“Tu! Tu sei Tony Stark! Tu sei vivo!”
“Sssssh!”
“Come diavolo è possibile?”
“E’ una lunga storia! Sono stato via e ora ho bisogno di un posto dove stare!”
“Vieni a casa mia!”
Corona (Queens)
-Giugno 2016-
Tony
è sicuro di non aver mai visto nulla del genere eppure in questi tre anni ne ha
viste di cose, ne ha vissute di
situazioni . Si guarda attorno, le labbra socchiuse, gli occhi che vanno da una parte all’altra
della piccola stanza in cui Harley l’ha introdotto.
Stanza, è più che altro una soffitta, con il soffitto a spiovente, finestre
basse e impolverato e pannelli di legno alle pareti e sul pavimento.
-Figliolo tu vivi qui?-
E cianfrusaglie, cianfrusaglie ovunque.
-Già, non è Buckingham Palace, ma almeno
non mi piove in testa.-
Tony è costernato, quanti anni avrà il suo nuovo piccolo amico? Dieci? Undici?
Perdio non può vivere da solo in un buco
del genere, con stracci ammassati
agli stipiti per non far entrare il freddo e una stufa a gas per riscaldamento. Quanto a
lungo può sperare di tirare a campare?
Lo sente tossire.
Non molto.
-I tuoi genitori?-
Harley alza le spalle, gli occhi blu appena lucidi - Mio padre è andato a comprare i gratta e
vinci un anno e mezzo fa, credo che abbia vinto perché non è più tornato.- apre un mobiletto e tira fuori di barattoli
di fagioli e una pentola che si mezze in testa a mo’ di elmetto visto che ha le
mani occupate - Mamma è morta di
tubercolosi tre mesi fa.-
-E tu che ci fai qui?-
-Sono scappato dall’orfanotrofio.-
Tony apre la giacca, si siede su una cassetta di frutta che fa da sedia in quel
piccolo caos. Gli sembra di stare nel retro del Rainbow
and Sunshine, in mezzo a quel caos che sicuramente per Harley è più che
organizzato.
-Quella maglietta…-
Harley si guarda addosso - Bella vero? Me l’ha comprata una signora per cui
faccio dei lavoretti.- affonda la lama
dell’apriscatole nella latta del barattolo e fa forza sulla rotellina per aprirla - Mi ha anche comprato i fagioli.-
-Lo sa che abiti qui da solo?-
-Credo.-
E non fa niente?
Glie l’aveva detto Lenus che il mondo era diverso da
quello che ricordava, ma Dio…
Harley fa cadere i fagioli nella pentola aiutandosi con un cucchiaio di legno,
alza gli occhi e si blocca. Tony corruga la fronte e abbassa la testa.
La luce del Reattore Arc filtra fioca attraverso la stoffa della maglietta.
-Non ti fa male?-
-No.- scrolla appena la testa - E’ passato talmente
tanto tempo ormai.-
-E’ la cosa più figa che abbia mai visto.-
Tony arriccia gli angoli delle labbra in
un tenue sorriso.
Si allunga a prendere un giornale spaginato sul pavimento. Le riordina,
seguendo i numeri in alto a destra e finalmente lo apre. - 10 giugno 2016.- legge.
-E sembra dicembre.-
-Mia figlia è l’Amministratore delegato della Stark Industries?-
-Già.-
-E Pepper?-
Harley fa spallucce
-Non sai nulla?-
-Ogni tanto si vede sulla pagina del gossip,
ma più che altro fotografano il suo bambino.-
Il giornale trema fra le mani di Tony -E’ un maschio?-
Harley lo guarda perplesso per un momento prima di realizzare - Sì, Anthony Stark jr.-
Un
maschio.
Tony non può fare a meno di sorridere, anche se dentro di lui una voce urla.
Questo è il secondo bambino che non ha visto nascere.
Harley dorme coperto da un vecchio giubbotto.
Tony lo osserva, pensoso, c’è solo la luce di un insegna ad illuminare la
stanza.
Gli prende la testolina fra le mani, preme le labbra contro la sua fronte -
Cristo è bollente…- sussurra, prima di ritirarsi a sentirlo tossire ancora.
Che
sia malato anche lui?
Stark Tower
-Giugno 2016-
Noelle ha male
ad ogni osso del corpo e fatica a respirare.
Il volo di prova del RSC32 si è risolto con un volo di cinque metri, di testa,
in un cassonetto e ha l’impressione di avere spilli infilzati un po’ ovunque.
Si toglie il casco di Rescue e lo appoggia sul tavolino, preme un bottone al centro
della scocca toracica dell’armatura e questa si apre permettendole di uscire.
Casca in ginocchio senza riuscire a impedirlo e una smorfia di dolore le piega
le labbra .
Dolori sopra dolori, che meraviglia.
-JARVIS sei attivo?-
-Per lei sempre signorina Moore.-
-Dovresti ricalibrare i propulsori, quelli dei piedi si sono spenti di botto.- E lei si è ritrovata a cadere come una pietra
senza poter fare niente.
Si appoggia al muro e si tira su, trattenendo il respiro.
L’attico è silenzioso, stranamente non c’è nessuno dei Vendicatori in giro.
Noelle va in cucina, tira fuori un sacchetto di
ghiaccio dal freezer e se lo schiaccia sul viso mugolando di sollievo. La testa
l’è rimbalzata dentro il casco ed è sicura di aver sentito il naso rientrare di
un centimetro buono verso il cervello.
-Ah, Dio, ma chi me lo fa fare?- borbotta
percorrendo il corridoio con la borsa del ghiaccio che viaggia dal naso,
dolorante, alla spalla destra, sempre
dolorante, al polso sinistro che sente
gonfio e dolente al tatto.
Doccia, letto, cacca. Sono questi gli input che tengono sveglio il suo
cervello.
E non nell’ordine di comparsa.
Si ferma di botto e camminando all’indietro torna di fronte alla porta che da’
sullo studio di Bruce. La osserva incerta per qualche momento e alla fine, la
spinge con la punta delle dita.
La luce di una lampada da tavola illumina la zona computer, Noelle socchiude
gli occhi, mentre gira la testa da destra verso sinistra per abbracciare tutta
la stanza.
C’è disordine, c’è odore di caffè nell’aria e c’è Bruce.
Il dottore sta dormendo sui tre cuscini del divano che ha appoggiato per
terra. Di pancia, le braccia incrociate
sotto la testa e una visione tremendamente adorabile.
Noelle lo osserva corrucciata.
Non c’è stato che qualche bacio fra loro, niente di più.
Bruce le ha fatto capire, più di una volta
che non c’è futuro per loro. Non con Hulk a
fare da terzo incomodo. Non con il generale Ross ad inseguirlo.
Noelle umetta le labbra premendo il sacchetto di
ghiaccio sulla spalla.
Il problema è che lei, non ne ha mai voluto
e non ne vuole sapere di rispettare la sua decisione.
Ha perso fin troppo, sarebbe una pazza a lasciar andare anche lui.
Se ne ritorna in salotto, prende i cuscini del divano, e torna nello studio. Li
appoggia per terra accanto a Bruce, poi
si sente. Gli solleva un gomito e
appoggia la testa fino alla sua
tornando sdraiata con il braccio del dottore attorno al capo dolorante.
Domani la sgriderà, n’è sicura, ma ormai c’ha fatto l’abitudine.
Soho
-Giugno 2016-
Tony
si sente un fottuto maniaco, ma deve vederla. Vederli.
In questi tre anni non c’è stata notte in cui non li abbia sognati e non c’è
stato giorno in cui il desiderio di vederli non l’abbia divorato. E’ affacciato dietro un cassonetto quando la porta si spalanca è Pepper
esce.
Dio in questi anni non le ha mai reso giustizia.
E’ bella, sorridente, reale. Non un ricordo.
Un fottuto rimpianto.
Ringrazia mentalmente Lenus per avergli detto dove
trovarla, anche se ci sarebbe arrivato da solo e allunga il collo a
vederla tendere la mano all’indietro
verso suo figlio.
Loro figlio.
Ha gli occhi azzurri.
Tony deglutisce nella speranza di
allentare il gruppo che sente stringergli la gola.
Vorrebbe correre da loro, ma sa che la reazione sarebbe solo una, dopo
l’incredulità, il disprezzo per la sofferenza che gli ha arrecato fingendo al
sua morte.
Deve essere cauto.
Pepper s’incammina lungo la strada stringendo la
manina del piccolo Anthony, poi si gira e alza gli occhi -Tony
saluta lo zio Phil.-
Tony sposa gli occhi verso Coulson che li guarda
dalla finestra mentre sistema il nodo della giacca e un pensiero doloroso lo
attraversa.
Che
ci sia ora lui nel suo cuore?
Corona (Queens)
-Giugno 2016-
-Sei tornato.-
La sorpresa sul viso e nella voce di
Harley è quasi palpabile.
-Te l’avevo detto.- Tony si siede accanto a lui su quel mucchio di stracci che
gli fa da letto, sfilandosi il berretto dalla testa e scarmigliandosi i
capelli.
Il bambino annuisce, preso alla sprovvista.
-Ho bisogno del tuo aiuto.-
-Tutto quello che vuoi.-
-Ma prima dobbiamo trovare delle medicine.-
-Per…- la voce di Harley si spegne quando si rende conto che Tony ha capito -…Sto
bene.-
Tony lo guarda storto - Da quanto hai la febbre?-
-Non lo so.-
-Ci servono delle medicine.-
Tony si alza poggiando le mani sulle ginocchia - Il problema è che ho di nuovo
la mia faccia e non posso farmi vedere in giro.-
-Di nuovo?-
-Anche questa è una lunga storia.-
-Un giorno me la racconterai?-
-Un giorno…Forse. Ora vestiti, prima andiamo in farmacia, poi a Soho.-
-Soho?-
Harley
tossisce allungando una mano per
infilare la busta che Tony gli ha dato da consegnare nella cassetta delle
lettere, guarda verso le scale e poi imbocca il portone come un razzo quando
sente, in lontananza, una serratura scattare.
Pepper scende tenendo fra le braccia il piccolo
Tony, sceglie la chiave più piccina dal
mazzo e apre la cassetta.
Un cartoncino quadrato le casca ai piedi:
-Cos’è?-
Si china a raccoglierlo.
“You are my sunshine, my only sunshine You make me
happy when skies are gray You'll never know dear, how much I love you Please
don't take my sunshine away.”
-Oddio!-
mormora –Oddio.-
Nessuno, nessuno conosce l’amore che nutre per questa canzone.
Nessuno a parte…
-PHIL!-
FINE CAPITOLO.
Un ringraziamento speciale a chi ha messo fra i
preferiti, le ricordate e le seguite questa mia storiella.
DISCLAMERS.
- Mio padre è andato a comprare i gratta e
vinci un anno e mezzo fa, credo che abbia vinto perché non è più tornato.- // Tratta da Iron
Man 3