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Autore: _ayachan_    23/12/2007    11 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-34

Capitolo trentaquattresimo

Randagio






«...E questo che diavolo significa?»
Ad occhi sbarrati, Tsunade fissò il foglio che aveva davanti come avrebbe fissato un biglietto vincente della lotteria.
Alzò lo sguardo sul messaggero della Nuvola che fregava nervosamente i piedi sul tappeto, infinitamente concentrato su un angolo della scrivania, e poi tornò a fissare il pezzo di carta sigillata, firmata e controfirmata che si trovava davanti.
«...Alleanza a scopo difensivo... Nuvola, Nebbia e Roccia...» rilesse a mezze labbra, incredula. «...Nasce a causa dei timori sollevati di recente dalle trattative politico-militari intrattenute tra il Vento e il Fuoco... Noi siamo molto in ansia? ...circa i reali rapporti che intercorrono tra questi due Paesi...! E’ per questo che chiediamo conto a entrambi degli scam...!» si interruppe, e sbatté il foglio sulla scrivania. «E’ assurdo!» sbottò, furiosa. «L’alleanza tra Fuoco e Vento non mira a danneggiare niente e nessuno! Sono completamente pazzi!»
Il ninja della Nuvola fece istintivamente un passo indietro, e lei lo fulminò con lo sguardo.
«Il tuo stupido Raikage ha piantato un casino che non immagina nemmeno!» esclamò, passandosi una mano sugli occhi. «Okay. Va bene, calma... le cose si possono ancora sistemare»
Si alzò bruscamente, e attraversò la stanza fino a raggiungere il messaggero della Nuvola.
«Tu resterai qui per qualche giorno» gli intimò. «Adesso cercheremo di sistemare la faccenda, e finché non avremo pronta una risposta non ti muoverai dal villaggio. E’ chiaro?»
«Ma io...» tentò di protestare l’uomo, e si trovò il peggior sguardo di Tsunade negli occhi. «Sissignora» si corresse all’istante, scattando sull’attenti.
«Hn. Sembri più intelligente del tuo Kage» bofonchiò lei.


Non sapeva identificare esattamente il miscuglio di emozioni che si susseguivano, una dietro l’altra...
Rabbia... delusione... rimorso... ansia... offesa... umiliazione... tutte invariabilmente collegate da quella che ne era il sottofondo: dolore.
Mentre attraversava il villaggio quasi di corsa, Sakura si accorse a malapena che la visione di ciò che la circondava era distorta dalle lacrime.
Era furiosa.
E triste.
E non voleva vedere Naruto... e voleva disperatamente vedere Sasuke.
Si trovò sotto l’appartamento di Kakashi, ansante, e alzò lo sguardo alla ricerca della sua finestra. Ah, che idiota: non ricordava più nemmeno il piano, nella confusione che aveva in testa. Dovette cercarlo tra i campanelli, scoprendolo al terzo. Entrò, ripercorrendo lo stesso tragitto che Naruto aveva fatto solo poche ore prima, e salì le scale di corsa, facendo i gradini due a due.
Sasuke... Sasuke era lì, a portata di mano.
E lo era stato così a lungo... senza che lei lo sapesse...
Raggiunse la porta, e bussò con troppa forza. Prima che le fosse aperto, si ricordò di asciugare le guance rigate di lacrime.
La serratura scattò.
Lei alzò lo sguardo... e incontrò quello di Kakashi.
Non era sorpreso.
«...Entra» si limitò a dirle, facendosi da parte.
Lei, all’improvviso, esitò.
Aveva corso fin lì, si era precipitata su per le scale, aveva quasi sfondato la porta... e ora tentennava.
All’improvviso, ebbe paura.
Perché, poi?
Per le condizioni in cui lo avrebbe trovato?
No.
Per quello che si sarebbero o non si sarebbero detti?
No.
Per la reazione di lui?
No.
O meglio... non solo.
Il suo era un timore indefinito e irrazionale, una paura che le stringeva lo stomaco in una morsa d’acciaio, un orrore che non aveva nome.
E forse proprio per questo era ancora peggio.
«Sakura?» la chiamò Kakashi, vedendola ferma sulla soglia.
Lei deglutì, e strinse i pugni sudati.
Andando contro tutto ciò che il suo istinto codardo le gridava, fece un passo avanti... e fu dentro.
La porta si richiuse silenziosamente alle sue spalle.
Dal fondo del corridoio, Haruka si affacciò con un bicchiere di tè freddo in mano, e le rivolse un cenno che lei vide appena. In quel momento, tutti i suoi sensi erano tesi in un’unica direzione.
«Lui... dov’è?» chiese con voce tremante.
«Vieni con me. E’ in salotto» rispose Kakashi, guidandola lungo il corridoio.
Sakura lo seguì in automatico, senza nemmeno rendersene conto. Mano a mano che la porta si avvicinava, i suoi occhi si sgranavano un po’ di più... alla fine, tra lei e la stanza ci fu solo Kakashi.
«Ora dorme, ho dovuto dargli un tranquillante» spiegò il jonin, piano, ma lei non lo ascoltava.
Sollevò una mano, e lo scostò leggermente, facendosi avanti. I suoi occhi vagarono per la camera devastata, e infine si fermarono sul divano.
...Lo vide.
Finalmente, dopo giorni e giorni... lo vide. Steso sui cuscini sopravvissuti alla devastazione, addormentato.
Le lacrime che le invasero gli occhi si trasformarono in un fastidioso ostacolo, e le cancellò quasi rabbiosamente, ingoiando quelle che ancora dovevano venire. Si fece avanti, tremando appena, e raggiunse Sasuke.
Si inginocchiò davanti al divano, restando a guardarlo, senza osare sfiorarlo...
Gli aveva salvato la vita, l’ultima volta che si erano incontrati. Ora lui dormiva, pallido e debilitato... Mostrava evidenti segni di denutrizione, insonnia, e malattia. Scorgendo la chiazza rossa attorno al segno maledetto, poté intuire quale ne fosse la causa.
«Sasuke...» sussurrò con un filo di voce.
Kakashi se ne era andato già da qualche minuto, lasciandola sola con lui. Sakura non se ne era nemmeno accorta... ma, a dire il vero, non sarebbe stata conscia della sua presenza nemmeno se le fosse stato accanto.
Dopo lunghi e interminabili secondi di sola contemplazione, mentre i pensieri si susseguivano confusi nella sua testa e il suo cuore aumentava il caos pompando troppo sangue troppo velocemente, trovò il coraggio di sollevare una mano e sfiorargli a malapena la fronte.
Era calda, sotto le sue dita.
Ma era lì.
Chiuse gli occhi, lasciò che le lacrime rigassero di nuovo le guance, e sostituì la propria fronte alla mano.
Era lì...


All’improvviso Naruto si ritrovò nel suo appartamento.
Non ricordava di esserci tornato, non ricordava nemmeno di essere uscito dall’ospedale... Ma tutt’a un tratto era lì. E sentiva un cerchio terribile alla testa.
Che ore sono?” si chiese confusamente, cercando un orologio.
Sapeva di essere stato da Sakura nel primo pomeriggio, ma adesso era già il tramonto. Si passò un braccio sulla fronte, e barcollò fino al frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco. Non trovò nulla. Sbatté la portiera così forte che tornò indietro, colpendolo allo stomaco, e allora si lasciò sfuggire un’imprecazione secca.
Solo in quel momento lo sguardo gli cadde sulle proprie mani...
...e le scoprì sporche di sangue rappreso.


Il concludersi della riunione non aveva affatto significato un miglioramento della situazione. Tsunade uscì dalla sala del Consiglio con un diavolo per capello, inveendo mentalmente contro Raikage, Mizukage e Tsuchikage, e il desiderio più forte che prese forma nella sua testa fu quello di bere qualcosa con Jiraya, qualunque cosa... pur di dimenticare per qualche ora quell’immenso casino.
Ma non aveva tempo.
Prima doveva occuparsi dei suoi doveri di Hokage... e doveva comunicare con il Kazekage.
Tornò nel suo studio, ordinando alle guardie di non lasciar passare nessuno se non era questione di vita o di morte, dopodiché si sedette alla scrivania e prese un foglio pulito e la penna.
Si dedicò alla stesura del messaggio per almeno mezzora, rileggendolo più volte e riflettendo su ogni frase, ponderando tutte le parole dalla prima all’ultima sillaba. Alla fine guardò il risultato con occhio critico, e decise che poteva andare bene.
Le mancava soltanto un messaggero. Qualcuno di intelligente e diplomatico, qualcuno che sapesse come trattare la Sabbia, qualcuno di cui potersi fidare e di cui poter fare a meno per qualche tempo...
...E l’intuizione venne spontanea.
Chiamò una delle guardie, che entrò sull’attenti, e sorrise, con una smorfia più simile a un ghigno.
«Fai chiamare Shikamaru Nara»
Dieci minuti dopo il poveretto in questione bussava alla sua porta, con un pessimo, pessimo presentimento in fondo al cuore...
...E quando sentì che non solo si sarebbe dovuto imbarcare in un viaggio di tre giorni, ma avrebbe anche dovuto dirigersi verso il paese di Temari, decise che da quel momento non avrebbe più dato retta ai presentimenti: per quanto potessero essere negativi, non arrivavano mai, mai, alle vette di sfiga che la sua vita era in grado di raggiungere.


Sai era ancora in ospedale. Ultimamente ci viveva, praticamente – con gran gioia delle infermiere.
Ormai poteva chiamare ‘sua’ la stanza che gli avevano assegnato per l’ennesima volta, e si era riservato di riempirla di fiori regalati da varie donne.
Seduto elegantemente sotto le coperte – sì, lui anche con un buco sotto lo sterno ci riusciva – stava facendo una copia dal vero di un gran mazzo di fiordalisi azzurri, quando qualcuno bussò alla porta.
«Avanti» disse, senza staccare gli occhi.
«E’ permesso?» chiese Ino, entrando allegra dietro a una foresta di rose bianche. «Allora, come ti senti dopo il risveglio?» continuò, depositando del tutto casualmente il suo mazzo davanti ai fiordalisi che lui stava ritraendo.
Sai depositò la penna e si accigliò impercettibilmente. «Puoi spostare i fiori?» chiese senza girarci attorno, e Ino obbedì sbuffando.
«Come stai?» ripeté poi, sedendosi sulla sedia accanto al letto.
«Bene» rispose lui, riprendendo a disegnare. «Per quanto possa stare bene una persona nelle mie condizioni... soprattutto dopo che l’Hokage mi ha interrogato per un’ora sull’orribile ‘disegno dell’uomo d’acqua’»
«Immagino» commentò lei, comprensiva, per poi dirottare al volo la conversazione su argomenti molto più interessanti. «Alla fine non abbiamo mai preso quel gelato che ci eravamo ripromessi... Quando esci di qui me lo devi offrire, eh. E non farti ridurre di nuovo in fin di vita solo per risparmiare»
Sai si concesse un mezzo sorriso, senza distrarsi.
«Tu perché sei qui?» chiese all’improvviso.
«Che cosa?» fece lei senza capire.
«Perché sei qui?»
«Beh... per te. Che domande. Per quali altre ragioni dovrei essere qui?»
Sai corrugò la fronte, studiando un bocciolo per qualche secondo.
«Forse per evitare Shikamaru» disse poi, mentre la matita riprendeva a scorrere sul foglio.
Nella stanza calò il silenzio.
Ino fissò Sai, sbattendo le palpebre, e alla fine arrossì leggermente. Incrociò le braccia sul petto.
«E quindi?» chiese in tono sostenuto. «Se anche fosse?»
«Niente» lui si strinse nelle spalle. «Non mi dà fastidio. Era solo per mettere in chiaro le cose»
«Sei un tipo veramente incomprensibile» borbottò lei, a disagio. «Insomma, perché me lo hai chiesto se non ti interessa davvero?»
«Perché mi interessa»
«Cos...? Ma hai appena detto che...»
«Che non mi dà fastidio. Non che non mi interessa»
Ino spalancò la bocca. «Okay. Non ti seguo più»
Sai sorrise lievemente.
«Per favore, mi prendi una bottiglia d’acqua al distributore?» chiese, lasciando perdere la matita e prendendo il marsupio sul comodino.
«Lascia stare... offro io» bofonchiò lei alzandosi dalla sedia. «Naturale o gasata?»
«Come vuoi tu»
Ino scosse la testa, esasperata, e uscì senza dire più nulla. Per quanto potesse essere affascinante, Sai era senza dubbio la persona più strana e incomprensibile che conoscesse.
Lui riprese a disegnare, in silenzio; finché la porta non si aprì di nuovo, senza che qualcuno bussasse.
Alzò gli occhi.
Vide Naruto.
Non sorrideva.
Si guardarono per almeno un minuto, in silenzio. Poi lui si avvicinò, e rimase in piedi davanti al letto, le mani affondate nelle tasche.
«Glielo hai detto» mormorò piano, con voce innaturalmente calma.
«Che cosa?» chiese Sai, senza capire.
«Hai detto a Sakura di Sasuke»
Silenzio.
«Non dovevo?»
«No»
«Oh. Mi dispiace, non ne sapevo nulla»
«Già... immagino che sia così...» borbottò Naruto, mentre i suoi occhi vagavano inquieti posandosi su ogni oggetto nella stanza. «Però glielo hai detto»
Sai inclinò la testa di lato, senza ribattere.
C’era qualcosa di strano, in Naruto. Qualcosa di vagamente inquietante.
«Va tutto bene?» chiese piano.
Lui finalmente alzò gli occhi fino a incontrare i suoi. Erano azzurri, ma di un azzurro cupo e tendente al blu, ed erano turbati. Insieme alla barba sfatta, lo rendevano... diverso.
«...Non lo so» confessò, tirando fuori le mani di tasca. Le tese verso di lui, e Sai vide i graffi sui palmi, alcuni profondi; era come se Naruto avesse voluto raschiare qualcosa dalla pelle «Non guariscono» mormorò, con un filo di voce. «Di solito guarivano subito... ma queste non se ne vanno» deglutì. «E... ho l’impressione che sia perché io non voglio che guariscano. Ma perché non dovrei?»
«Non lo so» disse Sai piano, tornando a guardare nei suoi occhi.
Naruto annuì, in un gesto meccanico, e di nuovo ficcò le mani in tasca.
Chi è che non vuole che guariscano?
Io.
Ah. Beh, se lo dici tu...
Chi altri dovrebbe essere? La volpe?
Perché no?
Perché non avrebbe senso!
E che sia tu ha molto più senso, invece?
«Naruto?» chiamò Sai, distraendolo.
«Cosa?» fece lui, alzando la testa.
«...Tutto questo... è perché è tornato Sasuke?»
Naruto rifletté su quelle parole, accigliato. Aprì la bocca per rispondere, ma esitò; alla fine, parlò senza quasi rendersene conto.
«No. No... non solo» sussurrò, sovrappensiero. «Credo... di dover parlare con Tsunade»
«Ehi, c’era solo natur... oh» esclamò Ino, rientrando senza bussare. Si fermò, a un passo dalla soglia, con una bottiglia d’acqua in mano. «Scusate»
«No, adesso me ne vado» borbottò Naruto, raggiungendola in due rapide falcate. «Resta pure»
«A...Aspetta» lo fermò lei, prima che uscisse. «So che Sasuke ora sta da Kakashi, per questo non... non ho avuto il coraggio di andare a... sì, beh, comunque... come sta?» chiese, palesemente a disagio.
Naruto le lanciò un’occhiata fosca. «Starà bene» si limitò a dire, e poi se ne andò, richiudendosi la porta alle spalle.
Ino sbatté le palpebre; da Naruto si sarebbe aspettata una risposta più imbarazzata, un po’ burlona... non tutto quel cupo grigiore.
Tra le sopracciglia di Sai, sulla fronte chiara, si disegnò una ruga verticale; era un evento quanto mai raro...


Perché era andato da Sai?
Perché non da Kakashi? O da Shikamaru? O da chiunque altro?
Perché aveva scelto di dirlo a Sai, anche se sapeva che non gli sarebbe stato di alcun aiuto?
Se lo chiedeva, Naruto, mentre camminava lento per le strade del villaggio.
Le mani gli facevano male, affondate nelle tasche.
Aveva paura, Naruto.
Paura di chiedere le risposte che cercava all’unica creatura che gliele avrebbe sicuramente date.
Paura di sentire la voce di Kyuubi che confermava i suoi sospetti.
Perché era stato da Sai?
Perché era come non essere stati da nessuno.
Perché lui non avrebbe fatto storie. Non lo avrebbe assillato, non si sarebbe preoccupato eccessivamente, e avrebbe lasciato tutto nelle sue mani.
Perché Sai si fidava di lui.
Ma faceva bene?
Forse Naruto voleva soltanto alleggerirsi la coscienza. Parlarne con qualcuno, in modo da poter dire “ehi, io vi ho informati”. Che poi non aveva detto niente in realtà... non aveva detto del sangue che si era trovato sulle mani, né della mezzora che aveva passato al lavandino, a raschiare le macchie che non se ne andavano dai suoi occhi...
Perché?
Di cosa aveva paura?
Di te stesso, genio. Cioè, l’ho capito anche io...
Mh. Che conquista. Tu sei me.
Si fermò in mezzo alla strada, all’improvviso, e alzando lo sguardo si accorse di non sapere dove fosse. Girò la testa tutt’attorno, smarrito.
Era in periferia, a giudicare dal paesaggio. Le ultime case erano ben più indietro del tratto in cui si era fermato, e la strada puntava verso la foresta.
C’era un prato, davanti ai suoi occhi.
Sarebbe stato un bel posto per vivere.
Tutt’a un tratto, senza che le avesse richiamate, una serie di immagini si imposero alla sua mente.
Una casa, dipinta di bianco. Un giardino, e un gatto. Bambini. Una moglie. Una vita felice.
Però... la moglie non aveva un volto.
I bambini sì. Erano biondi, ed erano bellissimi.
Ma la moglie... era solo un vago fantasma.
Naruto si passò una mano sul viso, sentendo il mento ruvido e le occhiaie profonde.
Che cosa mi sta succedendo?” si chiese angosciato. “Chi o cosa sto diventando?”
Il silenzio che lo circondava non fornì alcuna risposta.
Poi, fievole, nell’aria si sollevò un miagolio leggero.
Naruto girò lo sguardo tutt’attorno, perplesso. Lo aveva sentito davvero? O era uno strascico del suo sogno ad occhi aperti?
A malapena udibile, il suono si ripeté, vago e quasi tremolante.
C’era davvero.
Naruto tese attentamente le orecchie, cercando di capire da dove veniva. Si girò, seguì il contorno del prato che lo circondava... e lo vide, fermo, seduto nell’erba.
Un gatto.
Non cucciolo, non adulto.
Fermo.
Aveva il pelo di uno strano color crema, tendente al biondo miele, e gli occhi azzurri. Si limitava a starsene seduto, e lo guardava miagolando di tanto in tanto. Il suo pelo non era lucido e folto, ma rado e irregolare. Era magro, e la sua coda spelacchiata ondeggiava pigramente nell’aria.
Lo fissava.
Guardingo, sospettoso, lo teneva d’occhio.
Forse aveva fame.
Naruto si accucciò, guardandolo negli occhi. Avevano un colore simile a quello dei suoi.
«Ehi...» mormorò, stiracchiando un sorriso. «Ciao»
Il gatto non mosse un muscolo.
Naruto si fece un po’ più avanti, e quello scattò in piedi.
Fu uno strano attimo.
Una specie di illuminazione improvvisa.
E quel gatto... divenne un ragazzino sempre solo. Trascurato, affamato, logorato dalla solitudine.
Un ragazzino spaventato ma aggressivo.
Un ragazzino che avrebbe potuto diventare un mostro.
Naruto guardò la mano che stava tendendo verso l’animale, ancora graffiata e dolorante.
Lui... era stato in quelle stesse condizioni, un tempo.
Solo. Selvatico.
Randagio.
Ma poi qualcuno gli aveva teso una mano, con la forza. Sgridandolo, preoccupandosi per lui anche quando lui non voleva, si era avvicinato sempre più, giorno dopo giorno.
Il maestro Iruka.
L’uomo che tuttora considerava suo padre, indipendentemente da Namikaze Minato.
Dopo, c’erano stati il maestro Kakashi, Sakura, anche Sasuke... e tutto un intero mondo.
Naruto... sapeva cosa significava essere soli.
E ora, con il suo comportamento, rischiava di perdere le persone che gli erano care e anche la testa.
Rischiava di tornare a quel tempo.
Cosa diavolo stava combinando?
Cosa significavano quella mano che non guariva, la occhiaie, la barba sfatta... anche la paura di Sasuke?
Aveva fatto l’eroe con Tsunade, si era vantato di poter controllare la volpe, e ora si scopriva atemerla.
Si accigliò, sentendo la rabbia che lentamente montava.
Sasuke era tornato. Sakura se ne sarebbe occupata, lo avrebbe salvato. E lui l’avrebbe tenuta stretta, lo avrebbe fatto ad ogni costo. E avrebbe tenuto anche Kyuubi.
Un giorno sarebbe stato Hokage, e che diavolo! Non c’era nulla che non potesse fare!
Non c’era nulla che potesse abbatterlo!
Fissò il gatto, che ricambiò lo sguardo come a sfidarlo.
Ghignò, e si acquattò a terra.
«Tu hai bisogno di qualcuno» disse risoluto, e quello arretrò di un passo, agitando la coda per aria, fremente.
Naruto sorrise. E partì all’inseguimento.
Senza che se ne accorgesse, i graffi sulle sue mani guarirono a vista d’occhio... e una voce, nel fondo della sua coscienza, rise piano.
L’hai fatto una volta, lo rifarai ancora... Non si scappa, ragazzino...











Nel prossimo capitolo:

Beh, già che c’era... magari poteva fare il grande passo.
In fondo non c’era niente da studiare, no? Si trattava soltanto di farsi avanti, parlare, esporre le proprie ragioni... non era una cosa che necessitasse di preparazione, insomma!
Lui aveva affrontato Itachi Uchiha! Madara Uchiha! Aveva battuto sharingan, byakugan e anche, in parte, rin’negan! Non si sarebbe fatto spaventare da una cosa simile!
La vide oltre la porta a vetri.
L’attimo dopo era accuratamente nascosto tra le fronde dell’albero più vicino, con il cuore a mille.
Ok... non mi ha beccato, vero?” si chiese trattenendo il fiato. “No, non può averlo fatto, stava guardando altrove...”













*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore

Beh, arrivati a questo punto della storia un po' di angst mi sembra d'obbligo, no?
E' il momento in cui Naruto si mette nei casini, in cui Sakura scopre di Sasuke, in cui Kyuubi inizia a fare il suo gioco...
Tuttavia, da qui in poi le cose si faranno più leggere.
Non a caso, le piccole parti riguardanti Tsunade in questo capitolo sono nate all'unico scopo di prepararvi per il viaggio di Shikamaru verso la Sabbia...
Uhuhuh...
Lì sì che ci sarà da divertirsi! XD
Comunque, tenete gli occhi sul gatto, perché
a) lo adoro;
b) avrà una certa rilevanza...

Prossimo capitolo, postato alle 0.00 (più o meno) del 25 dicembre!
Il mio regalo di Natale a tutti voi...
...ma sarà bello o brutto?

Oggi ho letto il capitolo 383 di Naruto...
...no comment.
T__T

sammy1987: e sì, avrei dovuto aspettarmi almeno un commento di questo tipo! XD Doveva pur esserci qualcuno che fosse contento per la lite tra Naruto e Sakura! Chissà se le cose prenderanno una piega definita, ora...
arwen5786: sì, lascio tante cose in sospeso... ma non aggiorno una volta alla settimana, maledetta! I miei capitoli sono molto, molto più ravvicinati dei tuoi! Comunque... in effetti la reazione di Sakura era quanto di peggio potesse capitare a Naruto. Avrebbe potuto urlare e fare una sfuriata, ma d'altro canto lei non è solo arrabbiata... è anche profondamente delusa. E poi non è più l'oca dodicenne che saltava su per ogni minima cosa, ho voluto sottolineare il suo lato maturo qui. I cenni ShikaTema che aspetti hanno inizio in questo capitolo... e poi... uhuhuh, ce ne sarà uno intero dedicato a loro due! E' stato parecchio divertente scriverlo! XD Non sprecare tempo e materia grigia a farti viaggi con la mia fic, non credo ne valga la pena! XD Almeno... di solito mi dicono che sono assolutamente imprevedibile, e quindi ti consiglio di gettare la spugna già da subito!
Talpina Pensierosa: eeeh, tu sai benissimo perché Naruto è ancora vivo, non fare l'ingenua! XD
harryherm: allora, iniziamo con il tranquillizzarti. La fic NON finirà in un mare di sangue, sebbene prima dell'ultimo capitolo ne scorrerà un po'. L'angst degli ultimi tempi si stempererà abbastanza con il proseguire della fic, Naruto sta già iniziando a tornare quello di sempre, e Sasuke - attenzione attenzione - si riprenderà lentamente... quindi le prospettive (almeno per un po') sembrano rosee. (Tra parentesi... nel dizionario esiste una definizione di angst??) Per quanto riguarda i tuoi problemi personali, tesoro (se ti fa piacere continuo a chiamarti così! ^_^), lasciatelo dire da una che ha passato un periodo davvero brutto: le cose non sono mai terribili come sembrano. Credimi, in questo momento, come dici tu, ti sembra che la felicità si stia sgretolando sotto i tuoi occhi e che la tua vita debba distruggersi... ma non è così. C'è sempre un angolo che non stai guardando, un frammento di panorama illuminato dal sole... e tu, semplicemente, non te ne accorgi. Perché, in fondo, è più facile restare nel proprio guscio e chinare il capo, e perché alzare la testa richiede davvero tanta tanta energia. Ma non devi abbatterti, va bene anche così. Non devi per forza essere sempre forte e reagire, ci sono momenti in cui vuoi stare come stai, e basta... solo, non devi mai, mai dimenticarti di quel raggio di sole. Non devi mai dimenticarti che qualcosa c'è sempre, anche se tu non la vedi. Ci proverai, almeno?
nixy: evvai, un commento come quelli che volevo sentire! XD L'indignazione mi piace, mi piace un sacco! Ormai ti sarà chiaro che il motivo per cui Naruto è un po'... come dire... confuso, è misterioso ma non troppo. Insomma, Kyuubi gli sta facendo qualcosa, ma cosa? E perché? Qual è il suo obiettivo? Lo scoprirai solo tra un po', purtroppo! XD Nel frattempo, preparati per il capitolo di Natale... credo ti piacerà ^_*
OneWingedAngel: il punto è che Naruto non "fa lo stronzo come Sasuke"; anzi, mentre Sasuke se ne sbatteva di Sakura, Naruto ha fatto quel che ha fatto proprio perché se ne preoccupa, anche un po' troppo. E la reazione "alla Tsunade" ci sarebbe stata se Naruto avesse fatto una cazzata meno importante... ma dal momento che è in ballo una questione di fiducia, mi sembra anche normale che lei la prenda un po' sul serio, nel senso che sfogarsi a pestarlo non le basterebbe. Uhm, spero di essere stata chiara...! ò_O'
lale16: ma dai, il 21 è anche il compleanno di una mia amica! XD Che coincidenza, io pure ero alla sua festa! Su, su... Naruto soffrirà un pochettino, non poi tantissimo... Ok, soffrirà parecchio, ma alla fine avrà la sua bella ricompensa, dai! XD Mettiamola così! ç_ç sono un po' commossa per il commento su Saseuke IC, mi fa davvero piacere! Dato che non mi diverte particolarmente muoverlo (cioè... mi diverte fargli del male, ma non immedesimarmi in lui XD), ho sempre paura che non vada tanto bene! Ma tu mi conforti! ^^


Aya
  
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