If I could I'd wish it all away
if I thought tomorrow would take you away.
You, my piece of mind,
my all, my center,
just trying to hold on one more day
Tool - Jambi
«Perché ci cerchi, vecchio? »
Gaeth – Belhor – aveva lo sguardo fiammeggiante di una creatura nel pieno delle forze.
Era notte fonda e la foresta incuteva terrore, ma Gaius non ne era immune.
«Cosa fate voi ai corpi posseduti? »
Belhor proruppe in una risata gelida.
«Così il cadavere di quello stregone non è bruciato. »
«La legna della pira è diventata cenere, i suoi vestiti polvere, ma il suo corpo era freddo ed integro. Com’è possibile, cosa gli avete fatto quando l’avete posseduto? »
«Ah, vecchio, te l’avevamo detto. La morte stessa li rifiuta. »
« Cosa… Merlino è ancora vivo? »
Il ragazzo scosse la testa, sogghignando. « Egli non è più e sarà per sempre. »
Gaius aggrottò la fronte.
« Che significa? »
« Che gli esseri umani hanno molto da invidiare a chi è morto. »
Cinque anni dopo
Arthur fece un cenno al suo servitore, un giovane di nome Voreno, indicandogli di portar via la cena.
«Non avete fame, sire? Desiderate altro? »
«No, puoi andare. Per stanotte ti libero dai tuoi doveri. »
Voreno sorrise e si inchinò, congedandosi leziosamente.
Arthur aspettò di udire i passi allontanarsi nel corridoio per afferrare la sua cintura ed uscire a sua volta.
Conosceva ogni pietra del castello come le sue tasche, aveva memorizzato da bambino ogni cunicolo sotterraneo, ogni passaggio segreto.
Scivolò silenziosamente lungo un corridoio deserto, con la torcia ben alzata.
Si bloccò in un punto ben preciso, sotto la luna che faceva capolino da una feritoia, e fece scattare un meccanismo nascosto fra due mattoni, svelando una botola. Come ogni notte, quando la sollevò, scricchiolò rumorosamente, ma nessuno stazionava in quella zona del castello.
Una ripida scalinata illuminata dalla torcia tremolante lo condusse in una zona sotterranea, umida e stranamente fresca.
L’alone di luce arancione si appoggiò dolcemente ad un blocco di marmo finemente intagliato. Figure di chimere e cavalieri si scontravano nei bassorilievi, coperti in parte da un lenzuolo.
Arthur lasciò cadere la torcia e si avvicinò all’altare, accarezzando con reverenza il tessuto. Lo strinse fra le dita, strattonandolo.
Scivolò a terra, rivelando una figura pallida e gracile, un corpo opalescente nella cripta, dall’espressione serena.
Merlino sembrava solo addormentato.
Arthur sorrise, inclinando la testa per osservarlo meglio. Gli accarezzò la guancia e tentò di riscaldarla, si avvicinò al suo volto e ne baciò la pelle per infonderle vita e rossore.
«Non aver paura. Ci sono qui io, nessuno ti farà del male. Sono qui. »
Mentre la torcia moriva, Merlino pianse, ma Arthur stava già dormendo.
Fine
NdA
È finita.
Probabilmente, la faccenda non è chiara, ma il fatto è che dev’essere così. Purtroppo, così l’ho pensata. Mi è uscito malissimo l'ultimo capitolo, mi dispiace.
È stato un bel viaggio, molto sudato ed intervallato da pause eterne, mea culpa, ma mi è piaciuto. ^^
Ringrazio caldamente tutti voi che vi siete fatti sentire e voi che avete preferito il silenzio. Vi amo tutti allo stesso modo. Se vi avessi qui vi abbraccerei. <3
Grazie a tutti, sul serio. Grazie.