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Autore: ArwenUndomiel    09/06/2013    4 recensioni
"Harry aveva visto il suo incubo più grande, la causa di ogni suo problema crollare al suolo, poi anche lui era stato raggiunto dal fascio di luce di verde.
Aveva chiuso gli occhi e con un sorriso aveva sentito l’incantesimo
avvolgerlo."
E se morire si rivelasse la cosa migliore che potesse capitare?!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 1

 
Dal prologo :
“Teddy, manda un patronus ad Alex … Qui siamo nella merda: mi ha scambiato per mio padre.”

 
Alexander Sirius Potter era sempre stato un amante della tranquillità e proprio nell’ozio aveva deciso di trascorrere quella giornata.
Memorabile, l’unico aggettivo per definirla.
Niente Pozioni, per la prima volta da quando era arrivato ad Hogwarts, niente compiti e un super banchetto ad attenderlo per l’ora di cena.
Da quando aveva due anni, però il 31 di Ottobre rappresentava il giorno più nefasto dell’anno; nessun venerdì 13 poteva neanche lontanamente competervi.
Sbuffando si era alzato dalla poltrona che occupava abitualmente in Sala Comune ed aveva raggiunto la grande finestra che dava sul parco.
Non era semplice essere il fratello maggiore del bambino sopravvissuto.
 Harry attirava le peggiori catastrofi, a volte sembrava che l’intero universo cospirasse contro di lui; intendiamoci, non che non se le andasse a cercare, ma sempre più spesso,soprattutto da un po’ di tempo a quella parte, definirlo un ragazzino sfortunato suonava decisamente riduttivo.
“Non succederà nulla, Alex … Smettila di fare il nevrastenico e vieni a fare la tua mossa, lo sai che aspettare mi infastidisce.”
“E sarei io quello con problemi di nervi, eh Black? Comunque ti tengo sotto scacco da almeno quindici minuti … Rassegnati, sei un caso disperato.” aveva detto con un ghigno guardando con attenzione il ragazzo dai capelli scuri che gli voltava le spalle.
“Odio chi ha inventato questo gioco da emicrania, odio questi pezzi rincretiniti che mi trattano come Terminator ed odio te, Potter!” aveva risposto il giovane, ringhiando leggermente.
“Sai non è colpa mia, se tutta l’intelligenza che avremmo dovuto sviluppare durante l’infanzia è rimasta a me!”
“ Tranquillo, preferisco essermi tenuto la bellezza!“ e con un ghignetto malevolo gli aveva puntato gli occhi verde acqua addosso.
“Ti piacerebbe, James … Continua pure a sognare!”
“Diciamo che potreste continuare ad illudervi entrambi, si sa che detengo io il primato di bellezza ed intelligenza !” aveva aggiunto una ragazza dai lunghi capelli vermigli che aveva appena varcato il buco del ritratto.
“Hey Ashley, dove sei stata?” aveva chiesto Alex, assottigliando lo sguardo.
“In giro … ” aveva risposto la giovane, mentre con la mano libera dai libri si dedicava con un gusto fuori dall’immaginabile a scompigliare i capelli dell’altro ragazzo presente nella stanza.
“Con chi? ”
“Al, piantala con questa storia della gelosia … Tra te ed Harry, non vivo più praticamente!” aveva risposto stizzita, mentre si allontanava dalla sua vittima.
“Fa bene a chiedertelo, da quando hai aiutato quel babbuino di Rosebund con Aritmanzia, troppi Serpidioti ti ronzano intorno!” era intervenuto James, mentre tentava di ripararsi con la scacchiera e tanto di pezzi annessi, che per evitare di cadere si erano aggrappati con le manine ai bordi e ad ogni suo movimento dondolavano pericolosamente.
“E così, anziché avere due fratelli, me ne ritrovo tre … Per fortuna che almeno gli altri hanno la buona abitudine di non impicciarsi dei fatti altrui … ” aveva ribadito la ragazza facendo loro una smorfia.
“Piuttosto … Che fine hanno fatto quei tre pericoli pubblici ?” aveva aggiunto guardandosi intorno.
“Non ne ho idea, non vedo Dylan da stamattina … Il che è più che positivo per la mia povera psiche!” aveva detto James, il quale stufo dei gestacci che gli rivolgevano gli scacchi da quando erano stati usati a mo di casco, era andato a sedersi sul davanzale.
“Questo giorno deve essere segnato sul calendario, assolutamente … James Regulus Black: amante del casino, ospite d’onore di tutti i festini a base di alcool , e Merlino solo sa cos’altro, che si tengono in questa scuola, nonché detentore del record di  infarti causati al povero Gazza, si preoccupa della sua tranquillità mentale!!” aveva detto Ashley ridacchiando.
“Lascia perdere fratello, è già bella che andata!” era intervenuto Alex, dandogli delle pacche consolatorie sulla schiena.
“Si vede che siete gemelli, dite le stesse cazzate!” aveva risposto James, mentre si scrollava la mano dell’amico di dosso.
“Ma se uno volesse dormire, come dovrebbe fare con voi tre?” aveva domandato una voce fuori campo.
“John, hai passato metà del nostro più unico che raro pomeriggio libero, a riposarti gli occhi … Testuali parole … Esci dal letargo, cazzo!!” aveva risposto James,esasperato.
Un ragazzo alto e dinoccolato, con i capelli biondo cenere e gli occhi scuri aveva fatto il suo ingresso nella Sala.
“Fate più casino voi tre di tutti i Grifondoro del primo anno messi insieme … ”
“Siamo pieni di vita, che vuoi farci!” aveva detto Alex lanciandogli contro un cuscino.
“Diciamo che a quanto pare, se siete pieni di qualcosa, è della voglia di scartavetrare i maroni alla gente!”
“Lupin, linguaggio!!” era intervenuta Ashley da dietro un grosso libro di Rune Antiche con un finto tono scandalizzato.
John stava per rispondere , quando un barlume argenteo gli aveva bloccato le parole in gola.
Un lupo.
Ted.
“È il patronus di mio fratello, deve essere successa qualcosa … ” aveva detto allarmato, mentre si avvicinava alla creatura per ascoltare il messaggio.
“Sono al campo da Quidditch, dice di fare in fretta, ma non spiega il motivo … ”
“Una bottiglia di Fire Whiskey che vogliono farci vedere qualche assurdo schema di gioco che si sono inventati durante il pomeriggio … “ aveva detto James, tentando di sdrammatizzare.
Alexander ed Ashley si erano rivolti uno sguardo preoccupato, come tutti gli anni, stava per accadere qualcosa di spiacevole.
“Vedremo, in ogni caso non perdiamo altro tempo …” aveva detto la ragazza dirigendosi verso l’uscita.
“Giuro che se ci hanno chiamati per una stronzata, Harry avrà un’altra cicatrice di cui preoccuparsi!” aveva aggiunto Alex, mentre si apprestava a seguire la sorella con gli altri due ragazzi al seguito.
 
 
“Dylan? ” Ted si era avvicinato all’amico e gli aveva posato una mano sulla spalla.
Da quando gli aveva detto di cercare aiuto, era entrato in una sorta di stato catatonico e non aveva pronunciato nessun’altra parola.
Continuava a tenere il viso di Harry tra le mani e lo fissava intensamente come se stesse tentando di farlo rinvenire con la forza del pensiero.
Nemmeno l’incantesimo Innerva era servito a qualcosa, non che ne fossero grandi esperti, in fin dei conti erano solo all’inizio del quinto anno di scuola.
Il ragazzo accovacciato aveva finalmente distolto lo sguardo dal loro migliore amico e lo aveva spostato su di lui.
Aveva paura che fosse successo qualcosa di irreparabile, per Ted non era mai stato un problema leggere nei suoi occhi.
Erano cresciuti insieme loro tre poteva, senza grandi difficoltà, terminare le frasi di Harry e prevenire le cazzate di Dylan ancora prima che pensasse di farle.
“Stai tranquillo … Ha la pelle dura, aspettiamo l’arrivo degli altri e lo portiamo in infermeria … ”
“È caduto da più di venti metri … Ho provato a rallentarlo con un Incantesimo Ammortizzante, sembrava essere andato a buon fine,ma non mi spiego perché sia svenuto.”
Ted aveva scosso la testa, ancora incredulo per quello che era successo.
Avevano programmato quel pomeriggio da una settimana, vale a dire da quando avevano scoperto che l’unica lezione che avrebbero dovuto seguire, Storia della Magia, non si sarebbe tenuta perché il professor Ruf era stato invitato a partecipare ad un convegno sulla 73esima guerra tra maghi e goblin o qualcosa del genere.
Era tutto perfetto: la giornata era mite e soleggiata per il periodo, generalmente in Scozia le previsioni meteo non annunciavano altro che pioggia da Ottobre ad almeno la metà di Aprile; non c’erano viscide serpi all’orizzonte, il che avrebbe potuto rendere piacevoli anche 24 ore no stop di Pozioni; ed avevano la possibilità di provare dei nuovi schemi per la stagione di Quidditch che ormai era alle porte.
Stavano volando da un paio d’ore quando avevano visto il loro amico irrigidirsi sul manico di scopa e cadere, come se fosse stato una bambola di pezza, da un’altezza improponibile.
Erano scesi a terra per soccorrerlo, sperando che stesse bene, quando Harry  aveva scambiato Dylan per suo padre; cosa che sarebbe stata perfettamente plausibile per un estraneo, data la straordinaria somiglianza, ma non per lui.
In quel momento erano nel panico più assoluto, incapaci di pensare lucidamente per fare qualunque cosa.
“Mi … Mi sembrava spaesato, come se non riuscisse a capire dove si trovasse …”
“Pensi che questo malore abbia a che fare con i suoi strani sogni?” aveva domandato Ted, riscossosi dai suoi pensieri.
“Ne sono quasi certo … ” aveva detto Dylan, scuro in volto.
Si sentiva in colpa per quello che era successo, avrebbe dovuto pressarlo di più affinché parlasse di quegli incubi assurdi ai suoi genitori, Lily e James avrebbero saputo sicuramente dar loro un’interpretazione.
Come sempre erano stati delle emerite teste di cazzo.
Preso nell’invettiva contro se stesso, non aveva notato che si stavano avvicinando a loro altre due persone.
“Hermione, piantala … Non solo, grazie a te, mia madre mi ha obbligato a scegliere Aritmanzia, materia nella quale dire che non capisco niente equivale a sopravvalutarmi, ora non puoi impormi di studiare … Voglio giocare a Quidditch con gli altri, miseriaccia!”
“Fa come ti pare Ronald … Io non ti farò copiare nemmeno una virgola!”
“Sempre la solita secc … Dylan, che è successo?” aveva domandato, nel vedere Harry sdraiato a terra privo di sensi e gli altri intorno a lui.
La voce di Ron lo aveva richiamato dai suoi pensieri.
“Non ne abbiamo idea … È svenuto, aspettiamo gli altri per portarlo in infermeria, ma …”
Un urlo strozzato della ragazza che gli stava accanto lo aveva obbligato ad interrompersi.
Incerto si era voltato, per notare l’amico che si contorceva in preda agli spasmi e Ted che con tutta la forza che aveva tentava di tenerlo ancorato al suolo.
Senza esitare oltre, li aveva raggiunti ed aveva iniziato a carezzargli il capo nella speranza che si calmasse.
Ron era giunto a dare man forte a Teddy, mentre Hermione sembrava essere stata pietrificata.
Che diavolo stava succedendo?
 
 
 
 
 
Quel pomeriggio James Potter era particolarmente silenzioso a lavoro.
Il 31 Ottobre ricorreva il quindicesimo anniversario  della morte di uno dei suoi migliori amici.
Peter si era sacrificato per salvare suo figlio e gliene sarebbe stato eternamente grato, nonostante avesse pensato di vendere la sua famiglia a Voldemort, all’ultimo aveva fatto marcia indietro.
Qualcosa di più, però lo turbava.
Da quando aveva messo piede fuori dal letto quella mattina aveva sentito il bisogno di vedere i suoi figli, era perfettamente consapevole che fossero al sicuro ad Hogwarts, ma Silente quel giorno si trovava, come lui, al Ministero e una strana sensazione di inquietudine non voleva proprio saperne di andarsene.
Per l’ennesima volta, aveva abbandonato la relazione che stava redigendo, e si era voltato a guardare fuori dall’ampia finestra. Pioveva fuori dai vetri incantati, decisamente l’ideale per chi, come lui, aveva l’umore sotto le suole delle scarpe.
“Prongs, stai bene ?”
“Sì, Pad … Stavo solo riflettendo … ”
“Dopo più di vent’anni di amicizia, credi ancora di potermi nascondere qualcosa?”
“Ci provo sempre, non si sa mai … Magari con l’età inizi a perdere colpi!” aveva detto con un ghigno l’uomo con gli occhiali, guadagnandosi un’occhiata torva.
“Divertente Potter, divertente … Non rido perché potrei urinarmi addosso nella foga del momento …” aveva risposto Sirius con gli occhi ridotti a due fessure.
James non era riuscito a trattenere le risate ed aveva sputato il caffè che stava bevendo per evitare di strozzarsi.
“Ti sbrodoli come un poppante e sarei io il vecchio, eh?”
“Smettila Sir, ti prego … Devo respirare …” aveva detto James implorante, mentre piangeva dal troppo ridere.
“Ragazzi, vi si sente dall’Ufficio Per La Regolazione delle Creature Magiche …” aveva detto con una punta di divertimento Remus che osservava la scena dall’uscio.
“Ehila Moony!!! Oggi ci hai dato buca, pranzare senza rubarti un pezzo del dessert non ha lo stesso gusto!” lo aveva salutato Sirius con un sorrisetto malandrino.
“Lontano dai miei averi Black!” aveva risposto il licantropo indignato.
“Jamie, tutto ok ?” aveva poi domandato notando che James non era intervenuto nel battibecco.
“Sì … “
Remus e Sirius gli avevano rivolto uno sguardo scettico.
“No, sono preoccupato. Ho un’orribile sensazione di ansia da stamattina e considerato che il catastrofista sei tu Rem, è un bel problema non pensate?”
 
Harry era passato da un’assoluta mancanza di sensazioni a provare un dolore immane in un periodo di tempo così breve che aveva iniziato a contorcersi prima ancora di rendersene conto.
Perché ? Era morto.
Non aveva un corpo, non doveva avvertire nulla del genere.
Ogni singolo muscolo si stava contraendo dolorosamente, come se fosse stato appena sottoposto a Cruciatus.
Sentiva delle voci, qualcuno che gli accarezzava la testa per tranquillizzarlo, non conosceva quel tocco eppure era così familiare.
“Ted, tienigli ferme le gambe al busto ci penso io …”
Ron.
Non avrebbe mai potuto non riconoscere la sua voce.
Si era sforzato di aprire gli occhi, ma le palpebre pesavano come macigni e dalla gola riarsa non usciva neanche un suono.
“Siamo qui!!! Ashley, quii!!!”
Hermione.
A quella nuova scoperta, una lacrima solitaria si era fatta spazio sulla sua guancia.
Svuotato di ogni energia aveva smesso di divincolarsi.
 
“Oh, Merlino …” Ashley si era premuta le mani sulla bocca.
Alex l’aveva superata e si era inginocchiato accanto al corpo del fratello.
“Dylan, cosa diavolo è successo?”

“DYLAN!”
James si era avvicinato ed aveva posto una mano sulla testa del ragazzino che si era riscosso dallo stato di trance nel quale sembrava essere caduto.
“Io … Non lo so. È caduto da più di venti metri di altezza …”
Il suo interlocutore aveva sgranato gli occhi.
“Harry, mi senti ? HARRY!”
“Innerva!”
Nulla.
“Mando un patronus a mio zio …” aveva detto James, mentre si allontanava dal fratello minore per lanciare l’incantesimo.
“No, non possiamo aspettare oltre …”aveva detto Alexander.
“Non ci pensare nemmeno … Non puoi muoverlo, potresti causargli molti più danni di quelli che ha già.” era intervenuto John, mentre stringeva tra le braccia Ashley che non sembrava avere più la forza nemmeno per restare in piedi.
Frustrato, Alex aveva tirato un pugno ad uno degli anelli del campo da Quidditch e con la mano sanguinante, aveva iniziato a camminare avanti e indietro per far defluire la rabbia.
Non era possibile che ogni anno succedesse qualcosa.
Non sempre alla sua famiglia.
Si era voltato a guardare Harry che, pallido come un cencio, sembrava un cadavere.
“Maledizione, resisti.”
Da quando aveva accettato di affiancare l’infermiera della scuola per stare più vicino al suo compagno, Regulus Arcturus Black, non aveva mai trascorso una giornata più tranquilla.
Non vi erano state visite, così si era potuto dedicare tranquillamente alla lettura, aspettando che fosse sera per andare a controllare che quella banda di delinquenti non stesse combinando danni in giro per il castello.
Con un sorriso aveva accolto l’ingresso di un uomo vestito di nero nello studio.
“Già di ritorno, Severus?”
“Così sembra … ”
“Non ti sei divertito a fare intrugli con Lily al San Mungo?” aveva domandato guardandolo di sottecchi.
“Punto primo, si dice: distillare pozioni, non lo ripeterò ancora, quindi vedi di ricordartelo se non vuoi che dia fuoco alla tua biblioteca guaritore dei miei stivali, punto secondo: è ovvio che abbia trascorso un pomeriggio più che piacevole … Tu piuttosto, giornata di ozio ?”
Regulus si era trattenuto a stento dal ridere, sapeva che punzecchiare troppo a lungo il suo compagno sulle sue adorate pozioni poteva diventare letale.
“Proprio così … Pensa che anche Poppy ha deciso di andare a fare shopping ad Hogsmeade con Filius!”
Severus si era voltato scandalizzato.
“Che coppia improbabile … ” aveva detto con un ghigno e Regulus era scoppiato a ridere.
“Ecco, ora avrò davanti agli occhi l’immagine di quei due che consumano nella cantina di Mielandia …  Ho bisogno di una pozione contro la nausea!”
“Pardon, il pervertito in famiglia non era tuo fratello?!”
“Sì, ma il patrimonio genetico, bene o male è lo stesso!” aveva risposto il guaritore mentre costringeva la sua migliore smorfia di disgusto a rientrare alla base.
Severus lo osservava divertito, odiava ammetterlo, ma si era affezionato a lui più di quanto potesse anche solo lontanamente accettare.
Era fregato, in tutti i sensi.
La sua mano, infida appendice, aveva raggiunto quella dell’oggetto dei suoi pensieri sfiorandone il dorso.
“Ti sono mancato … Ammettilo!” aveva aggiunto il compagno mentre stringeva la presa.
“Possibile … “ aveva risposto evasivo, prima di alzarsi in piedi allarmato.
Regulus si era voltato per capire quale fosse la ragione di quel gesto tanto improvviso ed aveva visto il patronus di suo nipote James dirigersi verso di lui.
Pallido, era tornato a guardare l’uomo che lo fissava preoccupato.
“Manda un gufo a Lily, dille di venire immediatamente qui …” aveva detto prima di prendere la borsa con le pozioni e correre fuori.
Solo nello studio, Severus si era battuto una mano sulla testa.
Era il 31 di Ottobre e, come ogni anno, la maledizione si stava ripetendo.
 
Dopo un intero pomeriggio trascorso a distillare pozioni, Lily era letteralmente distrutta e nell’area relax al primo piano del San Mungo, avrebbe volentieri goduto di un po’ di meritato riposo, se solo quella dannata morsa allo stomaco si fosse allentata.
Dal primo giorno di Novembre di ogni anno iniziava il conto alla rovescia e quando il countdown terminava sperava soltanto di rivedere tutti i suoi cari in salute a fine giornata.
Quel maledetto giorno di quindici anni prima era cambiata tutta la sua vita.
 
James giocava con Harry sul divano, mentre lei era al piano superiore tentando di far addormentare Alex ed Ashley che proprio non volevano saperne di collaborare.
D’un tratto la barriera anti intrusi aveva iniziato a suonare e suo marito era accorso alla finestra per vedere di chi si trattasse.
Qualche istante dopo, aveva sentito la porta aprirsi.
“Wormtail, non dovresti andare in giro di notte!”
“James, perdonami … Sta arrivando, tra pochi minuti Tu-sai-Chi sarà qui … Dovete scappare!”
Lily aveva avvertito il panico avvilupparle le viscere, ma prima che potesse fare anche solo un passo aveva sentito delle urla dal piano di sotto.
“Lils prendi i bambini e scappa … È lui!”
“James, devi mettere in salvo Harry!!”
“VAI!!!”
Scioccamente aveva chiuso la porta nella speranza che potesse almeno rallentare l’avanzata di quel mostro.
Poi aveva sentito un tonfo ed il suo cuore era andato in frantumi.
James.
Mentre lottava contro le lacrime per mantenere la lucidità, aveva udito un enorme trambusto al piano di sotto, un secondo rumore secco e poi la casa aveva letteralmente tremato come se fosse l’epicentro di un terremoto di magnitudo distruttiva.
Dopo di che, il silenzio più assoluto.
Si era assicurata che i piccoli stessero bene e prendendo il coraggio a due mani aveva iniziato a scendere le scale.
Non era preparata a vedere suo marito e suo figlio senza vita.
Sarebbe impazzita dal dolore, lo sapeva.
Poi aveva sentito Harry piangere ed aveva accelerato il passo.
Aveva creduto di morire dalla gioia, quando aveva visto James seduto con la schiena appoggiata al muro, mentre tentava di pulire la fronte del bambino con una manica del pigiama.
 
“Hey Lils …”
I suoi pensieri erano stati interrotti dall’arrivo di una donna.
“Ciao Alice! Anche tu in pausa ?”
“Assolutamente sì, sono distrutta!!”
“Come stai ? Oggi è il giorno. ” aveva aggiunto la nuova arrivata, guardandola da dietro un bicchierone di tè caldo.
“Cerco di non pensarci … Neville ha ritrovato Oscar?” aveva domandato Lily, nel tentativo di cambiare discorso.
“Sì, ma penso che l’abbia già riperso … È sbadato come Frank!” aveva risposto Alice ridacchiando.
“Ah, ma che bel quadretto!! Non vi disturbate a chiamarmi, eh? Amiche ingrate!” era intervenuta una terza persona nella conversazione.
“Da quando hai sposato Sirius sei diventata davvero melodrammatica, Ellie!!” aveva detto Lily con un sorrisino malefico.
“Ringraziate che io non sia diventata psicologicamente instabile  …” aveva risposto Eleanor accomodandosi tra di loro.
“Beh, tecnicamente lo eri già da prima.” aveva convenuto saggiamente Alice.
Prima che potessero ricominciare il battibecco, un gufo che picchiettava contro il vetro, le aveva obbligate a rinunciare.
La più vicina alla finestra, aveva allungato un braccio per aprirla e l’uccello si era diretto verso Lily che lo osservava con un’espressione indecifrabile in volto.
Aveva afferrato la lettera e il volatile si era dileguato.
“È la scrittura di Severus …” aveva detto alle amiche che la guardavano con apprensione.
Con la consapevolezza che aspettare significasse solo ritardare il momento della batosta, aveva aperto la busta.
Eleanor ed Alice avevano visto il colorito abbandonarle il viso mentre leggeva la lettera.
“Lily ?” Ellie le aveva posato una mano sulla spalla.
“Per favore, scrivi un biglietto a James da parte mia, digli di venire immediatamente ad Hogwarts … Io devo correre lì, è successo qualcosa ad Harry … ”
 
 
 
 
Angolino di Arwen
 
Non temete, non è un miraggio dovuto alle temperature finalmente tendenti all’estivo! Sono proprio io, non potevo lasciarvi senza dare un minimo di senso alla Prefazione!
In questo capitolo inizia a delinearsi il contesto nel quale si svolgerà la storia.
L’idea sulla quale voglio basarmi è nata da un disegno che ho visto un po’ di tempo fa, nel quale Piton dopo essere stato ucciso si risvegliava in un enorme letto matrimoniale con una bambina dai capelli rossi a fissarlo: sua figlia.
Il concetto è morire in una vita e risvegliarsi in un’altra in cui le cose sono andate diversamente.
Spero di essere stata chiara, se così non fosse invito chiunque volesse a contattarmi per avere delucidazioni!
Ora basta con le chiacchiere, credo di avervi tediati già a sufficienza!
Ringrazio, come sempre , chi ha recensito lo scorso mini capitolo e chi ha anche solo sprecato un po’ del proprio tempo a leggerlo.
Affettuosamente vostra
Arwen
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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