CAPITOLO 8
“Patty, ti vogliono
al telefono!”
La giovane inarca le sopracciglia e, scesa dal letto, esce dalla stanza
per andare al piano inferiore.
Alzo gli occhi per
vederla uscire e poi ritorno alla mia lettura, distesa sul letto.
Dopo la
“passeggiata” sotto la pioggia mi sono ritrovata con un raffreddore coi fiocchi (essendo quasi immune alla febbre ma non a
starnuti e mal di gola!).
I coniugi Gatsby non mi hanno permesso di mettere piede fuori casa
per un paio di giorni e mi sono vista costretta e restare in camera e a far man bassa dei libri gentilmente messi a disposizione dalla
“biblioteca Gatsby”.
Avverto il rumore
della cornetta posata non molto delicatamente sul ricevitore e tendo
l’orecchio, in attesa di sentire i passi della giovane
sulle scale…
Passano i minuti,
ma della ragazza nemmeno l’ombra.
Aggrotto le sopracciglia, scendo dal letto
con uno scatto di reni e mi affaccio fuori dalla
stanza.
Vedo Patricia ferma, davanti al ricevitore,
lo sguardo basso e i pugni stretti.
Inclino la testa, senza riuscire a capire
cosa possa avere, e scendo lentamente le scale.
“Era Maggie Hutton!” esclama lei con voce
atona.
Mi fermo a pochi passi dalla giovane, senza
trovare il coraggio per fare l’unica, semplice domanda che avrei voglia di
fare. La ragazza, come se avesse letto i miei pensieri sghignazza lievemente e
sussurra: “Ha detto che il volo di Holly parte fra
n’ora!”
“Che cosa?” urlo, senza ritegno: “Quale
volo?” Chiedo temendo di sapere la risposta, pe
quanto assurda possa sembrare.
“Prova ad indovinare… quello per il
Brasile!”
Rimango interdetta…
pensare una cosa è un fatto, ma sentirsela dire, è un altro paio di maniche!
“Ma non può averlo
fatto! Non senza averti salutata!”
“Beh, a quanto pare
lo sta facendo!” Sussurra la ragazza, la voce che le trema.
“No… non può… non deve… soprattutto perché
sa cosa significa veder partire qualcuno senza essere avvisato…!” Prendo a
torturarmi un labbro, cercando con tutta me stessa di trovare un motivo, una
scusante, un perché a quella partenza improvvisa e quanto mai inaspettata.
“In fondo lo capisco!” La voce di Patty mi
distoglie dai miei pensieri: “È il suo sogno ed io non posso impedirgli di
partire!”
“Ho capito, e si può dire
che non arriva neanche tanto inaspettata come notizia, però, quello che proprio
non riesco a spiegarmi, è perché l’abbia fatto così all’improvviso e senza
avvisare!”
“Non so davvero risponderti… se la madre
non avesse telefonato, non so quando l’avrei saputo… “
Rimango in silenzio a fissare la ragazza
che, a sua volta, non ha staccato gli occhi dal telefono.
Si sente aprire la porta d’ingresso e, dopo
pochi istanti, compare il volto del signor Gatsby.
“È successo qualcosa?” Domanda, lanciando
uno sguardo alla figlia.
Sospiro e prendo a guardare da un’altra
parte.
“Allora? Devo preoccuparmi?” L’uomo si
avvicina e posa una mano sulla spalla della ragazza.
“Niente, papà, non è successo nulla…”
scrolla le spalle e si avvicina alle scale.
“Non è vero!” Sbotto con aria corrucciata.
“Hm?”
“Quel geniaccio del fidanzato, ha avuto la
brillante idea di partire per il Brasile senza avvisare anima viva!” Guardo
l’uomo e inarco ancora di più le sopracciglia.
“E quando sarebbe
successo tutto ciò?” Il signor Gatsby rigira
distrattamente le chiavi dell’auto fra le mani.
“Beh, a dire la
verità, il suo volo parte fra circa un’ora…!” Faccio spallucce e mi volto a
guardare Patty che non si è più mossa.
“Se mi promettete di non spaventavi per
l’alta velocità, possiamo ancora farcela!” La voce dell’uomo è pacata, ma quando mi volto di scatto per guardarlo, ha in viso
un’aria di sfida.
“Vuol dire che…”
“Papà, non ti ci mettere anche tu! Se ha deciso di partire senza salutare nessuno, io che posso fare?”
“Patty!” Esclamo quasi scandalizzata.
“Che c’è, che
c’è!” Urla l’altra voltandosi con uno scatto improvviso e fissandomi con aria
inviperita: “Non ci posso fare nulla, ha deciso tutto da solo, non sarò certo
io ad impedirgli di realizzare il suo sogno!”
“Si, ma non puoi nemmeno sottostare a tutti
i suoi capricci senza reagire!” Questa volta è il padre ad urlare: “Muoviamoci!”
Esclama afferrando la figlia per una mano e quasi trascinandola fuori dall’abitazione.
Con l’auto che sfreccia a tutta velocità,
in meno di trenta minuti siamo a destinazione.
L’uomo ferma la macchina in doppia fila ed
esclama: “Io non posso rimanere qui! Scendete voi,ok?”
Annuisco con il capo saltando giù dall’auto
con lo stomaco leggermente sottosopra e fisso la vetrata che fa da porta
all’aeroporto.
Ci avviciniamo e la porta scorrevole si
apre immediatamente… l’aria all’interno è tiepida ed ha un buon odore. Rimango
per qualche istante immobile, guardando la miriade di persone che, indaffarate,
camminano nelle due direzioni e pensando: “Sarà quasi un’impresa trovarlo!”
Scuoto il capo sospirando e lanciando uno sguardo alla giovane che mi si avvicina
con aria poco convinta.
“Guarda lì?” esclama Patty indicando il
tabellone in fondo a tutto.
Il mio sguardo corre velocemente su tutte
le città indicate e i relativi orari di arrivo e
partenza.
“Ma… Patty… cosa dovrei…?”
”Lì, l’ultima città!” Fisso la ragazza, per poi ritornare a guardare il
tabellone… “Brasilia!... Uscita 23B…11 e 35…” Guardo
istintivamente l’orologio per poi fissare la giovane accanto a me.
“Te l’avevo detto
che era inutile!”
“Si, però… “ afferro il braccio di Gatsby cominciando a correre, come impazzita.
“Si sarà già imbarcato… lasciamo
perdere!”
“Risparmia il fiato!” Rantolo già con il fiato corto per poi bloccarmi di botto.
“Che ti prende
ora?”
Mi giro con un sorriso tirato “Dov’è
l’uscita 23B?”
La ragazza sgrana gli occhi e sospirando
esclama: “Tu sei completamente pazza! Seguimi!”
A forza di spintomi
e di scuse al volo riusciamo a raggiungere l’uscita mentre una voce metallica
chiama per l’ultima volta i passeggeri del volo diretto in Brasile. Sto quasi
per fermarmi, arresa, quando vedo un ragazzo dalla zazzera color ebano che
consegna il suo biglietto ed un uomo in divisa.
“Pa-Patty!”
sussurro toccando leggermente il gomito della giovane.
“Holly!” urla con forza incredibile.
“Hutton! Fermati!” cerco di darle mano
forte.
“Oliver!”
Esulto in silenzio nel vedere il ragazzo
fermarsi di botto, ma, come se nulla fosse stato, prosegue, dopo un attimo di esitazione.
“Ti ha sentita! Ti
ha sentita ma non si è fermato!” Sibilo tra i denti
mentre comincio ad avvertire la rabbia che sale.
“Dannazione! Oliver Hutton, sei un
codardo!” la giovane corre urlando a più non posso, ed ho la netta impressione
che voglia lanciarsi all’inseguimento del fidanzato…
“Signorina, il suo biglietto, per favore!”
L’uomo all’ingresso del corridoio blocca
Patty. La ragazza, lo fissa, confusa.
“Come?”
“Il suo biglietto, per favore!”
“Io… io non ho il bigl…
no, non devo partire, devo solo raggiungere il ragazzo che è appena passato!” Mentre parla, gli occhi della ragazza guardano con
aria famelica il corridoio.
“Mi dispiace, ma tutti i passeggeri del
volo sono a bordo e a breve inizieranno le manovre per il decollo!” L’uomo alza
le spalle e fissa la giovane con aria contrariata.
“Ma… io… devo
raggiungerlo, è importante!” La voce di Patty diventa un sussurro.
“Mi dispiace signorina!”
La giovane Gatsby
abbassa il capo, indietreggiando di qualche passo: “Ho capito… scusi il
disturbo…” Sospira e mi fissa per qualche istante, per poi oltrepassarmi ed
allontanarsi.
“A tavola!”
Guardo l’orologio per poi rivolgere la mia
attenzione alla giovane sdraiata sul letto: si è sistemata lì
quando siamo rientrati senza più muoversi.
Mi avvicino cautamente e sussurro: ”Patty,
è pronto! Scendiamo?”
“Hm?” Alza gli occhi per pochi istanti, per
poi ritornare a guardarsi le mani: “Vai tu, non ho fame!”
“Dai, non puoi
rimanere a digiuno! Hai già saltato il pranzo! Prova almeno a scendere!”
“Ti ho detto di no!” Sbotta l’altra
mettendosi a sedere e fissandomi con aria poco amichevole.
“Forse non capisci quando
le persone parlano!?”
“Io…” Inarco le sopracciglia: “Ho capito
benissimo! Sto solo cercando di smuoverti dall’apatia nella quale sei caduta!”
Incrocio le braccia al petto e serro le mascelle.
“Apatia? Ah, questa è bella!” Esclama
alzandosi e cominciando a percorrere la stanza a grandi passi: “Tu non hai la
minima idea di come mi senta in questo momento! Per niente!”
“No, infatti, però…” Seguo con lo sguardo
la giovane che ha cominciato a girare in tondo.
“Però cosa?” Si
blocca di botto: “Se avessi tenuto la bocca chiusa, non avrei messo piede in quell’aeroporto!”
“E con questo?”
Domando senza capire.
“Sarei certamente meno… apatica di quanto
non lo sia adesso!”
“Ah! Allora è così che la pensi!” Esclamo
indignata.
“Già! Proprio così!”
“Perfetto, allora sono rimasta qui dentro
fin troppo!” Mi volto e con aria furiosa esco dalla stanza, chiedendo
violentemente la porta.
Mi fermo qualche secondo, come in attesa di qualcosa… come in attesa di sentirmi chiamare
dalla ragazza nella stanza, ma non succede nulla, nessun rumore.
Sospiro e stringo le labbra, cominciando a
scendere i gradini della scala che porta al piano inferiore, lentamente, quasi
reticente.
Guardo a terra,
continuando ad avanzare, ad avvicinarmi alla porta…
”Dove vai?” La voce della signora Gatsby arriva così inaspettata
da farmi sobbalzare.
“Vado fuori!” Esclamo senza alzare la
testa.
“A quest’ora? Perché non
vieni a tavola?”
Scrollo le spalle… non mi va neppure di
rispondere, e poi, in fondo, quale sarebbe la risposta? Quella che neppure io
so?
“Così!”
Poggio una mano sul portone, faccio
scivolare le dita sulla maniglia e lo apro con uno
scatto.
“Facile!” esclamo tra me.
Esco fuori e, senza voltarmi indietro percorro
il vialetto che porta al marciapiede.
L’aria fresca, a tratti pungente, di quell’inizio serata, è in netto contrasto con il tepore di
casa Gatsby, così come la luce artificiale con il
grigio cupo che dipinge il cielo.
Continuo a tenere lo sguardo fisso a terra,
mentre cammino lentamente, cercando di riscaldare le braccia, frizionandole con
le mani.
“La prossima volta che ho un’idea brillante
come questa, devo assicurarmi di indossare qualcosa di pesante!”
Rabbrividisco, ma continuo ad andare
avanti.
“Adesso devo solo decidere cosa fare…” Mi
guardo intorno lanciando qualche occhiata alla poca gente che è ancora per
strada e ritorno ai miei pensieri.
“Potrei tornare a casa… si, certo, anche se
la cosa non mi alletta per niente, e poi, non so
nemmeno se una volta arrivata lì, troverò ad aspettarmi la mia casa o no!”
Inarco le sopracciglia e guardo il cielo.
“Si, perché, se io adesso sono qui… e
ammettendo che questo non sia un sogno troppo reale o il frutto della mia
malsana pazzia… ecco, seguendo un ragionamento logico, anche se di logico non
ha nulla, l’Italia dove atterrerei, non sarebbe propriamente quella dalla quale
sono partita… ma una nazione dove il 90% delle persone
ha i capelli biondi…”
Mi blocco e socchiudo le labbra, scuotendo
la testa: “Ma che razza di ragionamenti insensati sto
facendo? Forse sarà la fame che mi fa questo effetto!”
Sorrido e arrossisco lievemente mentre poggio una mano sullo stomaco che ha
cominciato a protestare abbastanza vivacemente.
“Devo mettere qualcosa sotto i denti!”
Riprendo a camminare e infilo una mano nei jeans,
in attesa che vi compaia qualcosa all’interno.
“Hm? Siamo lenti oggi?”
Chiedo a mezza voce, togliendo e infilando nuovamente la mano nei
pantaloni.
“E dai! Una volta tanto che ho davvero bisogno di qualcosa!”
Mi fermo sbuffando davanti un bar.
“Ma perché? Che ti
ho fatto?” Domando come se davanti a me vi fosse una persona: “Uffa…e adesso
sono bloccata
qui, senza l’ombra di una centesimo e con lo stomaco in rivolta!”
Pesto un piede a terra e qualcosa di umido… anzi, di decisamente bagnato, mi sfiora la
guancia. Inarco un sopracciglio e istintivamente alzo gli
occhi al cielo: questa volta la cosa… umida, mi colpisce la fronte: “Perfetto!
Quando si dice: non c’è limite al peggio!” Sospiro ed entro nel locale.
L’aria tiepida mi colpisce in pieno,
facendomi sentire subito meglio.
Un po’ guardigna,
faccio qualche passo cercando un posto tranquillo dove sedermi.
In fondo vi è un gruppo di persone intente a guardare uno schermo televisivo di ultima generazione. La luce azzurra illumina i loro visi,
ma l’audio è sovrastato dai commenti.
Prendo posto su di una
sedia e rimango a fissarli per qualche istante, senza pensare a nulla.
Un tuono in lontananza mi scuote,
riportandomi alla realtà.
“Dunque…” Faccio tra me guardandomi le
mani: “Ho freddo… cioè… in questo momento no…
comunque… ho fame, sono senza soldi e non ho idea di cosa fare! Quindi ora: uno, resto qui finché non mi cacciano fuori e poi vado a
cercare un ponte sotto il quale dormire!” La cosa mi fa sfuggire un ghigno:
“Due, resto qui finché non mi cacciano fuori e poi ritorno a casa Gatsby con la coda fra le gambe e chiedendo in ginocchio
pietà; tre, cerco di raggiungere a piedi l’aeroporto e poi mi accampo lì per il resto dei miei giorni;
quattro, esco subito da questo posto e ritorno indietro! Hm…beh, la scelta,
devo dire, è molto ardua…!” Incrocio le braccia al petto e chiudo gli occhi,
concentrandomi sul mio respiro.
Un flash improvviso mi fa spalancare gli
occhi.
Il locale resta per qualche secondo al buio mentre, poco lontano, si accendono le luci d’emergenza…
si sentono i mormorii delle persone che
stavano guardando la tv; poi, con un placido tonfo, tutto ritorna come prima.
Mi alzo lentamente e mi avvio fuori dall’edificio.
“Tutto questo rumore per nulla!” Penso
guardando la pioggerellina che scende giù lentamente e sembra quasi sul
punto di estinguersi.
Lo stomaco protesta di nuovo: “Ok, ho
capito! Sto tornando indietro, va bene?” Sibilo a
mezza voce, facendo qualche passo.
Aumento l’andatura quando
comincio a sentirmi le spalle umide, finché non mi ritrovo a fare la staffetta
tra un balcone e l’altro. La cosa comincia addirittura a divertirmi fin quando cozzo senza preavviso contro qualcosa. L’impatto,
unito alle suole delle scarpe bagnate, mi fa finire seduta a terra e l’unica
sensazione che mi invade è un senso di bagnato.
“Mitico!” Penso tra me rialzandomi e
cercando di ripulire alla meno peggio il didietro
fradicio: “Adesso sì che mi sento come uno di quei personaggi sfigati dei
manga!”
Scuoto la testa continuando a borbottare e,
guardando un punto imprecisato del marciapiede, faccio per proseguire.
“Ehi, adesso non si chiede neanche più
scusa?”
Mi irrigidisco di
colpo sentendomi arrossire davanti a quella gaffe. Con un sorriso imbarazzato
mi volto: “Oh, si, mi scusi, ero… stavo pensando ad…”
Un vuoto allo stomaco mi fa
fermare, mentre dall’altra parte, due occhi verdi mi fissano con grande
ilarità.
“Ah!” Sbotto, cercando di non perdere il
controllo: “Sei tu, ammazza pedoni da strapazzo! Ed io
che pensavo fossi un povero passante!”
“Perché, non lo
sono?” Domanda con aria da cucciolo abbandonato.
“No, tu non sei un passante, ma quello che
li investe!”
Il giovane fa spallucce: “Questa volta non è stata solo colpa mia! E poi,
passi la prima volta, però ora poteva anche essere uno scontro premeditato!” Sinar strizza un occhio sorridendo.
Distolgo lo sguardo, leggermente imbarazzata,
e sbotto:”Si, come no! Però
intanto a terra ci finisco sempre io!” Faccio qualche passo avvicinandomi ad un
balcone e appoggiandomi al muro, braccia incrociate.
“Ti sbagli, la prima volta ho avuto anch’io
un incontro ravvicinato con il terreno!” Esclama seguendomi all’asciutto.
“Sì, come vuoi!” Alzo gli occhi e faccio
spallucce.
“Non c’è bisogno che mi assecondi, è la
verità!”
Sbuffo rumorosamente: “Ma perché devo
incontrare sempre te?!”
“Il destino, mia cara, il destino!”
Lancio un’occhiata al giovane che se la
ride.
“Smettila di
prendermi in giro! Allora, che ci fai da queste parti? Ancora Vincent alle calcagna?”
“Assolutamente! Sono di ritorno da una rimpatriata con gli amici!” Giorgio assume
un’aria soddisfatta.
Sollevo un
sopracciglio, per niente convinta: “Sei sicuro di quello che dici?”
“Secondo te me ne
starei tranquillamente a chiacchierare con te, se fosse il contrario?” Il
giovane fa spallucce.
“Hm… se lo dici tu…
come va con tua madre?”
“Beh, considerando
che sono passati pochi giorni dal misfatto, direi decisamente
meglio! Sembra che le sia quasi venuta un crisi di nervi
quando Vinc le ha detto come ce ne eravamo
andati!” Il ragazzo sghignazza mentre mi viene da pensare: “Quella donna deve
essere strana forte!”
“E
tu, invece?”
“Hm?”
“Che
ci fa una ragazza straniera fuori a quest’ora da sola?”
“Fugge!” Esclamo
con aria seria.
“Eh?” Sinar ha un’espressione incredula in volto.
“Si, proprio così!
Ho avuto una discussione con Patty e mi è venuta l’idea malsana di lasciare
casa Gatsby… ed ora sto facendo dietrofront!”
“Scusa la domanda,
ma a questo punto, no potresti tornare a casa tua?”
Guardo l’altro
sorridendo leggermente: “Non è semplice come potrebbe sembrare…!”
“Ah no?!”
“Per niente!”
Il giovane mi fissa
e incrocia le braccia al petto, come in attesa di
altro.
Abbasso lo sguardo:
“Non posso dirti di più!”
“Perché?”
“Punto primo,
perché questa è solo la seconda volta che ti vedo…”
“Dettagli!”
“Per te, forse… e
poi è una storia lunga, siamo sotto la pioggia, io ho freddo,
fame, e tu devi tornare a casa o a tua madre verrà un’altra crisi
isterica!”
“Nervosa!”
“Beh, si, quello
che è!”
“Comunque
il mio capolinea è a cento metri da qui; Vinc viene a
prendermi!”
“Giusto!”
Sussurro non riuscendo a reprimere un sorriso: “E noi non vogliamo che il vecchio
Vinc si arrabbi, quindi è meglio se vado!” Alzo di
nuovo lo sguardo sul giovane Sinar: “Ci… vediamo!”
Sollevo la mano per salutare, mentre comincio a girarmi.
“Vincent sarà anche la mia guardia del corpo…” L’espressione
di Giorgio si fa seria: “… ma non sarà di certo lui a dirmi cosa devo o non
devo fare!” Sorride dolcemente mentre deglutisco
involontariamente: “ Quindi, se ti serve un passaggio, il mio numero è
sull’elenco!”
“Si, un altro
viaggio con Vincent alla guida è proprio quello che
mi ci vuole!” Dico d’un fiato.
“Alla prossima!”
“Si, e cerca di non
buttarmi a terra!” Scuoto la testa sorridendo, e gli volto le spalle.
“Cercherò, ma non
ti assicuro niente!”
Respiro
profondamente e prendo a camminare velocemente, portando una mano sulla testa.
Quando sono nei
pressi di casa Gatsby la
pioggia ha ormai smesso di cadere, ma l’aria è ancora pregna del suo odore.
Sospiro, e dopo
aver tentennato un po’, percorro il breve vialetto e suono il campanello.
Quando il portone si
apre, mi ritrovo di fronte il capofamiglia che inclina la testa da un lato e,
guardandomi, chiede: “Di ritorno dalla piscina?”
Lo fisso senza
capire, ma , abbassando lo sguardo, noto il jeans
bagnato dalla ginocchia in giù.
“Ehm… più… più o meno!” Un sorriso tirato mi compare in volto.
L’uomo si sposta
per farmi entrare: “Mi dispiace!” dico a mezza voce.
“Tranquilla,
Patricia ci ha spiegato come stanno le cose!”
Fisso l’altro senza
capire: “Davvero?” Domando titubante.
“Si, certo e per
noi non ci sono problemi! Non ti avevamo detto nulla per… beh, chiaro no?!”
Accenno di si con la testa mentre penso: “No! No, che
non è chiaro!”
Continuo a fissare
l’uomo come una scema, con la bocca per metà aperta: “Avrà raccontato che sono
pazza e che mi hanno buttata fuori dal manicomio!?”
Tolgo lentamente le
scarpe, completamente soprappensiero, e prendo ad arrotolare i
jeans, per poter salire al piano superiore.
Busso lievemente
alla porta e resto in attesa di una risposta che però
tarda ad arrivare.
Alzo le spalle e
riprovo.
“È aperto!”
La giovane, che sta sistemando dei vestiti,
si volta al mio ingresso e aggrotta le sopracciglia: “Dimmi come fai ad essere
sempre fuori quando comincia a piovere; hai un
tempismo unico!
Annuisco debolmente: “Già, è destino, che
posso farci?!”
“E così il cerchio
si chiude!” Sussurra Patty, quasi a se stessa.
Rimango in silenzio
mentre l’altra riprende il suo lavoro. Mi guardo intorno, a disagio, e
mi viene in mente qualcosa: “Scusa, ma cos’è che hai
raccontato ai tuoi, sul mio conto?”
Patty si ferma e, dopo qualche istante le
sfugge uno sghignazzo: “Perché, che ti hanno detto?” Si volta e va a sedersi
sul letto.
“Ecco, in realtà nulla... tuo padre è stato
molto… come dire… sibillino! Ha detto solo che sanno tutto e che non ci sono
problemi…”
La giovane si limita a sorridere,
divertita.
“Sanno tutto, cosa?”
“Oh, senti, dovevo pur inventarmi qualcosa
per non farti cacciare fuori di casa, no? Inoltre,
questa… cosa, non doveva uscire fuori!”
“Quale cosa?” Chiedo, ancora nel buio più
totale.
“Ho detto che sei
scappata dal tetto coniugale perché tuo marito ti maltrattava… che dovevi
badare da sola alla casa e ai tuoi sette fratelli che ti disprezzano…!”
“Cosa?”
Vedo la giovane che, in evidente
difficoltà, si sforza per non ridere.
“Beh, si, più o meno
è questo il succo, se non ci credo puoi chiedere ai miei… però ho colorito un
po’ il tutto!”
“Ancora di più?” Un’alzata di spalle è
l’unica risposta che ottengo.
Giro lo sguardo,
mentre penso: “Abbandono del tetto coniugale… sette fratelli… tetto coniugale…
disprezzata da tutti e sette i fratelli… coniuge violento…” Inarco le
sopracciglia: “Visto che c’eri, potevi aggiungere anche: personalità
masochista!”
“No, poi sembrava esagerato!”
Apro la bocca, ma non riesco a dire nulla.
Quando mi volto nuovamente , la ragazza è distesa sul letto con gli occhi chiusi.
“Ah… comunque…
grazie e scusami…”
“Di niente, ho sbagliato anch’io, e poi ho
bisogno di qualcuno da usare come bersaglio mobile quindi, qualunque cosa ti
dica, non azzardarti più ad allontanarti… e poi lo sai meglio di me che devi aspettare lo scorrere degli eventi!”
“Si, però, mi dispiace di…”
“Di aver saltato la cena? Beh, tranquilla,
mia madre non ti ucciderà per questo… a dire il vero non so come l’ha presa, ma
penso che sia così!”
Sorrido leggermente
mentre noto l’espressione cupa di Patty.
“Si, hai ragione!”
“A proposito!” Gatsby
salta a sedere, colpita da un pensiero improvviso: “Come mai sei ritornata sui
tuoi passi ?”
La domanda mi fa arrossire lievemente.
Prendo a massaggiarmi un braccio: “Ecco… a dire la
verità avevo freddo e… si, mi è venuta fame!” Concludo in fretta.
“Dai, dici sul
serio!”
“Si, anche se ora mi è completamente
passato l’appetito!” Sussurro mentre involontariamente
ripenso a pochi minuti prima.
L’altra fa spallucce e ritorna a sdraiarsi.
“… se ti serve un
passaggio, il mio numero è sull’elenco… che tipo!” Penso non riuscendo a
reprimere una smorfia.
Mi alzo e prendo qualcosa di asciutto per cambiarmi, dirigendomi poi in bagno: “Chi sa
che gli è saltato in mente a quel Sinar!? Come pensa
che possa farmi scarrozzare in giro da Vincent…
un’altra volta? Mah…” Scuoto il capo e comincio a cambiarmi:
“E poi…” Sbotto infilando una manica della maglia: “Oggi è la seconda volta che
ci… scontriamo per caso…”
Un fastidioso vuoto allo stomaco mi fa
fermare.
“Inoltre non
capisco perché mi sia passata la fame… sempre colpa sua! Mi sono bagnata, mi è
passata la fame, sto parlando a vanvera con me stessa… è carino, si… cioè, si…” Ridacchio: “È un bel ragazzo, devo ammetterlo,
però questo ora cosa centra? E poi non capisco perché
ci penso!”
Abbasso con forza la maniglia, ed apro la
porta, ritornando in camera.
Lancio i vestiti sul letto e quasi mi
lancio anch’io sullo stesso.
“Ho sbagliato qualcosa?”
“Cosa?” Domando al
bisbiglio di Patty. Guardo la ragazza che ha lo sguardo fiso sul soffitto.
“Secondo te dov’è
che ho sbagliato?”
“Se c’è qualcuno
che ha sbagliato, quel qualcuno è lui!”
“Già… ancora non riesco a spiegarmi perché
l’ha fatto… neanche una telefonata, nulla!”
“Dovrà tornare prima o
poi… non credo che si darà alla latitanza a vita… o almeno spero…”
“Io… non lo so, è da quando siamo ritornati da… beh, da
quel posto da incubo… da quella villa… beh, è da allora che l’ho visto, come
dire… un po’ strano, giù di corda, però… non pensavo che la cosa fosse così
grave, altrimenti…”
“Patty, è inutile che ti colpevolizzi! Se davvero era rimasto… traumatizzato, poteva anche
parlartene e non c’era bisogno di scomparire da un giorno all’altro!”
“Ieri l’ho lasciato sereno come al solito…” La voce di Gatsby
trema leggermente.
Fisso la ragazza senza riuscire a dire
nulla.
“Avrà raggiunto
Roberto… “
“Forse lui riuscirà a farlo ragionare!?” Esclamo dubbiosa.
“Hm… ne dubito fortemente!”
“Si, ma credo che prima o
poi dovrà tornare e allora gliene dirai quattro… o potrai passare
direttamente alle mani!”
La giovane sorride leggermente per poi
girasi su un fianco : “Questo è sicuro…: sarà il
quarto d’ora più lungo della sua vita!”
per
Haibara88: ciao! Mi fa davvero piacere sapere che la fanfic
ti stia piacendo! Ultimamente l’ho decisamente
trascurata e penso ci vorrà del tempo prima che riesca a scrivere il prossimo
capitolo, ma mi raccomando, tieni duro… prima o poi aggiornerò!^^ Grazie! Baci!
per ladycecille: grazie per i complimenti! Purtroppo ho ripostato da capo l’intera fanfic
e la tua recensione si è cancellata, ma ci tengo a dire
che sto cercando di andare un po’ più lentamente nella descrizione degli eventi
(ovviamente sperando di fare un buon lavoro!)!^^ Grazie per il consiglio! Spero
che la fic continui a piacerti! Baci!