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Autore: BogartBacall    07/06/2013    2 recensioni
"Sono loro, i protagonisti di questa storia. Quelli che avrebbero tutto, per essere gli eroi: soldi, fama, ricchezza, talento... ma che, agli occhi dei più, sono solo i Miserabili."
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Ogni storia hai i suoi antagonisti, anche se, talvolta, questi ultimi non sanno nemmeno di esserlo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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...e la battaglia è appena iniziata
… e la battaglia è appena iniziata

Le settimane successive trascorsero lente, troppo lente per i gusti di Daphne.
Doveva sforzarsi di fingere che nulla fosse successo fra lei e Blaise, onde evitare di generare sospetti in Theo. Non aveva avuto il coraggio di rivelargli cos’era successo fra lei e il loro migliore amico. Sapeva che avrebbe dovuto, che non era giusto tenerglielo nascosto, ma proprio non aveva il cuore di dirglielo. Insomma, lui e Blaise erano ritornati ad essere buoni amici e Theo sembrava così felice! Che diritto aveva di turbarlo per uno stupido incidente di percorso?
Sapeva benissimo che tutti quei discorsi erano stupidaggini, che non c’erano giustificazioni al fatto di non avergli confessato di quel bacio, se non la paura tremenda di perderlo e la ferma volontà di non affrontare con se stessa il discorso “Blaise o Theo?”. Ci aveva riflettuto, centinaia di volte si era fatta le stesse domande che le aveva rivolto Blaise, senza riuscire a giungere ad una conclusione. Quel che sapeva era che Theodore le aveva confessato i suoi sentimenti e lei aveva trovato naturale andare da lui, lasciarsi baciare e diventare la sua ragazza, perché lei amava Theo, di questo era più che sicura. D’altronde, sentiva di amare anche Blaise, anche se in modo e in misura diversa.
Theo le suscitava sensazioni straordinarie, anche a livello fisico. Quando gli stava vicino sentiva il suo cuore aumentare la frequenza dei suoi battiti, il suo corpo sussultare, scosso dai brividi che partivano lungo la sua schiena, perdendosi nel suo basso ventre. Baciarlo, sentire le sue mani che esploravano il suo corpo, fare l’amore con lui, erano in assoluto le esperienze più sorprendenti che avesse mai sperimentato. Ogni volta, riusciva ad emozionarla e a farla sentire speciale con le sue mille premure, le sue carezze delicate, le sue parole dolci e piene d’amore. Era un ragazzo fantastico, ne era consapevole, così come sapeva che era estremamente fragile e, pertanto, non poteva correre il rischio di ferirlo in alcun modo.
I sentimenti che provava per Blaise, invece, erano completamente diversi. Con lui era più libera di parlare, di sfogarsi e di confidargli i suoi problemi. Sapeva che lui ci sarebbe sempre stato, nel caso avesse avuto bisogno. Sentiva di essergli intellettualmente più affine di quanto non fosse con Theo, eppure, non riusciva a pensare ad un’evoluzione della loro relazione in senso amoroso. La sola idea di baciarlo la metteva in imbarazzo, perché per lei era quanto di più simile ad un fratello avesse mai avuto. O almeno così aveva sempre pensato, finché lui non l’aveva baciata, quella mattina. Perché, contrariamente a quanto aveva sempre creduto, baciarlo non era stata un’esperienza imbarazzante, tutt’altro. Forse perché era stato tutto molto rapido, quasi non aveva avuto il tempo di rendersene conto… ma il bacio con Blaise era stato quasi piacevole. Strano, completamente sbagliato, ma piacevole.

Il vociare degli studenti nei corridoi la distolse dai pensieri che da settimane le toglievano il sonno. Si alzò dal letto, scambiando un’occhiata perplessa con Millicent, ed entrambe uscirono dalla stanza, dirette verso la Sala Comune. Theo le si fece incontro, seguito da Blaise.
“Che succede?” domandò, spaventata.
“Non ne ho idea…” rispose Theodore, preoccupato.
“Speravamo che tu avessi qualche notizia. Pansy ti ha detto nulla?” s’intromise Blaise.
“No…” rispose, guardandosi attorno. “Veramente non era in camera…”
In quello stesso istante il Prefetto fece il suo ingresso, si portò al centro della stanza, salì su un tavolino e richiamò l’attenzione su di sé.
“La vicepreside ha delle comunicazioni urgenti da fare. Indossate la divisa e avviatevi verso la Sala Grande, in ordine e senza perdere tempo” annunciò, seria.
Mentre i Serpeverde tornavano verso i propri dormitori parlottando fra loro, il trio si avvicinò alla ragazza.
“Che succede, Pansy?” domandò Daphne.
La Parkinson le restituì uno sguardo teso. “Pare che Potter sia nel castello. Lui sta arrivando. La battaglia sta per cominciare, ragazzi” annunciò, con il terrore negli occhi.

Venti minuti più tardi tutti gli studenti di Hogwarts erano riuniti in Sala Grande, dove Minerva McGranitt stava illustrando le modalità di evacuazione quando fu interrotta dalla voce sibilante di Voldemort.
So che vi state preparando a combattere. I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago.
Silenzio, durante il quale Pansy poteva sentire nitidamente il rimbombo del suo cuore nel suo petto, mentre con lo sguardo cercava l’unica ragione per cui sarebbe rimasta nel castello a combattere.
Consegnatemi Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati. Avete tempo fino a mezzanotte.
Scrutò i volti di tutti i suoi compagni di casa, finché non lo vide. Pallido, più pallido del solito, terrorizzato. Ma vivo. Per quanto ancora lo sarebbe stato, se la battaglia avesse avuto luogo? Scacciò quel pensiero della mente, volgendo lo sguardo altrove, cercando di non pensare, di ricordare che a lei non importava più nulla di quel fallito. Poi, vide qualcosa, o meglio, qualcuno, e di colpo qualcosa scattò in lei. Si ritrovò in piedi, quasi meccanicamente, il braccio tremante puntato contro Harry Potter.
Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!” si sentì dire.
La reazione che ne seguì fu prevedibile. Ogni membro delle altre Case si Hogwarts si frappose fra Potter e i Serpeverde, a mo’ di scudo e alla professoressa McGranitt non rimase che ordinare l’evacuazione degli studenti verde-argento.

Avevano appena imboccato il tunnel che dalla Stanza delle Necessità conduceva ad Hogsmeade, quando Blaise si avvicinò a Daphne.
“Hai paura?” le domandò, senza preamboli.
“Sì. Tu?” chiese, a sua volta.
Blaise annuì. “Mi dispiace, Daphne. Non avrei mai dovuto osare tanto!”
“Non è il momento per le scuse, Blaise” lo zittì, brusca, controllando che Theo non fosse nei paraggi.
“Sì, invece!” la contraddisse. “Non voglio morire sapendo che ce l’hai con me!”
“Tu non morirai!” minimizzò la ragazza, spaventata da quel pensiero. “Non stanotte, almeno.”
“Come puoi esserne così sicura? C’è una guerra là fuori!” obiettò lui.
“Lo so, ma, nel caso non l’avessi notato, stiamo fuggendo!”
Blaise l’afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
“Detesto quando neghi l’evidenza pur di non affrontare le tue paure!” l’accusò, brutale.
“Non sto negando nessun evidenza, Blaise!”
“Sì, invece!” esclamò lui. “Non vuoi ammettere che stanotte potremmo morire, così come non hai voluto ammettere che non hai fatto nulla per impedirmi di baciarti, perché sai benissimo che era quello che volevi anche tu!”
“Tu stai delirando!” inveì Daphne, riprendendo a camminare.
“Puoi mentire a tutti, Daphne, ma non a me. Ti conosco troppo bene per non sapere cosa significhino i tuoi sguardi, i tuoi silenzi, i tuoi atteggiamenti. E il fatto che tu non l’abbia detto a Theo, è la riprova del fatto che ho ragione!” urlò Blaise.
La ragazza arrestò il suo cammino e si voltò verso l’amico. Si avvicinò, gli occhi ridotti a due fessure.
“L’unico motivo per cui non l’ho detto a Theo è perché non volevo ferirlo per l’ennesima volta, ecco perché. Sai benissimo quanto la nostra amicizia l’abbia sempre fatto sentire escluso, come credi si sarebbe sentito sapendo che il suo migliore amico l’ha tradito?”
“Non lo so, Daphne, dimmelo tu. Come credi che ci si senta?” ironizzò Zabini, incrociando le braccia al petto.
“È diverso, lo sai…” replicò lei, cogliendo l’allusione.
“Ah, sì?” continuò lui. “E dove sarebbe la diversità?”
“Io e te non stavamo insieme quando Theo mi ha baciata. Avevate quel patto, è vero, ma io e te non eravamo una coppia, all’epoca. Baciandomi, non solo hai tradito Theo, ma hai tradito anche me!”
“Ti ho già detto che mi dispiace, cos’altro devo fare?”
“Lasciarmi in pace, ad esempio!” sbraitò lei, sfinita, voltandogli le spalle.
Blaise la guardò a lungo, poi le si avvicinò. “Se è questo che vuoi, d’accordo. Non ne parleremo più. Ma prima, lascia che ti dica una cosa: se stanotte morirò, sappi che lo farò da uomo felice. E sai perché? Perché saprò di essere riuscito a baciarti, almeno una volta.”
“… e se invece sarò io, a morire,” disse una voce alle loro spalle,  “lo farò con il cuore colmo di gioia, visto che ho appena scoperto che il mio migliore amico e la mia ragazza hanno una relazione!”
Il cuore di Daphne mancò un colpo. No. No no no no no no no no. Non può essere vero. Non adesso, non lui.
Blaise si voltò lentamente e la ragazza dopo di lui. Theo era lì, furioso.
“Beh?” incalzò. “Da quanto va avanti questa storia?”
“Non c’è nessuna storia, Theo…” cercò di spiegare, Blaise.
“Tu sta’ zitto” lo mise a tacere, categorico, mantenendo lo sguardo fisso su Daphne.
“Theo… mi dispiace!” si scusò, in lacrime. “È stato solo un bacio, ti giuro, non c’è stato nient’altro!”
“Abbiamo fatto l’amore, Daphne. Ti ho detto che ti amo e tu mi hai risposto che anche tu mi ami, pensavo contasse qualcosa, per te!”
“Ed è la verità, Theo! Io ti amo!”
“Certo, ma questo non ti ha impedito di baciare Blaise, giusto?”
“Non ha significato nulla, te lo giuro…”
“Oh, ma fammi il piacere! Se davvero non ha significato nulla, perché diavolo non me l’hai detto subito?”
“Volevo farlo, ma non sapevo come! Avevo paura di ferirti!”
“Beh, l’hai fatto, Daphne. E anche tu!” urlò, rivolto all’amico. “Come hai potuto farmi questo? Come avete potuto?” si corresse, reprimendo le lacrime. “Voi eravate la mia famiglia! E mi avete tradito! Cosa mi rimane, ora? Eh? Dimmelo, Blaise, cosa mi rimane?” gridò, furioso. “Due amici che non riesco più a guardare in faccia e un padre che molto probabilmente si farà ammazzare questa notte, ecco cosa mi rimane! Beh, sapete che vi dico? Se davvero devo morire stanotte, preferisco farlo sapendo la verità, piuttosto che continuare a vivere circondato dalle vostre bugie e falsità” concluse, dando le spalle ai due ragazzi.
D’improvviso, un pensiero gli balenò nella mente. Iniziò a camminare, spedito, in direzione del castello.
“Theo!” sentì urlare a Daphne. “Dove stai andando? Torna indietro!”
“Devo schiarirmi le idee!” rispose, brusco.
Sapeva esattamente cosa doveva fare. Perché se davvero doveva morire, voleva farlo con la coscienza a posto, e per farlo, doveva prima trovare suo padre.


*Le parti in corsivo sono quelle originali tratte dal capitolo 31 di "Harry Potter e i Doni della Morte"

   
 
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