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Autore: LadyofDarkness    13/09/2004    10 recensioni
Sei stata tu a salvare questa mia anima dannata… Tu sola sei riuscita a penetrare quelle barriere che mi era stato insegnato a costruire intorno al mio cuore… Tu sola sei riuscita a scacciare l’ombra di mio padre dalla mia mente, e a liberare con essa anche il mio cuore e la mia anima. […]Che cosa ho fatto io per te, se non rimanere lì impalato dal terrore, mentre lui, il mio incubo, ti portava lontano?!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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… Piccola fata dalla chioma fulva

Attenzione: questa one-shot ha contenuti un po’ macabri e violenti che potrebbero dar fastidio a persone troppo sensibili…

 

Angeli da un’ala sola

 

Sei stata tu a salvare questa mia anima dannata…

Tu sola sei riuscita a penetrare quelle barriere che mi era stato insegnato a costruire intorno al mio cuore…

Tu sola sei riuscita a scacciare l’ombra di mio padre dalla mia mente, e a liberare con essa anche il mio cuore e la mia anima.

Come tu sia uscita vittoriosa da quest’impresa, rimane un mistero per me, tu, fragile creatura che con il tuo passo leggero mi hai rubato il cuore, facendomi innamorare di te e salvandomi da un destino che io aborrivo, ma a cui non mi sarei mai ribellato da solo.

Mi hai protetto anche dai tuoi amici e dalla tua famiglia, mi hai aiutato ad ambientarmi, facendo allontanare quei pregiudizi che mi ricoprivano interamente.

Per prima mi hai donato fiducia, insegnando agli altri a fare altrettanto, a non scacciarmi semplicemente per il nome che porto e per un passato in cui io, burattino, mi lasciavo muovere dai fili posti nelle mani del mio padrone… nelle mani di mio padre.

Anche nelle notti in cui il suo incubo calava sopra la mia incoscienza, tu vegliavi il mio sonno, fornendomi una luce con cui scappare da lui…

Non crediate che, con la sua presenza, mi io sia trasformato in uno stupido bamboccio tutto sentimenti, amante dei Grifondoro e sostenitore di Potter!

No…

Lei non ha mai preteso di modellare il mio carattere, ma mi ha semplicemente dato uno stimolo e gli strumenti per spogliare Draco – il vero Draco – da tutti i pregiudizi e le idee che non condividevo ma che mio padre mi aveva messo in testa.

Ha fatto venire a galla Draco, cancellando dalla mia anima quella falsa copia che era il “figlio di Lucius, il futuro Mangiamorte”.

Sono entrato nell’Ordine della Fenice, ma non perché tu mi hai obbligato, ma per una mia decisione, forse la prima autonoma nella mia vita.

Sono sempre il bastardo Serpeverde che tutti conoscevano a Hogwarts – magari non poi così viscido e vigliacco – l’orgoglioso Purosangue che non sopporta Babbani e Mezzosangue… ma dal non sopportarli al volerli morti, bhè, la differenza è abissale…

La mia è più un’antipatia congenita, l’ennesimo pregiudizio che m’infetta la mente, ma alla fine, quando vai a conoscere veramente le persone, a volte ti fai un’opinione diversa di loro… anche se queste persone sono Serpeverde, e si chiamano Draco Malfoy…

E devo tutto questo a te, mia piccola fata dalla chioma fulva, che io tanto amavo stringere a me, gustare, amare…

Ed io…

Che cosa ho fatto io per te, se non rimanere lì impalato dal terrore, mentre lui, il mio incubo, ti portava lontano?!

E non importa se tutti tentano di consolarmi dicendomi che era colpa di un incantesimo se non ho potuto raggiungerti… aiutarti…

Ho in ogni caso permesso che lui ti portasse via con sé!

Che mostro che sono…

Forse tutti avevano ragione a considerarmi uno stupido bamboccio vigliacco, viziato a cui non importa nulla di niente e di nessuno.

Eppure di te mi importa, e allora perché…

PERCHE’!!

Perché non riesco a far altro che crogiolarmi nel dolore di averti persa, quando non sono neanche sicuro che sia davvero così?

Eppure non trovo il coraggio per oppormi a lui, a mio padre, a quell’essere che tutti conoscono come Lucius Malfoy.

Perché…

PERCHE’!!!

Ma cos-

Una piccola musica si stende per questa stanza, in cui mi è ancora possibile riuscire a cullarmi nel tuo profumo…

Ma questo è…

Mi alzò, le gambe che a stento mi reggono tanta è l’emozione, e mi avvicino alla scrivania dove tu amavi sederti la sera prima di venire tra le mie braccia, a scrivere i tuoi pensieri, le tue emozioni in un diario, strumento verso cui tu avresti sempre dovuto provare paura, ma in cui continuavi ad amare riversare i tuoi sentimenti…

Noto subito l’oggetto da cui proviene questo dolce suono.

Un piccolo cofanetto aperto, al cui interno un giovane lord bacia, inginocchiato, la bianca mano di una piccola damina.

Il tuo carillon…

 

«Cos’è questo cofanetto Ginny? E’ tutto rovinato… se vuoi dopo possiamo uscire a comprarne uno nuovo!»

Ginny si era avvicinata e, con circospezione e grande affetto, aveva tolto dalle sue mani quella piccola scatola, come se al suo interno vi fosse racchiuso il più grande dei tesori.

«No… questo non lo posso dar via… per me è molto prezioso…» gli aveva confidato mentre, con mano leggera, lo aveva aperto delicatamente.

Da lì dentro si era alzata una dolce melodia che aveva pervaso la stanza.

«Sai Draco – aveva cominciato a raccontargli, sedendosi sul grande letto a baldacchino e poggiando il carillon sul comodino, mentre il ragazzo aveva preso posto accanto a lei - questo carillon è il mio tesoro, la cosa più preziosa che io possegga, e non parlo in termini di valore monetario… Esso è legato al primo ricordo della mia infanzia… Quand’ero bambina e passeggiavo con mia madre nelle strade del piccolo paesino vicino a cui noi abitavamo, spesso mi ritrovavo a passare davanti ad un negozio di chincaglie, ed in vetrina mi fermavo ad ammirare un carillon molto sfarzoso, con sopra due ballerini, tutto ricoperto di gemme, ed inevitabilmente molto caro... E, tornata a casa, sognavo il principe azzurro che, da grande, avrei incontrato, e con cui sarei invecchiata, con tanti bei bambini allegri a girare per casa…Desideravo ardentemente questo piccolo oggetto, ma non avevo mai avuto il coraggio di chiedere a mia madre o a mio padre di comprarmelo… Si avvicinava il periodo di Natale, e fu in quel periodo che mio padre mi raccontò della leggenda babbana di Babbo Natale… volevo provare a scrivere anch’io una lettera a questo fantomatico vecchio signore, e chiesi a papà di aiutarmi a compilarla e mandargliela. Lui però mi disse che si occupava solo dei bambini babbani, ma io risposi che volevo comunque provare, e, che se non avessi ricevuto niente, sarebbe andato bene lo stesso. Però, il giorno dopo, Ron si sentì male… gli venne la febbre molto alta, e sembrava quasi che non ce l’avrebbe fatta… Mi sentì in colpa. Credevo che la mia richiesta, che non era stata mai permessa ai miei fratelli, fosse stata punita. Corsi così da papà, e gli chiesi di riscrivere a Babbo Natale, e di dirgli che non volevo più il carillon, ma solo che facesse guarire mio fratello! Rimasi sempre accanto al mio fratellone, cercando di non addormentarmi… La mattina di Natale Ron stava bene. Non ricevetti alcun dono quel giorno, se non il solito maglione che mi cuciva mia madre e i dolci che lei preparava. Però, qualche giorno dopo, i miei fratelli si presentarono a me con un pacchetto. Dentro vi era questo… rovinato, scheggiato e scolorito in alcuni punti, eppure era un regalo tutto per me, che loro avevano comprato con i loro risparmi credendomi triste per la rinuncia che io avevo fatto… Non considerai mai nulla con più valore…».

Era il simbolo dell’affetto che i suoi fratelli provavano per lei, ed ora capiva la gelosia e la riverenza con cui lo trattava.

Quella sera fecero l’amore con quel dolce suono in sottofondo.

Ginny lo metteva tutte le volte che lui era preda di uno di quegli incubi dai quali lo aiutava a svegliarsi.

 

Il tuo carillon…

Quanto te ne prendevi cura…

La sua musica gli riportò in mente tutti i momenti passati con lei…

Non poteva perderla.

Se l’era lasciata portar via da quel mostro che gli aveva rovinato infanzia ed adolescenza… questo non voleva dire che non sarebbe andato a riprendersela.

 

Conosceva quel castello come le proprie tasche.

Dopotutto era lì che era nato, vissuto e cresciuto, e, fra quelle gelide mura, aveva sempre cercato tutti i nascondigli possibili per sottrarsi a quella presenza paterna che lo terrorizzava, scoprendo così passaggi segrete e stanze occultate prima che fosse tempo per un Malfoy di conoscere tutti i segreti del proprio maniero.

Come un’ombra si districò tra quelle sentinelle dai marchi sugli avambracci.

Un incantesimo di Disillusione gli permetteva di confondersi con ciò che lo circondava, rendendolo un perfetto camaleonte umano.

Non si sarebbe fatto scoprire…

Scese nei sotterranei, i suoi passi che, silenziosi, lo portavano in quelle stanze di dolore.

Perché nei sotterranei di Villa Malfoy si potevano trovare solo camere di tortura e celle per i prigionieri.

Un odore acre si levava da quelle mura e, più ci si avvicinava, più quel tanfo diventava pestilenziale.

Dietro quelle sbarre e quelle porte vedeva cadaveri, corpi straziati e violentati, anime dannate, involucri vuoti che si decomponevano nella dimenticanza di un carceriere che si è divertito quanto ha potuto a torturarli, ma a cui non importa più nulla di loro.

Giocattoli rotti che un bambino capriccioso lascia a marcire in una scatola di giochi vecchi, che tira fuori solo quando non trova di meglio da fare… ecco cos’erano quelle persone… semplici trastulli per menti malate e viziate.

Non poteva permettere che anche a Ginny fosse fatto questo… doveva portarla via presto, anche se questo avesse significato combattere contro tutti i Mangiamorte presenti al castello… avrebbe combattuto anche contro Voldemort in persona!

Eppure non la trovava…

Non c’era!

Dove l’avevano potuta portare

Poi, una frase… semplici parole a cui, ore prima, non aveva dato il giusto significato… la giusta collocazione, la giusta orrida importanza…

 

«Ma bene mia piccola Weasley! Sembrerebbe che io ora ti abbia catturato!! Ed il tuo caro Draco non è riuscito a muovere neanche un dito per aiutarti… Non è riuscito a sconfiggere quell’incantesimo che ho lanciato sulla sua debole mente… Devi essere un giochino davvero interessante se sei riuscito ad irretire e sottrarre al mio controllo mio figlio… Sarò ben felice di farti diventare il mio nuovo burattino, visto che tu mi hai portato via il vecchio…Sarà divertente privarti di questa tua falsa innocenza…»

 

Merda!!

Prese a correre su per le scale, lasciandosi dietro le spalle quella valle di lacrime in cui non aveva trovato l’unico gioiello verso cui provava interesse, i suoi passi ancora silenziosi solo grazie ad un incantesimo.

Corse a rotta di collo lungo molti corridoi…

Ti prego fa che non sia come temo…

Fa che non sia come temo…

Si fermò davanti ad una porta, simile per aspetto a tutte le altre che infestavano quel maniero in stile gotico…

Un groppo in gola.

La camera di suo padre…

La camera del suo aguzzino…

Quanto odiava quella camera…

Toccò la maniglia, ma non ci fu bisogno di girarla. L’uscio si aprì da solo…

«Ti aspettavo, figlio…»

Quella voce.

«Puoi anche tornare normale… mi sarà più semplice parlarti, Draco»

Fece un passo avanti, e la porta dietro di lui si chiuse lentamente… lo stava prendendo in giro… sapeva che non sarebbe scappato senza quello per cui era venuto.

Mormorò un controincantesimo e tornò normale.

I raggi fievoli di quella luna calante illuminavano il baldacchino sopra cui, quell’uomo sedeva.

Ed eccolo, Lucius Malfoy, in tutta la sua nobile presenza.

Indossava solo i pantaloni, il suo corpo scolpito e proporzionato, i muscoli leggermente disegnati, quei capelli lunghi raccolti in una piccola coda, quell’aspetto tanto uguale a lui che gli dava il voltastomaco…

 

«Non è vero!»

 

Cosa?!

 

«Tu e tuo padre non siete uguali! E non provare a dire un’altra volta una simile sciocchezza! Altrimenti potrei diventare violenta!»

 

I primi periodi in cui lui aveva imparato a fidarsi di lei, ancora a Hogwarts, rifugiati da occhi estranei in una delle tante camere segrete del grande eppur confortevole castello.

 

«Perché dici che non è vero… Non lo vedi, io e mio padre siamo uguali, o meglio, io sono la sua fotocopia… Nessuno dei due è particolarmente alto, anzi, raggiungiamo quasi la stessa statura, abbiamo la stessa corporatura minuta ma ben proporzionata, il fisico disegnato. Ho la sua bocca, il suo naso, la forma del suo viso, la stessa forma degli occhi, il colore dei suoi capelli!»

«Bhè, i tuoi capelli sono più corti…»

«Ginny!»

«E poi gli occhi non sono uguali… gli occhi li hai ripresi dalla famiglia di tua madre… I suoi sembrano due fessure in cui si rispecchia solo tenebra, odio e desiderio di potere… I tuoi invece hanno più una forma a mandorla, e poi sono più vivi! Pieni di amore, gioia e voglia di vivere… è dai tuoi occhi che traspariva la richiesta di aiuto che facevi al mondo, incessante ed inascoltata, nascosta in quel disprezzo verso gli altri che ostentavi… e poi anche il colore è diverso. I suoi sono grigi come freddo metallo… i tuoi grigi come il cielo nella brughiera la mattina presto, quando il sole non è ancora sorto… quando la nebbia ricopre ancora la natura addormentata… quando tutto è ancora puro ed incontaminato… Sai, hai gli occhi uguali a quelli di Sirius…»

«Sirius?! Intendi dire Black?! Il cugino di mia madre?»

«Già… io credo che tu assomigli più a lui che a tuo padre! Orgoglioso, arrogante, bello e dannato, con quel modo di fare “guardatemi, cos’altro potreste desiderare…” e quel non sottomettersi a nessuno, essere il trascinatore, che a molti appare freddo ed insensibile, ma che sa essere dolcissimo e gentile con le persone che lo conoscono e lo sanno prendere… vissuto in una famiglia che non lo amava, e per cui lui ha tanto sofferto… ribellatosi ad essa, anche se nel tuo caso ci è voluto un bello spintone… si, tu non sei un diavolo come padre… Lucius… Lucifer… Tu sei più un angelo. Un angelo così bello e puro che i demoni, invidiosi, lo volevano rinchiudere nel loro inferno… ma rimani comunque un angelo…»

«E tu sei la mia piccola fata dalla chioma fulva, che mi ha strappato da quella prigione di sofferenza per portarmi nel tuo paradiso…».

«Ma anch’io l’ho raggiunto solo grazie a te… sai, dopotutto gli uomini sono angeli da un’unica ala, e per volare hanno bisogno di rimanere abbracciati…».

 

Ginny…

I suoi occhi si posarono solo per un istante sulla figura di quello che poteva considerare solamente come un demone… giusto il tempo di scoprire cosa celava alle sue spalle.

Un corpo violato nella sua nudità, pallido, girato su un fianco, verso la porta. Lo sguardo vacuo, gli occhi spenti… un corpo vuoto.

No…

Non… non poteva essere…

«Conosci già la mia nuova bambola?!» gli domandò, ironico.

Ginny…

La sua Ginevra…

La sua piccola fata dalla chioma fulva…

Ed ora eccola lì, bambola rotta della cui innocenza si era cibato quell’essere immondo che lui avrebbe dovuto considerare il proprio padre, unica luce tra quelle coperte candide nella loro tenebra e pure in quell’atto osceno che sopra di esse si era consumato.

«Sai Draco, alla fine può essere giustificato il tuo aver perso la testa per la piccola Weasley… - gli disse Lucius, curvandosi sopra quel corpo abbandonato, prendendo a giocare con quei capelli in cui lui aveva tanto amato immergere il proprio viso – E’ un giocattolino davvero divertente e molto eccitante…»

No…

Due piccole lacrime scesero dai suoi occhi, gemelle a quelle che solcavano il volto impassibile dell’unica donna che avesse mai realmente amato.

Incrociò lo sguardo del suo genitore, e lì riuscì a leggere tutto quello che lui le aveva fatto, tutta la paura di cui si era nutrito, tutta la disperazione che lei aveva provato…

«Sai, ha tanto invocato il tuo nome… E tu dov’eri? Mi hai permesso di portarla via… e non sei venuto in tempo a salvarla… Sei un debole, figlio – quel demone biondo si alzò, avvicinandosi a lui passo dopo passo, mentre Draco rimaneva fermo – Sei forte solo in me… solo tornando ad essere quello che eri prima di innamorarti di quella sporca pezzente potrai realmente essere qualcosa… Non angustiarti, non è morta»

A quelle parole il ragazzo non poté che riprendersi. Forse non era arrivato poi così tardi. Forse c’era ancora qualcosa che poteva essere fatto.

«Oh… non sperare che lei possa tornare quella di prima. Sai, i demoni non si nutrono della vita di un corpo, ma della sua anima» gli sibilò infine il genitore.

Ora aveva capito… anche quell’ultimo bagliore di speranza si spense irrimediabilmente.

Un potente ritrovato delle Arti Oscure… una pozione che gettava nella depressione più nera e nella pazzia qualunque mente a cui fosse fatto subire un terribile trauma… Avevi coscienza di chi eri, i tuoi ricordi, ma non potevi più essere felice e, se ci avessi provato, avresti avvertito dentro di te solo sporco e desolazione… e, la cosa peggiore, era che non esisteva antidoto, nessuna cura possibile a tal maleficio.

«Torna da me… da tuo padre, tu, sangue del mio sangue! Avrai tutto il potere che vorrai, tutte le donne con cui desidererai soddisfarti, ricchezze che neanche potresti immaginare… e, se proprio vorrai, potrai tenere la tua bambola rotta…» gli propose.

Silenzio.

«Allora? Sei con me?» lo incalzò.

«No»

«Sei sicuro?»

«Assolutamente»

«Bene, ti permetto la tua scelta… la comprendo… Ma sappi che io non accetto rifiuti!» e, puntatagli la bacchetta allo stomaco, gli lanciò un potente incantesimo. Il muro dietro di lui si colorò di rosso rubino, ma Draco non cadde a terra… non avvertì neanche dolore…

Alzò le braccia, e strinse in un abbraccio il genitore.

«Ma cos-» Che significava? Perché suo figlio ora lo abbracciava… non aveva notato la bacchetta in una delle sue mani, puntata verso la sua nuca.

«Avada Kedavra»

Il corpo di Lucius Malfoy si accasciò sul pavimento della propria stanza, nel maniero di sua proprietà, la vita stroncata proprio da colui al quale l’aveva data.

Draco si avvicinò al letto, dietro di lui lo seguiva una scia rossa.

Si sedette accanto a Ginny.

Le accarezzò il viso e fu con immensa felicità che la vide girarsi e guardarlo.

«Draco? Sei tu?»

«Si…» un sorriso.

«Perché non sei venuto prima? Ho avuto tanta paura…»

«Mi dispiace, ma ora va tutto bene… è tutto a posto, ci sono io…» e si chinò su di lei, rubandole un casto bacio.

«E’ tutto nero… tutto sporco… ho paura…» si stava agitando.

«Shh… stai calma… troveremo una soluzione…» le disse e, per tenerla ferma, le prese il polso. Lo trovò viscido.

Sangue.

Quel bastardo le aveva tagliato i polsi.

«Adesso andiamo a casa…» le disse.

Provò a prendere la bacchetta, ma, quando si concentrò a guardarla, gli sembrò di scorgerne due… la vista gli si stava appannando… non aveva più tanto tempo…

«Anche se io non saprò aiutarti, qualcuno troverà un antidoto a quello che ti ha fatto mio padre… Dopotutto c’è la Granger e, anche se mi costa ammetterlo, lei è davvero intelligente… troverà una soluzione per te…».

Un semplice incantesimo… la trasformazione di un oggetto in una Passaporta gli prosciugò tutte le energie.

Incrociò la mano che la reggeva in quella di lei. Un momento prima che il loro viaggio cominciasse la baciò… l’ultimo bacio che i due si sarebbero scambiati.

Apparvero su quel letto che, tante notti, li aveva visti felici ed innamorati.

«Draco?»

Ginevra non ricevette alcuna risposta.

«Ehi Draco?!»

Ancora niente.

«Il viaggio ti ha stancato? Bhè, allora dormi… anch’io sono tanto stanca…».

 

Era inutile che tutti continuassero a disperarsi… quello non sarebbe stato il modo in cui si sarebbero potuti riprendere Ginny!

Avevano bisogno di Draco, era l’unico a conoscere i segreti  di Malfoy Manor, e gli aveva dato anche troppo tempo per riprendersi!

Era inutile che tutti continuassero a dirgli di lasciarlo in pace, non si sarebbe comunque risolto nulla!!

E poi, in quegli anni, anche se non erano diventati due amiconi per la pelle, avevano imparato ad avere stima e fiducia l’uno dell’altro.

Arrivò davanti alla stanza che Draco e Ginny avevano diviso fino al giorno prima.

Bussò.

Nessuna risposta lo raggiunse.

«Ehi Draco, sono Harry! Aprimi!»

Neanche quest’appello ebbe risposta.

Poggiò la mano sulla maniglia, nel tentativo di entrare, ma la trovò chiusa.

«Alohomora»

Con un “clic” sordo la serratura scattò, e l’uscio prese a girare sui cardini, cigolando.

Mentre il cuore gli si stringeva, e la sua anima gridava silenziosamente dal dolore, alla luce dei raggi di un sole albeggiante, sdraiati su quel letto che tante notti essi avevano diviso, scorse i due amanti, addormentati per l’ultima volta, teneramente abbracciati.

Dopotutto, gli esseri umani sono angeli da un’ala sola e, per volare, hanno bisogno di stare abbracciati…

 

 

Qualcuno mi deve spiegare perché la domenica pomeriggio, quando non ho nulla da fare, io mi deprimo…

Non mi chiedete che cosa ho scritto, non saprei rispondervi nemmeno io…

Questa volta io non c’entro niente, la storia ha preso vita da sé…

Non so neanche per come ero partita a scrivere, so solo che, alla fine, eccone il risultato (Che ci si può aspettare quando a scrivere sei tu?! ndMarcycas  Ma io stavolta non c’entro!! ndLady)…

Credo mi faccia male passare la domenica pomeriggio a leggere libri che mi fanno creare il lago di Garda II, la vendetta… (Consiglio pubblicitario: Abbiamo letto “Tre metri sopra il cielo”… merita… e, anche se non lo ammetterà mai, anche Lady se le è fatte scappare un centinaio di lacrime… non si direbbe, ma anche lei ha un cuore ndMarcycas  Che vorrei continuasse a battere… ndLady).

Ora, la pubblico solo ora perché ho finito di controllarla, e perché mi sono decisa solo ora a farlo… (sapete, ci tengo ancora alla mia vita, e so che riceverò non poche minacce di morte per quello che ho fatto… Luna, Ryta, Tipsy… siate clementi, chiamo lo stato di infermità mentale… ndLadyDepressa). Non so perché, ma mi ha lasciato un senso di non finito… Credevo dipendesse dal titolo (inizialmente si doveva chiamare “Piccola fata dalla chioma fulva”… dite era più adatto?!), ma continua… (forse ci sono troppi pochi morti?! ndMarcycas  No… non credo almeno… però magari a Draco potevo farli fare una piccola strage quando entrava nel castello… che so, un lago di sangue appartenenti a Mangiamorte vari che bagna i pavimenti del maniero creando una scia fino alla stanza di Lucius… dici che sarebbe stato meglio?!? ndLadyPensierosa).

Cmq alla fine eccomi qua, a postare questa mia seconda (e spero non ultima) one-shot

 

Se avete letto, mi farebbe immensamente  piacere se voi commentaste, anche solo per dirmi che, se mi deprimo la domenica pomeriggio, farei prima a prendermi un po’ di valium e rimanere un centinaio di chilometri lontano dalla tastiera…

 

Ora vi saluto, e vi rimando alla mia storia a capitolo “The Little Scarlet Rose”.

 

Un mega bacione a tutti quanti! (Ma guardate che non vi sto lecchinando… ^^”” ndLady)

 

Marcycas - the Lady of Darkness


Nota al 31/07/2014: Se voleste leggere altro scritto da me, ho pubblicato un libro a quattro mani che potrete trovare a questo link http://www.amazon.it/Guilty-Pleasure-Ludovica-Valle-Marcella-ebook/dp/B00K37549M. Dateci un'occhiata mi raccomando!
  
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