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Autore: mysticmoon    22/11/2007    1 recensioni
[Gokusen] Sono trascorsi tre anni dal diploma dei primi studenti di Yamaguchi Kumiko, gli scatenati studenti della terza D dello Shirokin, eppure lei non ha mai persi di vista nessuno di loro.
O quasi.
Al suo ritorno l'unico "disperso" degli studenti di Yankumi scoprirà che la vita a volte è proprio bastarda.
In un solo istante la vita di una persona può cambiare e non sempre questi cambiamenti portano la felicità.
In questi tre anni sono successe molte cose e Shin Sawada, catapultato in questa realtà con i suoi nuovi problemi, dovrà fare i conti persino con se stesso per raggiungere il suo obiettivo: far tornare Yankumi quella di un tempo.
E' una fanfiction basata sul dorama.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo
I Segreti
Di Yankumi

Shin si sorprese quando vide una bambina dal visino imbronciato seduto proprio di fronte alla porta dell’abitazione di Kumiko.
I capelli scuri di quella bambina di massimo quattro anni erano tagliati molto corti e quando puntò i suoi grandi occhi scuri su di lui gli lanciò un’occhiataccia alla quale lui rispose con un sorriso.
- Yuriko, cosa ci fai qui fuori?
- Ho fame.
- Tra poco arriverà il signor Kumai a portare il ramen ma tu devi fare la brava.
- Chi è questo qui?
L’occhiata di rimprovero della donna fu colta all’istante dalla piccola, che si chinò.
- Io sono Yuriko Hasegawa. Tu chi sei?
Shin sorrise e si chinò verso di lei.
- Il mio nome è Sawada Shin e sono stato uno studente di Yankumi.
- Yankumi? Prima che qualcuno potesse intervenire Shin si trovò appeso per il collo e a una manciata di centimetri da terra.
Subito Kumiko diede una gomitata a Minoru, che piegandosi in due lo lasciò andare, anche se la sola espressione di rimprovero della figlia del boss della Famiglia Oedo potuta bastare.
- Perdono, Ojou.
La donna lanciò un’occhiata a Shin che, piuttosto pallido, stava riprendendo fiato lentamente.
- Minoru, capisco che tu sia felice di rivedere Sawada ma ti pregherei di evitare effusioni così calorose.
- Nessun problema- disse Shin massaggiandosi il collo- Mi ha solo colto di sorpresa. Non devi rimproverarlo.
Yankumi annuì.
- Minoru, saluta come si conviene il nostro ospite poi porta in casa la signorina Hasegawa mentre io lo accompagno da mio nonno. Ah, tra poco dovrebbe arrivare anche Kuma con la cena. Ti pregherei di farti dare il ramen e di farlo accomodare. Questa sera sarà nostro ospite.
- Come desideri, Ojou.
Il massiccio Tatsukawa Minoru si alzò in piedi e si chinò davanti all’ospite.
- Ben arrivato, Sawada-sama. Sono davvero felice di vedervi di nuovo.
- Facciamo soltanto Sawada, Minoru?
- Sì, Sawada.
Il sorriso di Minoru rabbonì un pochino la nipote del capofamiglia, che si concesse un piccolo sorriso prima di spronare l’uomo a prendere la piccola in braccio per portarla via.
Shin pensava che la donna gli avrebbe spiegato chi fosse quella bambina ma non lo fece, accompagnandolo in silenzio nella saletta dove era solito trascorrere il tempo libero suo nonno, Kuroda Ryuichiro.
Shin non lo trovò invecchiato di un giorno e quando lo abbracciò si sentì ancora più a suo agio in quell’ambiente nel quale aveva trascorso tanto tempo quando era uno studente al terzo anno delle superiori. Con quell’uomo aveva mangiato e bevuto ma soprattutto chiacchierato. Era stato anche grazie a quell’uomo cordiale e sorridente che era diventato l’uomo che adesso sedeva a testa alta accanto alla sua professoressa.
- Mi fa piacere rivederti, figliolo.
- A me fa piacere rivedere voi, Kuroda-sama.
- Kumiko non mi aveva detto che saresti tornato oggi in Giappone altrimenti ti avrei fatto preparare un pasto regale.
- Non è colpa di Kumiko-chan.
- Kumiko-chan?
Kumiko sorrise vedendo lo sguardo di suo nonno posarsi su di lei.
- E’ una questione un po’ complicata.
L’uomo annuì e tornò a concentrarsi sull’altro.
- Sono tornato in Giappone senza dirlo a nessuno- spiegò.
- Questo non mi esime dal farti preparare un pranzo principesco. Ti devi rimettere in forze per guarire.
Shin guardò la professoressa ma anche lei fissava lui con la medesima aria sorpresa.
Ryuichiro Kuroda rise.
- Sono anziano ma non cieco. Si vede che non sei stato molto bene, ragazzo, ed ho sentito con quale severità mia nipote ha redarguito Minoru. Inoltre, anche se non so se sia stata solo la fame a farlo, ti trovo decisamente troppo deperito per i miei gusti.
Shin sorrise al gesto gentile dell’uomo.
- La ringrazio per la cortesia.
- Presto arriverà Kuma con il ramen, nonno.
Lui annuì e, alzatosi in piedi, disse:
- Vado a vedere come si sente adesso Mariko. Forse questa sera potrebbe unirsi a noi per la cena.
Kumiko si fece triste.
L’uomo lanciò un’occhiata rapida a Shin e, letta nei suoi occhi la curiosità, comprese che la nipote non gli aveva ancora raccontato nulla della donna che giaceva in una stanza dall’altra parte della casa.
- Kumiko… lo sai che non è colpa tua.
La donna alzò gli occhi su di lui.
- Nonno, se la colpa non è mia allora di chi è?
Detto questo si alzò in fretta e lasciò il nonno e Shin da soli.
- Sawada, va con lei. Io non posso fare di più per mia nipote ma forse tu sei in grado di farla parlare.
Immediatamente Shin si alzò e si mise sulle tracce della donna.
La trovò nella sua stanza, distesa a pancia in giù sul letto e con un cuscino sulla testa, oggetto che non appena ebbe oltrepassato la porta volò verso la sua faccia e lo colpì in pieno.
- Che cosa ti salta in mente, Yankumi!?- chiese con tono irritato.
- Perdonami. Non pensavo fossi tu.
- Non sarebbe stato giusto farlo con nessun altro- disse sedendosi accanto alla donna distesa e porgendole il cuscino- Ma lo accetto. Come ti ho detto non ti farò altre domande scomode ma attenderò che tu ti confidi con me, un tuo pari e soprattutto un tuo amico.
La donna rimase in silenzio qualche istante, poi si sedette a gambe incrociate sul letto e recuperò il suppellettile tra le mani di Sawada.
- Sai che sei il primo a farlo? Il primo e l’unico che accetta che io taccia su ciò che è accaduto. Persino mio nonno, sempre così comprensivo, non riesce ad accettare il mio rifiuto di raccontare esattamente quello che è successo in quei giorni. So che ha le sue buone ragioni per insistere…- sollevò gli occhi per incontrare quelle dell’ex allievo-… e so che tutti gli altri lo fanno per il mio bene… ma non posso. Non riesco a parlarne, Shin, e non so se ne sarò mai in grado. Questa è una questione molto più complicata di quanto sembri.
- Aspetterò. Quando vorrai e se vorrai dirlo a me, basta un fischio ed io sarò qui da te ad ascoltare.
La donna sorrise e scosse il capo.
- Sei sicuro di essere Shin Sawada?
- Perché?
- Perché non avrei mai immaginato di potermi trovare in queste condizioni con un mio allievo.
- In queste condizioni?
- Sì. Da pari a pari. Come adulti.
- Io odiavo gli adulti, ricordi? Ed ora sono uno di loro.
- Sei un giovane adulto davvero maturo, Shin, e devo dire che le mie aspettative non sono state disattese. Grazie per l’appoggio e per la comprensione Shin-kun. Sei davvero un amico.
Detto questo scese dal letto e, seguita da Shin, tornò nella stanza in cui mangiavano giusto in tempo per vedere che avevano apparecchiato il kotatsu e che Kuma aveva già iniziato a parlare di cucina con Minoru.
La piccola Yuriko era seduta sulle ginocchia di Tetsu e sembrava divertirsi molto ma appena vide Kumiko smise di ridere e si sedette composta al suo posto.
Accanto a Tetsu era seduta una giovane donna che Shin non aveva mai visto prima. Doveva avere più o meno la sua età e la pelle chiarissima contrastava con il caschetto nero pece e i grandi occhi neri. Somigliava vagamente alla bambina e, supponendo che si trattasse di Mariko, Shin capì che dovevano essere imparentate.
In quel momento sorrideva chiacchierando con Tetsu ma, come la piccola, alla vista di Kumiko si ritrasse e tacque.
Shin fu sul punto di domandarle qualcosa ma si trattenne.
Avrebbe atteso che lei capisse che era degno di fiducia.
-Sawada-sama! E’ un piacere rivederla!- disse allegramente Tetsu, alzandosi ed abbracciando quello che si era dichiarato, tre anni prima, “il quarto pretendente al cuore di Yankumi”.
- Tetsu, per te vale lo stesso che ho detto a Minoru. Niente formalità. Sawada basta e avanza.
Tetsu annuì.
- Shin, ti vorrei presentare la signorina Mariko Hasegawa- disse poi, aiutando la ragazza minuta ad alzarsi- Questo è uno degli ex allievi di Ojou, Sawada Shin.
- Piacere di conoscerti, Hasegawa-san.
- Piacere mio, Sawada-san.
La ragazza stava ad occhi bassi e nessuno se ne stupiva.
- Mi fa piacere che tu stia abbastanza bene per alzarti, Mariko.
- Grazie per il pranzo per me e mia sorella, Yamaguchi-sama- sussurrò la giovane senza guardarla.
Shin guardò la donna che gli stava accanto ma sul suo volto non c’era alcuna espressione mentre guardava la ragazza mettersi a sedere faticosamente, aiutata dal solerte Tetsu. Era sorpreso che in quella casa gioiosa l’incontro tra due donne potesse essere così formale e freddo da smorzare persino l’allegria di una bambina che gli aveva dato l’impressione di essere un gran peperino.
Si sedettero attorno al tavolo e il gelo sembrò smorzarsi mentre le risate riempivano l’aria e i piccoli scherzi tra Tetsu, Yuriko e Minoru animavano il pasto. Eppure Shin si sorprese di vedere gli occhi di Kumiko Yamaguchi bassi quanto quelli della giovane donna che sedeva poco distante da loro.

La fredda sera aveva ceduto il passo alla gelida notte da un bel pezzo quando Kumiko Yamaguchi crollò sul kotatsu, le guance rosse e nell’alito l’odore del sakè. Mariko e Yuriko erano già state accompagnate nella sua stanza, Kuma era tornato al locale diverse ore prima e gli inseparabili Minoru e Tetsu dormivano già da un pezzo.
Gli unici ancora in grado di intendere e di volere erano Shin, leggermente brillo, e il capofamiglia.
- Ti ringrazio per essere qui. Non sappiamo più quali pesci prendere con lei- disse, accennando alla donna che dormiva con il volto sul tavolino.
- Sono io che devo ringraziarvi per l’ospitalità. Credo che adesso sia il caso che io vada a cercare un albergo.
- Approfitta della mia ospitalità per tutto il tempo che desideri.
- Non potrei mai. Sarei certamente di disturbo.
- Allora te lo chiedo come un favore personale. Resta in questa casa, Sawada Shin.
Il giovane uomo si stupì del tono accorato con il quale l’anziano aveva pronunciato quella frase.
- E’ davvero così seria?
- Molto. Non si è aperta con nessuno negli ultimi due anni e se da una parte ho paura di sapere quello che ha fatto dall’altra so che deve parlarne perché la faccenda la sta consumando.
- In certi momenti sembra così… Yankumi.
- Già, ma hai visto cosa è accaduto a cena. Io non so come mai Mariko sia così timorosa e perché Yuriko sia ritrosa solo quando è con sua sorella… ma almeno loro hanno qualcuno con cui parlarne.
- Mariko si confida con Yuriko?
L’uomo scosse il capo.
- Tetsu. Lui si è preso cura di lei da quando sono arrivate in questa casa e penso che la cotta per mia nipote gli sia finalmente passata.
- E Kumiko? A lei è passato quello che provava per Shinohara?
Il capofamiglia negò nuovamente.
- Speravo in una risposta diversa… ma l’avevo visto che soffre ancora molto. Solo che non capisco cosa c’entrino Yuriko e Mariko con questa faccenda.
- Io so qualcosa, Shin, ma non sono io a dovertelo confidare.
Silenziosamente recuperò una coperta e la porse a Shin perché coprisse la nipote con quella.
- Lo so e anche lei lo sa. Quando se la sentirà io sarò con lei per aiutarla come lei fece con me tre anni fa. Anche io scappavo ma lei mi seguiva, mi raggiungeva e poi mi faceva ragionare. Ragionavo come chiedeva lei, questo è vero… ma Yankumi non ha mai sbagliato a dare consigli.
- Peccato che non sia in grado di applicarli su se stessa…Kumiko, in fondo, è sempre stata una ragazza piuttosto sola. Tranne che per i primi anni ha vissuto tutta la vita con me, in una casa piena di yakuza, senza una figura femminile che l’aiutasse a crescere. Non è mai stata molto brava a relazionarsi con le altre donne e forse, oltre al fatto che fosse il mestiere di suo padre, è anche per questo che ha voluto fare l’insegnante. Io lo vedo come il segno di un suo desiderio di comunicare con gli altri, di avere degli amici che non siano legati a me con un giuramento di fedeltà alla famiglia.
Immaginare Yamkumi come una persona sola sarebbe stato difficile per lui se l’uomo non gli avesse esposto nel dettaglio il filo dei suoi pensieri. Dovette riconoscere che molto probabilmente da bambina doveva essere stata emarginata da chi conosceva le origini di sua madre e dopo il suo arrivo nella “famiglia” di suo nonno le cose dovevano essere peggiorate ulteriormente. Anni addietro gli avevano raccontato che era stata vittima dei bulli ma non si era mai soffermato a pensare se avesse avuto delle amiche o degli amici, oltre a dei nemici.
- E’ davvero una persona molto forte- osservò.
- E’ una persona buona, la mia piccola Kumichou.
Kuroda si alzò in piedi e disse:
- Ci sono molte stanze libere. Scegli quella che preferisci e resta per tutto il tempo che desideri.
- Lei è troppo gentile nei miei confronti, Kuroda-sama.
L’uomo non rispose. Sorrise al nuovo ospite e lo lasciò solo con sua nipote.
Shin, presa una coperta ed avvoltala attorno alle spalle per non prendere freddo, appoggiò le braccia sul tavolo e la testa su queste poi osservò la professoressa in cerca di qualche segno di questo strano cambiamento, alla ricerca di qualche segno del tempo che aveva reso più fragile la sua forte ma dolce professoressa. Fu durante questa infruttuosa caccia che si assopì anche lui.
  
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