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Autore: Violetta_    08/06/2013    1 recensioni
FF ispirata alla favola "Il re porco".
Sette paia di scarpe ho consumato,
sette fiasche di lacrime ho colmato,
sette mazze e sette anni di dolore
per ritrovare l ’unico mio amore.
E' una piccola rivisitazione abbastanza fedele alla trama originale, vi sono solo degli adattamenti e ovviamente il mio stile.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Matsuri, Sabaku no Gaara , Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Sasori/Deidara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Le favole della buona notte'
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Il re non sapeva che dire, i toni si alzarono, i due uomini cominciarono ad insultarsi, Hiko stava per ricattarlo visto la sua condizione finanziaria quando intervenne la figlia che disse:

<< Io sono contenta, maestà, di sposare vostro figlio: non c'è bisogno di promettere e di implorare, e nemmeno di ricattare. Fissate la data e faremo le nozze >>

I due la guardarono pietrificati, il padre la fissò poggiando le mani sulle sue spalle.

<< Matsuri. Sei sicura di questa scelta? >>
<< Si, sicurissima padre >>

E anche il terzo matrimonio fu celebrato tra i risolini delle dame, i musi lunghi dei servi e i sospiri del re.
Quando si celebrarono i festeggiamenti, la sposa si tenne sempre vicino al principe e non lo spinse mai via: lo carezzava parlandoci amichevolmente tanto che tutti se ne meravigliavano.

Quando fu l'ora di ritirarsi in camera andò a rincantucciarsi nel letto e attese senza parlare lo sposo. Non era fredda anzi, ma il principe notò un lieve tremore che le percorreva il corpo.

<< Va tutto bene? >> le chiese.
<< Io... i... io... >> arrossì chiudendo gli occhi.

La bestia si sdraiò accanto a lei.

<< Perché non ti sei opposta quando mio padre è venuto a chiedere la tua mano? >>
<< Perché non volevo altri disordini nel regno, e perché in fondo, lei è dolce sire >> disse lei in modo sincero.
<< Gaara, puoi chiamarmi Gaara >>
<< Gaara... >>

Lei si mise a sedere e prese ad accarezzargli la testa, esattamente come se fosse un normale cagnolino.

<< Ti ho portato via le tue sorelle, come fai a dire che sono dolce? >>
<< Loro volevano ucciderti, per poter "salvare il regno" dicevano, le ho viste quando nascondevano il coltello e il veleno >>

Gli accarezzò la schiena continuando a parlare.

<< Ti ho visto nel giardino, mentre giocavi, mentre seppellivi qualche oggetto, o mentre ti arrampichi su un albero. E sai cosa ho notato? >>
<< Cosa? >>
<< Che sei sempre tanto solo. A te non serve una moglie, ma un'amica, qualcuno che ti stia vicino, beh io prometto che ti starò sempre vicino >> rise.
<< Perché dici che non mi serve una moglie? >>

Lei arrossì.

<< Una moglie... con una moglie non si parla e basta, una moglie è una persona fedele, con la quale passare la vita... è una persona che si ama... >>
<< Io ti amo >> disse lui, in modo quasi infantile.

Matsuri gli prese il muso tra le mani, sorridendo affettuosa.

<< Io ti voglio bene, ma l'amore è un sentimento diverso... molto più forte >>

Lei abbassò lo sguardo, temendo di offenderlo.

<< Sei una creatura così dolce, ma siamo troppo diversi per amarci... >> sospirò e disse con un fil di voce: << Se solo tu fossi umano... >>

Detto questo entrambi si sdraiarono e lei spense le luci.

Durante la notte la ragazza sentì uno strano rumore, come sabbia che scivolava giù dal letto.

<< Ma che succede? >> sussurrò.

Aprì piano gli occhi, e appena riacquistò un filo di lucidità li strabuzzò: davanti a lei vi era un bellissimo ragazzo, un filo di luna lo illuminava e lei vide i capelli rossi e gli occhi verde-acqua, la pelle candida quasi lattea.

Si mise a sedere allontanandosi, era spaventata e il suo respiro era affannato.

<< Tranquilla sono io >>
<< No no no dov'è Gaara? >>
<< Sono io >>
<< Stammi lontano... >>
<< Calmati >>

Era scesa dal letto e stava per mettersi ad urlare.
Lui capendo la situazione le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi.

<< Sono io... >>

Lei si calmò, ma era ancora un po' confusa.

Lui le parlò di sua madre, della sua maledizione, raccontò che per la cattiveria di sua madre era stato condannato a nascere un cane procione, ma che era un essere umano come tutti gli altri e lo sarebbe divenuto definitivamente quando si sarebbe dissolto il maleficio.

<< Quindi è questo il tuo vero aspetto? >>
<< Si... >>
<< Ma perchè non l'hai detto a nessuno? Avresti potuto evitare il caos nel regno, e sono sicura che le mie sorelle... >>

Lui la bloccò poggiandole un dito sulle labbra, gli piaceva quel lato della ragazza: così dinamica e pronta a prodigarsi per il prossimo.

<< Mi spiace Matsuri, ma non posso dire la verità. E anche tu, bada di non dire mai nulla a nessuno di quello che hai visto e udito questa notte, altrimenti sarà peggio per te e per me >>
<< Ma perché? >>

Lui sospirò lievemente seccato, le accarezzò la guancia fissandola dritto negli occhi.

<< Me lo prometti? >>

Lei rimase incantata da quei dolci apatiti luccicanti.

<< D'accordo... >>

Il era così gentile e bello che la ragazza non poté far altro che invaghirsi di lui.

La mano del ragazzo scivolò dalla guancia al collo, sei sussultò lievemente, ma lo lasciò fare.

<< Che dicevi riguardo al fatto che siamo troppo diversi? >> sussurrò ironico, ma con un'espressione seria e concentrata sul suo corpo.

Continuò a scendere fino a sfiorarle il capezzolo coperto dalla semplice e candida camicia da notte.
Lei gli diede un candido bacio a fior di labbra.

<< Mi metti in imbarazzo così >> disse sorridendo lievemente e arrossendo quando lui abbassò la sottile spallina del pigiama.

La notte trascorse con dolcezza e tranquillità.

   
 
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