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Autore: nevaeh    10/06/2013    8 recensioni
Louis, ventidue anni e una laurea in letteratura, si è appena trasferito a Lassox con sua figlia Eleanor. A volte fa fotografie, ma sempre a sua figlia o a qualche stupido paesaggio.
Harry lavora in una pasticceria con l'insegna rossa e ha le mani sempre calde.
***
Harry alza lo sguardo per la prima volta, da quando sono entrati, e lo guarda.
Ha gli occhi verdi, ma che potrebbero sembrare anche azzurri o magari grigi. Semplicemente, Louis non riesce a distogliere lo sguardo dal suo. E non sa cosa gli sta succedendo, perché non si è mai sentito in questo modo e un po’ è spaventato e un po’ gli fa anche piacere.
“Papà? Papà!” Eleanor lo strattona per un braccio, Louis a fatica interrompe quello sguardo. Si accorge che Harry ha atteggiato le labbra in un mezzo sorriso, e improvvisamente gli fa male lo stomaco.
***
Baker!Harry/Singlefather!Louis [side Niall/Eleanor, Zayn/Perrie]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ha preparato uno zainetto rosa a forma di orsetto e l’ha riempito con un pigiamino, biancheria intima, il peluche, un libro di fiabe e l’elastico per i capelli. Crede di non aver dimenticato niente, mentre finisce di sistemare la camicetta di Eleanor nella gonna a pieghe.

“Non fare la cattiva, non far arrabbiare Ella e Niall, fa tutto quello che ti dicono. Sono stato chiaro?” 

La bambina annuisce un po’ annoiata, perché suo padre glielo avrà ripetuto già nove o dieci volte, mentre preparava lo zainetto e le faceva il bagno e l’aiutava a vestirsi. Persino lei, però, capisce che è soltanto molto, molto agitato.

“Papà, io sono buona.” gli ricorda, gonfiando le guance. Louis ridacchia, le passa una mano tra i capelli e le bacia la fronte.

“Lo so, amore. Allora, sei pronta?”

Eleanor corre a prendere il suo zainetto e se lo infila dietro le spalle, attendendo suo padre. Il campanello suona, apre e si ritrova Ella che le sorride scompigliandole i capelli.

“Come sta la bambina col nome più bello del mondo?”

Eleanor fa la linguaccia, “lo dici solo perché è uguale al tuo!” la accusa, senza potersi evitare una risata.

Louis esce dalla cameretta ancora coi pantaloni della tuta e una canotta, il berretto rosso che rischia di scivolare dai capelli mentre Ella risponde “probabilmente!” e sua figlia si gira e lo nota.

“Ella.” la saluta.

Lei gli rivolge un sorriso, poi lo squadra dalla testa ai piedi con espressione abbastanza schifata. Si rivolge ad Eleanor, però, senza distogliere lo sguardo dal giovane.

“Secondo me puzza anche. Eleanor, credi che tuo padre puzzi?”

Louis guarda le due allibito, spalancando addirittura gli occhi. Ok, probabilmente non è al massimo della forma dal momento che ha passato la mattinata a scuola e il pomeriggio a correggere i test di inizio semestre, con sua figlia che pretendeva una mano per svolgere le addizioni e un tentativo miseramente fallito di cena che bruciava sui fornelli. 

E la sua espressione diventa ancora più comicamente sbalordita quando sua figlia, con espressione greve sul minuscolo volto, annuisce e conferma: “Un po’, Ella.”

Quasi deve farsi violenza, allora per non avvicinare il naso all’ascella per costatare l’effettiva entità del problema, ma l’occhiata che la sua vicina gli rivolge gli da una vaga idea. La donna non si perde d’animo, però, concedendosi solo trenta secondi con una mano tra i capelli e il labbro tra i denti. Alla fine si abbassa fino alla bambina, le accarezza il volto e le sorride.

“Ecco cosa facciamo, e Lou mi sto rivolgendo anche a te.” comincia ad istruire entrambi “adesso io ti accompagno dallo zio Niall, che ti fa fare merenda e sta con te fino a quando non arrivo io. Non farlo impazzire troppo;” Eleanor annuisce, Ella alza lo sguardo fino a puntarlo in quello azzurro di Louis “tu lavati.” e anche Louis si ritrova ad annuire obbediente come sua figlia, già filando verso il bagno.

“Amore dai un bacio al papà, così andiamo.”

Eleanor rincorre Louis lungo il corridoio, gli afferra i pantaloni per richiamarlo e si fa prendere in braccio senza protestare: “sei il papà più bello anche se puzzi.” gli assicura, un sorriso dolcissimo e il naso già affondato nel suo collo. Louis ride di cuore, la sua bambina è l’unica che riesce a farlo calmare, e le bacia la testa più volte.

“Fai la brava, va bene?”

Eleanor sbuffa, allora, mentre piagnucola un “papà, e dai!” che gli fa alzare gli occhi al cielo. La mette giù, allora, e la guarda correre verso l’ingresso fino a quando non sparisce.

Dire che è agitato è un eufemismo. Non ha avuto neanche un appuntamento da quando lui e sua moglie avevano deciso di divorziare, soprattutto con un altro ragazzo. Che poi il ragazzo in questione sia Harry, il ragazzino che lavora in pasticceria con gli occhi più belli del mondo non fa che peggiorare la situazione giù di per sé abbastanza catastrofica. E lui ha le occhiaie e un odore sgradevole, la casa è in disordine, non è riuscito a preparare uno straccio di cena perché, dai, lui

cucinare? Chi vogliamo prendere in giro? E Harry arriverà tra un paio d’ore e non può far altro che mettersi le mani tra i capelli. Chi glielo fa fare?

La doccia dura il minimo indispensabile, asciuga i capelli con un asciugamano sui fianchi e la porta del bagno spalancata per sentire Ella quando torna, infila un paio di boxer e si ferma in salotto, guardando la catastrofe di giochi, libri, puzzle, DVD, quaderni a quadrettoni e colori sul pavimento. Vuole un bene dell’anima a sua figlia, ma probabilmente le spezzerebbe il collo se fosse davanti a lui in questo momento. La casa è un disastro, il campanello annuncia il ritorno di Ella e lui non sa nemmeno da dove cominciare. Grandioso.

“Si stanno simpatici, tua figlia e il mio fidanzato.” è la prima cosa che dice la ragazza quando rientra senza chiedere inviti, seguita da “hai un sacco di tatuaggi. Eri un punk?”

E Louis, senza neanche capire come, scoppia a ridere; “sì. Avevo la cresta rossa e mettevo solo pantaloni di pelle. Dovrei avere ancora lo skate, da qualche parte.” ammette, poi, serissimo.

E’ il turno di Ella, di spalancare gli occhi: “sul serio?”

Louis scoppia a ridere, prendendo il rasoio dal mobiletto in alto così che sua figlia nemmeno lo veda “no, Ella. Ti sembro il tipo?” la prende in giro, cercando la schiuma per la barba.

Lei sbuffa, scuote la testa e sparisce dal bagno senza dire niente, per ricomparire dopo dieci minuti abbondanti con un pantalone nero e una camicia. Glieli lascia sul lavandino un po’ umido, poi si passa una mano tra i capelli sciolti: “sembra che in questa casa ci sia stata la guerra.”

“Vivo con una bambina di cinque anni, che ti aspetti?” ride Louis, finendo di radersi. Si sciacqua il viso e lo asciuga con asciugamano pulito, poi prende i vestiti e li esamina per un paio di secondi.

“Anche nel tuo armadio, Lou. Cosa ci hai combinato?”

Louis sa di non essere un mostro per quanto riguarda l’ordine e adesso, con Eleanor e i giochi e i libri e tutto il resto, gestire la casa è quasi impossibile.

Così sbuffa “lo so, lo so” mentre abbottona i pantaloni e infila la camicia. Ella sbuffa, sparisce di nuovo nel corridoio legandosi i capelli scuri e poco dopo comincia a sentire rumori strani nel salotto: non si può certo dire che sia una che si perde d’animo, dal momento che sta già ammucchiando i libri e i quaderni sul tavolo cercando di fare un po’ d’ordine.

“A che ora arriverà lui?” gli chiede, senza smettere di far sparire al loro posto i CD e i DVD. A Louis torna a far male lo stomaco, allora, perché aveva dimenticato per un momento che Harry sarebbe arrivato in pochissimo tempo.

“Alle otto.”

Ella guarda l’orologio che segna le sei e un quarto e poggia le manine eleganti sui fianchi: “togli la camicia, lava i piatti e butta la padella che hai bruciato. Rifai il letto in camera tua,” lo istruisce con quello che sembra essere il suo più grande pregio “io finisco di mettere in ordine questo macello e passo alla cameretta della bambina. Muoviti.”

Louis, agitato com’è, le è quasi grato perché ha preso la situazione in mano e gli da comandi di semplice esecuzione, così toglie la camicia mezza allacciata e va in cucina.

Alle otto meno un quarto Ella lo saluta con un bacio sulla guancia e un pizzicotto. La casa splende, Louis è vestito e pettinato, Eleanor è tornata un po’ a casa per dirgli “quanto sei bello, papà” e augurargli la buonanotte. Eppure, nonostante tutto, si sente un vero stupido mentre si siede sul divano finalmente sgombro e si prende la testa tra le mani. Ha ventidue anni, una bambina, un lavoro appena preso, l’avvocato divorzista che gli ha inviato la parcella e i sei mesi di caparra anticipata che devono essere saldati. Non ha tempo, nella maniera più assoluta, di uscire con qualcuno. Con Harry, poi, con le fossette da bambino e gli occhi verdi e le mani eleganti. Louis sospira, pensando a quelle mani.

E invece lo ha invitato a cena – e non ha nemmeno preparato la cena, ma pazienza – e sono entrambi uomini ma oh mio dio, se è bello. Bello in una maniera che non può essere descritta, bello anche con i capelli sporchi di farina e il sorriso al cioccolato. Bello, in una maniera che a Louis piace ma fa anche un po’ paura, perché alla sua età e nella sua condizione l’era delle farfalle

allo stomaco dovrebbe essersi necessariamente conclusa. Allora perché sobbalza, quando suonano al campanello?

Si sistema davanti allo specchio che ha appeso all’ingresso il colletto della camicia e poi per un istante i capelli. Dio, che imbarazzo, pensa mentre posa la mano sulla maniglia e apre.

E il respiro si blocca di nuovo e stupide farfalle da quindicenne alla prima cotta, perché Harry Styles ha tra le mani una bottiglia di vino rosso e il sorriso più bello del mondo.

“Ciao.”

Louis gli sorride, lo lascia entrare in casa e prende la giacca e il vino, “ciao. Ti aspettavo per ordinare le pizze.”

“Le pizze?”

Louis si gratta la nuca imbarazzato, “giuro: ho provato a preparare la cena, ma…”

“Cosa?” Harry sta già ridendo e che risata, pensa mentre lo porta in cucina per mostrargli la padella nel secchio della spazzatura. Harry allora ride ancora più forte, prendendo la padella come se volesse ammirarla.

“Non si può dire che tu non ti sia impegnato!” lo prende in giro, ma è così divertito che alla fine anche Louis si scioglie e ride. 

Ed è strano e bello e naturale quando, pochi secondi dopo, Harry si sta lavando le mani mentre chiede, pratico “dove trovo le pentole nuove?”

Louis gliene prende una e Harry è già alla ricerca della pasta, del sale, del pomodoro che Louis non ha e “andiamo, non puoi essere serio! Cosa fai mangiare a tua figlia?”

“Quello che c’è,” risponde lui imbarazzato, una mano a grattarsi la nuca “sicuramente non il pomodoro.”

Harry scuote la testa e lancia un’occhiata all’orologio: “meno male, sei ancora in tempo.” borbotta, sedendosi al tavolo della cucina. Louis rimane in piedi come un idiota mentre lo vede scrivere qualcosa sul blocchetto “spesa”. 

“Harry, davvero… non voglio che tu pensi che ti abbia invitato qui per prepararmi la cena…”

Harry ride, allora, mettendogli il foglietto con gli ingredienti in mano, “Lou, non crederai davvero che ti lascerò mangiare pizza al nostro primo appuntamento.” e a Louis come lo dice lui, primo appuntamento, piace così tanto che in pochi secondi è fuori dal suo appartamento per raggiungere il Tesco dietro l’angolo.

Primo appuntamento, primo appuntamento, primo appuntamento. Non riesce a pensare ad altro mentre fa la spesa, paga e torna indietro. Harry è così bello e la sua voce è roca e i suoi occhi sono brillanti. Ed è un ragazzo, e lui ha una bambina ma non gli importa, perché Harry gli sta preparando la cena e primo appuntamento primo appuntamento primo appuntamento.

Rientra in casa e c’è la tavola apparecchiata, il rumore del gas acceso e la voce di Harry che canticchia una vecchia ballata dei Coldplay. Louis sorride senza nemmeno rendersene conto mentre urla “sono tornato!”

Vede Harry uscire dalla sua cucina con un canovaccio tra le mani e le maniche della t-shirt arrotolate.

“Hai trovato tutto?”

“Tranne le fragole. A che servivano le fragole?”

Harry atteggia le labbra in una smorfia dispiaciuta, “a farcire la torta, a cosa se no?”

“Hai fatto una torta?”

Lui annuisce, evidentemente soddisfatto, “non pretenderai di farmi mangiare vecchi biscotti ammuffiti per dolce al…”

“Nostro primo appuntamento, sì.” finisce Louis per lui, ridendo. E sta bene, davvero bene, quando lo raggiunge per stappare il vino e versarlo in due bicchieri che sua madre – santa, santa donna – gli ha comprato poco prima di trasferirsi. Quanto è bello starsene seduto sul piano cottura, con il ragazzo più affascinante del mondo che taglia a quadratini i pomodori mentre racconta di sua sorella, degli amici, di quella volta che lo beccarono mentre marinava la scuola e lo chiusero in casa per un mese e lui scappò dalla finestra? Quanto gli era mancato bere vino, sperare di

assaggiare le labbra rosse e piene di Harry che adesso lo guarda e gli chiede “Lou, ce lo vuoi il parmigiano sulla pasta?” controllando il timer della torta. 

“Sei riuscito a preparare la cena in un’ora. Io non sono stato capace di mettere su l’acqua per la pasta in un pomeriggio.” si lamenta Louis, accettando il piatto da portata dove è stata adagiata la pasta. Harry, un passo dietro di lui, ride mentre porta bicchieri e vino a tavola.

“Cosa faresti senza di me?” ride, ma i suoi occhi brillano mentre lo dice e a Louis piace tutto questo.

“Mangerei cibo precotto e biscotti stantii per colazione?” 

La cena è ottima, il vino anche troppo forte e le chiacchiere naturali. Harry è intelligente, spiritoso, autoironico; “come fai a trovarti nella sperduta Lassox?” gli chiede dopo essere tornato dalla cucina: ha tirato fuori la torta paradiso che ha preparato perché raffreddi e ha portato altro pane.

“Non che potessi ambire a molto, venendo dalla sperduta Doncaster.”

Harry ride, “in effetti… Io vengo da un paese ancora più piccolo, ma a volte mi manca.” ammette, versando per entrambi un altro bicchiere di vino.

“Vorresti ritornarci?”

Harry si stringe nelle spalle, “non lo so, intendo… mi mancano le persone a cui voglio bene, ma anche qui ho trovato gente apposto.” gli sorride, allora, e Louis si sente un po’ lusingato nascondendo il viso col cristallo.

“Per me è la prima esperienza fuori casa. All’inizio sarei voluto andare a Londra per laurearmi, ma alla fine ho fatto avanti e indietro da Sheffield.” Louis si rilassa contro lo schienale della sedia, ha slacciato i polsini della camicia e anche i primi bottoni che gli serravano il collo. Anche Harry sembra piuttosto rilassato, con i capelli in disordine e le labbra sporche di vino. Di che saprebbe, baciandolo ora?

“Per Eleanor?”

Louis annuisce, “la mia ex moglie è rimasta incinta quando avevamo entrambi diciassette anni. Fu uno shock per tutti e i primi tempi avrei voluto che abortisse. Non giudicarmi, eravamo piccoli e stupidi, come avremmo potuto crescere una bambina se eravamo bambini anche noi?”

Harry allora annuisce, gli sorride, “lo stai facendo, però.”

“Non credo nel modo giusto.”

“Non darti colpe, stai facendo del tuo meglio e lei è bellissima e molto intelligente. Magari potrebbe mangiare un po’ meglio,” ride, e lo fa anche Louis “ma per il resto direi che te la stai cavando alla grande.”

Louis appoggia i gomiti sul tavolo, si sporge un po’ verso di lui e per la prima non ha paura, mentre fissa incantato quelle labbra adesso ancora più rosse: “magari potrei trovare qualcuno che mi insegni a cucinare.”

Harry lo imita, in pochi secondi sono vicinissimi e respirano sui sorrisi: “e io potrei informarmi per qualche lezione di letteratura. Potrei usarlo per fare colpo sulle ragazze.” 

“Sulle ragazze?” Louis lo guarda scetticamente, ma sta ancora sorridendo.

Harry si stringe nuovamente nelle spalle, invece, “troppo inverosimile?”

“Giusto un po’.” 

“Allora,” riprova, mordendosi un labbro “potrei usarlo per far colpo sui ragazzi.”

Louis alza un sopracciglio, “troppo inverosimile di nuovo.” lo riprende, ma sta già pensando a come stringerebbe quelle labbra tra i denti, a come potrebbero macchiare di vino rosso anche le sue.

Harry sorride, allora, sempre più vicino: “allora, maestro, cosa dovrei dire adesso per avere un tuo bacio?”

E anche Louis sta sorridendo, mentre le labbra di Harry lo trovano a metà strada attraverso il tavolo. Mormora “da mi basia mille, deinde centum,” continuando a premere le labbra su quelle di Harry, che ride mentre cerca di avvicinarlo ancora di più a sé. E nemmeno se ne rendono conto, ma d’un tratto sono in piedi accanto al tavolo apparecchiato, le mani di Louis strette intorno alla t-

shirt di Harry mentre continua a sussurrargli “dein mille altera. dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum.”

Ed Harry lo bacia altre cento e mille e di nuovo cento volte ancora, mordendogli le labbra e passando le mani tra i suoi capelli, sulle sua braccia strette nella camicia, sulla nuca.

“Ho aspettato un sacco per questo momento.” ammette alla fine, la fronte contro quella di Louis e la voce ancora troppo roca.

E Louis stupisce persino se stesso quando, un po’ affannato, risponde “anche io.”

La mattina è sempre dolorosa, ma quando continuano a suonare al campanello, il mal di testa ti martella il cervello e – dio – chi ha aperto la finestra?, allora le cose non potrebbero andare peggio.

Louis si mette a sedere sul letto matrimoniale, chiedendosi distrattamente perché sua figlia non sia ancora salita a svegliarlo come fa tutti i weekend, ma alla fine non è tanto male, dal momento che tutto quello di cui ha bisogno è un caffè. Magari due.

Ed è proprio odore di caffè, quello che sente venire dalla cucina. “Dio, era davvero forte quel vino.” borbotta tra sé, infilando distrattamente una maglia a mezze maniche grigia buttata sulla poltrona. Esce dalla camera e si chiude la porta alle spalle: si sente il rumore della televisione che trasmette i cartoni animati del sabato mattina e l’odore delle uova. Uova? A casa sua?

Harry indossa di nuovo i jeans della sera prima ma adesso sono attorcigliati quasi fino al polpaccio, mostrando altri disegni tatuati sulle caviglie e non indossa scarpe o calze; cucina tranquillamente delle frittelle mentre Eleanor – quando è tornata Eleanor? – fa colazione.

“Buongiorno?”

Harry si gira, lo nota e gli sorride in una maniera così bella e naturale che Louis semplicemente non può sentirsi la persona più fortunata del mondo. Ricorda d’un tratto le sue labbra che sapevano di vino, le mani grandi e nodose tra i suoi capelli e poi lungo la sua schiena. Può sentire di nuovo il calore del suo corpo, il suono della sua risata e dei suoi respiri.

“Ho preparato le frittelle.” Harry ha le guance un po’ rosse, le fossette sulle guance e il mestolo in mano. E’ bellissimo, è nella sua cucina e Louis sa che tutto questo è strano e probabilmente deleterio per la sua salute mentale, ma sorride e si avvicina a lui fino a posargli un bacio sulle labbra.

“Dovrei aver comprato lo sciroppo d’acero.”

Harry ride, scuote la testa, “mi chiedo se tu abbia mai fatto la spesa in vita tua.”

E’ Eleanor a rispondere, “certo! Papà mi compra sempre i muffin con il mirtillo e i cereali al miele!”

Louis lancia ad Harry un’occhiata divertita, lo tiene stretto per un fianco e non se ne è nemmeno reso conto: “visto? Le compro i muffin!”

“Sono più buoni quelli che preparo io, però, non è vero, pulce?”

E di nuovo Eleanor annuisce e sorride, tornando poi ai suoi cartoni animati.

Rimangono in silenzio per un po’, ma non è pesante: Louis beve due caffè uno dopo l’altro, accetta di buon grado le uova strapazzate – i dolci proprio non gli piacciono – e continua a guardare Harry che si muove nella sua cucina come se gli appartenesse di diritto. E’ questa la felicità?

“Cosa hai fatto ieri sera, amore?” 

Ellie si indica con un cenno, e quando suo padre annuisce si lancia nel racconto: “lo zio Niall è fortissimo! Abbiamo mangiato la pizza, e guardato Il Re Leone e zia Ella diceva di abbassare la voce, ma noi abbiamo cantato tutte le canzoni! E’ stato divertente!”

“Non avrai fatto arrabbiare la zia Ella?” Louis guarda Eleanor severamente, la bambina subito arrossisce ed è Harry, posandogli le mani sulle spalle, a mettere a posto le cose.

“No che non l’ha fatta arrabbiare! Ce l’avrebbe scaricata davanti alla porta nel cuore della notte se no, non credi?” ride, massaggiandogli le spalle. E Louis scuote la testa, perché due contro uno non è per niente valido ma alla fine non è così importante, non se Harry si sta sedendo accanto a sua figlia per chiederle cosa stia disegnando mentre beve il caffè, non se gli sorride e allunga una mano sul tavolo. Non se Louis gliela prende, intrecciando le loro dita.

Louis la felicità, per la prima volta nella sua via, l’aveva provata quando aveva visto il volto paffuto e chiazzato di rosso di sua figlia Eleanor. Aveva pensato che sarebbe morto, perché non era possibile provare tanta gioia tutta insieme e volerne comunque provare ancora. 

Adesso, però, Louis prova la stessa cosa. Più o meno. In un modo che lo spaventa, perché Harry è entrato nella sua vita da quasi due mesi e wow, come ha fatto fino ad ora a poter solo immaginare di stare senza di lui? Di Harry ci sono le mani, gli occhi verdi che brillano la mattina mentre prepara la colazione per tutti e gli cucina le uova perché sa che lui le frittelle non le sopporta; ci sono le risate in pasticceria con Ellie e Perrie e Zayn che fanno merenda seduti al bancone. C’è la sua voce che gli dice “buongiorno” un po’ roco ma Louis sorride tutte le volte perché poi bacia anche Eleanor che fa colazione al tavolo della cucina e si versa il caffè nella stessa tazza in cui ha appena finito di berlo lui. Harry entra nella sua vita così, prepotentemente e senza chiedere il permesso, ma Louis giura che non potrebbe immaginare una vita migliore neanche per un solo attimo.

“Non ce la faccio più Maggie! Smettila di assillarmi in questa maniera!” Harry prende Eleanor proponendole di andare in salotto a guardare un cartone animato, Louis nemmeno se ne accorge.

“Non ti sto assillando, Louis! E’ anche mia figlia!”

Louis sbuffa, si passa una mano tra i capelli e si poggia coi fianchi contro il piano cottura, “te ne sei fregata di tua figlia, quando avevi da concludere l’Università! Sei solo un’egoista!”

Maggie è stata importante, la prima – e unica – ragazza di Louis, la madre di sua figlia. Come le cose possano essersi ridotte in questa maniera non se lo sa spiegare, ma ormai le litigate via telefono con la sua ormai ex moglie sono diventata una routine quotidiana abbastanza noiosa.

“Sono sua madre!”

“E l’hai lasciata senza pensarci due volte!”

Maggie, dall’altra parte della cornetta, ride amaramente: “certo, tanto tu avevi la tua fottuta vita e la tua stupida famiglia a Doncaster. Non un sogno, non un’ambizione...”

“Io ce li avevo i sogni, ma la bambina era più importante! E’ ancora adesso più importante!” ormai stanno urlando entrambi, Harry si affaccia in cucina e gli fa cenno di abbassare il tono. Louis allunga una mano verso di lui, Harry la prende subito e gli si avvicina per accarezzargli il braccio.

“Lo so! Louis, se non arriviamo da nessuna parte chiamerò gli avvocati.”

Louis trattiene il respiro, sente le labbra di Harry posarsi sulla sua spalla; “non voglio arrivare a tanto, Maggie.”

“Nemmeno io, Lou.”

“Ma non te la lascio.” la voce dell’uomo si fa improvvisamente più severa, “non è stato facile per cinque anni crescerla da solo e non ti permetterò di portarmela via.”

“Non hai alcun diritto…”

Louis la interrompe, scocciato, “sai cosa ti dico? Chiamalo, il tuo avvocato. Non mi porterai via la bambina, va bene?”

Mette giù senza nemmeno darle il tempo di rispondere e lancia quasi il telefono sul tavolo. Sospira, passandosi una mano tra i capelli.

“Che merda.” commenta, solo. Harry spalanca gli occhi, Louis non dice mai parolacce e sentirlo così sboccato è davvero un’esperienza fuori dal normale.

Allora gli mormora “Che succede?” mentre continua con la sua carezza leggera, le labbra sempre sulla spalla. Louis sospira, alla fine, perché gli basta che Harry sia vicino perché tutto sembri un po’ meno nero.

“Vuole togliermi la bambina.”

“Può farlo?”

Louis si stringe nelle spalle, i suoi occhi sono lucidi anche se entrambi sanno che non si dimostrerebbe mai così debole, “non lo so. Cristo, non lo so proprio.” è l’unica cosa che riesce a mormorare alla fine.

Quando tornano in salotto Eleanor sta guardando Barbie Raperonzolo per la millesima volta, ma i suoi occhioni azzurri seguono i due uomini passo passo.

“Che c’è?”

Louis gli si siede accanto, Harry dall’altro lato, “niente, amore. Che guardi?”

“Barbie Raperonzolo, voglio essere come lei!”

Harry ride, le scompiglia i capelli e si abbraccia le ginocchia con le braccia. I muscoli delle braccia si tendono, l’enorme veliero che ha tatuato sul bicipite sembra che stia davvero navigando il mare e la bambina si sporge per vederlo un po’ meglio.

“Papà,” chiama infine, guardando seriamente Louis che già ride “ne voglio uno anche io.”

“Una barca?” chiede ridendo Harry.

Eleanor sbuffa, “un tatuaggio! Perché Harry può averlo e io no?”

Entrambi rimangono basiti per un secondo, è proprio Harry, alla fine, che se la carica in grembo: “ah sì? E cosa vorresti tatuarti?”

Eleanor ci pensa un po’, poi propone “Barbie, magari?”

“Mi sembra una buona idea.” costata lui, serio, togliendole i capelli dal viso. Louis lo sta guardando a metà tra il divertito e lo spaventato, perché il suo ragazzo sta davvero appoggiando sua figlia di cinque anni nel proposito di volersi tatuare Barbie? No, se lo sta inventando. “e dove vorresti tatuartelo?”

Appunto.

Louis geme, quasi, mentre Eleanor si lancia in una fitta conversazione sul se sia meglio farselo sul braccio o magari in fronte, con Harry che continua a darle corda, i piedi nudi contro il tavolino da caffè e la bambina che si muove irrequieta sulle sue gambe.

Ride, comunque. E’ nel suo salotto e le persone più importanti della sua vita chiacchierano sul divano e lui sente il cuore così pieno che potrebbe scoppiare.

La routine giornaliera è sempre la stessa, ma adesso sembra completamente diversa: la sveglia suona sempre troppo presto, ma ora è Harry a spegnerla lamentandosi nel sonno per avere altri cinque minuti; Eleanor è sempre in ritardo per la scuola, odia quando deve fare la doccia e se vogliono metterle le mani tra i capelli comincia a strillare come un’ossessa ma Louis sa che ora qualcuno gli ha già preparato il caffè e ha messo in ordine i quaderni della bambina sul tavolo. Harry esce sempre per primo di casa dopo aver preparato la colazione e aver aperto le persiane della camera da letto, Louis deve ancora correre per non arrivare in ritardo al lavoro, e per diretta conseguenza dimentica tutti i giorni lo zainetto per la danza nella camera delle principesse o la sua valigetta con i classici latini sul divano del salotto. Harry ride sempre, quando entra in pasticceria trafelato perché non trova la macchina fotografica – “ammetti che l’hai nascosta così non posso farti foto imbarazzanti!” – o perché Eleanor deve rimanere al laboratorio di pittura – “è tutti i lunedì, Lou, come fai a scordartelo sempre?” -. E poi c’è la scuola, il tubo che si è rotto in bagno, Maggie che lo chiama durante l’ora di pranzo per avvisarlo di aver contattato un avvocato; ma poi ci sono le birre con Liam Payne, Eleanor che ha disegnato lui e Harry che la tengono per mano in un campo di fiori, la merenda tutti i giorni in pasticceria, Niall e Ella che stanno per sposarsi e Perrie che ha cambiato di nuovo colore ai capelli, e Louis alla fine crede che trasferirsi a Lassox sia stata la scelta più pazza della sua vita, ma forse non proprio la più sbagliata.

“Andiamo, Lou! Ho sempre sognato una bambina che sparge petali di rose lungo la navata della chiesa, col vestitino intonato al mio e una…”

“Ok, ok. Ho capito, Ella!” 

Stanno prendendo insieme un caffè nell’unico giorno in cui lei non sembra avere niente da studiare o comprare e lui tiene d’occhio sua figlia che disegna seduta accanto a lui. C’è anche Harry, che a dispetto dell’inverno imminente indossa una T-shirt nera che gli mette in evidenza i fianchi stretti e i muscoli torniti: fa avanti e indietro dalla cucina – in cui Louis non è nemmeno mai voluto entrare – e nel frattempo serve due clienti. Sorride sempre, soprattutto all’indirizzo del suo tavolo. Louis ricambia, Ella arriccia le labbra fintamente nauseata.

“Quindi?”

Louis sbuffa, prende un sorso del suo caffè senza zucchero, “hai già visto il negozio?”

Ella batte le mani, contenta, “ovviamente! E’ un negozio per spose, ti mando l’indirizzo per messaggio, basta che chiedi alla commessa di farle provare i vestitini che ha messo da parte per la signora Horan!” trilla, accarezzando i capelli di Eleanor, chiedendole poi “sempre se la mia principessa vuole essere la mia flower girl il giorno del matrimonio!”

Elenaor alza lo sguardo dai suoi pastelli, “papà, cos’è una flower girl?”

“La bambina che getta petali di rosa lungo la navata della chiesa il giorno del matrimonio.” le spiega dolcemente Louis.

“Uhm… E può indossare un vestito come quello della sposa?” Ella annuisce contenta, così la bambina esclama un “allora voglio farlo! Vero che posso, papà?” prima di tornare a disegnare.

“Cos’è che può fare?” anche Harry si avvicina al tavolo, ha appena finito di esporre l’ultima infornata di muffin nella teca trasparente e si lascia scivolare sulle gambe di Louis stiracchiandosi. Lui gli massaggia un po’ la base della schiena, lascia un bacio tra le scapole; “fare la flower girl al matrimonio di Ella.”

“Mi sembra carino.” sospira, poggiando poi una mano sulla guancia nel chiaro tentativo di provare ad addormentarsi.

Louis continua nel suo massaggio, gli mormora un “sei stanco?”che ottiene solo un grugnito come risposta perché hanno ottenuto il servizio catering per un compleanno e sono tre giorni che Harry sta in piedi dall’alba per fare in modo che tutto sia perfetto. Anche la sera, ormai, la routine è diventata indispensabile: Eleanor rifiuta di fare la doccia, poi rifiuta di mangiare e solo in fine rifiuta di andare a letto. Harry teoricamente ha ancora un appartamento, ma in realtà non ci mette piede che una volta ogni tanto per recuperare la posta e prendere quei pochi vestiti che sono ancora nell’armadio; è per questo che adesso è quasi divertente braccare la bambina in salotto per costringerla sotto la doccia, con l’odore della cena sul fuoco e la voce della tv in salotto. Mangiano raramente da soli: spesso Perrie e Zayn o Liam e sua moglie li raggiungono, tutte le sere Ella viene a rubare i dolcetti che ormai sono diventati caratteristici di casa Tomlinson. A volte si porta dietro Niall, ma solitamente lui si addormenta sul divano mentre gli altri chiacchierano con un bicchiere di amaro in mano e la voce non troppo alta per non rischiare di svegliare la bambina. Nemmeno il rito della buonanotte è cambiato. Anzi, Eleanor per prima sembra molto gelosa di quel momento che la vede unica protagonista – come se già non lo fosse – per Louis. Si mettono a letto insieme, scelgono il racconto e lei si addormenta con le mani del suo papà tra i capelli e la sua voce nelle orecchie. Louis ama rimanere per qualche momento a guardarla, poi, ma adesso sa che prima o poi Harry aprirà dolcemente la porta della cameretta e rimarrà a fissarli poggiato allo stipite della porta, le braccia tatuate incrociate al petto e un mezzo sorriso sulle labbra rosse. Louis lo bacia sempre, allora. E’ una cosa di cui non può fare a meno, nemmeno volendo.

I baci di Harry sanno di casa, di zucchero e delle poesie che lui gli mormora ogni tanto, quando sono soli. Harry sorride sempre, allora, e Louis lo fotografa. E’ diventato un maestro, a riprendere ogni attimo della vita di Harry. Forse, adesso che gira a piedi scalzi per casa con sua figlia sulle spalle e i capelli in disordine è anche più facile.

“Mi farai mai vedere tutte quelle foto, Lou?” gli chiede ogni tanto, quando sono già a letto e un po’ addormentati.

Louis sorride, mormora un “forse” e lo stringe forte, perché anche l’odore di Harry – cannella, mirtillo, tabacco – è diventato una droga per lui.

Probabilmente si sta innamorando di lui, ma a questo non vuole pensarci.

   
 
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