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Autore: Dama degli Intrighi    10/06/2013    1 recensioni
Questa non è solamente una fic ispirata dalla storia di una grandissima scrittrice, in questa fic io mi sono data una sfida, mi sono costretta a immaginarmi nei panni della Rowling che deve scrivere un "dopo Harry Potter" e mi sono chiesta cosa potrebbe succedere. Ho letto i libri della Rowling in originale e ho cercato di usare il suo stesso tipo di scrittura e da tutte queste mie ricerche e altre è nata questa Fic che spero che vi piaccia...
Gradirei molto sapere i vostri pareri tramite le recensioni!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Magic'
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***

Per delimitare lo spazio della foresta adibito ad arena per la terza prova erano state erette siepi con rovi spinosi e persino delle reti metalliche per impedire a creature indesiderate di entrarvisi. Tuttavia il perimetro non era sicuro, ma forse faceva parte della prova. Le quattro vie ora erano dimezzate. Due delle porte di siepe si erano richiuse e ora si poteva solo vedere il cartello che prima aveva dato nome al sentiero.
Rimanevano la via “acqua” e la via “montagna”.
-Il prossimo a entrare nell’arena è Aadil Mahdi- disse Jordan e un boato dagli spalti esplose mentre il ragazzo pakistano sollevava le braccia le cielo.
I suoi compagni di scuola continuavano a fare il tifo per lui urlando e battendo i piedi sul legno, fino a quando uno sguardo severo del preside Mustek non si posò su di loro. Tacquero all’istante. Aadil ancora gioioso estrasse la sua bacchetta facendola ruotare, con la mano libera lanciò un bacio a Rose (che divenne rossa come un peperone), si girò ed entrò nella foresta mentre dietro di lui il passaggio si chiudeva.
-L’ultimo è James Potter-
Altre grida di incoraggiamento e acclamazione esplosero nelle tribune, ma si spensero quasi subito. James sorrise a tutti, si girò e anche lui con la sua bacchetta in mano iniziò a percorrere il suo sentiero mentre il passaggio si richiudeva dietro di lui tra la musica gioiosa della banda. In lontananza si sentiva ancora il Ministro parlare al pubblico.
Spiegava a tutti come avrebbero fatto a seguire la gara, diceva ai preside di andarsi ad accomodare ai loro posti d’onore. Invitava tutti a fare silenzio per riuscire meglio a capire cosa stesse succedendo nella foresta e infine rincuorava le famiglie dei campioni assicurando tutti che non sarebbe successo niente di spiacevole a nessun giocatore.
Dentro alla foresta gli alberi erano più fitti del solito. La nebbiolina bianca copriva il suolo e non si sapeva bene dove andassero a finire i piedi. Per fortuna il selciato messo a mo' di sentiero brillava quasi di luce propria e il suo colore giallo si poteva notare e seguire. Non c’era modo di sbagliarsi su che via prendere, ce n’era solo una  e dovevi seguire quella. Pervinca pensò che la cosa era troppo facile quando arrivò a una grotta.
Forse se lo sarebbe dovuto aspettare visto che il suo biglietto diceva proprio “Grotta”, tuttavia ne fu comunque sorpresa. Prese un respiro profondo, si guardò intorno e cercò di farsi coraggio. Mentre se ne stava ferma davanti al buco nero un qualcosa nella sua veste si mosse e dalla manica destra spuntò il musetto della sua Jioyelle.
-Che ci fai qui? Ti avevo detto di restare in camera- la sgridò appena.
La serpentella corallo in risposta si avvinghiò al polso della sua padrona e sibilò dolcemente.
-E ora cosa faccio? Non credo sia giusto portarti con me… Non penso nemmeno che ci sia una regola per questo- cercò di ragionare. -Ma non posso lasciarti qui, chi sa cosa potrebbe capitarti. Io ti porto con me, ma promettimi che non interverrai in nessun modo con la prova, devo fare da sola o non vale-
La serpentella annui e si immobilizzò come se fosse un bracciale. Pervinca l’accarezzò sospirando, poi alzò la bacchetta in aria e mormorò -Lumus- e la punta di questa si accese di una luce azzurrina. Pervinca entrò nella grotta.
 
La strada di Felicity era forse la più facile. Gli alberi della foresta proibita, quelli alti e dal tronco grosso, avevano lasciato spazio a dei pini un po' più piccoli, i cui aghi pizzicavano la pelle facendola sussultare di tanto in tanto. La luce già rada entrava poco tra foglia e foglia e così anche lei aveva usato un incantesimo per far apparire una sfera luminosa davanti a lei.
Avanzando ancora con i sensi all’erta il suo sentiero giallo si era aperto in una piccola radura circondata da pini e alberi di acacia per poi ritornare stretto più avanti. Felicity che aveva intuito la natura pericolosa della prova si fermò poco prima della radura e iniziò a studiarla. Sembrava vuota, ma con tutti quegli alberi la cosa che probabilmente dimorava da quelle parte poteva tranquillamente attendere di prenderla alla sprovvista immezzo a quella radura.
Si chinò a terra, raccolse un sasso grigio grande come una patata. Se lo rigirò un po' in mano e poi con la mano sinistra, perché lei è mancina, lo lanciò al centro della piazzetta. I pini si mossero all’istante e una lancia fatta con un pezzo di legno e una pietra acuminata venne scagliata infilandosi nel terreno proprio dove il sasso era atterrato qualche secondo prima. Lì c’era qualcosa che l’aspettava…
Intanto Aadil percorreva il suo sentiero che iniziava a salire. Dapprima era stato impercettibile questo cambio di pendenza, ma piano piano la salita si era fatta più ripida e gli alberi crescevano con il tronco storto. Il ragazzo aveva ormai il fiatone quando decise di fermarsi un attimo per guardare meglio la strada che aveva fatto e quella che era ancora da fare.
Il suo sentiero giallo si allungava ancora per un bel po' davanti a lui e finiva in una fitta nebbia, forse poteva essere addirittura neve. Si fece forza, si ripeté che non poteva farsi battere da due donne e da un ragazzo sapientino come quel Potter, si rimboccò le maniche e continuò a scalare mentre la pendenza si faceva sempre di più sentire.
Mentre si stava letteralmente arrampicando sulla roccia la terra iniziò a tremare sotto la sua presa. Fece in tempo ad afferrare uno spuntone di rocca alla sua destra che il posto in cui era prima fu travolto da un masso venuto dalla cima di quella che ormai era sicuro essere una montagna. Seguì un urlo rocco e agghiacciante prima che altri massi iniziassero a cadere cercando di colpirlo e ogni volte che questo non succedeva c’era sempre un altro urlo di rabbia.
Quelle grida si propagandarono per tutta l’arena, anche gli spettatori li sentirono, ma il Ministro e Lee Jordan gli rassicurarono subito. Intanto James era stato preso alla sprovvista da una di quelle grida e si era girato. Camminava ora all’incontrario convinto che qualcuno lo stesse seguendo. Si fermò solo quando sentì il terreno più molle sotto di lui. Abbassò lo sguardo e si accorse che i suoi piedi sprofondavano nel fango marrone.
Era arrivato in quella che pareva una palude. Alberi contorti spuntavano dall’acqua con quelle radici lunghe che parevano rami e un odore di umido si diffondeva nell’aria. L’aria era fredda anche se un venticello caldo soffiava direttamente sul suo collo… No, non era un venticello.
James alzò la sua bacchetta pronta a scagliare il primo incantesimo che il ragazzo avrebbe pronunciato. Si girò con cautela e si trovò direttamente davanti a lui una figura alta poco meno di due metri dalla pelle blu e pustolosa. Le mani, il naso e i piedi erano enormi e appuntiti, aveva due corna da capra appena ricurve che si nascondevano tra i folti e acuminati capelli neri che parevano aculei di porcospino.
Quella figura mostruosa sogghignò felice mostrando i denti gialli molto simili a quelli di un lupo.
-TROOOOLL- urlò una voce femminile.
Quel mostro ripugnante alzò una mano per colpire il ragazzo davanti a lui con una manata.
-Stupeficium!- cercò di schiantarlo James, ma la figura indietreggiò di poco, tornando subito alla carica.
A urlare era stata Felicity che si era trovata davanti, dopo l’ennesima lancia scagliata a vuoto, una creatura poco più alta di due metri dalla pelle verde e rivestita di corteccia e foglie. Il naso era lungo e pareva un arrampicante, gli occhi erano gialli e vitrei e la bocca sempre increspata in un sorriso sadico. Continuava a scagliare lance contro la ragazza che si difendeva con incantesimi.
Anche Aadil si era accorto chi era la cosa che gli tirava le pietre. Un grosso Troll di montagna, dalla pelle grigia e pustolosa, con una clava in mano lanciava dei massi contro il ragazzo per ostacolarne la salita. Ma una volta che questo aveva raggiunto la cima della montagna il troll aveva iniziato a volerlo colpire con la sua grande mazza di legno.
Il troll di montagna era il più grande dei tre, ma forse il più stupido. Così quando il ragazzo pakistano con astuzia corse giù per la discesa nell’altro versante della montagna questo lo seguì agitando la sua grande clava. Le sue gambe grosse e tozze iniziarono a cedere e grazie alla pendenza della strada il troll ruzzolò giù come un masso andandosi a schiantare contro un albero. Quando Aadil lo raggiunse il troll era senza sensi. Per assicurarsi che il pericolo fosse passato fece scaturire dalla sua bacchetta delle corde e lo legò come un salame.
Nello stesso istante anche Felicity combatteva con il suo troll di foresta. Per riuscire a metterlo fuori gioco usò un semplice incantesimo che aveva imparato da sua madre e ordinò ai rami di pino di imprigionare il troll. I rami spinosi si mossero all’istante, catturarono il mostro e lo trattennero per bene avvinghiandolo forte forte, permettendo alla ragazza di proseguire indisturbata.
James lanciava ancora schiantesimi contro al suo troll, quando si ricordò della storia che zio Ron e suo padre gli avevano raccontato; così con un incantesimo, mentre schivava gli attacchi del suo mostro, prelevò da un albero un pezzo considerevole di legno, lo fece lievitare in aria con un semplice -Wingardium Leviosa- e questo andò a schiantarsi sulla testa del troll che si arresto all’istante. James scagliò un altro colpo e il troll cadde nell’acqua senza sensi.
 
Pervinca nella grotta non sentiva se non qualche rumore. Aveva sentito urlare diverse volte, poi qualcuno aveva gridato “troll” e aveva capito che gli altri concorrenti avevano già superato la prima avversità. Lei continuava a procedere nell’oscurità e la luce che proveniva dall’entrata della grotta ormai si affievoliva in lontananza.
La luminescenza della sua bacchetta rischiarava poco davanti a se e le pareti brillavano quando ne venivano colpite per via dei rivoli d’acqua che le percorrevano. Pervinca avanzava cauta, era certa che da un momento all’altro qualcuno o qualcosa l’avrebbe attaccata. E mentre osservata il tetto di roccia sopra alla sua testa il terreno sotto ai suoi piedi si sgretolò facendola precipitare giù per una discesa come se fosse in uno di quei scivoli al parcogiochi.
Atterrò tra ossa, polvere e scarti di animali. La bacchetta le era volata via di mano.
-Merda- imprecò mentre a tentoni cercava l’impugnatura fina. Un basso brontolio la fece fermare. Qualcosa nell’oscurità si muoveva.
-Lumus- disse e la bacchetta si accese a un metro di distanza da lei. Illuminò la caverna in cui era e in un angolo di essa un cumolo bianco si mosse. Era un mostro enorme la cui pelle cadaverica era dipinta con colori accesi che formavano disegni tribali. La testa era calva e due sporgenze ossee a formadi di tenaglie gli spuntavano tra la bocca irta di denti gialli e le orecchie a punta.
Ringhiò come un leone alla vista della sua dimora illuminata. Tenendo chiusi i suoi piccoli occhi a tentoni cercò di prendere tra le sue forti mani l’intrusa. Jioyelle lasciò la presa intorno al polso destro di Pervinca e strisciò via.
-No, Jioyelle torna subito…-
Prima che potesse finire la frase una manata la prese per la vita e la sollevò a mezz’aria. Due enormi oggi rossi per la luce la osservarono.
-…Qui- sibilò Pervinca un po’ spaventata.
Il troll albino ringhiò ancora mostrando i denti verso la sua preda. Pervinca si dimenava cercando di liberarsi da quella presa. La luce della sua bacchetta brillava ancora, per questo riuscì a vedere la sua serpentella che strisciava furtiva verso la sua bacchetta. Capendo al volo l’idea che a Jioyelle probabilmente era venuta in mente, si smaterializzò come lei sapeva fare e ricomparve vicino alla bacchetta. Il troll rimase interdetto per un attimo. Aprì le sue grandi mani e cercò la sua preda dentro a queste. Pervinca riafferrò la bacchetta e acchiappò Jioyelle la quale sibilò in direzione di una feritoia luminosa dietro di loro. Era in alto, ma forse questo non era un problema.
-Ehy tu, si proprio tu!- urlò Pervinca.
Il troll si girò e inquadrando la ragazzina ringhiò ancora feroce.
-Che dici? Ci vuole un po’ di luce qui?- sorrise la ragazza. –Bombarda Maxima!- urlò e il tetto di roccia indicato dalla sua bacchetta esplose lasciando entrare la luce del giorno che riusciva a filtrare tra i rami della foresta e la nebbia bianca. Quel poco chiarore bastò lo stesso a far scappare quel troll albino urlando di dolore per le bruciature che si stavano materializzando all’istante su tutto il suo corpo bianco.
Pervinca saltellò dalla gioia, si arrampicò tra i detriti e ritrovato il sentiero giallo continuò ad avanzare verso il prossimo ostacolo della prova.

Salve a tutti! come state? Io bene dai e ho scritto questo capitolo il prima possibile. Che ne pensate? Io adoro questa cosa dei quattro troll!!! :D
La prova però non è ancora finita, anzi, è appena iniziata... Per ora mi sa che sono tutti pari quindi non si sa ancora chi vincerà, si accettano scommesse :D
Al prossimo aggiornamento
Baci, Dray xx
p.s. Grazie a tutti per leggere  e spero che lascerete tante belle recensioni per me :D

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