Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: SusanTheGentle    09/06/2013    15 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


32. Lacrime, amore e un songo

 

Io volevo stare con te
Perché ne avevo bisogno
Ho bisogno che sentissi che dicessi che ti amo
Ti ho amato tutto il tempo
E ti perdono
Per essere stata lontano così tanto tempo
Continua a respirare
Perché non ti lascerò più
Credici
Tieniti stretta a me e non lasciarmi andare mai via



 
 
Quando Susan si svegliò il mattino seguente, non riuscì a ricordare tutto e subito di quanto successo la sera precedente. Era come se il suo cervello si rifiutasse di accettare l’inevitabilità dei fatti.
Rimase a lungo sdraiata ad ascoltare attorno a sé le voci e i suoni dei marinai al lavoro, passi tonanti sopra di lei di gente che si muoveva sul ponte. E quei rumori risvegliarono l’improvvisa comprensione che quell’incubo di pianti e grida era stata la realtà.
Non aveva nessuna voglia di alzarsi. Si sentiva incredibilmente stanca, la testa pesante, causa la notte praticamente insonne passata a singhiozzare sul cuscino, il più silenziosamente possibile per non essere notata dagli altri, stringendo le coperte della branda che di solito occupava Caspian.
Odorava di lui.
Era stato assurdo voler dormire proprio nel suo letto, così da non poter smettere di pensarlo nemmeno per un secondo, ma in quel modo lo sentiva vicino anche se non era lì con lei.
Una sola volta aveva dormito lì insieme a Caspain, poco prima che la Strega Bianca attaccasse la nave.
Erano così felici in quei giorni, fatti di promesse e speranze. Riuscivano a essere spensierati nonostante le incertezze e le difficoltà.
Ma quei momenti ormai erano lontani e non era nemmeno sicura che sarebbero tornati.
Quali sarebbero state le conseguenze del loro litigio? Cosa si sarebbero detti? Cosa avrebbero fatto adesso?
Lei era stata stupida a fuggire via così, senza nemmeno cercare altre spiegazioni, ma Caspian le aveva parlato e l’aveva cacciata così duramente che l’unica cosa che era riuscita a fare era stato voltargli le spalle e uscire dalla sua stanza per non udirlo più gridare.
Si era sentita tradita, presa in giro, e lui non aveva smentito nulla, aveva detto solo che non si voleva sposare. Ma cosa cambiava? Ormai era tutto deciso.
Volere una cosa non significa farla. Lei lo sapeva bene.
Desiderava vederlo, per chiarirsi di nuovo, o almeno provare a farlo. Però…però non se la sentiva, perché aveva paura.
Lo aveva visto arrabbiato diverse volte, per svariate ragioni, ma mai veramente, e soprattutto non in quel modo. Il solo pensiero di scorgere di nuovo quell’espressione dura nei suoi occhi scuri e penetranti la spaventava, perché la rabbia dentro di essi era per lei.
Avrebbe tanto voluto passare sopra ogni cosa, dirgli che le dispiaceva e che voleva che tutto tornasse come prima. Ma come? Come riuscirci?
Non poteva tradire Aslan, ma non poteva tradire il suo cuore.
Amare Caspian significava disubbidire di nuovo, rischiare- stavolta per sempre- di non rivedere Narnia mai più.
Non amarlo- o per lo meno rinunciare a lui, perché di amarlo non avrebbe smesso mai- significava rinnegare il suo amore ma fare ciò che era giusto per Narnia.
Ancora una volta, si trovava davanti a un bivio.
Lei sapeva già quale parte avrebbe scelto, tuttavia...
“Susan, non vieni a fare colazione?” la chiamò piano piano la voce di Lucy.
La Dolce si voltò appena. “No, non mi va”
La ragazzina avanzò tra le brande vuote fino a raggiungere la sorella maggiore.
“Che cosa è successo?”
“Niente, Lu. Lasciami sola, per piacere” fece Susan, dandole le spalle.
“Non stai bene?”
Susan non rispose, facendo cenno di no col capo.
Lucy aggrottò la fronte. “Non è meglio che ti fai vedere ancora dal dottore?”
“No, non serve. Non sono malata, sono solo…” lasciò la frase a metà, non sapendo bene come definire il suo stato d’animo. Era assediata da emozioni che la consumavano dentro e si sarebbe messa gridare ancora se ne avesse avuto la forza.
“Ne vuoi parlare?” provò a chiedere la Valorosa.
La Regina Dolce scosse ancora la testa, voltandosi verso di lei. “No. Grazie lo stesso. Ma adesso davvero non mi va”
Lucy rimase un po’ delusa e restò per un istante a fissare la sorella.
“Come l’hai capito?” domandò la Dolce poco dopo.
“Da che sia tu che Caspian avete due facce da funerale, stamattina”
Susan accennò un debole sorriso.
La piccola Pevensie fece per andarsene. “Ti lascio sola. Scusa se ti ho disturbato”
“Non mi hai disturbato, Lu”
Le due sorelle si guardarono e si sorrisero.
Quando Lucy se ne andò, Susan rimase a pensare a tutto e a niente.
Ormai era passato un giorno da quando aveva parlato con Drinian. Un giorno soltanto. Sembrava tanto di più.
Chissà cosa avrebbe detto Caspian non vedendola. Si sarebbe preoccupato? Avrebbe chiesto di lei oppure no? Di certo era ancora molto arrabbiato.
Le bastava pensarlo, chiudere gli occhi e immaginarlo, per vedere chiare davanti a lei tutte le sue espressioni, tutti i suoi gesti. Il vizio che aveva di passarsi una mano sulla nuca o tra i capelli quando era imbarazzato per qualcosa. Il modo di stringere le labbra e contrarre il viso quand’era arrabbiato. Il movimento delle sue labbra mentre si schiudevano in un sorriso.
Caspian. Caspian. Caspian.
Il suo nome era come il rimbombo del tuono nel cielo cupo che era il suo cuore.
Aveva sempre saputo di dover pagare il prezzo della sua disobbidienza, ebbene lo stava scontando ora. Non vederlo, non toccarlo, non sentirlo vicino a lei. Era una tortura alla quale era impossibile sottrarsi, e sarebbe stato sempre così d’ora in avanti, fino a che non fosse tornata di nuovo sulla Terra. Non poteva più abbracciarlo, baciarlo, stringerlo. Lui era di un’altra e lei doveva tirarsi indietro.
Si assopì di nuovo, per quanto tempo non seppe dirlo. Si risvegliò quando avvertì il peso di qualcuno che si sedeva accanto a lei sulla branda, facendola leggermente inclinare.
Già sapeva chi era senza bisogno di aprire gli occhi o voltarsi.
La mano di lui le sfiorò i capelli e la schiena.
“Hai intenzione di rimanere chiusa qui dentro ancora per molto?”
Il tono di Caspian era indecifrabile. Lei avrebbe voluto vedere la sua espressione ma non si mosse. Sembrava quasi comportarsi come se non fosse successo nulla.
“Susan?”
La Dolce mosse appena le spalle, in modo che lui scostasse la mano da lei.
“Lasciami stare” mormorò, rannicchiandosi ancor più nelle coperte.
“No, non ti lascio stare”
Caspian la fissò qualche istante. Dannazione a lei e alla sua assurda testardaggine!
“Susan, guardami” disse il Re, e sembrava quasi un ordine.
“No”
Lui imprecò sottovoce e allungò le braccia sollevandola senza tanti complimenti, costringendola a sedersi di fronte a lui.
Lei emise un piccolo grido di stupore sentendosi afferrare in quel modo un po’ brusco.
“Cosa…?”
“Smettila di fare la bambina viziata e alzati!”
Lei lo fissò con rabbia e cercò di liberarsi dalla sua presa.
“Vuoi fare l’ostinata? Non mi vuoi parlare? Va bene! Ma smettila di comportarti in questo modo, stai facendo preoccupare tutti”
“Perché non gli dici tu perché sto così? E’ colpa tua!” le uscì detto, con un tono che non avrebbe voluto assolutamente usare.
Caspian la lasciò andare e si alzò, sentendo riaffiorare tutta la rabbia della sera prima.
“Non dare tutta la colpa a me! Io ho cercato di spiegarti! Tu non sei stata a sentire!”
“Non c’era niente da ascoltare se non le tue bugie!”
“Non ti ho mai detto bugie!”
“Invece sì, continuamente!”
Ecco che avevano ricominciato a gridare, senza rendersene conto. Susan era in piedi.
“Bene” disse Caspian guadandola e annuendo, con una vaga nota di soddisfazione. “Almeno ti sei alzata. Se vuoi litigare ancora, io sono disponibile. Ma prima vestiti e mangia qualcosa. Sei pallida”
La Regina si accigliò un poco ed entrambi continuarono a fissarsi in silenzio.
“Potesti uscire, per favore?” chiese a un tratto la ragazza.
“Scusa?”
“Mi devo cambiare”
Il giovane sorrise leggermente. “Non dirmi che ti vergogni di me?”
Susan arrossì un poco. “No, ma…non mi sembra il caso che tu rimanga”
“Perché?” Caspian le si accostò piano, avvicinando il volto a quello di lei.
La Dolce indietreggiò un poco e si ritrovò contro il muro. Caspian alzò le braccia e le posò ai lati del suo viso.
“Se solo tu mi lasciassi spiegare, allora capiresti perché non ti ho detto nulla” sussurrò lui, provocandole brividi lungo tutto il corpo. “Non ti ho mai mentito. Non su di noi. Non su quello che provo per te”
Susan puntò un dito contro il nulla. “Mentre dicevi di amare me, sapevi che là da qualche parte c’era un’altra donna che ti aspettava! E se questo non è mentire, dimmi tu che cos’è! Ieri sera non hai screditato le parole di Drinian, e non…”
“Smettila di rimuginare su ciò che ti ha detto Drinian!”  la interruppe Caspian, la voce alterata che rimbalzava sulle pareti dello stanzone.
Ma Susan non si fermò, alzando la voce per sovrastare quella di lui. “E non mi hai detto nulla fino ad ora perché non sai assolutamente come uscire da questa situazione, prova a negarlo!”
Caspian piegò la testa in avanti e alcuni ciuffi di capelli gli finirono sul volto, sbattendo una mano sulla parete. Susan strinse gli occhi e trasalì.
“E’…è complicato” disse il Re, respirando a fondo. “Ma se tu mi lasciassi parlare e per una volta mi ascoltassi…”
Lei continuò a fissarlo. “Non lo avresti mai fatto, vero? Non me lo avresti mai detto. E anche se me lo dici ora non fa alcuna differenza, te l’ho già detto. Ti devi sposare, questo è sufficiente. Non c’è futuro per noi, non c’è mai stato. Io mi sono illusa e tu invece lo sapevi! Mi hai presa in giro, sei un bugiardo, ti odio!”
Caspian rimase immobile per qualche secondo, durante il quale Susan si rese conto di quanto le sue parole l’avessero ferito.
Lei non avrebbe voluto parlargli così. Le parole erano uscite senza pensare. Tuttavia qualcosa la frenò dal chiedergli scusa. Era lui a doversi scusare, non lei. Lei era sempre stata sincera.
Il Re alzò piano il capo e la guardò con quegli occhi così profondi dai quali si lasciò sopraffare senza nemmeno provare a lottare.
Credette di vederlo arrabbiarsi ancora di più, invece, lui si limitò ad allontanarsi e guardarla con tristezza.
“Se la metti così, allora non abbiamo più niente da dirci. Ora vestiti e sali sul ponte. C’è bisogno anche di te”
Il giovane si allontanò freddamente, ma quando uscì sbattè forte la porta, mostrandole con quel gesto quanto in realtà fosse arrabiato.
Nella mente di Susan risuonavano le sue parole.
Seppe di aver esagerato, stavolta. Perchè aveva reagito così? Perchè non era risucita a parlargli come si deve?
Una una morsa soffocante e dolorosa le serrò il petto e tre parole si fecero strada nella sua mente.
Mi ha lasciata.
 
 
Nei giorni che seguirono, tutti notarono il grande distacco creatosi improvvisamente tra il Liberatore e la Dolce, ma nessuno provò a chiedere nulla.
Susan non condivideva con alcuno le sue lacrime e il suo dolore. Sapeva cosa doveva fare adesso, perché l’aveva già fatto altre volte: doveva tenere lontana da sé tutta la sofferenza, tutti i pensieri, le parole e soprattutto tutti i sentimenti.
Sapeva che era sbagliato, perché comportandosi in quel modo rischiava di diventare quella Susan indifferente e senza vitalità dell’incubo di Jadis. Ma quel suo atteggiamento freddo e distaccato la proteggeva nell’unico modo a lei noto, allontanando le emozioni che altrimenti avrebbero rischiato di distruggerla. Se non si fosse comportata così, non sarebbe riuscita nemmeno a stare in piedi, ne a fare più nulla.
Fin da bambina, aveva sempre superato le sofferenze grazie al suo rigido autocontrollo, esattamente come quando aveva lasciato Narnia le due volte precedenti.
Aveva pensato che non sarebbe più stato necessario, perché con Caspian al suo fianco qualunque sofferenza, anche la più terribile, diventava sopportabile. Perché si sostenevano, si spronavano a vicenda.
Ma adesso…lui non c’era e lei si sentiva totalmente perduta.
Edmund, Peter e Lucy erano sempre più preoccupati, ma la sorella non si confidava con loro e rimaneva chiusa nel suo guscio.
Non sapevano con esattezza perché si comportava così. Certo, era evidente che c’era stata una discussione, un litigio tra lei e il Re, tuttavia non conoscevano i veri motivi che avevano portato al distacco tra Susan e Caspian, perché nemmeno lui aveva detto niente.
Ma da quanto affermava Lucy, doveva essere una cosa seria.
“L’altro giorno, Susan era davvero giù di morale. E stamattina, quando sono entrata in cabina di comando, li ho scoperti litigare ancora” aveva spiegato la ragazzina ai due fratelli e agli amici.
“Sono sicura che presto faranno pace” disse Miriel.
“Non lo so, lo spero. Ma dovevi vederli, erano davvero irriconoscibili”
Lucy aveva sempre considerato Caspian e Susan come il suo ideale di coppia, ed era rimasta così male quando li aveva visti urlarsi contro da non avere nemmeno le parole per chiedere il perché. Ammutolita, aveva biasciato una scusa ed era indietreggiata.
“Scusate, vado via”
“No, me ne vado io” aveva esclamato Susan, marciando fuori dalla porta.
A turno, le ragazze avevano provato a parlare con la Dolce, lo stesso i ragazzi con il Liberatore, ma nulla di fatto.
Peter era il più risoluto a cercare di capire cosa fosse successo. Non aveva certo dimenticato la sua promessa di dare una bella lezione a Caspian se mai avesse fatto soffrire ancora sua sorella.
Edmund e Lucy erano convinti che Susan non dicesse nulla proprio per la paura che Peter potesse fare qualche azione sconsiderata, ad esempio ingaggiare una rissa con il Re.
“Ce li vedo fare a botte” aveva aggiunto Eustace.
“Oh, no! Speriamo di no!” era stata l’esclamazione spaventata di Lucy.
La cosa che detestava di più al mondo erano i litigi, e ancor di più quando a venire coinvolti erano i fratelli. E per quel che la riguardava, ormai anche Caspian era della famiglia.
Il Liberatore se ne stava spesso in disparte, completamente immerso nel lavoro per non pensare. Ma serviva a poco.
Tutte le mattine, da un po’ di giorni a quella parte, quando si svegliava gli occorrevano parecchi minuti per superare la confusione e convincersi che i suoi ricordi dei giorni dopo la battaglia sull’Occhio di Falco corrispondevano alla realtà. Gli pareva di avere sognato tutto: gli avvenimenti della settimana prima erano vaghi e sconnessi nella sua mente.
Una settimana…impossibile.
Sette lunghi giorni senza di lei, durante i quali tra lui e Susan si era formato un vuoto spazio nero, come una voragine che non si sarebbe mai richiusa.
Tutte le volte che la vedeva, era come se nel suo petto ci fosse una ferita aperta, infiammata, incurabile, che bruciava in maniera insopportabile.
Si scambiavano sguardi di appena pochi secondi e poi li distoglievano senza dire nulla ma con il desiderio di dire mille cose.
Quando le passava vicino era come se il tempo si fermasse, come se tutti i suoi sensi si concentrassero su di lei, per catturare la sua attenzione, ma Susan appariva così indifferente da non sembrare più nemmeno sé stessa. Ricordò di averle già visto quell'espressione sul viso. Era stato il giorno in cui si erano lasciati.
Lui però sapeva che non era così che si sentiva. Quella di lei era solo una maschera che nascondeva la sua sofferenza.
Dopo l’ennesima litigata, alla quale anche Lucy aveva in parte assistito, non era più riuscito a strappare a Susan neanche una parola, uno sguardo, nulla. Era stato capace di sopportarlo per un paio di giorni, ma il continuo protrarsi di quella situazione lo logorava dentro.
Gli sembrava che la sua vita fosse stata tutta sbagliata fin al principio. Continuava a rincorrere qualcosa senza mai riuscire a raggiungerla, e più i giorni passavano più la perdeva, e i tentativi che aveva fatto gli sembrarono vani.
Per lei avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa e Susan lo ripagava in quel modo. Aveva ignorato la verità per la sincerità. Per un’assurda questione di sincerità.
Lei credeva già di aver capito tutto ma in realtà non sapeva proprio un bel niente! 
Non le avrebbe più chiesto scusa, l’aveva già fatto. Aveva cercato di parlarle ancora, e lei di nuovo non aveva ascoltato.
“Caspian, io ho giurato ad Aslan che non lo avrei deluso mai più. Per quanto vorrei passare sopra a tutto questo, non ci riesco!”
Lui aveva sorriso sarcastico. “Tu di certo sei più brava di me a rassegnarti all’inevitabile. Lo hai già fatto. Ma io non sono disposto a stare a guardare mentre gli altri decidono per me”
Susan lo guardò con rimprovero. “Non è giusto che tu mi dica questo. Mi stai rinfacciando i miei errori”
 “Ma è la verità, no? Hai sempre rinunciato. Ma io no! Io non lo farò”
Poche frasi, sempre e comunque offensive, e poi erano tornati ad ignorarsi.
Sarebbero mai riusciti a comprendersi? Lei avrebbe mai ascoltato davvero cosa lui aveva da dirle?
Per quanto fosse ancora arrabbiato con Susan, non voleva lasciarla in pace. Non era disposto a rinunciare. Non sarebbe finita così, non poteva permetterlo. L’amava e questo non sarebbe cambiato mai. Doveva risolvere quella cosa al più presto, perché in quel modo non potevano andare avanti. Dovevano trovare una soluzione. Il problema era quale.
Non avrebbe fatto finta di nulla solo per mantenere la pace a bordo. Avrebbe di nuovo affrontato Drinian dicendogli di rimanere al suo posto, di non immischiarsi. Poi avrebbe costretto Susan ad ascoltarlo. Sì, costretto, se davvero era questa l’unica maniera di farla ragionare.
E poi? Che cosa fare poi? Rapirla davvero e portarla via?
Bè, l’idea gli era balenata nella mente per davvero, soprattutto dopo ciò che era successo. Era una pazzia, ma ormai tanto valeva farlo sul serio.
Avrebbe tanto voluto parlare con Aslan, ma come? Poteva solo pregare, solo questo, sperando che il Leone accettasse la sua egoistica supplica di non allontanare Susan da lui.
Come avrebbe potuto essere un buon Re se il suo pensiero sarebbe stato sempre e comunque rivolto a lei? Ed ogni suo giorno, ogni ora, ogni minuto, l’avrebbe speso non per il regno, bensì per cercare lei.
Se mai se ne fosse andata di nuovo, questa volta non l’avrebbe aspettata, avrebbe continuato a navigare o a viaggiare in qualsiasi altra maniera possibile per raggiungere il mondo di Susan e portarla via, ricondurla a Narnia con lui.
E se Narnia non accettava il loro amore e il loro legame, allora avrebbe lasciato tutto, avrebbe vissuto con lei nel suo mondo, oppure da qualsiasi altra parte, anche nascondendosi per non essere trovati e non essere costretti a separarsi di nuovo.
Qualsiasi cosa. Lo aveva sempre saputo. L’avvertimento del mago non lo spaventava più ormai. Avrebbe fatto l’impossibile.
Non gliene importava niente del giudizio degli altri, che lo considerassero pure uno stupido e un egoista. E men che meno gli importava che c’era una donna sconosciuta che lo aspettava alla Fine del Mondo.
Che aspettasse pure.
Anche se fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, avrebbe impedito quel matrimonio.
Lui e Susan appartenevano l’uno all’altra, era ora che tutti lo capissero. Nessuno gliel’avrebbe portata via. Né Rabadash con i suoi diabolici piani, né Drinian con le sue menzogne, né il destino con i suoi assurdi disegni.
L’aveva già persa una volta e non aveva alcuna intenzione di perderla di nuovo.
 
 
Navigarono a gran velocità, senza incidenti, spinti da un vento che tendeva fino al limite la vela color porpora. Le Blue Singer erano ormai una presenza costante attorno alla nave, e qualcuno osò dire che era probabile che volessero proteggerla. E forse era proprio così.
Gli Uccelli di Fuoco, invece, erano volati via appena dopo la battaglia contro Calormen e nessuno li aveva più visti. Probabilmente erano tornati tra le Valli del Sole.
Peter notò in Miriel uno strano cambiamento. Divenne parecchio silenziosa e pensierosa, e se ne stava spesso a guardare proprio il sole.
“Ti farà male agli occhi” le disse Peter raggiungendola sul ponte e abbracciandola da dietro. “Sei pensierosa”
Miriel non rispose e si appoggiò all’indietro su di lui. Peter inspirò il profumo dei suoi capelli.
“Sei felice qui?” le chiese all’improvviso.
La Driade voltò appena la testa per poterlo guadare, rimanendo stretta a lui. “Ma certo.”
Si sorrisero, ma lei notò negli occhi azzurri di lui un velo di dubbio.
“Ti manca casa tua, vero?” le disse ancora Peter, sperando con tutto il cuore che dicesse di no, che voleva stare lì con lui.
Miriel abbassò lo sguardo solo per un attimo, girandosi tra le sue braccia per poter essere finalmente di fronte a lui e fissarlo con amore.
“A tutti manca casa propria. Ormai sono quasi tre mesi che navighiamo. E’ normale avere un po’ di nostalgia a volte. Ma qui ci sei tu, e io non vorrei essere da nessun’altra parte ora”
Peter posò le labbra su quelle di lei, dolcemente, e si stupì di sentirla rispondere con passione.
“Mi sento a casa con te” gli disse lei quando si separarono.
Il ragazzo la osservò, incantato dai suoi splendidi occhi, dai suoi lunghissimi capelli color delle fiamme, bellissima nel suo abito dalle sfumature delicate che nascondeva un corpo perfetto.
Arrossì lievemente nel pensare in quel modo di lei. Miriel era una creatura di Aslan, e lui non poteva…
La lasciò andare piano e le sorrise ancora, passandole una mano sul viso.
“Ringrazio Aslan per averti mandata qui”
“E io lo ringrazio per aver assecondato il mio capriccio”
“Se ti ha scelta, è perché ha visto in te le qualità giuste. In quanto al capriccio, non lo chiamerei così”
“E come, allora?”
Peter ci pensò un attimo. “La spericolata scelta di una fanciulla estremamente coraggiosa”.
Miriel rise e lui pensò che la sua risata era quanto di più bello avesse mai udito.
“Davvero spericolata, hai ragione. Ricordo il volto dei miei familiari quando dissi che sarei dovuta venire quaggiù. Credevano fossi pazza. Lasciare la protezione delle Valli per scendere a Narnia che, decisamente, non è più sicura come un tempo”
Lo sguardo di Peter se velò di leggera malinconia. “Quegli anni torneranno, vedrai. Caspian ridonerà alla terra di Narnia il suo antico splendore. Ho fiducia in lui”
“E’ bello che tu lo dica. Mi fa davvero piacere” sorrise la ragazza. “Ma…?”
Lo fissò e lui ricambiò lo sguardo con perplessità. Possibile che Miriel lo conoscesse così bene da aver capito che c’era dell’altro?
Chiuse gli occhi per un sitante. “Ma…” sospirò il Re Supremo, “non so se potrò esserci. Non so se potrò gioirne con te, quando quel giorno arriverà”
“Peter…” Miriel gli prese il volto tra le mani, delicatamente, accarezzandogli poi i capelli dorati. “Tu ci sarai”
“Non puoi esserne certa, come non lo sono io. Come tutti”
“Sì che posso. Io lo so. Ricordi quando ti dissi che tu non appartenevi ancora del tutto a Narnia?”
“Me lo ricordo, ma non ho mai capito cosa significa” ammise lui alzando le spalle.
“Significa che un giorno- lontano o vicino, non so dirlo, solo Aslan lo sa- tu tornerai. E io sarò qui ad aspettarti”
Il giovane la fissò sbalordito. Era davvero convinta, sicura di sé, e gli sorrideva. Non era triste, perché ci credeva. Ci credeva davvero.
“Il tempo per me non è un problema” continuò la Driade “E inoltre, se non sarà in questa Narnia, sarà nell’altra” 
Peter alzò gli occhi verso il cielo. “Già, la Vera Narnia…le Terre di Aslan, vero?”
“Sì. Un giorno, tutti saremo là”
Il ragazzo scosse il capo. “Non riesco a capire”
“Non devi capire adesso, non importa. C’è un tempo per ogni cosa. Aslan lo dice sempre. E adesso…” Miriel si avvicinò ancora a lui. “Adesso è il nostro tempo, Peter. Adesso siamo qui. Non pensiamo all’incertezza del futuro”
Peter si perse nei suoi occhi acquamarina e poi incontrò di nuovo le sue labbra. Intrecciò le dita di una mano a quelle di lei, e con l’altra la strinse posando il palmo sulla sua schiena. Pian piano risalì e la posò tra i suoi capelli, spettinandoglieli un poco, lo stesso fece Miriel.
Lei si sentì girare la testa. Non l’aveva mai baciata così, prima. Era ancora così surreale a volte essere davvero tra le sue braccia, poterlo amare liberamente senza più nascondersi…
“Miriel” mormorò Peter quando il baciò terminò, con grande rammarico di entrambi. “Ti ho mai detto che ti amo?”
Lei sorrise e scosse il capo. “No”
Lui si accigliò. “Sul serio?”
“Mi hai chiesto se ti amavo e hai detto che era tutto quello che ti serviva, ma non me lo hai mai detto davvero…Fino ad ora”
Peter le sorrise dolcemente e la baciò ancora a fior di labbra. “Ti amo”
“Anch’io”
 
 
La giornata rimase calda e assolata fino a dopo cena, quando la pioggia ricominciò a cadere e un freddo vento autunnale sferzò i volti dei marinai che facevano il turno di notte.
“Fa un freddo cane” si lamentò Eustace, rannicchiato in un angolo della sua cuccetta. “Non è normale, oggi c’era un clima tropicale”
“Questi mari in cui navighiamo sono strani” disse Emeth, il volto pallido.
“Non ti senti bene?” chiese il ragazzino al soldato.
“Noi di Calormen siamo gente abituata a viaggiare per terra, non per mare” spiegò Emeth. “Mi disturba un poco quand'è mosso”
“Vai da Lucy e chiedile di farti bere un po’ del cordiale. Fa miracoli anche con il mal di mare. Io ne so qualcosa. Da quando l’ho bevuto non ho più avuto alcun tipo di disturbo”
“Non mi sento di disturbarla per così poco. E poi a quest’ora dormirà”
“No, non credo, sai?” fece Eustace sventolando una mano. “Di solito se ne sta sempre sveglia fino a tardi a chiacchierare con le altre”
Emeth si alzò un po’ titubante. La sua buona educazione, l'imbarazzo e l’etichetta gli impedivano di fare irruzione negli alloggi delle signore a quell'ora tarda. Ad ogni modo, dopo aver lanciato uno sguardo un pò incerto attorno a sé, si decise e si incamminò verso la cabina del capitano.
Bussò un paio di volte e poco dopo Lucy aprì la porta con espressione sorpresa.
“Emeth! Che ci fai qui?”
Lui non rispose subito, era rimasto troppo incantato.
Era terribilmente carina con i capelli sciolti sulle spalle, mossi e fluenti, la camicia da notte bianca che lasciava intravedere le forme di quel corpo non ancora del tutto fiorito, ma proprio per questo così dolce ai suoi occhi.
“Vuoi entrare?”
Emeth spalancò gli occhi scuri. “Co-cosa?!”
Lucy lo guardò un poco perplessa. “Che cosa c’è?”
“N-niente, volevo solo…Niente, scusa”
Emeth fece dietro front e si incamminò velocemente per il corridoio.
Sentì Lucy dire qualcosa a Gael e poi chiudere la porta, i suoi passi leggeri dietro di lui.
“Aspetta, dove vai?”
Il ragazzo si voltò “Torno in camera. Dovresti tornarci anche tu, è tardissimo”
“Non sono ancora le undici” protestò lei con gentilezza. “E poi voglio sapere cosa volevi dirmi”
“Nulla. Volevo solo darti la buonanotte”
“Ah” fece la ragazza, arrossendo leggermente. “Sei gentile. Grazie. Sei venuto davvero fin qui solo per questo?”
Non seppe bene perché, ma Emeth si sentì molto stupido e non le disse la vera ragione. Annuì una volta, le mani strette a pugno, nervoso.
“Buonanotte anche a te” disse Lucy con un sorriso. “Ah, aspetta un attimo. Resta lì, torno subito”
Il ragazzo la guardò tornare indietro, sparire in cabina, poi uscire e correre di nuovo verso di lui, i capelli svolazzanti.
Quella sera era davvero splendida.
“Tieni” disse la ragazza allungando verso di lui una rosa di carta. “Dovrebbe essere una rosa del deserto. Io e Gael ne stavamo facendo un po’ prima. Le avevo promesso di insegnarle a fare ghirlande di fiori, ma non ho avuto ancora modo di procurarmene. Volevo raccoglierne sull’Isola delle Acque Morte, solo che poi… bè, è successo quel che è successo. Così abbiamo tentato con la carta. Che ne pensi? Può andare? Somiglia alla rosa del deserto?”
Lui sorrise e la prese in mano. “Vuoi il parere di un esperto?”
Lucy rise. “Già, proprio così”
“Sì, le somiglia, direi”
“Quando riuscirò a fare una vera ghirlanda, te ne voglio regalare una” disse Lucy in fretta, cogliendolo di sorpresa.
Emeth sembrò perplesso. “E cosa dovrei farmene?”
Non voleva essere sgarbato, non lo disse in tono sgarbato, ma la ragazza rimase comunque delusa da quelle parole.
“Oh…bè…nulla, è solo un regalo”
“Piuttosto femminile, direi” rise il giovane. “I ragazzi non si mettono ghirlande di fiori”
Lucy si accigliò un poco. “Non ridere. Caspian non ha riso di me quando gliene ho regalata una”
Ora anche Emeth sembrava essersi un po’ incupito. “Non sto ridendo di te”
Improvvisamente si sentì strano. Il pensiero che Lucy avesse fatto un regalo simile a Caspian gli fece provare un sentimento nuovo che non aveva mai sentito prima: la gelosia.
Ma non poteva essere geloso del Re. E poi Caspian era molto più grande di Lucy, ed era innamorato di Susan. Cosa diavolo andava a immaginare? E perché pensava certe cose, poi?
Lui geloso di Caspian? Geloso di Lucy?
“Bè, se non ti piace…” fece lei poco dopo, allungando una mano per riprendere il fiore.
“Non ho detto che non mi piace. Ho detto…è molto bella, davvero”
La Valorosa abbassò la mano e lo guardò un istante negli occhi.
“Non volevo essere scortese, Lucy, perdonami”
“Non sono arrabbiata. Ci sono solo rimasta un po’ male”.
“Scusami”
Lei scosse i lunghi capelli. “No, non fa niente. L’importante è che non parli più di andartene”
Emeth rammentò all’istante le frasi che si erano scambiati poco prima che lui lasciasse il Veliero dell’Alba assieme a Edmund.
“No, tranquilla. Non vado da nessuna parte”
“Me lo prometti, stavolta?”
“Anche tu lo devi promettere”
La ragazza assunse un'espressione un po’ disorientata.
“Lo so che te ne dovrai andare. So che questa non è la tua vera casa. E come a me mancano i miei genitori, così a te devono mancare i tuoi”
Lucy lo fissò ancora un istante, poi abbassò gli occhi e annuì tristemente. “Però è strano...” disse “A volte mi sembra quasi che non siano affatto così lontani. Certe volte penso a quando torneremo indietro, a Cair Paravel, e posso immaginarmeli là ad aspettarci. E allora il mio mondo diverrebbe Narnia e Narnia il mio mondo. Non sarebbe meraviglioso se potesse essere così?” esclamò la Valorosa, con occhi infelici e speranzosi.
“Ma tu credi…” esordì Emeth con una strana emozione. “Tu credi che sia possibile? Che i tuoi genitori possano riuscire a raggiungere Narnia?”
Lucy si portò le mani al viso, trattenendo il respiro. “Se così fosse…oh, se davvero...”
“Se così fosse” ripeté Emeth prendendole le mani. “Non te ne andresti mai più, vero?”
Lei scosse il capo. “No, mai”
“E resteresti sempre qui”
“Sì”
“Con me”
Lucy sentì il cuore cominciare a batterle fortissimo. “Sì…” rispose in un sussurro.
Si guardarono a lungo, le mani di lei strette in quelle di lui.
Se solo Emeth si fosse deciso a fare quel passo così terribilmente emozionante…se avesse trovato il coraggio e…
“Devo dirti una cosa, Lucy”
“Sì?” ripeté lei per la terza volta, colta all’improvviso da una strana paura.
Emeth si avvicinò di più a lei. “Ecco…è da un po’ che io…”
“Cosa diavolo ci fate in corridoio voi due, e per di più in camicia da notte?”
Lucy spalancò così tanto gli occhi che chi li aveva interrotti si stupì di non vederglieli schizzare fuori dalle orbite.
“Peter!” esclamarono poi lei e Emeth, in coro.
 
 
La scenata che ne seguì fu delle più epiche che Peter (a memoria degli altri Pevensie) avesse mai messo in piedi.
Ebbe almeno l’accortezza di non rimproverarla davanti a tutto l’equipaggio, così si ritirarono nella stanza di Lucy e Gael, la quale guardava il Magnifico a bocca aperta, ringraziando il cielo di non averle mai dato un fratello maggiore.
Lucy di solito piangeva quando Peter la rimproverava e si arrabiava con lei per davvero, ma non quella volta. Invece di rimanere a testa china come quand’era più piccola, ribatté e gridò, con il risultato che anche lei, come Susan- benché in modo completamente diverso- si ritrovò ad affrontare un litigio.
“Ma perché se l’è presa tanto?” chiese la Valorosa, arrabbiata e confusa, dopo esser corsa dalla sorella maggiore per dirle tutto quanto.
“E’ perché ci vuole bene” rispose Susan “Anche se a volte è davvero insopportabile, lo so”
Erano sedute sul bordo del grande letto reale, l’una con un braccio attorno al fianco dell'altra.
“Miriel dov’è?” chiese Lucy a un tratto.
“Con Peter. Credo stia cercando di fargli sbollire la rabbia”
Susan e Miriel avevano ripreso stanza lì dopo che Caspian si era completamente ripreso. Tutto era tornato più o meno alla normalità, insomma.
“Io non capisco” Lucy scosse il capo, appoggiandosi contro la spalla di Susan. “Io e Emeth stavamo solo parlando”
“Il punto credo sia un altro” disse la Dolce.
“E quale?” chiese la Valorosa sempre più confusa.
“Il problema è che stai diventando grande, Lu. E Peter, da fratello maggiore iperprotettivo qual è, comincia a vedere un potenziale pericolo in un ragazzo come Emeth”
Lucy rifletté. “Scusa, ma non riesco proprio a trovare il nesso tra la mia crescita e Emeth. Le due cose non sono collegate. Cosa centra lui?”
Susan sorrise, grata a Lucy dentro di sé per averle regalato un momento di spensieratezza in quei giorni bui.
“Lucy, cosa provi per Emeth?”
La ragazzina balzò a sedere dritta come un fusto, sottraendosi all’abbraccio consolatorio. Ora non era più triste, era sull’attenti.
“Cosa? Come?”
“Non guardarmi con quegli occhioni, è una domanda semplice: sei innamorata?”
Susan sorrideva, in attesa, come se stesse aspettando una risposta ovvia, implicita, che però Lucy non aveva afferrato.
“Innamorata?” balbettò la ragazzina a bassa voce.
Amore. Quella parola era nuova per lei. Fino a un anno prima non ci pensava nemmeno, ma da un po’ di tempo aveva cominciato a guardare a quel sentimento con occhi diversi. A pensarci bene, era stato proprio da quando aveva conosciuto Emeth.
Per la prima volta in vita sua, si chiese cosa avrebbe fatto se un giorno si fosse innamorata sul serio e se avesse trovato l’amore proprio lì, a Narnia, come Susan. Aveva sempre desiderato di poter incontrare il suo principe azzurro, presto.
Possibile che quel principe fosse proprio Emeth?
“Sue, io…” Lucy abbassò il capo, arrossendo violentemente. “Gli voglio bene, credo”
“Mmm…gli vuoi bene come?”
“Non so…perché me lo stai chiedendo?”
“Perché in questo modo capirai perché Peter era così arrabbiato. Se noi due fossimo al posto di Ed e Peter probabilmente faremmo lo stesso. Ci preoccuperemmo, ci arrbieremmo”
Lucy si accigliò. “Cioè…intendi dire che tu entreresti nella stanza di Edmund urlando come una matta se lo trovassi a dormire con una ragazza, e che io sgriderei Peter se lo vedessi in corridoio con un'altra?”
Susan rise e fece cenno di no con la testa. “No, Lu. Non proprio. Vedi,  quando una ragazza cresce, è normale che chi le sta intorno si preoccupi per lei. Per i maschi è tutto molto più semplice, ma per una donna…ecco, siamo più fragili, più deboli. Non fraintendere, non intendo dire che siamo delle incapaci, quello che sto cercando di farti capire è che una donna deve guardarsi da certe intenzioni non troppo nobili che un uomo può avere nei suoi confronti. Peter si preoccupa di questo, capisci? Che Emeth possa avere delle intenzioni che…non siano rispettabili”
“Oh, ma Susan!” esclamò la Valorosa, con vero stupore e uno strano senso di agitazione quando capì ciò che la sorella intendeva. “Emeth non farebbe mai cose simili! Come vi viene in mente?!”
“Lo so, Lucy. Ma è legittimo da parte di Peter immaginare per un momento che tu fossi...diciamo così, in pericolo, da sola con lui”
Lucy si rilassò e rifletté ancora. “Allora è per quello. Peter ha paura che faccia qualcosa di male”
“No, non di male. Il fatto è che sei così giovane, e tutti un po’ ci preoccupiamo, soprattutto da quando è comparso Emeth. Perché lui ti piace, vero?”
Lucy guardò il sorriso comparire sul volto della sorella.
Susan le fece un cenno incoraggiante e Lucy annuì piano, portandosi le mani al viso.
“Sì…tanto”
La Dolce sospirò. “Lo sapevo”
“Non lo dirai a nessuno, vero?” esclamò la ragazzina aggrappandosi alla sorella.
 “No, certo che no”
“Neanche a Gael. E’ un po’ pettegola, sai”
“E a Emeth? Non vuoi dirglielo?” chiese Susan, lanciandole un’occhiata di sotto in su.
“Oh no! Assolutamente no!” gridò la Valorosa agitata. “Prometti, Sue. Prometti che non lo dici a nessuno, ti prego!”
Lucy porse il mignolo a Susan, la quale unì subito il suo a quello della sorellina.
“E va bene”
“Né a Peter, né a Ed, né a Caspian, a nessuno! Tanto meno a Emeth”
“Sì, ok, prometto” la rassicurò la Dolce con enfasi, cercando di calmarla. Era dolcissima la sua piccola Lu, che aveva appena scoperto di essere innamorata.
La Valorosa la fissò con espressione seria e decisa. “Che ti vengano grossi brufoli sul naso!”
Susan rise forte e annuì, poi le loro dita si separarono. “Sarà il nostro segreto, va bene?”
L'altra annuì soddisfatta. “Ora però mi vuoi dire il tuo di segreto?”
Il sorriso di Susan si spense piano piano.
Lucy si porse verso di lei. “Perché hai litigato con Caspian? Che cosa è successo veramente? Non vi parlate più, e se lo fate è solo per urlarvi contro”
La Regina Dolce non rispose e fissò lo sguardo in un punto imprecisato.
“Susan, parlane. Non ti fa bene tenere tutto dentro. Ti prego, non…”
Susan iniziò a piangere all’improvviso e Lucy ne fu molto scossa.
Aveva sempre visto la sorella maggiore come una donna forte e coraggiosa, e adesso…
“Sorellina, non piangere! Tutto si aggiusterà, vedrai!” esclamò la ragazzina.
“No, Lu, non più ormai” singhiozzò la Dolce, mentre la Valorosa l’abbracciava forte.
E finalmente si sfogò. Aprì il suo cuore e lasciò uscire il veleno che l’aveva contaminato. Si rese conto che i suoi pensieri e le sue emozioni che tanto si era sforzata di trattenere, erano forse ancor più dolorosi se messi in parole, ma allo stesso tempo la liberavano da un pesante fardello.
Di solito, era da Peter che correva quando aveva un problema, ma aveva compreso che in quell’occasione non poteva parlare con lui. Peter di certo avrebbe scatenato un inferno e lei questo non lo voleva.
Era lei a doversi arrabbiare con Caspian, non gli altri. Era una cosa che dovevano risolvere loro due e basta.
Perciò, a Peter e Ed non poteva dire niente, ma a Lucy sì. Lucy l’avrebbe capita e avrebbe condiviso con lei il suo dolore. Lucy non si sarebbe adirata con Caspian, non avrebbe preso le difese di nessuno, avrebbe ascoltato le ragioni di Susan, la sua versione, ma non per questo avrebbe detto che aveva assoluta ragione.
Perché Susan sapeva di non essere nel giusto. Anche lei aveva la sua parte di colpa.
“Aiutami Lu” esclamò tra i singhiozzi. “Io lo amo. Lo amo da impazzire! Ma non so come fare! Ogni strada è chiusa, non ci sono soluzioni e io non so più cosa devo fare!”
Lucy era rimasta in silenzio per tutto il tempo, lasciando che la sorella liberasse la sua anima da un po’ del dolore che la straziava.
 “Vorrei dirti qualcosa per fati star meglio, ma so che tutto risulterebbe assolutamente inutile e superfluo. Devi essere tu a trovare la forza in te stessa. Hai affrontato tante battaglie, tante prove difficili e ne sei uscita vincitrice. Fallo ancora, Susan! Io so che hai quella forza.”
“Non posso senza di lui” Susan alzò il volto e la guardò. “Lucy, se io ce l’ho fatta è stato perché lui era con me”.
“Allora parlagli ancora, chiaritevi, litigate, ma fatelo, non ignoratevi. Devi provarci, almeno”
Susan si asciugò un poco le lacrime. Ancora una volta si sentiva così stanca che quasi non riuscì a muovere un muscolo.  
Provare…
Sì, voleva provare. Non voleva tirarsi indietro, anche se significava ancora litigare, proprio come aveva detto Lucy. Non voleva lasciare che tutto finisse in quel modo.
Se solo fosse riuscita ad abbandonare quel suo stupido orgoglio…
Non la portava a niente, se non ad allontanarsi da lui rischiando di perderlo definitivamente.
Se avesse potuto dimenticare tutto, tornare indietro…ma non poteva.
In quei giorni aveva cercato di prendere tempo per pensare a tutto ciò che era successo, cercando un spiraglio, una speranza a cui aggrapparsi, ma nella disperazione di cui era preda non riusciva a ragionare lucidamente.
Lucy le parlò ancora, rimase con lei e si addormentarono abbracciate come due bambine.
Susan fece un sogno meraviglioso. Sognò di tronare a Narnia a bordo del Veliero dell’Alba, di vedere la bianche coste di Cair Paravel, l’alta scogliera su cui il castello posava le sue fondamenta millenarie. E Caspian era accanto a lei, il vento scompigliava i suoi capelli e lei allungava una mano per accarezzarli e lui le sorrideva, nei suoi occhi e sul suo viso tutta la felicità del mondo.
Tornavano a casa, tornavano insieme…e non erano soli. C’era qualcun altro con loro, ma non seppe dire chi…
 
 
La fragranza dell’Oceano permeava l’aria intorno a lui, la sua vasta e infinita distesa si apriva davanti ai suoi occhi. Alta nel cielo, brillava un’unica stella più grande e luminosa di qualsiasi altra avesse mai visto, creando sull’acqua increspature argentate e azzurrine.
Edmund la guardava ammirato, emozionato, come la mattina in cui l’aveva vista per la prima volta.
C’era però qualcosa di strano in lei. Non una nube era presente ad oscurarla, eppure la sua luminosità si offuscava lentamente come se si stesse spegnendo. Poi tornava a brillare d’improvviso, poi ancora sbiadiva.
Edmund aggrottò la fronte. Che stranezza…pensò quasi che la stella fosse…debole. Che non riuscisse più a splendere come doveva, perché qualcosa o qualcuno glielo impediva.
Si avvicinò al parapetto della nave, accorgendosi in quel momento di essere solo. Il Veliero dell’Alba era completamente deserto, ma continuava a navigare verso l’ignoto, da solo, con solo lui a bordo.
Edmund si chiese per un momento dove fossero gli altri, poi tornò inevitabilmente a posare gli occhi sulla stella, ma quella era sparita.
La nave venne avvolta dall’oscurità, ma Edmund non ebbe paura. Non era un’oscurità opprimente, bensì avvolgente, come quella delle calde notti d’estate a Narnia, quando, nei periodi di pace dell’età d’Oro, dormiva all’aperto con i fratelli.
Si guardò attorno per cercare ancora di scorgere la stella, ma il cielo era vuoto.
Non era possibile che un astro sparisse in quel modo dal firmamento, a meno che, davvero, qualcuno non l’avesse cancellata.
“La Strega Bianca” mormorò piano.
“No, non ancora. Non ci è ancora riuscita” disse una voce alle sue spalle.
Il silenzio era così immenso e immobile che al nuovo suono Edmund trasalì.
“Dove sei?” chiese, come se sapesse già con chi stava parlando.
“Davanti a te, come sempre”
Edmund guardò ancora verso il cielo, a est, perché era là che stavano andando e il loro sguardo era sempre rivolto all’oriente. Ed eccola, era riapparsa.
Poi, una luce abbagliante lo costrinse a schermarsi gli occhi con la mano e quando riuscì di nuovo a vedere, davanti a lui scorse una ragazza esile e aggraziata, con i capelli biondi e un abito candido.
Purtroppo non riuscì a osservarne nitidamente il volto, perché esattamente come la stella nel cielo, anche la figura della nuova venuta era continuamente sbiadita da una strana foschia. In più, l’alone di luce azzurrina che aveva attorno ne confondeva i lineamenti.
“Sei la Stella Azzurra” disse Edmund con un sorriso. Non era una domanda.
Lei annuì, sorridendo a sua volta.
“Ti ho vista quella mattina. Sei stata tu a rallentare il sorgere del sole, vero? E sempre tu hai mandato gli Uccelli di Fuoco”
Lei fece un dolce sorriso. “Ho fatto quello che ho potuto. Con l’aiuto di Aslan, ovviamente”
“Ti ringrazio”
“E’ stato un piacere, Vostra Maestà.”
Il ragazzo si mosse automaticamente verso di lei. “Sto sognando o sta succedendo davvero?”
“Entrambe le cose”
Edmund continuò a fissarla, vedendo il suo bel sorriso spegnersi e il suo viso farsi triste.
“Dimmi dove sei, così possiamo venire a salvarti” disse subito dopo. “Dove si trova di preciso l’isola della Strega?”
“L’isola delle Tenebre” spiegò la ragazza, facendosi più seria “si muove in continuazione e non riuscirete ad arrivarci a meno che la Strega Bianca non decida di fermarsi”
“E quando lo farà?”
La Stella lo guardò preoccupata. “Quando voi sarete abbastanza vicini alla Fine del Mondo. Vi sta aspettando”
Edmund fissò con risolutezza gli occhi castani in quelli blu di lei. “Lo so.”
“Ma prima di me, dovete soccorrere mio padre” continuò la ragazza, implorante. “Vi prego, ha bisogno di aiuto! Ha perso i suoi poteri e ho paura per lui”
“Sei venuta qui per questo?” chiese il Re Giusto, stupito. Lei era prigioniera eppure non chiedeva aiuto per se stessa, ma per qualcun altro. “E’ stato molto coraggioso da parte tua. Non dev’essere stato facile”
Lei cosse il capo. “No, è vero. Ma dovevo farlo. Vi imploro, Maestà, accettate la mia richiesta!”
“Dimmi dove si trova tuo padre” disse subito Edmund, spinto ad accettare la richiesta per via dall’assoluta sincerità che aveva avvertito nel tono di lei.
Gli occhi della ragazza brillarono di gratitudine. “Su una piccola isola appena prima della Tavola di Aslan. L’Isola di Ramandu. Salvate prima lui di me, vi scongiuro. Non gli rimane molto da vivere. Ma se lo porterete da Aslan, forse lui potrà…”
La voce della fanciulla si spezzò e Edmund provò l’impulso di proteggerla e confortarla.
“Lo faremo. Te lo prometto”
“Grazie, grazie!” esclamò la Stella.
L’oscurità cominciò a diradarsi e una luce verdastra invase il ponte della nave. I due ragazzi tremarono. L’avevano riconosciuta.
“Lei è vicina. Devo andare” disse la Stella.
“Aspetta un momento, ti prego!” la chiamò Edmund. Non voleva che sparisse, non così presto. “Vorrei chiederti ancora tante cose. Delle Spade ad esempio, e…”
“Non posso, mi dispiace” lo interruppe lei in fretta. “Farò il possibile per proteggervi e aiutarvi, ve lo prometto, anche se non so fino a quando mi sarà possibile. Voi nel frattempo dovete state attenti e guardarvi dalla Strega: sta per tornare e metterà di nuovo alla prova uno di voi”
Edmund si mosse nervosamente. “Chi?”
“Non lo so. Ma sarà sull’isola vulcanica. Sarà la prossima che incontrerete. E c’è un’altra cosa che devo dirvi: la stella che vedrete in cielo, potrei non essere io”
Edmund la guardò perplesso. “Che vuoi dire?”
Purtroppo, la nebbia divenne più intensa e la Stella scomparve definitivamente.
Tornò il buio e ora lo spaventava. Era gelido come l’inverno e Edmund desiderò andarsene di lì al più presto.
Poi una nuova luce diradò la nebbia e il sogno.
Aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il soffitto degli alloggi dell’equipaggio, i raggi del sole che filtravano attraversò gli oblò. Le onde spumeggianti vicinissime a loro, poiché la camerata si trovava quasi a livello del mare, spruzzavano allegramente il vetro. La grossa sagoma di una balena azzurra passò proprio in quel momento, oscurando la visuale e gettando il locale di nuovo tra le ombre.
Si guardò attorno, un po’ sperduto. Gli altri erano ancora tutti addormentati.
Sospirò e richiuse gli occhi, rammentando le parole della ragazza: era stato un sogno ma era stato vero.
Quindi, anche la guida del cielo poteva assumere forma umana, proprio come Miriel...
Era venuta per chiedere aiuto. Ma perché proprio a lui? 
Non volle avere la presunzione di credere che l’avesse fatto solo perché era stato il primo a vederla. Poteva essere stato un puro caso che proprio lui l’avesse sognata, però...
E se come Peter, anche lui avesse instaurato un rapporto speciale con una delle guide?
Edmund cercò di ricordare il viso della ragazza, imprimerlo meglio nella sua mente. Non era facile però, poiché la sua figura era rimasta sempre celata dalla strana foschia che, ora lo sapeva, era la costante presenza della Strega Bianca intorno a loro.
Si mise una mano sugli occhi, come se in quel modo potesse catturare l’immagine di lei.
Rimase in quella posizione ancora un poco, finché non avvertì qualcuno che si muoveva poco lontano da lui. Scostò la mano e vide Peter alzarsi a sedere sul letto.
“Buongiorno” gli disse il fratello, posando i piedi a terra e cominciando a vestirsi.
“Ciao” grugnì Edmund stropicciandosi il viso.
“Tutto bene?”
“Eh? Sì…”
Ed schizzò fuori dalle coperte e si vestì in fretta. Fu pronto ancor prima di Peter.
“Ehi, Ed! Che ti prende?” esclamò il Re Supremo, ma il fratello era già corso fuori.
Edmund attraversò di corsa i corridoi, travolgendo un paio di marinai e un fauno. Chiedendo scusa li superò e uscì dal boccaporto facendo i gradini due alla volta. Si precipitò verso il parapetto e guardò il celo, dove il sole già alto veniva di tanto in tanto coperto dalle nubi.
“Non c’è” disse tra sé e sé “Eppure dovrebbe essere…”
Edmund notò qualcosa all’orizzonte. Una bassa striscia chiara sulla superficie del mare.
Dopo un secondo, la vedetta gridò la parola terra.
“Edmund!” lo chiamò Peter, raggiungendolo ansante, mentre gli uomini iniziavano a muoversi frenetici per il veliero.
“Scommettiamo che quella è un’isola vulcanica?” fece il Giusto, guardando lontano verso di essa.
Peter lo fissò interrogativo. “E tu come faresti a saperlo?”
Edmund si voltò verso di lui e cominciò a raccontargli il suo sogno.

 
 
 
 
Ragazzi, eccomi qui come da promessa. Tardissimo, lo so, ma non è stata una settimana facile, causa problemi lavorativi...o per meglio dire, causa lavoro mancante, perché mi hanno lasciato a casa da un giorno all’altro. Mi sono stressata parecchio e sono così giù di morale che quasi non trovavo l’ispirazione per finire questo capitolo.
Ad ogni modo, io non mi fermo, perché scrivere Queen è qualcosa a cui non posso rinunciare.
Spero che il capitolo vi sa piaciuto. Ho voluto regalare a tutte le coppie un momento di tenerezza, anche se in realtà,  Caspian e Susan hanno litigato di nuovo. Spero non sia troppo mieloso…
L’altra volta abbiamo rischiato il Diluvio Universale Due La Vendetta,  e spero che stavolta non abbiate pianto così tanto. Dai, c’è stato anche qualche momento divertente.
Come sempre prevedevo di far succedere qualcosa che poi non ho fatto, ma voi ormai mi conoscete. E io conosco i miei personaggi, che come ho già detto altre volte, fremono per muoversi da soli XD Niente Strega, ad esempio, ma Shanna si è vista lo stesso e finalmente ecco a voi la mezza Shandmund! Mezza perché non si sono proprio incontrati, è stato solo un songo…però si sono visti!!!! Le fans di Ed saranno contente, vero? ;)

 
 Ringraziamenti:
 
Per le preferite:ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, elena22, english_dancer, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, Martinny, piumetta, SrenaVdW, susan the queen e TheWomanInRed.
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, Colette_Writer, dalmata91, LilyEverdeen25, Lucinda Grey, Miss Hutcherson, postnubilaphoebus e susan the queen
 
Per le seguite:
Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, Betely, catherineheatcliff, Chanel483, cleme_b, ElenaDamon18, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, irongirl, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, LenShiro, Mari_BubblyGirls, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, Revan93, Riveer, SerenaVdW, Smurff_LT, susan the queen, SweetSmile, Yukiiiiii e _Drak_Side
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:
Angie_V, Babylady , english_dancer, EstherS,  FioreDiMeruna, Fly_My world , FrancyNike93, GossipGirl88, JLullaby, Martinny, piumetta, SerenaVdW e susan the queen
 
Angolino delle anticipazioni:
Dunque dunque, guai su guai all’Isola del Drago! Eustace sappiamo già cosa combinerà, pensavo di farlo agire già in questo capitolo, ma non c’era l’atmosfera giusta.
Vedremo se Caspian e Susan riusciranno a chiarirsi. Prevedo di mettere una scena che vi farà battere il cuore!!! <3 Triste e dolce insieme.
E Lucy? Ora che ha ammesso di essere innamorata di Emeth come reagirà davanti a lui?
Un avviso: in questo capitolo ho seminato indizi e piccolissimi spoiler che verranno sviluppati nel seguito di Queen. Chissà se qualcuno di voi capisce quali sono…

 
Anche per questa settimana vi lascio, carissimi, ringraziandovi come sempre per tutto l’affetto e l’entusiasmo che attraverso le vostre recensioni mi entra nel cuore e mi fa sentire bene.
Un bacio grandissimo a tutti, alla prossima!!!
Susan<3
   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: SusanTheGentle