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Autore: tsubaki    24/12/2007    7 recensioni
“Tesoro?” sussurrò a bassa voce ricevendo in risposta un grugnito dal corpo sotto il suo bacino. “Ricordi che giorno è domani?” continuò lei, mantenendo sempre un tono vellutato. Il silenzio di Vegeta stava a significare due cose: che non lo rammentava e che, ad ogni modo, non era interessato. Bulma, consapevole, parlò per lui. “E’ la vigilia di Natale”.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So this is Christmas So this is Christmas



Le piccole mani bianche si muovevano con attenzione in ogni antro della possente schiena abbronzata, andando sapientemente a pressare i punti che, grazie all’esperienza di anni e anni, sapevano essere più sensibili e indolenziti.
Partirono dalle scapole, passarono al collo e alla fascia di muscoli nella zona adiacente. L’olio rendeva la superficie scivolosa ma le donava una brillantezza e sensualità irresistibile a dir poco.
Il corpo sotto massaggio cominciò quasi a vibrare sotto il suo sapiente tocco. Come sempre. Un sorriso comparve sulle labbra rosee di lei.
Con gli anni quel piccolo gesto era diventato routine per loro, ma si trattava di uno dei momenti più intimi e speciali che vivevano come coppia, ovviamente staccato dalla attiva vita in camera da letto.
Anche se mai l’avrebbe ammesso, Vegeta adorava ricevere massaggi. I suoi muscoli erano sempre in tensione a causa dei continui allenamenti, era un toccasana per lui essere massaggiato.
Bulma sorrise, ricordando le prime volte in cui aveva ‘osato’ fare una cosa simile.
Vegeta aveva emesso un suono gutturale molto vicino ad un ringhio. Odiava essere toccato. L’aveva quasi scaraventata al muro quando aveva sentito la prima volta le sue mani muoversi sulla sua schiena in un momento del nulla sessuale. Era stato difficile convincerlo a fidarsi. E, una parte di lei, sapeva che forse lui non era ancora in grado di farlo completamente.
Aveva imparato a convivere con ciò. Vegeta non era umano, la fiducia non era certo una delle sue virtù. Ma come biasimarlo poi? Era cresciuto da solo, senza un amico, sotto il comando di un mostro. Non c’era da meravigliarsi se fosse tanto restio a lasciarsi andare.
A Bulma, comunque, tutto quello non importava. Lei si era innamorata del principe dei saiyan, quello freddo e dallo sguardo omicida; un Vegeta diverso, probabilmente, non sarebbe neppure riuscita a sopportarlo.
Il massaggio procedeva come da routine; era quasi arrivata ai muscoli del bacino. Quelli vicini al luogo dove una volta spuntava la sua coda. Era rimasto un punto particolarmente sensibile, per lui. Ed era il posto in cui le mani di Bulma preferivano di più indugiare durante i momenti di intimità.
Ma prima di arrivare lì e, probabilmente, ritrovarsi senza vestiti in pochi attimi con il suo saiyan sopra il corpo pronto a proseguire la giornata in maniera diversa da un semplice massaggio – tante, forse troppe volte era finita in quel modo – Bulma decise di giocare d’astuzia. La sua arma preferita.
“Tesoro?” sussurrò a bassa voce ricevendo in risposta un grugnito dal corpo sotto il suo bacino. “Ricordi che giorno è domani?” continuò lei, mantenendo sempre un tono vellutato.
Il silenzio di Vegeta stava a significare due cose: che non lo rammentava e che, ad ogni modo, non era interessato.
Bulma, consapevole, parlò per lui. “E’ la vigilia di Natale”.
Vegeta rimase in silenzio. Come volevasi dimostrare, non poteva importargliene.
La donna, senza mai fermare il movimento sapiente delle sue mani, continuò. “Trunks ormai è grande, ma Bra vuole ad ogni costo festeggiare con tutta la famiglia” fece una pausa ad effetto, conscia che in quel momento, nella mente di Vegeta, si stesse formando l’immagine della bambina. Per quanto insensibile potesse sembrare, il saiyan aveva un debole per la figlia. Poi Bulma continuò. “E mi ha chiesto di organizzare una festa. Vorrebbe tanto che ci fossi anche tu” concluse, sperando di non aver fatto la proposta troppo in fretta.
Con Vegeta nulla era mai detto. Stavano assieme da tanti anni – poteva vantare senza dubbio di essere la persona che più lo conosceva al mondo – ma persino per lei, la donna più intelligente del pianeta, era difficile convincerlo a fare determinate cose. Soprattutto se si trattavano di avvenimenti terrestri.
Vegeta odiava le feste. Tutte. Le trovava rumorose e inutili.
Nei primi anni in cui aveva vissuto sulla Terra, nei periodi natalizi, carnevaleschi, pasquali e simili partiva immediatamente per rifugiarsi in luoghi sperduti per non essere disturbato dai suoi allenamenti.
La prima festa a cui aveva acconsentito partecipare era stato un Natale di molti anni prima. Trunks aveva da poco compiuto quattro anni, e per il bambino, nonostante l’età, quello era stato uno dei ricordi più indelebili. Ad ogni modo il saiyan aveva acconsentito solo in quanto la camera gravitazionale necessitava degli aggiustamenti e gli era stato promesso un lauto banchetto. Lungi da tutti, comunque, fargli intuire che la sua GR fosse stata messa fuori uso da una Bulma intenerita dallo sguardo supplichevole del figlio incurante del pericolo che avrebbe corso se il principe l’avesse saputo.
Quello era stato uno dei pochi natali trascorsi da Vegeta.
Bra ora aveva tre anni. Era vivace e decisamente carina. E, come il fratello, adorava suo padre. Bulma si era arresa tempo prima: Vegeta era troppo interessante rispetto a lei, era logico che i loro figli preferissero lui. Ma poco male; senza il suo prezioso intervento, probabilmente, i due eredi non sarebbero certo riusciti a passare del tempo con quella figura così inquietante e affascinante.
Era lei il collante che teneva unita la famiglia.
“Allora? Ti unirai a noi?” chiese piano la donna. Con voce pacata, Vegeta rispose un breve e secco “No”. Tanto freddo da sembrare uno schiaffo.
Bulma non si aspettava nulla di diverso. Non era da lui cedere senza combattere. E nemmeno da lei.
“Bra ci tiene tanto. Ci saranno tutti i nostri amici…” disse infatti la donna.
“I tuoi” Vegeta calcò di proposito la parola “amici. Io non ho amici. E se anche ne volessi non cercherei certo gente del genere” disse lui freddamente.
“Bra lo desidera” ripetè Bulma nuovamente. Doveva far leva su quello. Tempo prima avrebbe persino citato Goku, ma aveva ormai imparato che quello era un discorso tabù che l’avrebbe solo fatto arrabbiare e intestardire ulteriormente.
“Pensi mi interessi quello che vuole una bambina?” disse lui. Dal tono di voce, Bulma poteva dire che lui stesse sorridendo in quel modo sprezzante che tanto gli riusciva.
“E’ tua figlia” continuò lei, sentendo di iniziare ad arrabbiarsi. Mossa sbagliata, doveva stare calma e l’avrebbe spuntata. Come accadeva spesso.
Vegeta restò in silenzio. Un silenzio diverso da quello di prima, intriso di indifferenza mista ad un pizzico di indecisione. “Non mi interessa” ripetè lui dopo un momento. Ma non era da Bulma arrendersi.
“Ci sarà molto cibo, non dovrai fare nulla. Sarà come la festa che abbiamo fatto anni fa, quella dopo lo scontro con Majin Bu…la ricordi vero?” chiese lei, sicura di colpirlo sul vivo. Lui stesso, dopo quella giornata, aveva ammesso che il tutto non fosse stato una completa perdita di tempo. Tradotto stava a significare che aveva passato dei bei momenti.
“Era diverso. Odio il Natale” rispose lui, consapevole comunque che non ci fosse nulla di diverso tra le due occasioni. Ma non voleva certo ammetterlo.
“Non fare il bambino!” lo rimproverò lei. Si sbrigò immediatamente a continuare prima di trovarsi sul serio scaraventata a terra. Vegeta non sapeva stare molto agli scherzi. “Potrai passare una buona giornata, mangerai dell’ottimo cibo, tutto quello che vorrai, e farai felice tua figlia solo con la presenza!” concluse la donna in fretta, sperando di aver fatto centro.
Questa volta, il silenzio di Vegeta significava che stava vagliando la proposta. Anche senza vederlo in faccia, Bulma intuiva quale fossero le sue espressioni. Era l’unica a poter vantare una cosa simile. E ne andava fiera.
Vegeta era un saiyan passionale, contorto, illeggibile. Poter capirlo anche solo superficialmente era un gran traguardo.
Era giunto il momento di lanciare il colpo di grazia.
Con delicatezza Bulma calò gentilmente il busto verso la schiena di lui e, avvicinatasi al suo orecchio, gli sussurrò dolci promesse che avrebbe mantenuto in camera da letto. Il piccolo morso che lasciò sul suo lobo e sul collo muscoloso, poi, sancirono la fine delle indecisioni del saiyan.
I segni lasciati su di lui sembravano arroventati, le prospettive allettanti.
Con un rapido movimento Vegeta si girò su sé stesso e fece distendere la donna sotto di sé. Infilò una gamba tra le sue e si chinò sulla sua bocca, pronto ad entrare in azione.
“Parteciperai allora?” chiese Bulma, desiderosa di sancire la sua vittoria. Il “Taci” ringhiatole da Vegeta le diede la conferma e la convinse a non gongolarsi troppo della sconfitta bruciante che gli aveva inflitto.
La donna ascoltò quindi il suo consiglio e si lasciò andare sotto le sue carezze sapienti.


La piccola Bra, dai suoi tre anni di vita, osservava meravigliata il mondo. Quella, per lei, era già la terza vigilia di Natale ma sentiva di percepirla molto più intensamente rispetto agli anni precedenti.
Ora aveva imparato il significato di festa e sapeva, con certezza, dell’esistenza di un particolare signore chiamato Babbo Natale. Bra già lo adorava. E aspettava con ansia i suoi regali.
La lunghissima lettera che aveva scritto tempo prima grazie all’aiuto del suo fratellone Trunks era stata compilata con cura, richiedendo ogni sciocchezza vista negli spot pubblicitari televisivi.
Le richieste andavano dai nuovissimi accessori per le sue mille bambole – che ancora non aveva poiché era da un po’ che non andava più a fare shopping di giochi con sua mamma o sua nonna – al possesso di un unicorno rosa alato.
A Bra era stato detto che Babbo Natale portava qualsiasi cosa desiderasse, e lei l’aveva preso in parola.
Complice dell’aiuto di sua nonna, la bambina si era occupata di addobbare la sala da pranzo. L’albero da lei decorato era a dir poco imponente e decisamente ricco di luci. Negli ultimi giorni, ogni cosa saltasse agli occhi di Bra che fosse brillante e appariscente, finiva ben presto ammassato contro l’albero.
Bra ne era molto soddisfatta. Ed era anche felicissima che quel giorno fosse la vigilia di Natale.
Con foga spostò lo sguardo sull’orologio digitale appeso alla parete, curiosa di sapere l’ora. Imbronciandosi, però, ricordò di non esserne ancora capace.
In fretta e furia scese dal divano per correre da qualsiasi adulto le capitasse a tiro. Era curiosa di sapere quanto mancasse all’inizio della festa.
Si trovò ben presto in camera di suo fratello. Trunks era al telefono con Goten.
Senza un briciolo di buona educazione, Bra spalancò la porta della camera, facendo sussultare il fratello che le rivolse un’occhiata tutt’altro che gentile.
“Trunks!” gridò lei, incurante. Corse da lui e cominciò a saltare sul suo letto mantenendo ai piedi le sue scarpette rosse di vernice.
“Piccola peste!” la sgridò lui di rimando afferrandola al volo e riponendola a terra. “Che vuoi?” le chiese bruscamente interrompendo la telefonata con il suo migliore amico. “Che ore sono?” chiese lei quasi urlando. Aveva un tono di voce decisamente acuto, a volte irritante.
“Sono le dieci del mattino, ora sparisci!” le intimò lui indicandole la porta. “Ma sono solaaa!!” strillò lei battendo i piedi a terra. “Dov’è la nonna?” chiese il fratello, sicuro che fosse compito della donna prendersi cura della sua sorellina.
Bra fece spallucce e ricordò ad alta voce che sua nonna, qualche minuto prima, aveva borbottato qualcosa riguardo alle ultime spese folli ed era uscita. Per Trunks quello stava a significare solo una cosa: era compito suo prendersi cura della piccola di casa.
Sbuffando salutò Goten ancora in attesa al telefono dicendogli che si sarebbero rivisti nel pomeriggio alla festa. Poi abbassò lo sguardo sulla bambina che, sedutasi a terra, aveva preso a sfogliare delle riviste trovate sotto il letto del fratello.
Rapidamente Trunks gliele prese dalle mani, arrossendo fino alla radice dei capelli. “Chi sono quelle ragazze?” chiese Bra innocentemente, senza essere ovviamente consapevole di che genere di rivista si trattasse Play Boy.
“Niente che ti interessi! Sei troppo piccola!” urlò Trunks, in imbarazzo. Rinascose il suo segreto compromettente, sperando che Bra lo rimuovesse dalla memoria, e si alzò dal letto, porgendo alla sorella la mano.
Bra si alzò goffamente da terra, il pannolino ancora le rendeva le azioni difficili. Afferrò poi la grande mano del fratello e si lasciò guidare nuovamente in salotto.
Seduti sul divano, poi, Trunks prese parola.
“Allora, sei felice della festa di oggi?” chiese lui, già conoscendo la risposta. Bra annuì con foga iniziando un fiume di parole, non tutte con un senso.
“Verrà anche papà?” chiese la piccola, speranzosa. Quella mattina non aveva ancora visto sua mamma. Nonna Bunny le aveva detto che era dovuta partire molto presto per degli affari e che sarebbe tornata per pranzo. La presidentessa della Capsule Corporation non era mai in vacanza.
“Non lo so” rispose sinceramente Trunks, un po’ scettico. Suo padre aveva un carattere tremendamente difficile ed odiava le feste.
“Io voglio che venga” disse la bambina in tono egoistico. Quella era una delle sue caratteristiche.
“Non crearti troppe aspettative” la mise in guardia Trunks. In quanto a delusioni paterne, lui era un esperto.
“Papà verrà!” disse Bra con decisione, non ascoltandolo neppure.
Osservando il suo viso pulito Trunks non potè far altro che augurarsi che lei avesse ragione.


Nel pomeriggio, tutti gli amici di famiglia iniziarono ad arrivare. Goten e Chichi furono i primi, seguiti a ruota da Gohan, Videl e la piccola Pan. Poi Crili e la sua famiglia, Muten e tutti gli altri.
Bulma era tornata a casa giusto in tempo per organizzare gli ultimi particolari.
Mancavano solo due persone all’appello: Goku e Vegeta.
I saiyan erano sempre in ritardo.
O forse, nel caso di Vegeta, preferivano arrivare il più tardi possibile.
Bra si stava divertendo alla grande. Avvolta nel suo completino rosso natalizio correva da tutti, richiedendo silenziosamente con un gran sorriso e le braccia tese in avanti i regali che avevano portato per lei. Entusiasta, poi, correva con le mani colme verso il suo gigantesco albero e posizionava tutti i doni sotto di esso.
Con gli occhi scintillanti non vedeva l’ora di aprirli tutti. Ma lo sguardo severo di sua mamma le imponeva di aspettare fino al giorno dopo.
Come un tornado la bambina continuava a fare grandi corse attirando l’attenzione di tutti gli adulti. Per lei era un piacere essere al centro dell’attenzione.
“Mamma?” chiese la piccola avvicinandosi alla gonna lunga della madre e tirandola leggermente. “Dov’è papà?” domandò non avendolo ancora visto. “Arriverà a momenti” la rassicurò la donna, pronta a percorrere a grandi e minacciosi passi il corridoio fino alla stanza dove si trovava Vegeta per trascinarlo alla festa.
Fu l’arrivo di Goku a bloccare questo suo intento. Il saiyan era senza dubbio la persona più amata fra tutti i presenti. Bastava solo la sua presenza e la situazione assumeva una nuova e frizzante allegria.
Bra osservava a bocca aperta il nuovo arrivato. Lo conosceva decisamente poco, quello strano signore che assomigliava tanto a Goten. L’aveva visto poche volte, nella sua giovane vita. E il fatto che avesse attirato l’attenzione di tutti non le era certo gradito, tanto che si imbronciò e puntò le mani ai fianchi, offesa.
La risatina gutturale che sentì alle sue spalle la fece voltare di scatto, trovandosi davanti la figura imponente di suo padre.
“Papà!” disse lei con gioia, saltellando. “Sapevo che saresti venuto!” continuò sorridendo. Vegeta annuì, incenerendo il gruppo di persone al centro della stanza con un solo sguardo.
“Finalmente!” affermò Bulma, notandolo. Anche Trunks, un po’ sorpreso che avesse davvero preso parte alla festa, gli diede il benvenuto.
Con il gruppo al completo, quindi, la serata potè proseguire.
Cenarono in allegria e, dopo cena, furono deliziati – finsero di esserlo – da un canto natalizio un po’ troppo strillato eseguito dalla piccola Bra. Le era stato insegnato all’asilo e la piccola era stata ben felice di esibirsi.
Ci furono risate, giochi, canti e balli. Tutti si divertivano.
La sola eccezione di Vegeta non meravigliava comunque nessuno. Il principe si limitò ad essere presente nella stanza, a guardarsi attorno e stare immobile contro il muro contro cui preferiva appoggiarsi per osservare la situazione attorno a lui.
Mancava circa un’ora a mezzanotte.
Bra iniziava ad avere sonno ma era decisa a restare sveglia fino al termine della festa. Gli incoraggiamenti di Bulma ad andare a dormire venivano con rabbia ribattuti dalla piccola mezza saiyan.
Con lo sguardo fisso rivolto alle luci natalizie, Bra sembrava però sul punto di crollare. Bulma stava per cantar vittoria quando, con un tonfo inatteso, la porta venne spalancata e comparve una figura vestita di rosso.
“Oh oh oh!! Buon Natale!” augurò questa entrando barcollante nella stanza. Delle guance extra rosse e degli insoliti occhiali da sole spuntavano da sotto l’ingarbugliata barba bianca finta. In un attimo tutti intuirono chi si trovasse sotto quel vestito natalizio.
“Babbo Natale!!” gridò Bra entusiasta avvicinandosi a quello che lei non aveva riconosciuto essere Muten travestito. La gioia era troppo grande tanto che non si accorse neppure che il vecchietto fosse ubriaco.
Andando a zig zag il maestro fece i suoi passi nella stanza per andare ad avvicinarsi a Bra. La sua scenetta andò avanti come da copione malgrado numerosi errori.
Ma la piccola era troppo entusiasta per accorgersi che più volte l’aveva chiamata ‘Vla’, che al posto degli stivali neri portava delle ciabattine infradito e che il suo sacco altro non era che la tartaruga di mare. Tempestò il suo Babbo Natale privato di mille domande, inerenti alla sua letterina e a tutte le curiosità che le venivano alla mente. Tanta era la gioia che credeva a tutte le repliche fantasiose che inventava il vecchio Muten.
In un angolo, Vegeta osservava con attenzione la figlia. Una stupida festa bastava a renderla entusiasta. Era dura per lui ammettere di essere comunque felice per lei. Il suo orgoglio saiyan rombava al suo interno, consigliandogli di andarsene da quel caos, tornare agli allenamenti o cose simili. Il viso sorridente di sua figlia, però, era quasi ipnotizzante.
Scattò rapidamente con la testa in un’altra direzione quando sentì lo sguardo rovente di Bulma su di sé. Doveva tornare a fingere che non gli interessasse. Anche senza vederlo, poteva dire che la donna stesse sorridendo soddisfatta.
Dopo il piccolo spettacolo natalizio che terminò con la corsa verso il bagno di Muten per rigettare tutto l’alcol ingerito, gli ospiti presero a dileguarsi. Bra doveva andare a dormire. Pan era già nel mondo dei sogni da qualche ora.
Uno ad uno gli ospiti si diressero verso la porta e la bambina, con gli occhi calanti, venne presa in braccio da Trunks e portata in camera.
La fece distendere sul suo lettino, le tolse il vestito per metterle il pigiama rosa. Per lui era routine compiere quei piccoli gesti di fratello maggiore. Le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte deciso poi ad andarsene.
“Che bello, ho conosciuto Babbo Natale! Ma perché non mi ha già lasciato i regali?” chiese la bambina con gli occhi semichiusi. “Non poteva farlo davanti a tutti…e poi non è ancora mezzanotte, solo dopo quell’ora può iniziare a portare i doni ai bambini” disse Trunks trovando una scusa improvvisa. La bambina sembrò soddisfatta.
“Hai visto che papà è venuto?” disse la piccola con la voce impastata. Trunks sorrise ed annuì. Le disse poi di dormire, o Babbo Natale non sarebbe tornato per portarle altri regali. Quello bastò per farle chiudere gli occhi ed entrare nel mondo dei sogni.
Al piano di sotto, Bulma stava programmando i robot perché riordinassero la casa. Vegeta era già svanito. Sperava di poter riuscire a dirgli qualcosa, rinfacciargli dolcemente lo sguardo che aveva mentre osservava Bra quella sera ma lui, che probabilmente aveva già intuito tutto, si era già dileguato.
Con lo sguardo rivolto al cielo, il saiyan, dal giardino, pensava alla futilità dei terrestri che andavano in visibilio per tante lucine colorate e un grassone vestito di rosso. Stupidità che, se rendeva tanto felice la sua famiglia, non era poi così inutile.








FINE







E così ho scritto anch’io una storiella natalizia. Come trama non è un granchè, lo so. Il mio scopo, comunque, era quello di descrivere la famiglia Brief durante la festa del Natale, un’occasione come un’altra per parlare di loro.
Spero che l’abbiate apprezzata!
Grazie comunque per aver letto!
Vi auguro un BUON NATALE!!
Baci, tsubaki




  
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