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Autore: mysticmoon    26/12/2007    0 recensioni
[Gokusen] Sono trascorsi tre anni dal diploma dei primi studenti di Yamaguchi Kumiko, gli scatenati studenti della terza D dello Shirokin, eppure lei non ha mai persi di vista nessuno di loro.
O quasi.
Al suo ritorno l'unico "disperso" degli studenti di Yankumi scoprirà che la vita a volte è proprio bastarda.
In un solo istante la vita di una persona può cambiare e non sempre questi cambiamenti portano la felicità.
In questi tre anni sono successe molte cose e Shin Sawada, catapultato in questa realtà con i suoi nuovi problemi, dovrà fare i conti persino con se stesso per raggiungere il suo obiettivo: far tornare Yankumi quella di un tempo.
E' una fanfiction basata sul dorama.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'Autrice: colgo l'occasione per augurare a tutti voi un buon Natale ed un felice annno nuovo. Non aggiornerò prima del nuovo anno ma non abbiate paura. Nonostante io stia per laurearmi e sia piuttosto impegnata ho già scritto fino al capitolo 10 di questa storia quindi ci sono ancora una discreta quantità di capitoli "di riserva". Abbiate un poco di pazienza.

Capitolo Terzo
La Morte
Di Shinohara


Sawada fu svegliato da qualcuno che giocava con i suoi capelli.
Non fu sorpreso di trovare il visino sporco di cioccolata della piccola Yuriko, china su di lui a sentire quale consistenza avessero. Sin da bambino era stato oggetto di curiosità per quella morbida zazzera scura che gli copriva il capo, mai arruffata e allo stesso tempo sempre disordinata, quasi come se i capelli nel loro disordine avessero un certo ordine prestabilito.
Kumiko doveva essere già andata via, sempre che non si fosse svegliata nottetempo e fosse andata nella sua stanza a riposare, e la bimba era molto più spontanea adesso.
- Ti piacciono?-sussurrò.
La bambina si ritrasse mentre lui si sollevava e sgranchiva gli arti indolenziti dalla permanenza in quella scomoda posizione.
- Sì.
Shin sorrise.
- Dove hai preso la cioccolata?
- Me l’ha data Minoru ma mi ha detto anche che è da parte di Ojou quindi non devo dirlo a Mariko.
- A tua sorella non piace Ojou?
La bimba scosse il capo.
- Dice che dobbiamo volerle bene perché ci tiene qui ma ha detto anche di non credere che lei ci vuole bene perché non è vero.
- Se ti ha comprato la cioccolata Kumiko-chan deve volerti bene.
La piccola negò ancora.
- Dice che lo fa perché non vuole farmi piangere e lagnarmi. Dice che si annoia quando mi sente fare i capricci e così mi regala la cioccolata. Perché se ho la bocca piena non parlo, capisci?
Shin si fece serio. Il mistero si infittiva ancora di più. Che la donna avesse dei sensi di colpa verso le due sorelle? E perché le aveva prese in casa se poi le trattava con un certo distacco? Cosa era accaduto a Yankumi?

Ben avvolto nel suo caldo cappotto Shin Sawada camminava in direzione del liceo Shirokin. Non aveva ancora deciso quando andare dai suoi per comunicare loro la notizia della sua malattia né come spiegare loro che avrebbe vissuto qualche tempo nella casa di un capofamiglia yakuza per capire che cosa era accaduto due anni prima, quando il fidanzato della donna era morto in circostanze a lui ignote e per motivi ancora più oscuri una ragazza e una bambina molto piccola erano state accolte in quella casa ma trattate con freddezza dalla nipote del proprietario.
Aveva una gran voglia di vedere sua sorella Natsumi ma sapeva che non era in città quindi avrebbe dovuto aspettare prima di tornare a casa. Non era più in rotta con i suoi come lo era tre anni prima ma avere accanto a lui la sorella l’avrebbe aiutato ad evitare i toni pesanti e forse avrebbe rabbonito il padre quel tanto che bastava perché non facesse un putiferio alla notizia che viveva in casa dell’ex professoressa connessa con la malavita.
Camminare lungo il viale che era stato teatro delle corse spensierate e delle risate con Uchi, Noda, Minami e Kuma, il luogo in cui per un breve periodo aveva visto camminare una stramba professoressa in tuta di jersey che stravedeva per un ufficiale di polizia.
Nonostante non percorresse più quel viale da quasi tre anni Shin notò immediatamente il piccolo segno dello scorrere del tempo in quel luogo apparentemente immutato: appoggiato a un albero c’era un mazzo di piccoli fiori bianchi ed una semplice stele di marmo chiaro, poco più di un sasso che spuntava dall’aiuola.
Sawada si avvicinò, incuriosito da quella novità.
Inciso nel marmo vi erano incisi il nome “Toyama Shinohara” e la data 20-03-2003. Shin ricordava che era un giovedì e, si rese conto, quello poteva essere il giorno dei diplomi allo Shirokin, quasi esattamente un anno dal giorno in cui lui si era diplomato.
Non c’erano indizi su come fosse accaduto e Shin aveva paura di scoprirlo in modo così impersonale quindi si fermò un istante per fare un gesto rispettoso in direzione della stele e riprese a camminare, più scosso di quanto non fosse prima.
Quel viale legava indubbiamente la morte di Shinohara con Yamaguchi Kumiko e con la sua vecchia scuola.
Si costrinse a non fantasticare su cosa fosse accaduto due anni prima su quel viale. Nonostante non fosse legato a lui come lo era Kumiko quell’uomo aveva aiutato lui e gli altri troppe volte per essergli completamente indifferente e, se ciò non fosse bastato, si era sempre dimostrato un uomo gentile, con un sorriso aperto che trasmetteva fiducia e senza preconcetti. Se fosse stato vivo Shin sarebbe stato felice di vedere la professoressa sposata con lui.

Shin quasi si aspettava di trovarsi di fronte ad uno spettacolo simile: nel cortile il preside Sawatari stava inseguendo Kumiko che, a sua volta, stava inseguendo con la scopa in mano cinque ragazzi ghignanti che stringevano in mano qualcosa.
Avrebbe voluto esserci lui al loro posto. Potevano avere al massimo diciotto anni e correvano come se avessero il diavolo alle calcagna. Uno di loro, più basso degli altri di una spalla e con i capelli tinti di un colore che ricordava l’arancione, voltò dalla sua parte e puntò dritto verso di lui.
Non sarebbe riuscito a spostarsi neanche volendolo ma la professoressa allungò il passo e l’afferrò per la collottola prima della collisione.
- Yan…ku… mi!
- Ti ho preso bricconcello!- trillò con il dolce vocino che usava a scuola, ma il seguito lo pronunciò con un tono basso ma abbastanza minaccioso- E adesso dammi quelle foto, Take.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte. Mise una mano in tasca e ne tirò fuori due fotomontaggi che avevano come soggetto la professoressa: in una avevano appiccicato la sua faccia su un cammello mentre l’altra ritraeva il suo volto sul corpo di una donna piuttosto anziana in bikini.
- Tutto qui?
Il ragazzo si sbrigò ad annuire e la professoressa lo lasciò andare.
- Sono passati ai fotomontaggi?
Kumiko sorrise.
- Esatto- sibilò strappando in piccole strisce irregolari le fotografie.
Sawatari li raggiunse un attimo dopo ed impallidì alla vista del ragazzo.
- Sawatari-sensei, si ricorda di me?
- Purtroppo sì - rispose l’uomo annuendo meccanicamente.
- Non è felice di rivedermi?
- Felice come quando ho avuto l’appendicite.
- Vicepreside!
L’uomo le lanciò un’occhiataccia ma tacque.
Shin guardò la professoressa e rise.
- Adesso devo andare a riprendere quei cinque.
- Se vuoi ti aspetto qui.
Yankumi comprese solo in quel momento il motivo della sua visita.
- Shin, sei venuto a prendermi?
Annuì.
- Preside, possiamo farlo en…
- Ma neanche per scherzo! Non possiamo far entrare nella scuola degli estranei!
- Ma lui non è un estraneo!- protestò- Lui è un ex allievo che ha dato lustro al buon nome della scuola con ben due proposte da università prestigiose.
- Proposte, le ricordo Yamaguchi-sensei, che il nostro ex studente ha rifiutato.
- Resta il fatto che gli siano state fatte.
- Kumiko-chan… non importa.
Il preside lo fulminò con lo sguardo.
- Kumiko-chan? Da quando in qua in questa scuola è permesso avere relazioni così strette tra studenti e insegnanti.
- Lei le ha appena ricordato che io NON sono più uno studente di questa scuola quindi posso chiamare Yamaguchi Kumiko con tutta la familiarità che lei mi concede. Non mi pare sia affar suo, preside Sawatari. Va bene se ti aspetto al locale di Kuma, Kumiko? Fa un po’ freddino qui fuori.
La donna annuì.
- A dopo, Shin-chan.
- A dopo, Kumiko-chan.
Detto questo entrambi si voltarono e diressero verso le rispettive mete, lasciando il preside solo, in mezzo ad un piazzale ormai completamente vuoto.

- Kuma… posso farti una domanda riguardo Yankumi?
Shin non aveva alzato neanche gli occhi dal suo ramen per fare quella domanda. Era arrivato in orario di punta al locale ed aveva aiutato la madre di Kuma a servire ai tavoli quindi non avevano avuto l’opportunità di parlare ma adesso che anche l’ultimo degli avventori stava per andarsene poteva discutere con Kuma di una questione che gli stava a cuore.
- Certo amico- disse facendo cenno a sua madre di occuparsi del conto della coppia vicina alla porta, l’ultimo gruppo di avventori rimasto.
- Non voglio sapere cosa è successo perché è giusto che sia lei a dirmi come… come è morto lui… è solo che…
- Cosa mi vuoi dire?
- E’ lei che porta i fiori?
Annuì.
- Penso che lo faccia ogni giorno- aggiunse.
- Ogni giorno?
Kuma annuì nuovamente.
- Quindi lo amava.
- Sì. Era molto felice assieme a lui. Qualche volta sono venuti qui a mangiare e ti assicuro che era un piacere vederli. Certo, lei era davvero molto impacciata e buffa ma lui le sorrideva sempre. Solo dopo il fatto ho scoperto che pensavano seriamente al matrimonio.
- Capisco…
Kuma studiò il volto pensoso dell’amico e sospirò.
- Stai facendo la cosa giusta nei suoi confronti… ma nei tuoi?
- Cosa vuoi dire?
- Amico, te lo leggo in faccia che ti stai facendo del male con le tue mani.
- Non capisco dove tu voglia arrivare.
- Shin, sono Kumai, ricordi? Sono tuo amico e ho visto quanto ti andasse a genio Yankumi quando eravamo studenti.
- Dove vuoi arrivare, Kuma?
- Tu sei ancora innamorato di Yankumi.
Quella frase bastò a fargli alzare lo sguardo sull’amico.
- Lo sembro, vero?
Annuì.
- Non è così. Io… io non l’ho mai amata.
- Vallo a raccontare a chi non ti conosce, Shin.
- E’ così. E’ stata l’unica professoressa che mi sia mai piaciuta e una persona che mi ha aiutato molto… ma da qui ad innamorarmene ne passa parecchio, Kuma. E poi è la mia insegnante.
- Lo era.
- E la differenza di età è eccessiva.
- Tu di anni ne hai quasi ventidue mentre Yankumi ventisei… a me quattro anni non sembrano poi molti, Shin.
- Resta il fatto che non potrei mai innamorarmi di una persona così… strampalata. E ricorda che non avrei la minima speranza con lei.
- Shin…
- Sai, gliel’ho letto negli occhi ieri sera. Lei ama ancora Shinohara-san e forse non riuscirà mai a dimenticarlo.
- Sul fatto che non potrà dimenticarlo mai puoi metterci la mano sul fuoco.
Shin lo guardò con aria interrogativa.
- Cosa vuoi dire?
- Non è giusto che sia io a dirtelo.
- Va bene. Aspetterò che sia Yankumi a parlarmene.
- Ormai te l’ha accennato quindi è meglio non nascondertelo.
La donna entrò nel locale.
- Ho sentito quello che hai detto a proposito di ieri, Shin. Si vede così tanto che questa storia mi ha fatta a pezzi?
Sawada annuì.
- Intanto è giusto che io ti dica quello che sanno tutti quanti, così capirai i discorsi fatti.
- Se non te la senti…
- Devo sentirmela. E poi è ingiusto lasciarti all’oscuro di una questione di cui potresti trovare informazioni a profusione su tutti i giornali di quei giorni. Devi sapere che se Shinohara Tomoya è morto su quel viale è stato a causa mia.
- Cosa?
Shin era visibilmente sconvolto ma lei continuò.
- E’ così. Sicuramente hai visto la piccola lapide sul viale e dalla data incisa forse avrai capito che è successo il giorno dei diplomi del 2003. I miei erano studenti del primo anno quindi ero lì soltanto per assistere. Shinohara è stato tanto carino da venire a prendermi all’uscita per andare a cenare fuori. Stavamo tornando indietro lungo il viale quando dei tizi ci hanno raggiunti, ci hanno sparato contro almeno l’intero caricatore di quattro armi da fuoco e sono scappati. Il loro obiettivo ero io ma dopo il primo colpo lui mi ha protetta facendomi scudo con il suo corpo. Era vivo quando sono andati via ma… ma i soccorsi non sono arrivati in tempo. Shinohara… lui è morto con la testa sulle mie ginocchia… e l’ha fatto per salvarmi la vita. E’ morto per salvare la vita della potenziale erede della famiglia Oedo. Questo è quello che è accaduto quel giorno ed è per questo che ho chiesto di poter mettere quella lapide lì e per lo stesso motivo porto dei fiori a Shinohara praticamente ogni giorno. Ti prego, non chiedermi ulteriori dettagli di quei tragici momenti.
- Non lo farò, Kumiko. Non volevo neppure costringerti a parlarmene.
- E’ giusto così- disse, poi sospirò e sorrise al proprietario del locale- Kuma, ho una fame da lupi. Oggi Takeda, Odagiri, Tsuchiya, Yabuki e Hyuuga mi hanno fatta impazzire con quelle foto.
- Ti hanno dato i nuovi fotomontaggi, vero?
La professoressa annuì poi, resasi conto dell’affermazione, lo fissò.
- Tu lo sapevi?
- Yabuki me li ha portati due giorni fa per farmeli approvare.
- Approvare?
- A me piacciono.
- In effetti non erano affatto male quei due che hai sequestrato a quel ragazzo… Takeda, giusto?
- Ci hai preso, amico.
Dalla porta aperta spuntavano cinque teste e tutti sorridevano ai presenti. Uno di questi era il ragazzo citato da Shin.
- Avete fame, ragazzi?
Il gruppetto annuì vigorosamente ed entrò nel locale, accomodandosi ad un tavolo.
- Cinque ramen con carne, per favore.
A parlare era stato quello che a Shin ricordò vagamente se stesso per la massa di scuri capelli disordinati che circondava il suo volto.
- Credo sia il caso che ti presenti i miei allievi, Shin- disse Yankumi avvicinandosi ai suoi protetti.
- Ragazzi, questo è Sawada Shin, un compagno di classe di Kuma nonché mio ex studente. Lui- disse, scompigliando i capelli al ragazzo che aveva ordinato per tutti- è Yabuki Hayato e tra qualche giorno sarà il rappresentante degli studenti della terza D per il ritiro dei diplomi. E’ un ragazzo d’oro che alza le mani facilmente.
Il ragazzo alzò una mano in segno di saluto poi, afferrato il polso di Yankumi, si tolse di dosso la sua mano.
- Lui invece- continuò, ignorando il gesto di Yabuki e passando ad un ragazzo alto con un’improponibile acconciatura di capelli dai riflessi rossi- è Tsuchiya Hikaru. Sembra un tipo pericoloso ma non farebbe del male a nessuno.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Era tutto fuorché così mite come la professoressa l’aveva dipinto.
- Questo invece è Takeda Keita. La sua forza è nello spirito.
- Yankumi! Mi stai dando del debole?
La professoressa sorrise e Shin con lei. Quello sembrava un vero peperino.
- Lui invece è Hyuuga Kosuke.
Il ragazzo dai capelli scuri ordinatissimi fece un cenno di saluto.
- E’ un ragazzo responsabile ma tende un pochino a strafare.
- E lui- disse infine la donna, posando la mano sui capelli chiari di un ragazzo dal volto lungo e lo sguardo penetrante- lui è Odagiri Ryu, in assoluto lo studente che mi ha fatta faticare di più.
- E cosa hai fatto a Yankumi?- chiese accomodandosi accanto a Takeda, proprio di fronte al ragazzo.
- E’ accaduto quando eravamo ancora al primo anno. Era un brutto periodo ed avevamo litigato- rispose, accennando con il capo agli altri- ed io ho iniziato a frequentare il “Fretzen”.
- Quel postaccio? Dovevi essere proprio incasinato.
- Non lo ero… mi sono messo nei pasticci con le mie mani… ed ho truffato Yankumi.
La domanda di Shin era implicita e dopo una pausa lo studente continuò.
- Non andavo più a scuola e lei, preoccupata, è venuta a cercarmi. Le raccontai che lavoravo lì perché avevo un debito di trecentomila yen con quella gente e lei se l’è bevuta. Qualche giorno dopo si è presentata da me con i soldi ed io le ho riso in faccia ma poi… poi le ho restituito il tutto ma non accettai di tornare a scuola.
- Scommetto che poi hai deciso di farlo, quella gente ti ha picchiato quando hai tentato di sganciarti e super Yankumi ha sciolto le code, tolto gli occhiali e dato calci a destra e a manca per dare una lezione a quella gente.
- L’ha fatto anche per te?
- Ognuno dei suoi preziosi studenti sa che quando c’è qualche problema arriva Yankumi a prendere i nemici a calci nel sedere senza però essere la prima ad attaccare. Yankumi è una persona che non attaccherebbe mai per prima.
I ragazzi annuirono ma nel loro sguardo c’era qualcosa di strano, fornendo a Shin un potenziale nuovo tassello da inserire nell’immaginario puzzle che stava costruendo per capire cosa fosse accaduto due anni prima. Che quell’affermazione non fosse del tutto veritiera?
- Avreste dovuto vedere Yankumi a mollo nel fiume per cercare la busta con i soldi che Kuma aveva detto di avervi buttato… - continuò Shin, fingendo di non aver notato quegli sguardi - Vi giuro, è stata dall’uscita della scuola fino all’alba a cercare quella borsa che non era mai esistita!
- Io ti ricordo che poi mi ha anche dato un pugno- aggiunse Kuma- E’ stato il pugno più bello della mia vita.
- Lo so bene come sono i pugni di Yankumi- disse Takeda massaggiandosi la mascella.
- Tu sei stato fortunato a prenderne solo uno- intervenne Hayato- Ti ricordo che il sottoscritto l’ha proprio sfidata.
- E hai perso miseramente!- aggiunse Odagiri dandogli una pacca sulla schiena- Io l’ho visto quello scontro e si vedeva che eri destinato a perdere. Non è riuscita neanche a sfiorarla ma, visto che la conoscete da più tempo di noi, voi due lo sapete meglio di noi quanto sia abile Yankumi nel combattimento.
- Io penso di essere il meno esperto- ammise Shin- Sono tornato solo ieri dall’Africa.
- Africa?
Sawada guardò quello che Kumiko gli aveva presentato come Tsuchiya prima di rispondere.
- Sì. Subito dopo il diploma sono partito per andare a fare del volontariato lì. Non tornavo in Giappone da tre anni.
- Ecco perché Yankumi oggi era più strana del solito.
Dopo quella battuta Hayato diede di gomito al sogghignante Odagiri.
- Vero- rispose quello dai capelli più chiari- Oggi la sua testa era tra le nuvole più del solito. Forse è successo a causa tua.
Yankumi partì per uno dei suoi tipici viaggi mentali.
Quella mattina si era svegliata molto presto, con un gran mal di testa, il volto appoggiato sul tavolo e Shin che riposava al suo fianco, nella medesima posizione.
Si era scoperta sorridere quando aveva stretto tra le dita una ciocca di quei capelli, ricordando l’affettuoso gesto che compiva ogni volta che i suoi studenti facevano qualcosa di buono, ed aveva sospirato pensando al potenziale pericolo che albergava in lui, quella malattia non ancora sconfitta che lo minacciava ancora.
Shin, che appena tornato dall’Africa e malato aveva dichiarato che l’avrebbe aiutata ma non costretta a confidarsi… se pensava che tre anni prima era un ragazzo che non credeva né nell’amicizia né negli adulti per via di una brutta esperienza non riusciva a non inorgoglirsi, sapendo che se il giovane Shin era diventato l’uomo che era in quel momento era anche grazie al suo sostegno.
- Terra chiama Yankumi. Terra chiama Yankumi. Ci ricevi, Yankumi?
La mano di Takeda, in piedi su una sedia, sventolava davanti alla sua faccia mentre gli studenti attuali e non ridacchiavano.
- Non sei cambiata poi molto, Kumiko- rise Shin, seguito dal resto del gruppo, Yankumi compresa.
Kuma porse ai ragazzi il ramen e si accomodò con loro.
Subito i cinque si avventarono famelici sul cibo.
- Oggi abbiamo bruciato un sacco di calorie- spiegò Takeda, immaginando che già Kuma fosse a conoscenza dei fatti- La professoressa non ha gradito le specialissime foto che le avevamo fatto.
- Per fortuna abbiamo le copie! Kumiko fulminò Hyuga con lo sguardo.
- Scherzavo!
- Ragazzi- disse Kuma passando un braccio sopra le spalle dell’amico- sappiate che se avete bisogno di aiuto Shin ed io siamo sempre disponibili.
- Voi due siete in combutta con i miei studenti?
- Non sia mai, Yankumi- affermò Shin, trattenendo a stento le risate- Simpatizziamo, questo sì.
La professoressa sorrise ma tutti sapevano che lì sotto, oltre la gioia del momento, era nascosto il dolore che non le dava mai tregua.
  
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