso.

 

Loro stavano passando un bel periodo, divertendosi, e io li, fermo a fissarli come uno stalker con il viso da cane bastonato e a cui si è tolto l’osso. Spencer mi avrebbe adorato per questa metafora.

Cambiando argomento, speravo davvero che avrebbe mantenuto la promessa per tutta la durata di questa vacanza. Nell’ultima nostra e-mail gli avevo chiesto espressamente di non –in caratteri cubitali, letteralmente- di non parlare in mia presenza con metafore continue e citazioni alla cultura popolare, film, telefilm e canzoni anni 80’.

 

Ad un certo punto il tipo accende il cellulare e inizia a parlare del suo lavoro, mi guarda e poi girandosi verso di lei (facendomi capire proprio tutto*…) dice qualcosa a Gill che la lascia di stucco. Lei mi guarda e poi cerca di fermarlo. A fare qualcosa. “Lasica, Noè mente”.
Il che probabilmente traducibile come: “Lascia, non è niente.”

 

Sicuramente stavo migliorando perché finalmente la frase aveva un senso.
-Ehm, signore? Qualche problema?- Mi girai. Una hostess sbucò da dietro il sedile. Beh non proprio dietro, perché era sempre nella corsia, ma ecco, mi sorprese, facendomi girare a 180°.

-Ehm?!-

-Qualcosa la disturba?-

-Nulla davvero, ora può pure andare. Va va.- Con questo mi rimisi in posizione.

 

Dopo meno di un minuto la tipa si spostò davanti a me aprendo di nuovo bocca.

-Le devo chiedere di smetterla di guardare in quella posizione.-

-Le devo chiedere di muoversi, perché voglio guardare in quella direzione, grazie.-

Con una mano la scansai ancora.
-Qual è il problema?! Sta importunando i passeggeri e il suo comportamento è inaccettabile. Ora vieni con me.-

A questo punto mi prese il braccio.

La scrollai di dosso.

-Vuoi sapere qual è il problema?- Mi girai verso il pavoncello e lo indicai con la mano.

-E’ lui il problema. Lui.-
-Non ti seguo.-

-Lui ha continuato a parlare con lei, flirtare con lei, farla ridere, dirle complimenti…-

-Qual è il problema?- Il tipo rispose guardandomi.

-Lei è la mia donna.-

-Lei non è la donna di nessuno. Lei ti vuole bene, si, ma lo fa per il tuo bene.-

-Ma di che cosa stai parlando?-

-Forza. Siediti al tuo posto e inizia a capire che devi lasciarla andare. Siete stati insieme per così tanto tempo che il tuo è diventato un bisogno troppo possessivo. Se vuoi davvero bene, lasciala andare.-

 

Di che cosa stava parlando? Lasciarla andare? Bisogno possessivo? Che diavolo voleva da me?

L’unica cosa che volevo era riaverla tra le braccia e far sapere che era mia. Che lei amava me. E che aveva scelto me per il resto della nostra vita.

 

Alzai la mano e guardai il segno rosso dell’anello.

Il più bel giorno della mia vita.

Forse solo secondo o a pari merito con la nascita della mia bambina. La posizione era sempre variabile.

 

La hostess continuava a parlarmi ma non la sentivo. Eravamo solo io e lui ora.

-Tu alzati. E lasciami il posto.-

-Non vedo perché dovrei.-

-Tu… tu non sai chi sono io. Alzati e levati dalle scatole.-

Dietro di lui Gillian mi diceva di smettere e di tagliare il discorso ma… l’aveva voluto lei no? Non potevo tirarmi indietro ora.
-Tu… non sai chi sono io. E dovrò prendere provvedimenti.-

-Ehi, - Gillian cercò a questo punto di prendere la sua di attenzione, ma nulla. –Lascialo stare, lui è…-

-Tu…- Lo presi dal colletto e lo alzai dalla sedia. Lo feci sbattere alla hostess e come se nulla fosse, mi sedetti al suo posto. Girandomi verso di Gill, finalmente le presi il viso e la baciai.

Non mi fregava più niente.

Solo lei.

 

 

Anche se posso ammettere che ero abbastanza fiero di me stesso nel sentire la sorpresa del bacio nella folla.

 

Durò poco perché il tipo mi tirò su e con la frase “Non toccarla mai più” e tirandomi un cazzotto finì lungo a terra.

-… è mio marito.-

 

 

Quella frase valeva tutto l’occhio nero che quel pugno mi procurò.

 

 

--- Gillian Foster POV ---

Da adesso in poi è meglio che racconto io. Io lo conosco, mio marito, e non racconterebbe la vera storia, nonostante lui non la possa sapere.

Non ammetterebbe mai che un pugno era stato sufficiente a fargli perdere conoscenza.

Si, dopo il pugno svenne.

 

Apparentemente era stato molto forte e, oltre all’occhio aveva colpito anche il naso. Si sa che un pugno, dato con una certa forza può far perdere conoscenza, soprattutto se dato in punti precisi. Il naso è uno di questi. Essendo posizionato in una zona così delicata può provocare molto dolore e, è il dolore il più delle volte a far perdere conoscenza, non la botta in se. Ma mettendo da parte tutto questo la vera scena fu questa:

 

Mentre parlavo con Jared, scoprii che lui era un affiliato dell’azienda del padre, la compagnia di aerei su cui stavamo viaggiando proprio in quel momento. Lui a volte faceva il bodyguard come lavoro part time durante i suoi lunghi viaggi. Ogni tanto quindi si metteva in posti strategici degli aerei e non gli dispiaceva controllare un po’ la situazione. Per questo cercai poi di lasciar perdere, e appena vidi la gelosia di Cal saltare sapevo che dovevo fare qualcosa. Cercai di dirgli che era mio marito ma… Cal mi baciò  tappandomi la bocca e poi, il pugno. Non feci in tempo…

La gente era divisa tra persone schifate dal suo comportamento e altre solo sorprese dalla sua indifferenza.
Il viaggio non continuò più normalmente. Per metà dovetti spiegare tutto a tutti, non solo a Jared. Poi quasi in contemporanea mi aiutarono a portare a sedere vicino a me Cal. Mi portarono alcuni cerotti e medicazioni per l’occhio. Poi abbassai il suo schienale, permettendogli di sdraiarsi propriamente. Durante il sonno comunque mi prese la mano e lo vidi sorridere.

 

Prima dell’arrivo, e del fatidico incontro con la mia amica, mi concessi mezz’ora di riposo sdraiata anch’io vicino al mio maritino geloso.

 

 

A/N= La scena di gelosia me l’ero immaginata più divertente :S  Ma visto che nonostante tutto il tempo non mi è venuto meglio, lascio così e passo al prossimo capitolo. Completamente meglio.

* questa scrittura con il corsivo alternato, è un nuovo modo per inserire il sarcasmo. Secondo me è geniale. L’ho trovata su Tumbrl

Spero vivamente che vi sia piaciuta e che questo capitolo non sia troppo prolisso. Per non farvi aspettare un'altra settimana xD ho deciso di saltare il mio solito controllo extra.

J Al prossimo capitolo J


Lista personaggi POV: (per ora)

Gillian Foster, Cal Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara

   
 
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