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Autore: SweetHell    07/06/2013    5 recensioni
Una piccola D18 ( tanto per cambiare ) a cui ho lavorato un bel pò prima di darle la forma che ha adesso. Spero di aver fatto le scelte giuste.
Dal testo: " Con un sobbalzo di sorpresa, Hibari chiuse di scatto la porta in faccia a Cavallone, imprecando mentalmente contro la slealtà dei Vongola e contro il suo stupido cuore, che alla sola vista di quegli occhi aveva iniziato a battere talmente forte che sembrava voler uscire dal petto solo per stare più vicino al biondo. "
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Punto Debole
 

 
 
Era risaputo che una delle cose che Hibari Kyoya odiava maggiormente ( quasi più delle infrazioni al suo amato regolamento scolastico ) era la compagnia.
Lo stare in gruppo gli faceva venire la pelle d’oca.
Il dover rispondere a qualcuno che non fosse lui, gli faceva sorgere impulsi omicidi della peggior specie.
Aiutare gli altri gli faceva venire la nausea.
Era risaputo.
Praticamente una leggenda metropolitana, a Nanimori.
E allora perché, si chiese con una punta di disperazione Hibari, perché quegli Erbivori continuavano a ronzargli attorno?
Era tutto il pomeriggio che gli piombavano in casa con un intervallo di venti-trenta minuti l’uno dall’altro, cercando in tutti i modi di convincerlo a partecipare a una certa missione di trattativa.
Inutile dire che avevano tutti clamorosamente fallito, venendo accolti da minacce, rispostacce e tonfate ben assestate.
Ok, tutti tranne il bambino con il cappello, che si era limitato a ignorare, facendo finta di non essere a casa.
E la ragazzina con la benda, a cui aveva aperto la porta per avvertirla che, se non fosse uscita dalla sua proprietà entro dieci minuti, sarebbe stato costretto a morderla a morte. E l’aveva avvertita solo e unicamente perché quella creatura, oltre a sembrare più inoffensiva e remissiva di Sawada durante le ore scolastiche, era visibilmente spaventata da quello che doveva fare.
E poi, a quanto ricordava, le doveva un favore, visto che nel futuro gli aveva dato una mano nello scontro con Genkishi.
Per il resto dei Guardiani, invece, era andato ad aprire solo per il gusto di sbattere loro la porta in faccia. Gongolava ancora quando ricordava le imprecazione del bombarolo albino.
Si era anche informato: questa missione, in cui volevano coinvolgerlo, non riguardava in nessun modo Nanimori né aveva qualche legame con lui. Perché avrebbe dovuto aiutarli?
Bontà d’animo?
Spirito di gruppo?
Affetto nei loro confronti?
Tsk. Tutto sciocchezze da Erbivori che non valeva nemmeno la pena di prendere in considerazione.
Si era appena seduto davanti al suo thè verde, quando sentì il campanello suonare, per circa la decima volta in una sola mattina.
Irritato, Kyoya si alzò, chiedendosi chi potesse essere.
L’idiota con la paralisi facciale? No, lui le aveva già prese, quella mattina. E se ne era andato tutto allegro, dicendo che era un peccato che lui non avesse voglia di giocare alle mafia con loro.
L’esaltato della boxe? No, lui l’avrebbe sentito arrivare da un paio di isolati di distanza.
Magari era già il turno di Sawada, ghignò il moro, mentre apriva appena la porta… trovandosi davanti niente di meno che un Dino Cavallone tutto sorrisi e fossette.
<< Ciao, Kyoya! >>, esclamò l’italiano, sorridendo dolcemente, mentre i suoi occhi diventavano pozze dorate in cui tuffarsi.
Con un sobbalzo di sorpresa, Hibari chiuse di scatto la porta in faccia a Cavallone, imprecando mentalmente contro la slealtà dei Vongola e contro il suo stupido cuore, che alla sola vista di quegli occhi aveva iniziato a battere talmente forte che sembrava voler uscire dal petto  solo per stare più vicino al biondo.
Stava ancora cercando di riprendersi dalla sorpresa, quando sentì la serratura scattare. Alzò lo sguardo, confuso, con i tonfa già a portata di mano, e vide Dino chiudersi la porta alle spalle con la solita espressione tranquilla e divertita.
Come aveva fatto a dimenticarsi che l’italiano aveva una copia delle chiavi?, pensò, esasperato, il temuto Presidente del Comitato Disciplinare.
<< Cosa vuoi, Bronco? >>, si costrinse a ridurre i suoi occhi a fessura prima di piantarli in quelli sorridenti del biondino. << Non mi dire che sono così disperati da mandare te, per convincermi ad andare. >>
<< Kyoya! Pensi davvero che io possa essere così malfidato da prendere parte a una trama del genere? >>, domandò, in tono addolorato e offeso.
Il moro vide i suoi occhi, prima così dolci e luminosi, velarsi e capì che diceva la verità. Quel ragazzo era addirittura troppo trasparente, se sapevi cosa guardare.
Con un sospiro, finalmente Hibari abbandonò la sua posizione difensiva e mise da parte i tonfa ( spuntati da chissà dove ).
<< Hn. >>, borbottò, a mo’ di scusa. Il biondo capì perfettamente e sorrise di nuovo.
<< Ne deduco che ti hanno un pochino stressato, con questa storia, eh? >>, chiese, avvicinandosi e cingere le spalle del compagno con un braccio.
<< Ha suonato più oggi, il mio campanello, che il tutto il resto dell’anno. >>, ringhiò il moro, talmente preso a maledire quegli Erbivori troppo socievoli che si dimenticò di scrollarsi di dosso il braccio dell’italiano.
<< Mh. Bè, non sei costretto ad andare. Dopotutto è solo un incontro per trattare con una Famiglia nemica… si tratta solo della tua presenza. È buona educazione, in queste situazioni, portare l’intero corpo di Guardiano, per evitare che l’altra fazione pensi a una trappola. >>, spiegò Dino, dandogli un buffetto sulla guancia.
<< Hn. >>, mugugnò l’altro. Ecco perché insistevano tanto. Ma questo non aveva comunque niente a che fare con lui.
Dino lo condusse verso il divano, beandosi del fatto che si lasciasse coccolare senza tante storie. Lo adorava quando era pensieroso: era troppo tenero!
<< E tu andrai con gli altri Erbivori? >>, chiese Kyoya, stando attento a non guardarlo negli occhi, facendo finta che la cosa non lo riguardasse.
<< Sì. >>, rispose il biondo, accoccolandosi un po’ di più sul corpo del compagno, << Parto domani mattina presto. Quindi ho pensato di venire a salutarti. >>
L’ultima frase gliela sussurrò all’orecchio, provocando al più giovane una cascata di brividi lungo tutto il corpo.
<< Rischi di non riuscire ad alzarti in tempo domani, Cavallone, se continui così. >>, rispose Kyoya, visto che l’italiano aveva iniziato a baciargli dolcemente il collo.
Pian piano il gelido Presidente iniziava sciogliersi sotto i tocchi delicato del compagno, pur senza farsi scappare un gemito, ma la sua mente stava riflettendo sul fatto che domani il suo Erbivoro imbranato sarebbe andato ad una trattativa potenzialmente pericolosa.
Anche se Dino non l’aveva detto chiaramente, Hibari aveva capito che era preoccupato.
Dopotutto si trattava pur sempre di una Famiglia mafiosa… e le Famiglie non erano certo tutte come i Vongola, che pure avevano alle spalle un passato di certo non pacifico.
<< Immagino che verrà anche Romario. >>, disse, mentre il biondo gli toglieva la camicia bianca.
<< Romario ha avuto qualche problemino all’arrivo. Una macchina l’ha investito, ma per fortuna se l’è cavata con una gamba ingessata. Mi toccherà andare da solo con i Vongola. >>, rispose Dino, tra un bacio e l’altro.
Dopo questo, Kyoya non disse nulla, concedendosi di concentrarsi su quello che stava facendo il compagno.
Dopotutto, non erano affari suoi, giusto? Ci avrebbero pensato quegli Erbivori a proteg… ehm, a impedire che il Bronco si uccidesse inciampando su un granello di polvere. Non perché gli stesse a cuore, eh. Solo perché lui era l’unico ad avere il diritto di mordere a morte l’erbivoro biondo. E non voleva certo essere privato di questa possibilità solo perché Dino e gli altri idioti erano troppo ingenui e moralisti per fare le cose come si deve. Ma non doveva dimenticarsi che sarebbe stato presente anche il bambino con il cappello. Il Bronco tutt’al più avrebbe potuto prendersi a frustate da solo.
E allora perché avvertiva una spiacevole sensazione di angoscia al pensiero che Dino sarebbe andato a quella stupida trattativa?
 
 
***
 
<< Kyoyaaa! >>
La voce squillante del Boss dei Cavallone per poco non gli fece andare il thè verde di traverso per lo spavento. E dire che ce ne voleva, prima di spaventare Hibari Kyoya.
Superata la sorpresa iniziale, Hibari mise giù la tazza e si girò, furente, verso il biondino che aveva appena invaso la sua casa.
<< Che cazzo ti urli, Erbivoro?? >>, ringhiò, reprimendo la voglia che aveva di tirare fuori i tonfa: non gli andava di ricomprare la cucina. Infatti l’ultima volta il biondo era riuscito a scivolare e a far cadere Enzo nel lavandino pieno d’acqua, nel tentativo di estrarre la frusta. E il bello era che nemmeno si era accorto di averlo con sé, Enzo.
Se ci ripensava, gli veniva voglia di buttarlo fuori seduta stante.
Ma l’italiano non lasciò che la brusca accoglienza smorzasse il suo buon umore. Colpa dell’abitudine e del carattere solare, forse. O forse era semplicemente stupido.
Probabilmente non lo avrebbe mai saputo con certezza… ma ormai ci si era rassegnato.
<< Sei stato tu, vero? >>, chiese, senza neanche disturbarsi a specificare di cosa stesse parlando, né tenendo conto dell’irritabilità del compagno.
<< A fare cosa? >>, domandò, ostentando indifferenza, il Guardiano della Nuvola. In realtà, a quella domanda, il cuore gli era balzato in gola.
Dino sorrise dolcemente, avvicinandosi al moro.
<< A salvarmi la vita, Kyoya. >>, disse, sicuro del fatto suo.
<< Non ho fatto nulla. >>, rispose Hibari, girandosi per riporre la tazza nel lavello. In realtà voleva solo sfuggire a quegli occhi così dannatamente felici. L’Erbivoro poteva diventare estremamente insistente, quando ci si metteva.
Ed era sempre preferibile evitare il contatto visivo prolungato, in questi casi, onde evitare che Dino l’avesse vinta praticamente senza discutere.
<< Bugiardo. >>, sentenziò il bronco, stringendolo tra le braccia.
Kyoya, per un attimo, si permise di assaporare quel contatto, sgradito e gradito allo stesso tempo. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma se non c’era Dino nei paraggi non si sentiva completo. E questo gli faceva paura. Una paura terribile.
<< Pensala come ti pare, Erbivoro. >>, rispose, scrollandoselo di dosso e dirigendosi nel salotto, dove di sedette alla maniera giapponese davanti al basso tavolino e iniziò a calcolare quanto soldi avrebbe potuto ricavare dal festival della scuola richiedendo i soliti pizzi.
Ma ovviamente Dino non si diede per vinto e lo seguì, rischiando di uccidersi travolgendo un innocente sgabello che aveva avuto la sfortuna di ritrovarsi a meno di un metro da lui.
Alla fine, riuscì a raggiungerlo e si sistemò davanti a lui.
<< Visto che dici di non saperne nulla,immagino tu non sappia neanche lo scherzetto che ci ha giocato la Famiglia Caruso, all’incontro di oggi… >>, iniziò.
<< Non lo so e neanche mi interessa. >>, lo cassò Kyoya, senza staccare gli occhi dai numeri che aveva sott’occhio.
Ma Dino conosceva abbastanza Kyoya da accorgersi di come aveva stretto le labbra quando aveva menzionato la Famiglia Caruso. Disapprovazione, sicuramente.
Lo prese come un segno di interesse, quindi ignorò la sua risposta poco entusiasta e andò avanti: << Allora, eravamo tutti intenti ad ascoltare il loro Boss che parlava dell’importanza dei compromessi e avanti così. Ci avevano messi in una stanza con una parete fatta completamente di vetro. Ad un certo punto, però, sentiamo degli spari da fuori e delle urla. Poi il rumore di un elicottero che parte. >>
Il biondo si interruppe, guardando il moretto con un sorriso.
Kyoya, intanto, faceva finta di non ascoltare, quando in realtà faceva tutto l’opposto.
<< Abbiamo raggiunto la posizione sopraelevata da cui avevamo sentito provenire i rumori. Abbiamo trovato dieci uomini armati di tutto punto vicino ad altrettanti fucili di precisione. Gli uomini erano tutti svenuti e alcuni feriti gravemente, >>, continuò Cavallone, con tono serio e grave. Hibari si azzardò a lanciargli un’occhiata e lo vide corrucciato.
<< Facevano parte della Famiglia Caruso e i fucili erano puntati tutti sui Vongola, me compreso. Saremmo potuti morire da un momento all’altro. >>, finì di raccontare, facendo schioccare le labbra, contrariato.
<< E io cosa dovrei c’entrare con questo? >>, domandò Kyoya, prima di potersi fermare. Si maledisse: avrebbe dovuto continuare a far finta di non ascoltarlo, ma non riusciva a sopportare di vedere Dino triste o contrariato. Distrarlo facendolo continuare a parlare gli era venuto naturale. L’italiano gli lanciò un’occhiata compiaciuta e rispose.
<< Pensi davvero che non riesca a riconoscere i segni lasciati dai tuoi tonfa, dopo tutto il tempo che passi a tirarmeli dietro? >>, ironizzò, facendogli sgranare gli occhi.
<< Niente dimostra che sia stato io. >>, protestò, stavolta con meno convinzione, senza osare guardarlo negli occhi.
<< Invece sì. >>, rise Dino, raggiungendolo e circondandolo di nuovo con le sue braccia snelle e muscolose, << La rabbia con cui ti ci sei accanito. >>
Hibari sentì il sangue affluirgli alle guance, forse per l’imbarazzo di essere stato scoperto così facilmente o forse per la rabbia di essere trattato come un bambolotto dal più grande.
Stava per protestare e scrollarsi di dosso quell’Erbivoro troppo molesto, ma Dino accostò la bocca al suo orecchio e gli sussurrò una cosa che spense immediatamente il suo spirito bellicoso.
<< Grazie. Ti amo, Kyoya. >>
Allora sì che il suo viso andò in fiamme.
<< Tsk. Non ti ho mica detto di essere stato io, stupido Cavallo. >>, bofonchiò, a disagio, mentre una sensazione meravigliosa gli riscaldava il cuore, facendoglielo battere un po’ più forte.
Il biondo rise e affondò il viso nei capelli neri dell’altro, lasciandogli una serie di baci leggeri sulla nuca e sul retro del collo.
Ancora interdetto da quell’improvvisa dichiarazione ( poco importava quante volte il biondo glielo ripetesse, gli ci voleva sempre un po’ per riprendersi ), Hibari si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto e si rilassò quasi involontariamente nelle braccia dell’altro.
Ma dopotutto, riflettè, non avrebbe mai potuto lasciarlo andare da solo a quello stupido incontro. Per quando sapesse che i Guardiani del Decimo fossero forti, restavano comunque ingenui. E poi lui non faceva parte del loro gruppo. Lui li odiava, i branchi. Per cui si sentiva in dovere di protegg… salvaguardare le cose che erano sue.
Come Dino Cavallone.
Con una punta di irritazione, Kyoya constatò che quello stupido Bronco stava diventando un punto debole. Bastava che si allontanasse da lui per poche ore perché si preoccupasse che potesse succedergli qualcosa. E questo lo rendeva vulnerabile, lo sapeva. Eppure non riusciva a stare lontano da Dino. Era proprio caduto in basso… Il biondo si era insinuato prepotentemente nel suo mondo e l’aveva completamente stravolto. Al punto che ora non riusciva a concepire una vita senza la sua ingombrante presenza.
Era bastato sapere che Dino andasse a quell’incontro potenzialmente pericoloso senza Romario perché lui ci si precipitasse, senza minimamente pensare alle conseguenze.
Stupido, stupido Erbivoro.
Con un altro sospiro, questa volta di frustrazione, il Guardiano della Nuvola si accoccolò meglio tra le braccia del Boss dei Cavallone.
Bè, se non altro si era sfogato a dovere con quegli idioti che volevano sparare a tradimento al suo biondino. Ghignò, crogiolandosi nel ricordo delle loro facce terrorizzate quando avevano capito che non potevano batterlo.
Forse non era poi tanto male, avere un punto debole come il Bronco. A pensarci bene, non era un’opportunità in più per mordere a morte degli insulsi erbivori?
Ma sì, l’importante era che quell’imbranato non fosse stato impallinato dall’insulsa famiglia di erbivori.
Come sempre, il bambino non c’era mai quando serviva. Anche se Kyoya aveva il sospetto che Reborn sapesse che alla fine sarebbe andato all’incontro. O non si sarebbe arreso, quella mattina in cui c’era stata la processione di Vongola alla sua porta, prima di averlo convinto a venire.
Ma avrebbe dovuto aspettarselo. In un modo o nell’altro, le cose finivano sempre come voleva l’Arcobaleno del Sole.
Intanto, Dino aveva fatto scivolare una mano sotto la camicia di Hibari, iniziando ad accarezzargli dolcemente il petto scolpito.
<< Chi ti ha dato il permesso di toccarmi, Cavallo Pazzo? >>, sbottò il moro, pizzicandogli la mano con forza.
Il biondo la ritirò subito, massaggiandosi la parte lesa.
<< Ma Kyoya! >>, protestò l’italiano, con voce fintamente lagnosa, mentre in realtà sorrideva. << Sono reduce da una missione in cui per poco non ci lasciavo le penne! >>
<< Questo non ti autorizza a prenderti certe libertà. >>, decretò Hibari, sbadigliando, ancora appoggiato al petto del compagno.
<< Dovrebbe invece. >>, tornò all’attacco Dino, anche se il moro sentiva benissimo che stava trattenendo una risata.
<< Se ti vuoi rilassare, fallo per conto tuo. Un bel solitario, magari? >>, disse, beffardo, il più piccolo, mentre si stiracchiava. Quella risposta zittì finalmente Cavallone, impegnato a non soffocarsi con la sua stessa saliva, un po’ per la sorpresa un po’ per il gran ridere.
Ma il biondo si sporse troppo e perse l’equilibrio, cadendo di schiena e urtando un mobile che si trovava sfortunatamente dietro di lui.
Prima che il moro si potesse chiedere come diavolo si poteva perdere l’equilibrio stando seduti o anche solo girarsi per controllare le condizioni del Bronco, il vaso che stava sopra il mobile urtato iniziò a oscillare in maniera preoccupante.
Hibari balzò in piedi, ma Dino lo precedette, mettendosi seduto e tendendo le mani, pronto ad afferrarlo prima che cadesse…
… peccato che, forse a causa della vista annebbiata per il colpo, mancò del tutto la presa e il vaso si ruppe in tanti piccoli pezzi proprio davanti ai suoi occhi.
Per qualche secondo, nessuno dei due si mosse. Poi, con molta lentezza, Dino si arrischiò a incontrare lo sguardo omicida del moro.
<< Io… K-Kyoya… >>, pigolò, facendosi piccolo piccolo mente Hibari avanzava con spaventosa calma verso di lui. << Mi dispiace tantissimo! >>
Il più piccolo non diede segno di averlo sentito ed estrasse i tonfa, facendo impallidire l’italiano.
<< Adesso, stupido Erbivoro, >>, scandì Hibari Kyoya, mentre attorno a lui si gonfiava un’intensa aura omicida, << ti morderò a morte. >>
 
 
Autrice: Ciaossu a tutti! Sono tornata con un nuova D18, giusto per cambiare. xD spero mi sia venuta almeno decente, perché l’ho cambiata tremila volte prima di trovare una versione che mi soddisfacesse. E non sono nemmeno sicura che abbai molto senso… Ma mi sono divertita perché io adoro troppo questi due *li spupazza ignorando le minacce di morte di Hibari*. ^^ quindi fatemi sapere! Un bacio!
 
 
  
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