Compleanno
Quando Anna riemerse dal
mondo dei sogni, quella mattina, non realizzò subito;
aprì gli occhi come
qualsiasi altro giorno e, prima che potesse anche solo pensare di
connettere il
cervello al mondo reale, venne bloccata nell’atto di alzarsi
da una figura che
le si buttò letteralmente addosso di peso, gridando:
-Auguriiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!-
Questo fu l’imput che fece
venire in mente ad Anna la data del giorno, dopo i primi momenti di
stordimento. Per il mondo quello era un giorno normalissimo,in cui non
era
accaduto nulla di speciale, ma per Starland, o almeno per la sua casa,
quello
era il compleanno di Anna.
La ragazza in questione si
alzò con calma e, dopo un’ordinaria cappata in
bagno, raggiunse la famiglia in
cucina, dove ringraziò i suoi per gli auguri e per il
regalo: un diario,
davvero graditissimo per Anna, visto che aveva maturato
l’idea di tenerne uno,e
si sottopose alle varie tirate di orecchie, fingendo di protestare,
ovviamente.
Il tutto con un sorrisino che esprimeva una felicità
moderata dalla consuetudine.
L’espressione di chi sa perfettamente
cos’arriverà dopo e non ne è
dispiaciuto,
anche se, chissà, magari non si negherebbe una sorpresa
anche minima. Ma questo
lo poteva sapere solo Anna, ovvio.
E questa fu la spinta
della mattinata, che si trascinò pigra in un vortice di
auguri, sorrisi, frasi
convenzionali... A pranzo vennero Adele ed Elisabetta, che non smisero
un
attimo di punzecchiare Anna per tutta la durata del paato sul fatto che
stesse
diventando vecchia durata. Era incredibile quanto fosse insistente
Elisabetta!
Continuava anche se una le dava ragione! Lele, invece, si limitava ad
assalire
Anna solo a tratti, perchè troppo timorosa
di dare fastidio a Giulia e Lorenzo, che comu nque non
sembravano
concentrati su altro che il piatto di carne e verdure che avevano
davanti.
Solo verso la fine, quando
Giulia si alzò e con un bellissimo sorriso ordinò
alle ragazze di non alzarsi,
iniziando a sparecchiare, la cucina divenne per un pò
silenziosa, probabilmente
a causa della splendida (e buonissima!) torta con le fragole che aveva
preparato la madre di Anna per il compleanno della figlia.
In seguito, la piccola
comitiva di ragazze si eclissò nella camera della
festeggiata,per sbrigare la
feccenda dei regali e poter parlare indisturbate di questioni
“urgenti”.
Così, appena varcata la
soglia,Elisabetta si buttò di peso sul letto di Anna, Lele e
la proprietaria
del letto mirecolosamente non ancora sfondato sul letto di Sel, che
invece si
raggomitolò sul suo affezzionato divano blu.
Seguì un momento di calma piatta
che durò qualche secondo, pronta a preannunciare la tempesta.
-Lele, dove cavolo hai
messo il regalo!!!- strillò Elisabetta.
-Stai calma, ce l’ho qui.
Non penso che muoia se non lo vede entro cinque secondi.- le rispose
Adele,
riferendosi ad Anna che rideva insieme a Sel; A ben guardarle avevano
un modo
simile di ridere: composto,pulito,educato ma gioioso. Un bel modo di
ridere,
insomma.
Ad ogni modo, Adele
estrasse un sacchettino di stoffa verde mela da una tasca del vestito e
lo mise
nel palmo della mano di Anna, che riconobbe il suo contenuto
già dalla forma:
si trattava di due bracciali in legno colorato con motivi floreali,
davvero
molto belli ed estivi. Inoltre, Eli e Lele dovevano aver faticato per
trovarli
(o farseli fare?) e averci pensato con grande anticipo, visto che quel
genere
di articoli non erano sempre reperibili
e
a Starland. Quindi Anna apprezzò sinceramente,
ripromettendosi di indossarli
appena l’occasione fosse capitata.
Poi
l’attenzione virò su un argomento originalissimo:
le questioni sentimentali! Ebbene
sì, le cose si erano evolute. Lele e Nicola ormai si
salutavano regolarmente e
avevano anche avuto modo di parlare in una manciata di occasioni
giustificate
da Lele come “semplici atti di cortesia” (- Visto
che la nonna si era ripresa
dopo quella brutta influenza, abbiamo fatto loro una semplicissima
torta e io
mi sono solo offerta di consegnarla.- aveva detto. Sicuro, come darle
torto?!)
a cui ovviamente Elisabetta non aveva creduto. La stessa Eli si era poi
trovata
a scambiare battute da prima acide e poi sempre più
amichevoli con il
biondissimo Tommaso, che era tra l’altro il migliore amico
del cugino di
Nicola. Quanto ad Anna, sosteneva che non ci fosse assolutamente
nessuno, ma le
altre due indagavano su un Dario il nipote della cognata della madre di
Lele, a
cui probabilmente lei piaceva. Insomma, da parlare ne avevano e, certo,
punzecchiarono anche Sel, ma senza successo.
Il pomeriggio andò avanti
così; in mezzo a quell’immensa serie di cose senza
senso tra amici che si
vorrebbero rinnegare già il giorno seguente, oppure che
rimarranno sempre dei
segreti, ma che fanno sempre bene agli adolescenti in cerca di certezze.
Le due ragazze se ne
andarono nel tardo pomeriggio, quando Anna e Sel si richiusero la porta
alle
spalle e si ritrovarono a giocare una partita a dama che risultava
noiosa per
entrambe.
Sel, sorrise, mangiando la
pedina bianca di Anna con la sua nera, un sorriso così per
fare, spontaneo,
senza pretese,ma a cui Anna decise ugualmente di rispondere, se non
altro per
cortesia.
Nel tardo pomeriggio,
quando il caldo non fu più così allucinante,
decisero di uscire e di andare verso il centro del paese,
se non
altro per vedere di
incontrare qualcuno
e magari di concedersi qualche piccolo vizio, cosa per cui si
premurarono di
portare qualche moneta proveniente dai loro risparmi. La piazzetta
lastricata
di Starland, quella dove si teneva il mercato quando c’era,
era occupata da
alcuni bambini che giocavano con una palla marroncina e malconcia,
probabilmente reduce da chissà quali avventure nelle mani di
quei marmocchi
scalmanati. A ben guardare Anna riconobbe anche una piccola chioma
castana che
non stava ferma un attimo: Antonio. Anna si scossè un
attimo; le era
piaciuto dare
lezioni al bambino e le
dispiaceva aver dovuto smettere. Era sicura che anche Sel
l’avesse visto, ma
questa non lo diede a vedere e fu un sollievo per Anna: di fare una
discussione
profonda stile “saggia Sel” non le andava, in quel
momento.
Continuarono il loro giro,
fermandosi qualche volta a causa di qualche conoscente che faceva gli
auguri ad
Anna, ma a parte quasto, non incontrarono nessuno di particolare.
Poi si fermarono davanti
ad un negozio dove Anna aveva visto degli orecchini perfetti per i
bracciali
delle sue amiche. Così varcarono la soglia intente a fare
acquisti.
Anna si fermò a
contemplare gli orecchini che aveva visto in vetrina, mentre Sel
iniziò a
gironzolare per il negozio, guardandosi attorno. Finchè non
si fermò davanti a
qualcosa che doveva essere particolarmente interessante; poco dopo se
ne
accorse anche Anna, che la raggiunse per scoprire la fonte di tutto
quel
interesse. Erano degli altri orecchini, molto belli a dire il vero:
erano
semplici e piccoli, ma molto eleganti, a forma di farfalla con le ali
spiegate
ed impreziositi da una piccola pietra cangiante posta al centro.
-Ti piacciono?- chiese,
retoricamente, Anna all’amica.
-Sì, sono molto belli.-
ammise
-Se vuoi li compriamo.-
propose Anna.
-Ma no! Oggi è il tuo
compleanno, mica il mio... Poi non ho nemmeno i buchi.-
- Allora fatteli.
Scommetto che qui li fanno... Sempre se vuoi, ovvio.-
Altrochè se le sarebbe
piaciuto, pensò Sel, non lo aveva mai provato e non era
sicura che il futuro le
avrebbe riservato un’altra possibilità come
quella. E poi aveva voglia di
concedersi un piccolo vizio. Tanta voglia che pure Anna se ne accorse e
così,
prima che Selene avesse il tempo di dire qualcosa, si avviò
al bancone.
-Mi scusi, - chiese alla
commessa – qui fate i buchi per le orecchie?-
La signora annuì e un
minuto dopo Sel si ritrovò con un ago a due millimetri dal
orecchio, pronto per
trafiggerlo, con Anna che le assicurava che era un’autentica
cavolata e che
neppure le bambine piccole sentivano male.
A quel punto Sel si ripromise perlomeno di fingere di
crederci.
Strinse i denti, deglutì e
poi sentì una lieve puntura; un attimo dopo la signora stava
bloccando
l’orecchino. Selene sorrise uscendo dal negozio: era stato un
bel fuori
programma. E un’autentica cavolata, doveva dare ragione ad
Anna.
Al rientro in casa, Giulia
le accolse in cucina, alle prese con lo stufato.
-Selene, ma hai gli
orecchini!- disse sorpresa
Selene abbassò gli occhi e
arrossì, intimidita, anche se alla fine i genitori di Anna
fecero solo finta di
arrabbiarsi, solo per mantenere alto il loro onore in quella casa,
avrebbe
aggiunto Anna, poi le mandarono al piano di sopra a cambiarsi.
***
Anna adorava l’atmosfera
che si creava dopocena, nelle sere d’estate; le piacevano il
fresco ed il canto
dei grilli che penetravano dalle finestre aperte e si andavano a
fondere
con rumori
più casalinghi e altrettanto
amati come il parlottare dei suoi genitori in salotto, mentre stavano
abbracciati sul divano, il canticchiare lieve di Selene in bagno... Il
tutto assumeva
un fascino ancora maggiore nella penombra della sua stanza illuminata
solo
dalla luce della Luna e delle stelle.
Anna mosse alcuni passi
verso la finestra, arrivando a sfiorare il davanzale sopra il quale
aveva
passato tante ore insonni, ferma a rimuginare. Si chiese se i suoi
sapessero di
quella sua abitudine... Ridacchiò sommessamente pensando a
suo padre che la
vedeva con le gambe a penzoloni dalla finestra, gli sarebbe venuto un
colpo!
Poi, però, ci ripensò; dopotutto i genitori sanno
sempre più cose
di quante i loro figli immaginino e,
chissà, magari avevano deciso di lasciarla fare.
Fu il rumore della porta
che si apriva a distoglierla dalle sue riflessioni; Sel
seguì la porta e, non
appena ci fu spazio, scivolò nella stanza elegante come un
cerbiatto e svelta
come un gatto allo stesso tempo.
-
Momento
del davanzale?- ridacchiò
-
Forse, ci
stavo pensando.- ammise Anna.
-Passato
un bel compleanno?-
Anna
fece spallucce:- Sì, dai.- dichiarò infine.
-La
lettera dei tuoi nonni?-
-Non
è arrivato niente.-
-Secondo
me arriverà; bisogna aver pazienza. E poi sperare non costa
nulla, anzi, ci si
guadagna.- affermò Sel, convinta.
-Che
cosa?- chiese Anna, con tono lievemente divertito.
-
La luce nel buio.-
-Cosa?-
-Sì,
quando si spera, quando ci s’impegna per raggiungere
qualcosa, la notte è meno
buio, meno paurosa. Più dolce e romantica, se vogliamo.-
Sel
sembrava immensamente convinta della sua tesi ed incredibilmente seria.
Anna,
invece, non riusciva ancora a capire dove volesse andare a parare
l’amica e si
augurava, per la salute mentale di Sel, che si trattasse solo di un
altro
discorso, strano e astratto. Molto strano e astratto.
-Ma
ti sei bevuta il cervello?!- sbottò, un pò
divertita e un pò perchè aveva la
sensazione di non riuscire a cogliere qualcosa.
Selene,
dal canto suo, si limitò a scuotere la testa in silenzio e
si avviò verso la
finestra, aperta, precedendo Anna sul davanzale.
Si
sedette, per poi rimanere qualche secondo in contemplazione.
-Di
che cosa sono fatte?- chiese ad Anna.
-Cosa?-
-Le
stelle.-
Anna
rimase in silenzio per un pò; non ci aveva mai pensato e non
sapeva che
risposta dare.
-Non
lo so.- ammise infine. – So solo che ci sono.-
Selene
annuì con la testa: il discorso stava andando dove voleva
lei.
-Però
se ci sono vuol dire che di qualcosa sono fatte.- insistette
-
Forse sono fatte di luce.- azzardò Anna
-Esatto.-
-Tu
come fai a saperlo?- chiese Anna.
-
Io le ho viste,da vicino.- tagliò Sel, per poi continuare: -
Sai di cos’è fatta
la luce?-
No
che Anna non lo sapeva, così scosse la testa.
-La
luce la creiamo noi, Anna. La creiamo con una risata sincera, con
l’energia che
utilizziamo, con i nostro sogni... Tutti i nostri sogni alimentano la
luce
delle stelle, così come l’impegno che ci mettiamo
per realizzarli.-
Anna
non fece alcun commento di critica du quella spiegazione. Il fatto che
Sel
glielo stesse raccontando metteva a posto vari tasselli: la sua
apparizione
improvvisa, la sua sparizione, quella mattina di qualche mese prima, il
fatto
che sapesse tante cose inspiegabilmente, il suo “essere fuori
dal mondo”... E
lo doveva essere sul serio.
Anna
decise di credere a quella spiegazione, ma le sorse comunque una
domanda:
-Perchè
lo stai dicendo a me?-
-Perchè
sei la persona giusta. Sono arrivata qui perchè da Starland
proveniva poca
energia, poi tua madre mi ha presa in casa e ho conosciuto te, per puro
caso,
non c’è una ragione. O forse era destino.-
-
Non ci hai detto subito del pericolo che correvamo, però.-
-
Brava Anna, è un pericolo.- Selene sorrise –
Comunque, pensaci: mi avreste
forse creduto? E poi dovevi, anzi, dovevate arrivarci voi. Sei una
persona dal
carattere forte, Anna, e ora che la rotta si sta invertendo tu puoi
indirizzarla
verso la direzione giusta.-
Anna
rimase in silenzio: non sapeva cosa dire.
-Ti ho fatto un regalo,
per il compleanno.- disse Selene , assumendo un tono più
leggero, per poi
mettere una mano nella saccoccia che
teneva attaccata alla cintura ed estrarne una piccola cosa, tutta
avvolta in un
fazzoletto rosso scuro, da quel che si poteva capire nella penombra.
Anna lo
afferrò:
-Grazie, non dovevi.-
-Non c’è di che. Il regalo
è all’interno.- spiegò Sel.
Anna tolse il fazzoletto
che avvolgeva il regalo, scoprendone un oggetto luminoso e leggero.
Anzi! Anna
si accorse che non aveva peso e che emanava un lieve calore. Non aveva
contorni. Era solo luce, un piccola matassa di sogni intrecciati fra
loro.
Spazio
autrice: allora, prima di tutto... SCUSATEEEE!!!!!!!!!!!! So di essere
in
enorme ritardo, ma a mia dascolpa, vorrei aggiungere che
l’ultimo mese di
scuola è sempre incasinatissimo, ma penso lo sappiate.
Dunque,
questo è il penultimo capitolo prima dell’epilogo
ed è un pò la chiave della
storia, il succo, se vogliamo. Di Selene non è ancora chiaro
tutto e ci tengo a
precisare che mai lo sarà, lascio spazio
all’immaginazione e, anzi, sarei
curiosa di sapere cosa ne pensate voi! Solo, spero di non avervi deluso
con la
spiegazione della storia... Ora vi saluto e, a presto (spero!)
Ila