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Autore: Apple90    10/06/2013    5 recensioni
[Questa FF è il Sequel di "Anima Nera"]
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Lo sa bene il Comandante del Quartier Generale degli Auror, Hermione Granger, che da cinque lunghi mesi ha intrapreso una spietata caccia all'uomo per catturare il Principe Oscuro.
Ma di Vesper e dei suoi pipistrelli non sembra esservi alcuna traccia; dissolto nel nulla, insieme alla verità.
Solo il ViceComandante sa cosa nasconde.
Ma, mentre cercano entrambi di districarsi tra apparenze ingannevoli e sentimenti confusi, una nuova minaccia compare all'orizzonte: il popolo degli Immortali tenta di attaccare il Mondo Magico dall'interno. Vesper è costretto a farsi avanti, per proteggere il suo Mondo da un pericolo ben peggiore di Voldemort.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Neville Paciock, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ezekiel - Misteri

`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•

 

Buongiorno a tutti!

Dopo mesi di assenza (direi anni), ho deciso di fare ritorno con la pubblicazione del decimo capitolo di Anima Bianca. Purtroppo il mio lavoro mi tiene impegnata quasi tutti i giorni (a volte anche nel week end), perciò potete immaginare il perché io abbia interrotto la scrittura della Fic.

Ho scelto un look più “minimal”, con un classico Times New Roman, senza troppi fronzoli, per consentirmi di dare la priorità alla trama piuttosto che alla grafica: spero possiate perdonarmi.

 

Un abbraccio a tutti coloro che hanno letto la storia, ma anche a tutti coloro che non l’hanno fatto, a coloro che mi hanno recensita, a coloro che hanno pensato “la recensirò” ed è rimasto solo un pensiero, ma soprattutto a coloro che mi hanno sempre, e dico sempre, sopportata nell’ambito “letterario”: alle mitiche Argentlam e TopGun Forever, nonché all’allegra banda del gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling”.

 

E non dimenticate… AUROR POWER!
                                                    Apple90

 

Ezekiel - Misteri

 

“Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in una cella d'isolamento.”

Karl Kraus, Detti e contraddetti, 1909

 

 

Hermione seguì l’Indicibile Melinda Falk fuori dal Quartier Generale degli Auror senza opporre alcuna resistenza. Mantenne lo sguardo fisso davanti a sé e si sforzò di elaborare un piano mentale che prevedesse una possibile via di fuga da quell’inferno, ma nella sua testa non balenò altro che un torbido ronzio.

Come avrebbe potuto scagionarsi dalle accuse degli Indicibili se non aveva nemmeno la più pallida idea delle prove che l’Ufficio Misteri aveva raccolto per incastrarla?  

<< Dove mi sta portando?>> proferì a mezza voce, rivolta alla donna che l’aveva arrestata.

<< La reputo abbastanza intelligente da intuirlo da sola.>>

Melinda Falk la precedette all’interno di un ascensore insolitamente vuoto; prima che Hermione potesse aprire bocca, l’ascensore schizzò fulmineo verso il basso e dovette ancorarsi saldamente alle maniglie che pendevano dal soffitto per non essere proiettata a terra. Dopo un po’, poteva essere trascorsa un’eternità oppure una misera manciata di minuti, l’ascensore s’arrestò bruscamente con uno scossone e una vocina metallica proveniente dagli altoparlanti installati nel soffitto annunciò: << Nono Livello.>>

<< Non ricordavo che il Protocollo Magico di Sicurezza prevedesse trasferimento degli individui in stato d’arresto al Nono Livello.>> constatò Hermione, con un filo di bieca ironia. << Per quale motivo mi sta portando quaggiù?>>

Melinda Falk non le rispose. Attese che i portelloni si aprissero sferragliando e la precedette fuori, dove ad attenderle c’era un atrio piuttosto angusto fiancheggiato da un colonnato di marmi color verde bottiglia.

Il Nono Livello del Ministero della Magia era interamente occupato dall’Ufficio Meri. Nessuno sapeva esattamente che cosa accadeva lì dentro, né tantomeno quali erano le mansioni riservate agli Indicibili. Hermione aveva già visitato l’Ufficio Misteri insieme all’Esercito di Silente durante il quinto anno di Hogwarts, ed era certa che la Falk ne fosse al corrente.

Percorsero un lungo corridoio semibuio e giunsero infine dinnanzi a una porta di metallo gresso che poteva essere facilmente scambiata con l’ingresso di una sudicia soffitta. La Falk picchiettò tre volte la punta della sua bacchetta contro la superficie arrugginita della maniglia e la serratura scattò all’istante, consentendo loro il passaggio.

<< Mi segua, comandante Granger.>>

“Ho altre alternative, forse?”

La porta si richiuse pesantemente alle loro spalle e Melinda, con un malcelato sorriso dipinto sulle labbra, abbandonò la veste diplomatica che le imponeva il protocollo ministeriale e la agguantò senza troppi complimenti per un avambraccio, costringendola ad allungare il passo.

Hermione si liberò con uno strattone. << So camminare da sola.>> sibilò.

Maghi e Streghe avvolti nelle uniformi da Indicibili sciamavano avanti e indietro come ombre silenziose lungo i corridoio dell’Ufficio Misteri, che Hermione d’improvviso non ricordò di avere mai visto. Fu un attimo: un vuoto nebbioso le invase il cervello e le impedì di riflettere razionalmente. Una valigia di ricordi legati a impellenti urgenze in ufficio la assalì come un fiume in piena ed Hermione desiderò catapultarsi fuori: doveva tornare al più presto al Quartier Generale per sbrogliare un grosso quantitativo di scartoffie. E poi c’era la riunione con quelli delle Risorse Umane… Diavolo, la riunione! Come aveva fatto a dimenticarsene?

<< Comandante Granger.>> la ammonì placidamente Melinda Falk, che la prese di nuovo per il gomito. << Mantenga il contatto fisico, per favore, o cadrà in trappola agli Incantesimi Dissuasori.>>

Hermione obbedì e riacquistò le proprie capacità cognitive.

Tutto intorno a lei l’ambiente sembrava cambiare da un momento all’altro: scale, corridoi, addirittura uffici interi. Ipotizzò che la conformazione planimetrica del Nono Livello venisse costantemente cambiata per aumentare i margini di sicurezza delle Camere racchiuse al suo interno che, unitamente a una buona dose di Incantesimi Dissuasori, consentivano agli Indicibili di lavorare indisturbati.

Melinda Falk venne affiancata da un altro Indicibile e insieme la accompagnarono in una minuscola stanza senza finestre né tracce di arredamento; era un buco di due metri per tre, asettico e incolore: dal soffitto pendeva un filo traballante al quale era appesa una lampadina. Non c’era nemmeno il canonico tavolaccio da interrogatorio, ma solo uno sgabello.

L’Indicibile, un uomo alto e così magro che le sue guance scarne gli donavano un aspetto cadaverico, si chinò per riferire qualcosa all’orecchio di Melinda Falk, che annuì con tono formale.

<< Ai sensi del Decreto 10 del Protocollo di Sicurezza dell’Ufficio Misteri, lei è tenuta a consegnare la sua bacchetta e ogni altro oggetto magico in suo possesso al Responsabile, il mio collega, l’Agente Thomas Lane>> esordì dolcemente Melinda Falk.

Hermione non le diede la soddisfazione protestare. Fece scivolare la bacchetta fuori dalla tasca interna del mantello e la depositò nelle mani protese dell’Agente Lane, che le rivolse un sorriso compiaciuto; poi lo osservò sparire fuori dallo stanzino.

Dalla porta provenne il grattare frenetico di una serratura. Uscendo, Lane le aveva chiuse dentro.

Melinda Falk si sistemò il colletto del suo cardigan color pastello. Le sue manine grassocce si protesero verso Hermione impugnando la bacchetta.

<< Si spogli, per favore.>>

Un lampo le abbagliò il cervello.

Che cosa?”

<< Ha sentito bene.>> proseguì tranquillamente Melinda Falk, che assaporò il timore dipinto nei suoi occhi. Agitò la bacchetta in aria compiendo un gesto elaborato e fece comparire dal nulla un indumento ripiegato color grigio topo, che tenne sospeso a mezz'aria in modo che Hermione potesse osservarlo da vicino: era una specie di tunica ospedaliera in fustagno che, in caso di necessità, poteva divenire una camicia di forza per i pazienti più irascibili.

<< Forse lei non mi conosce, comandante, ma io la conosco fin troppo bene; e non sono così ingenua da limitarmi a sequestrarle la bacchetta: lei è un Auror, e gli Auror sono elementi degni delle nostre più accurate attenzioni.>> Melinda Falk afferrò la tunica e gliela porse con un gesto secco. << La indossi.>>

Hermione ricevette l’indumento in mano ma non si mosse; rimase impalata su due piedi e la guardò con aria disorientata. Qualunque interrogatorio erano intenzionati a riservarle, non aveva nessuna intenzione di togliersi i propri vestiti di fronte a un’estranea. Non c’era nessuna, nessuna legge che consentiva a un membro del Ministero di attuare una costrizione del genere ai danni di un individuo in stato d’arresto. Nel suo caso, era un vero e proprio abuso di potere.

Con chi credeva di avere a che fare?

<< Si sbrighi!>> le intimò la Falk, incitandola con la bacchetta. Fece scivolare indietro il rivolo del cardigan e controllò il quadrante dorato dell’orologio da polso, impaziente.

Hermione sospirò profondamente e le lanciò uno sguardo di sfida. << Lei non può obbligarmi.>> disse freddamente, inarcando un sopracciglio. << Si sbaglia. Forse non mi conosce abbastanza bene, agente Falk. E’ mio diritto richiedere l’assistenza di un legale e, se non me lo permettete, ho come la sensazione che passerete dei brutti guai con il Wizengamot. Voglio dire, il sequestro di persona è un reato contemplato nella legislazione magica… ma il sequestro di un Auror, bè, non c’è bisogno che le spieghi la reazione del Ministro appena verrà messo al corrente che gli Indicibili hanno costretto un Auror a…>>

<< Comandante Granger.>> la interruppe la Falk, che strinse le labbra in un sorrisetto mellifluo, sospirando a sua volta, come se avesse un disperato bisogno di prendere fiato per mantenere la calma. << Mi dispiace infrangere i suoi eroici sogni da paladina della Legge, ma temo che il Ministro non condivida affatto il suo pensiero.>>

<< Che cosa glielo fa pensare?>>

Melinda Falk rise congiungendo le braccia in una posizione che tanto le ricordò Dolores Umbridge. << Forse il fatto che il Ministro in persona ci ha ordinato di arrestarla.>> cinguettò.

Hermione rimase in silenzio, ma fu come ricevere un pugno nello stomaco. Com’era possibile? No. Non voleva nemmeno prendere in considerazione quell’eventualità. Quell’arpia le stava mentendo, stava mettendo a dura prova le sue capacità di sopportazione dello stress per farla crollare. Ma non sapeva minimamente con chi aveva a che fare.

<< Delusa dalla verità, Comandante?>>

<< Stronzate.>> si lasciò sfuggire Hermione, rabbiosa. << Kingsley non farebbe mai una cosa del genere.>>

<< Il Ministro.>> la corresse la Falk, che allungò la bacchetta verso di lei e picchiettò il cumulo di vestiti color topo che Hermione teneva ancora fra le mani. Ora che si faceva caso, su una spalla era stata ricamata una pezza con un codice di riconoscimento: HG306. Erano le sue iniziali.  << Ha dei validi motivi per farla arrestare. Ed ora, se non le dispiace, la prego di togliersi la divisa da Auror e di indossare la sua nuova… uniforme.>>

 

*

 

Sophie-Anne Lupin osservò Harry e il ragazzo dai capelli pel di carota precipitarsi a bordo della Audi, che venne messa in moto con un fragore di motore; l’auto fece retromarcia nel cortile racchiuso fra le mura delle abitazioni in mattoni rossi e si precipitò a rotta di collo oltre il vialetto, imboccando con un fischio di gomme la strada sottostante.

Sophie-Anne udì il suo rombo echeggiare in lontananza giù per le curve che serpeggiavano verso il centro di Londra. Poi l’eco di alcuni clacson, delle frenate, altri rombi ruggenti. 

E così avevano rapito la sua Bella? 

Si portò una mano alla bocca per reprimere uno sbadiglio e si stiracchiò pigramente, poi posò la tazza di Spongebob sul lavello e si diresse fuori dalla cucina con andatura lenta, le morbide ciabatte di pelo che le abbracciavano i piedi. Che cos’era quel misero istante di curiosità, di fronte alla prospettiva dell’immortalità? Niente, pensò. Era tutto così piatto e prevedibile. I Babbani e i Maghi, in fondo, erano un po’ la stessa cosa: entrambi obbedivano a degli schemi. E l’unica persona di sua conoscenza che non rientrasse in nessuna di tali categoria si chiamava Vesper.

Sophie-Anne represse un sorriso mentre saliva le scale a pioli che la condussero nella sua camera da letto, ricavata in una nicchia del sottotetto: uno splendido ambiente mansardato arredato in stile elisabettiano Sul sontuoso letto a baldacchino era ammonticchiata alla rinfusa una pila di vestiti. Si sfilò placidamente il pigiama a pois rosa e bianchi e calzò un paio di jeans, una morbida blusa di lana Fred Perry e degli stivali che ricordò di aver comprato in saldo da H&M parecchie estati precedenti. Quando fu presentabile, si diresse nel bagno attiguo: si pettinò con cura i lunghi capelli rossi e si spruzzò del profumo ai lati del collo. Con calma. Senza mai scomporsi.

Terminata la preparazione, come la definivano con ironia i suoi seguaci, discese lentamente le scale, controllò la propria immagine nello specchio, pescò due mazzi di chiavi dal cestino di vimini nell’ingresso e uscì fuori, respirando l’aria frizzante della sera.

<< Vesper, Vesper.>> cantilenò tra sé e sé, giocherellando con le chiavi mentre raggiungeva a piedi il magazzino degli attrezzi. In un certo senso poteva dirsi attratta da quella sottospecie di principe-idiota dei pipistrelli; un’attrattiva che andava oltre la semplice fisicità: Vesper non era semplicemente un ragazzo, non era semplicemente Harry. Vesper poteva essere chiunque, ovunque, in qualsiasi momento. Vesper era l’antidivo per eccellenza, una creatura partorita dalle tenebre che non seguiva altri Dei al di fuori dell’istinto. Era un pazzo fuori controllo, e le piaceva per quello. Da morire. 

All’interno del magazzino degli attrezzi di respirava un’aria rarefatta mista all’odore acre di solventi chimici andati a male. Sophie-Anne scansò una catasta di cianfrusaglie che occupava gran parte dell’ambiente e sgattaiolò in fondo, vicino a una vecchia scrivania sfondata sovrastata da vasi di mandragole. Proprio lì, davanti ai suoi occhi, c’era un grosso oggetto ricoperto da un telone polveroso.

<< Vesper, Vesper.>>

Fece scivolare l’indice sulla superficie di nylon e lo ritrasse, ricoperto di fuliggine.

<< Un giorno o l’altro ti ammazzerai.>>

Agguantò i lembi del telo e lo tirò con una forza sovrumana verso di sé, rivelando l’oggetto misterioso celato al di sotto: una moto, una vecchia Honda color rame degli anni ’80 che aveva conosciuto senz’altro tempi migliori. Indossò un casco vintage, si calò sugli occhi un paio di occhiali da aviatore; balzò in sella e tolse il cavalletto con un calcio.

Solo le femminucce guidavano le Ducati.

<< Ma non è questo il giorno, Batman.>>

 

*

 

<< Lei non ha alcun diritto, agente Falk.>> sostenne con impeto Hermione, che lasciò ricadere a terra l’uniforme da carcerato, che s’arrotolò scompostamente ai suoi piedi. La additò minacciosamente. << Volete arrestarmi? Bene. Voglio un avvocato, e lo voglio subito.>>

Melinda Falk giocherellò con la propria bacchetta, premendo la punta di legno flessibile sull’indice della mano sinistra ed esercitando una leggera pressione affinché la bacchetta si piegasse. << Forse non ha ben chiara la situazione, Comandante.>> cantilenò, quando Hermione terminò il suo monologo. << Noi non siamo Auror, non obbediamo alla Legislazione Magica, come dire, standard… l’Ufficio Misteri gode di un regime particolare, protetto da un sistema di alta sicurezza che ci permette di muoverci in completo anonimato. Il Ministro ci ha ordinato di tenerla d’occhio, Comandante, dal giorno in cui Honorius Azazel è stato ucciso. La verità è che il signor Shaklebolt non si fidava completamente lei, la reputava un soggetto sensibile e facilmente soggiogabile da un criminale pluri-ricercato come Harry Potter: non propriamente le doti attribuibili al Comandante di un Quartier Generale Auror.>>

<< Il mio legale.>> sbottò Hermione. << Non l’ho ancora visto.>>

<< Non giochi alle tre scimmiette con me, Comandante. Ha sentito bene che cosa le ho detto: l’Ufficio Misteri non obbedisce alle sue Leggi.>>

<< E con questo, significa che mi terrete imprigionata qui dentro per il resto dei miei giorni?>>

Melinda Falk sospirò e agitò la bacchetta: l’uniforme da carcerato si librò in aria e aleggiò in mezzo a loro. << Glielo ripeterò un’ultima volta.>> sospirò. << Si spogli, riponga la sua divisa da Auror e indossi la sua informe. Glielo sto ordinando, Comandante. Anche se, in effetti, quaggiù lei non è più un Comandante, ma solo Hermione Granger.>>

Hermione si inumidì le labbra prima di ribadire la sua ferrea posizione. << Non farò nulla del genere.>>

Ne seguì un breve silenzio. Melinda Falk accolse la sua decisione con un sorrisetto divertito, come se avesse ampiamente previsto quel genere di reazione da una come lei; dopodiché si schiarì la voce e tornò a mettere mano alla propria bacchetta. << Molto bene.>> cinguettò. << Se non intende farlo lei, lo farò io. Crucio!>>

Dolore. Una fitta lancinante di dolore le assalì ogni brandello del suo corpo, scuotendolo e contorcendolo, obbligandola a piegarsi in ginocchio sul pavimento freddo per sorreggersi sulle braccia tremolanti, lottando con tutta se stessa per non urlare, per non dimostrarle che stava soffrendo; anzi, per un breve istante, prima di essere assalita da altri attacchi incontrollabili, Hermione riuscì a sorriderle. Non gliel’avrebbe mai data vinta. Piuttosto la morte.

Melinda Falk inarcò il braccio e sollevò la bacchetta per imprimere maggior vigore alla maledizione senza perdono, e uno spasmo cieco la assalì alle ossa, diffondendosi lungo la spina dorsale e procedendo in ogni articolazione. Hermione non riuscì più a reprimere il dolore e urlò. Urlò con tutta la voce che aveva in corpo, ma nessuno poté udirla. Le sue urla agghiaccianti e disperate riempirono le pareti dello stanzino e furono accolte da Melinda Falk con un sorriso accondiscende. La maledizione durò pochi secondi, ma fu come se fosse trascorso un giorno intero. Quando il getto dell’incantesimo s’interruppe, Hermione si accasciò al suolo senza forze.

Melinda Falk picchiettò la bacchetta contro la porta, che si aprì e lasciò che un getto di luce penetrasse all’interno dello stanzino. Una voce maschile disse qualcosa, poi dei passi irruppero attorno a lei, dietro di lei, senza che riuscisse a tracciarne la posizione.

<< Ti deprime, Hermione, sapere quanto sei profondamente sola?>>

Quella voce… quella frase… l’aveva già udita da qualche parte, ne era certa, ma anche la sua mente era stata colpita dall’onda d’urto della maledizione e non volle collaborare.

Poi di nuovo il dolore: qualcuno la afferrò brutalmente per i capelli e la costrinse a rialzarsi in piedi. Due occhi rossi iniettati di sangue la osservarono da vicini con tale intensità da tramortirla. Non erano quelli di Melinda Falk, né tantomeno quelli dell’altro agente, ma bensì appartenevano a qualcun altro. A un mostro dalle fattezze vagamente rassomiglianti a quelle di un Malfoy.

<< Non preoccuparti, tesoro.>> ridacchiò il mostro. << Vesperino sta venendo a salvarti.>>

 

 

 

 

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