Cap 1
- Benvenuti
nel lato oscuro di New Orleans, luogo in cui le creature della notte
vivono
indisturbate. –
Klaus
scoccò un’occhiata disgustata verso
l’uomo che guidava il gruppo di turisti.
Bourbon Street era ridotta molto peggio di quanto avesse mai pensato.
Comunque
al momento quello
era il minore dei suoi
problemi; lasciò vagare lo sguardo tra i banchetti allineati
lungo la strada
finchè non venne attratto da una donna afro americana. Lei
aveva il potere, era
una vera strega a differenza di tutti i ciarlatani che erano
lì intorno e non
cercavano altro che polli da spennare. Si diresse verso di lei,
sorridendo
quando la vide affannarsi a rimettere a posto le sue cose. Era evidente
che
voleva levare le
tende il prima
possibile.
- Quanta
fretta, non dirmi che non ha un paio di minuti per me. –
esordì, sedendole
davanti e scrutandola con un luccichio predatorio negli occhi azzurri.
Le
sembrò di vederla impallidire leggermente, ma sostenne il
suo sguardo.
- Non ho
nulla da dirti. –
- Non sei
molto gentile, anzi sembri proprio ostile, eppure non mi conosci
neanche. –
Le rivolse
il migliore dei suoi sorrisi da finto innocente, che tuttavia non si
estese
agli occhi che rimasero glaciali e impenetrabili come al solito.
- So chi
sei, metà vampiro e metà bestia: sei
l’ibrido. – replicò con tono disgustato.
Streghe,
sempre convinte di essere una spanna sopra il resto del mondo, pronte a
condannare chiunque secondo la loro concezione bigotta andasse
“contro natura”.
Dannazione, quanto le detestava.
-
Correzione, mia cara, io sono l’ibrido Originale, e sto
cercando Jane Anne
Deveraux. Sai dove posso trovarla? –
La donna
impallidì ancora di più e scosse la testa con
vigore, - Non ne ho la più
pallida idea. –
Mentiva,
era così palese.
- Qualcosa
mi dice che tu lo sappia, sei l’unica che pratica in questa
zona. Devi saperlo.
– la contraddisse, lasciando che una briciola della sua
impazienza trapelasse
nel suo accento britannico.
A quelle
parole la strega andò completamente fuori di testa,
sorprendendolo suo
malgrado.
- Io non
pratico. Il vampiro ha stabilito che la magia non venisse usata e io
non
contravvengo alle leggi di Marcel. –
Marcel.
Quel nome
scatenò una serie di immagini nella mente
dell’ibrido. Si rivide mentre lo
trovava, lo vampirizzava e lo prendeva sotto la sua ala protettiva.
Quel
ragazzo aveva tutte la carte in regola per diventare un gran vampiro, e
sembrava proprio che ci fosse riuscito. Tuttavia ne era sorpreso, non
immaginava che fosse scampato alla scia di uccisioni che suo padre si
era
lasciato alle spalle quando era giunto a New Orleans per farlo fuori.
- E, dimmi,
sai dove posso trovare Marcel? –
- Posso
portartici
io, Nik. –
Klaus si
voltò verso la proprietaria di quella voce: una ragazza
dalle morbide onde
corvine, gli occhi neri come tizzoni ardenti, che in quel momento
luccicavano
di un misto di malizia e divertimento.
- Rikki,
è
un vero piacere rivederti, dolcezza. – le sorrise, chinandosi
a lasciarle un
casto bacio sul dorso della mano.
La ragazza
gli rivolse un sorriso compiaciuto, - Vedo che le tue maniere da
perfetto
gentiluomo non sono venute meno nel tempo. –
- E che tu
ti sei mantenuta splendidamente in forma, malgrado abbia più
di un secolo; ti
va di rivelarmi il tuo piccolo segreto? –
- Credo sia
una cosa di famiglia, invecchiamo bene. –
minimizzò Rikki, senza preoccuparsi
di suonare palesemente sarcastica.
- Ti
lasciamo, Yvone, torna pure ai tuoi tarocchi. – aggiunse,
prendendo
sottobraccio l’ibrido e rivolgendo uno sguardo di
superiorità alla donna che
aveva assistito a tutta la loro breve conversazione senza perdersi un
pezzo.
Klaus si
lasciò condurre lungo la strada che portava ad un piccolo
locale situato nel
bel mezzo del quartiere francese. Qualcuno stava cantando, a giudicare
dalla
musica che proveniva dal locale, e aveva l’impressione di
sapere bene chi
fosse.
- Non mi
aspettavo di trovarti qui. – commentò, facendo
segno di precederlo e tenendole
aperta la porta.
- Sono la
compagna di Marcel, dove dovrei essere se non al suo fianco? –
Le rivolse
un’occhiata sorpresa, questa se l’era proprio persa.
- Dovrei
farti le mie congratulazioni? –
Rikki rise,
buttando indietro la testa e attirando l’attenzione di un
paio di vampiri che
non dovevano essere morti più di una cinquantina
d’anni prima. Uno di questi le
rivolse un sorriso facendo scintillare le zanne. Ci volevano anni di
pratica
per imparare a sorridere facendo un bell’effetto malgrado la
dentatura
vampirica e lui non doveva essersi esercitato poi molto.
- Piantala
di fare il cretino con mia sorella, Pedro, non vorrai che Marcel ti
stacchi la
testa. –
A parlare
era stato un ragazzo incredibilmente simile a Rikki, che era
sopraggiunto in
quel momento e aveva una ragazza per braccio: erano una mora e una
rossa
estremamente procaci che non avevano però l’aria
di essere particolarmente
sveglie. Certo, se avessero avuto anche solo un briciolo di buon senso
non si
sarebbero neanche avvicinate a quel covo di vampiri.
- Marquise,
vedo che, come la tua deliziosa gemella, non sei invecchiato di un
giorno. –
- Suppongo
che questo sia un tuo maldestro tentativo di farmi un complimento, Nik.
–
scherzò il moro, liberandosi con un sorriso di scuse dalla
presa delle ragazze
e scambiando un abbraccio cameratesco con l’amico di un tempo.
- Marcel?
–
domandò poi Klaus, scandagliando il locale con occhio
attento.
- Sul
palco, lo sai com’è fatto, non vive senza fare il
suo show. – replicò,
indicandogli la piccola pedana che era stata allestita per
l’occasione e su cui
un giovane vampiro afroamericano cantava intrattenendo un pubblico in
visibilio.
Già,
Marquise aveva ragione, certe cose non cambiavano mai.
- Vieni, ti
offro qualcosa da bere. – lo esortò il ragazzo,
assestandogli una pacca sulla
spalla e scortandolo verso il bancone. Klaus intuì
all’istante che la barista
era tutto fuorchè una vampira, ci avrebbe scommesso il
cuore, quella era una
strega.
- Cosa ti
porto, Marquise? – domandò la ragazza, fissandolo
con aperta ammirazione.
Le
mancavano solo gli occhi a cuoricino, pensò ironicamente
l’ibrido.
- Il solito
e lo Scotch migliore per il mio amico. –
La
streghetta annuì, sparendo nel retro e tornando con un
calice pieno di liquido
ambrato e un bicchiere di tequila liscia.
- Grazie,
Davina. –
Arrossì
violentemente e si limitò a mormorare un “non
c’è di che” e a tornare a
dedicarsi al resto degli avventori.
- Credevo
che le streghe evitassero Marcel. – osservò Klaus,
fissandolo con l’aria di chi
pretendeva una spiegazione soddisfacente.
- Davina
è
una ragazza estremamente talentuosa, senza contare che ha una spiccata
propensione alla magia nera. Insomma, la maggior parte delle streghe
non vuole
avere niente a che fare con lei, quindi l’abbiamo adottata.
– spiegò
brevemente, vuotando tutto d’un sorso il bicchiere e
facendolo sbattere sulla
superficie levigata del bancone in mogano.
- È
imparentata con la tua famiglia? –
- Un ramo
molto lontano, quello dei Blackwood, ma al contrario di me e Rikki lei
è una
strega pura. –
- Tuttavia
ho visto molte poche streghe pure essere in grado di fare
ciò che tu e tua
sorella riuscite a fare senza sforzo, essere negromanti non deve essere
poi
questa gran tragedia. – ironizzò.
- Si fa
quel che si può, amico mio…. A proposito, ecco
che arriva Marcel. –
Klaus si
voltò giusto in tempo per osservare il ragazzo scendere dal
palco improvvisato,
prendere per la vita Rikki e dirigersi verso di loro con aria seria.
- Klaus.
È
passato un secolo da quando te ne sei andato da New Orleans a causa di
tuo
padre. –
Il silenzio
avvolse immediatamente il locale, mentre Pedro e Thierry si portavano
alle
spalle del loro capo e si irrigidivano in posizione d’attacco.
-
Già, ma
non è più un problema, è stato ridotto
in cenere di recente. –
Marcel gli
rivolse un sorriso sghembo, segno che apprezzava il suo comportamento
proprio
come quando lo aveva incontrato la prima volta.
- Se avessi
saputo che avevi intenzione di tornare in città
avrei… -
- Avresti
fatto cosa? – soffiò con tono pericoloso.
Marcel si
prese un paio di secondi per creare la suspance, poi replicò
con un sorriso
smagliante: - Avrei organizzato una parata in tuo onore. –
Marquise
scosse la testa, ridendo sotto i baffi e maledicendo Marcel e la sua
teatralità
che, per un momento, lo avevano portato a credere di dover intervenire
per
arginare un possibile scontro.
Klaus rise
a sua volta e si lasciò stringere dalle braccia possenti
dell’ ex allievo, che
lo prese per le spalle e annunciò che intendeva fargli
vedere tutto ciò che
aveva creato.
Marquise e
Rikki, dal canto loro, li seguirono tenendosi a distanza di sicurezza.
Negromanti o no, neanche loro avevano il potere di guarire da un
eventuale
attacco mortale di uno dei due vampiri, soprattutto da uno di quelli di
Klaus,
noto per il suo carattere irruento e la sua pragmaticità.
Spazio
autrice:
Dopo aver
visto la 4x20 non ho potuto non scrivere questa fic. Insomma, sono solo
io o
l’idea di uno spin off sugli Originali fa letteralmente
andare in brodo di
giuggiole? Per non parlare poi di Marcel… ma che fico
assurdo è?!? Dunque,
spero che la storia vi sia piaciuta e mi scuso se i primi capitoli
sembreranno
troppo simili all’episodio, ma è solo per creare
un’ambientazione di base, poi
la storia evolverà per conto suo. Ci tengo a precisare che
eventuali spoiler
non sono voluti e che similitudini con gli episodi dello spin off
saranno del
tutto casuali. Detto ciò, ci terrei veramente tanto a sapere
cosa ne pensate.
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
Fiamma
Erin Gaunt