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Autore: Mel97    09/06/2013    2 recensioni
Ciao, mi chiamo Gabrielle ho 15 anni e vengo da un piccolo paesino della provincia di Napoli, ma sono appena atterrata all'aeroporto di Parigi con mia madre.
Ho perso mio padre ingiustamente e ne io ne mia madre non riuscivamo più a vivere in posto dove tutto ricordava e parlava di lui. Era nato e vissuto lì, fin quando la camorra non l'ha ucciso sbagliando persona.
Ora posso iniziare una nuova vita in una nuova città
Ma persone del mio passato mai dimenticate potranno ritornare...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Gabrielle… Gabrielle… tesoro mi senti?”

Quella voce… la conoscevo…

“Amore mio mi senti?”-continuava quella voce sensuale, seducente e… familiare…-

“Raffaele! Sei tu!” –la mia non era una domanda, era lui, non potevo non riconoscere la sua voce, quella che per la prima volta avevo sentito alla scuola di canto. Cosi ci eravamo conosciuti, non avrei mai potuto dimenticarla.-

“Si amore mio. Sono io.”

“Raff ma dove sei? Perché sei scomparso? Cosa ti è successo?”

“Piccola io sto bene, perché tu sei partita? Non puoi immaginare quanto sono stato male. Non posso stare senza te.”

“Raff io.. io non volevo.. ti prego dimmi cosa ti è successo!”

“No amore mio. Non posso. Non ora. Ricordati che ti amo.” –a queste parole sentì qualcosa sfiorarmi sulle labbra. Non vedevo niente, c’era solo bianco e la sua voce era scomparsa.

Quando mi svegliai ero nel mio letto, la pelle appiccicata per il sudore sentivo la mamma parlare fuori la porta con qualcuno.. provai ad alzarmi, ma la testa mi faceva male, non riuscivo a capire perché mi sentissi cosi stanca e dolorante ovunque. Poi tutto si riaffiorò nella mia mente: io che tornavo da scuola e avevo acceso il computer per poter leggere la risposta della mia migliore amica e poi quella tragica notizia.. era tutto molto stano, cioè Raffaele era scomparso e quello strano sogno in cui sentivo la sua voce. Quel dolore lacerante aveva cominciato di nuovo a disturbare il mio cuore. Soffrivo per lui. Soffrivo per averlo lasciato e perché stesse soffrendo anche lui a sua volta. Soffrivo perché mi manca e non solo lui, ma tutti. Soffrivo perché mio ero fatta convincere dalla mamma che avremmo ricominciato una vita nuova qui, ma solo lei ci stava riuscendo. Potevo nasconderlo bene questo, ero sempre stata brava a nascondere le cose, mi mancavano i miei amici e nessuno li avrebbe potuti sostituire. Non volevo prendermela con la mamma, io non volevo dimenticare il mio papà.
Quando rientrò nella stanza, ero ormai sveglia, il petto mi faceva ancora male, ma cercai di dimenticarlo e sembrare il più “naturale” possibile.
-Piccola come ti senti?
-Bene… -risposi appena. Cavolo quella era la mia voce? Sembra che avessi avuto un brutto mal di gola e raffreddore di quelli forti che si prendono accompagnati dalla febbre alta. –Con chi parlavi prima? -continuai io.-
-Era il medico. La nonna l’ha chiamato per farti visitare… -rispose la mamma.-
-Oh tesoro, deve essere stato un choc per te sapere di.. Raf-faele.. –continuò la mamma balbettando e con gli occhi lucidi.-
Non riuscivo a parlare ancora.. non mi sembrava ancora vero. Perché? “Devo parlare con Sonia, al più presto.” –pensai mentre la mamma diceva che non dovevo preoccuparmi.-
-Tesoro mi stai ascoltando?
-Mamma scusa, voglio stare un po’ sola.
-Certo, ti capisco. Qualsiasi cosa chiamami. –mi raccomandò la mamma dandomi poi un bacio sulla fronte.-

Appena la mamma uscì dalla stanza presi il computer che era stato appoggiato sul comodino accanto al letto. Erano le 17:30 e sicuramente Sonia stava su Facebook a cazzeggiare.. mi collegai anche io e come avevo previsto era in chat. La  contattai:
“Ehi… <3”
“Tesorooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo <3333”
“Ti va di fare una web?” –le chiesi.-
“Ti chiamo.”

Cinque secondi dopo vedevo finalmente la mia migliore amica. Eccola lì in quella piccola cameretta tappezzata di poster di Fedez, Tiziano Ferro e varie scritte fatta da lei con la bomboletta. Aveva i capelli ricci che le cadevano sulle spalle, le punte ora azzurre, ma quando l’avevo lasciata erano viola. In sottofondo si sentiva il suo fratellino più piccolo giocare..
-Che bello vederti. –dissi io, mentre i miei occhi cominciavano a riempirsi di lacrime e vedevo che anche a Sonia, dietro i suoi occhiali “fucsia”, le lacrime cominciavano a rigarle il viso.
-Anche io sono felice di “vederti”. Come stai? –mi chiese lei.-
-Mi manchi. Come potrei stare?!...
-Non stai piangendo solo per me, vero? E anche per Raff..
-Si. –ero sincera con lei, non potevo mentirle, se ne sarebbe accorta comunque. Piangevo per lui, dopo tutto non potevo negare tutto quello che c’era stato tra di noi.- -Come è accaduto? –le chiesi.-
Sonia stava cercando di asciugarsi le lacrime e quando finalmente trovò un pacchetto di fazzoletti vicino la scrivania cominciò a parlare.
 –E successo una o due settimane fa.. avevamo già saputo che eri partita da un pezzo e Raff aveva cominciato ad allontanasi sempre più da noi e dalla comunità(chiariamo, non una comunità di recupero o cose del genere, ma una comunità della chiesa, dove ci riunivamo, pregavamo o giocavamo.. un posto dove tutti potevano rifugiarsi.).. Francesco(migliore amico di Raffaele) stava sempre con lui e mi ha detto che spesso ritornava a casa ubriaco.. fino a quando una sera la madre non ha trovato più nessun vestito nell’armadio…
Non mi guardava e la conoscevo troppo bene per capire che non era finita fino a qui.. –Sonia devi dirmi tutta la verità!
- Oh tesoro, so come ti senti… So che gli vuoi bene ancora, e quello che è successo tra di voi non potrà mai essere dimenticato… anche se ci avete provato…
-Sonia TI PREGO!!!
-Beh… ecco…
 Alzò la testa per guardarmi e cominciò a parlare. -Due giorni fa hanno trovato una macchina come la sua, in una campagna vicino Milano. Ma lui non c’era dentro.
A quelle ultime parole non sapevo se piangere perché fosse sparito o perché avessero trovato la sua macchina ma senza di lui.
-Ci può essere ancora una speranza.- dissi ad alta voce, mentre il volto della mia migliore amica spariva dalla schermo, lasciandomi sola in quella stanza.

Rimasi sola per un po’ rimuginando su cosa avrei potuto fare. “Non posso fare niente! La macchina è stata ritrovata a Milano, quindi sarà ancora in Italia..” “Come posso tornare lì! Mia madre non me lo permetterebbe MAI!”
Qualcuno bussò alla porta interrompendo i miei pensieri. Occhi grandi verdi caldi, sotto una chioma color platino si affacciarono e si incrociarono nei miei insieme ad un sorriso. Era la nonna con in mano un vassoio.
-Guarda cosa ho preparato alla mia bella nipotina!
-Grazie nonna… -mentre la nonna mi porgeva il piatto fumante, sentivo l’odore che emanava.. era senz’altro brodo di pollo.- -Presi una cucchiaiata e quel brodo caldo cominciò a scendermi per la gola riscaldandomi tutta.
-Allora bambina mia, come ti senti? –mi chiese la nonna.-
-Mi sento molto meglio ora che mi hai preparato il tuo famoso brodo di pollo. E delizioso! –dissi sorridendola e assaggiando un pezzo di carne.-
-Oh mi fai stare cosi bene quando sorridi! Ora però non preoccuparti per il tuo amico, starà bene vedrai. So che per te deve essere stato importante, ma ora devi cercare di stare bene. Non ti trovi bene qui?
-Si nonna, si che sto bene qui. Mi piace vivere a Parigi, solo vorrei che Sonia e tutti gli altri fossero qui con me… sono sicura che anche loro si sentirebbero a proprio agio. Qui siamo liberi.
-Beh ecco, non proprio tesoro.. ricorda che non sei ancora maggiorenne e che sei ancora la mia “bambina”! –disse la nonna scherzando.-
-D’accordo, allora ti adesso ti lascio riposare un po’.. ti voglio bene scricciolo.
-Anche io nonna. –le risposi.-

Ed ecco che anche la nonna mi lasciava sola… il brodo ormai finito..
 Avevo cosi tanta voglia di mare… Già, il mare.. ogni volta che mi sentivo triste correvo per prendere un treno o un pullman che portava ad Amalfi. Il mare mi era sempre piaciuto.. cosi libero, cosi infinito.. Ricordo una volta di quando avevo 11 anni e per un litigio con mia madre presi il pullman che mi portava proprio ad Amalfi. Allora non ero cosciente di quello che facevo, avevo fatto preoccupare i miei genitori allarmando mezza paese e dintorni, fin quando non mi trovarono sulla spiaggia, mentre guardavo il sole morire nel mare.

Presi il mio Iphone e le cuffie. Le mie vene, il mio sangue, il mio cuore e il mio cervello attendevano con ansia parole magiche per farmi sprofondare in un mondo nuovo.
 Nelle mio orecchie, cantava Fedez-Polaroid.

“Ricordi impressi in un istante come una Polaroid…”


*Angolo Autrice*

Ciao a tutti! Che bello il primo capitolo ha superato le 150 visite. Sono contentissima e mi fa molto piacere che a qualcuno piaccia.. in effetti, tra il primo e il terzo/quarto capitolo ho cambiato modo di scrittura e la storia sta prendendo una nuova piega di come l’avevo immaginata. Infatti, non ho scritto per un po’ proprio perché stavo pensando a nuove idee.
Spero che il capitolo vi piaccia e inoltre accetto qualsiasi critica buona, neutra, cattiva, quello che sia.
Un bacione, Mel C:
  
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