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Autore: Kristal Siderglace    11/06/2013    2 recensioni
2012-09-12 OlympiaStadion, Munich, Germany.
E' raro vedere Chris triste durante un live ma quel giorno appariva così nonostante fosse il giorno dopo il compleanno del suo migliore amico e chitarrista Jonny Buckland.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

«S-scusami…io…io non so che mi è preso…»

Non poteva vederlo chiaramente, era troppo buio nella camera, ma riusciva facilmente a figurarsi il panico dipinto sul volto di Chris che gli aveva lasciato la mano e non era più steso ma seduto sul pavimento.

Se avesse dovuto spiegare a parole quello che stava provando in quel momento non ci sarebbe mai riuscito. Non era nemmeno sicuro del numero di sensazioni che stava provando contemporaneamente, di una sola era certo: felicità. Eppure anche definirla solo come felicità gli sarebbe sembrato riduttivo, per pochi secondi si era sentito completo, si sentiva come in un sogno, non avrebbe mai voluto lasciare quella camera perché fuori c’era la realtà, c’erano persone che si fidavano di loro, persone che li amavano e che loro amavano, persone che non meritavano di essere prese in giro, tradite, fuori da quella camera non c’era nessun loro.

Eccoli, il panico, il senso di colpa, il dolore, avevano preso piede anche dentro di lui.

Nonostante tutto, in quel momento, nemmeno quelle cose contavano. Forse era egoista, forse faceva davvero schifo come essere umano, forse non meritava nulla di quello che aveva, ma in quel momento per lui contava solo Chris. I pensieri, le sensazioni, erano tutti tabula rasa, c’era solo il forte bisogno di stringere l’uomo davanti a lui, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che in qualche modo si sarebbe aggiustato tutto, che potevano essere felici. Ci credeva davvero. Si sentiva frastornato, inebriato, euforico, come l’aver riassaporato una droga dopo anni di astinenza, non esistevano più il passato, il futuro, il resto del mondo, c’erano solo quel momento e loro due.

«Non scusarti…va tutto bene» allungò la mano per prendere quella di Chris.

Tutte le sue percezioni erano amplificate, così quando Chris scostò la mano fu come ricevere un pugno nello stomaco.

«Hai ragione, non significa nulla, non ha voluto dire nulla per nessuno dei due, è stata solo colpa dell’alcol» disse con voce decisa.

«Lo sai che non è vero» sentiva dolore, come se qualcuno avesse preso in mano il suo cuore e lo stesse strizzando come una spugna, come poteva dire questo?

«E’ così, abbiamo solo bevuto troppo»

«No…» era un incubo, doveva essere un incubo, non poteva star succedendo di nuovo «lo sappiamo entrambi cosa voleva dire»

«Nulla, per me non ha significato nulla.»

E allora lo sentì, per la seconda volta nella sua vita, come un crack nella testa e un dolore acuto nel petto. Era stato così anche anni prima, l’aveva sentito il suono del suo cuore che si spezzava. Il suo mondo stava andando in frantumi, di nuovo.

Avrebbe voluto dirsi che gli uomini non piangono, avrebbe voluto almeno questa volta conservare la sua dignità, non mostrare a Chris quanto potere aveva su di lui.

«N-non ti credo» la sua voce era strozzata nel tentativo di combattere le lacrime che incuranti dei suoi sforzi continuavano a scendere.

«Che cosa vuoi che ti dica?» non poteva vederlo ma dal tono di voce era chiaro che anche Chris stava piangendo «Che non importa quanti anni passino, non importa se abbiamo sposato altre persone, messo al mondo dei figli, non importa quanto mi auto convinca che possiamo scherzarci e giocarci su, io ti amerò sempre? E’ questo quello che vuoi Jonathan?»

L’aveva chiamato per nome. L’aveva chiamato per nome con una voce che rendeva chiaro quanto stesse soffrendo, era il tono di una persona stremata dal dolore, che non sopportava più quella situazione.

Jonny non riusciva a dire nulla, si sentiva solo soffocare dal dolore, il dolore che provava nel vedere Chris ridotto così.

«Vuoi che ti dica che sono uno stupido che credeva di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca? Che sono anni che mi giustifico con me stesso per quello che provo per te dicendomi che il nostro è un amore diverso e che non devo sentirmi in colpa verso la donna che ho giurato di amare per tutta la vita?» la voce di Chris era rotta dal dolore «E’ così, lo ammetto.» il tono di voce più pacato «Ma sai cosa? Questo non cambia nulla. Abbiamo fatto delle scelte tanti anni fa, abbiamo delle responsabilità verso altre persone, le nostre famiglie, Will, Guy, non siamo più i ragazzini che non avevano nulla da perdere a scambiarsi gesti affettuosi su un palco…»

Ad ogni parola Jonny sentiva una parte di se morire, sapeva che Chris aveva ragione e sapeva che dopo quella notte avrebbe perso anche tutto quello che gli aveva dato la forza di non crollare in tutti quegli anni. Era vero, si erano presi in giro da soli, parati dietro muri di scuse ed ora che la vita aveva voluto sbatterglielo in faccia era tutto rovinato, sarebbe tutto cambiato, com’era già cambiato negli anni.

Eppure, anche se sovrastato da tutto quel dolore, Jonny sentiva un senso di rabbia crescere dentro di se, Chris aveva ragione, non potevano più essere quelli che si abbracciavano davanti a migliaia di persone fregandosene del pensiero degli altri, ma la verità era che non lo erano più già da molto tempo. Quelle, oramai rare, volte in cui l’amico si lasciava andare a degli slanci d’affetto verso di lui, bastava il rumoreggiare della folla per farlo pentire tanto da non ripetere il gesto la volta successiva. Certo, sul palco Chris la prendeva a ridere, ed anche Jonny, ma c’era un motivo per cui oramai anche durante il finale di In My Place erano tanto distanti sul palco: Chris era sempre stato terrorizzato dall’opinione degli altri, l’aveva sempre anteposta a quello che c’era tra di loro. L’aveva fatto il giorno in cui avevano, o meglio aveva, deciso che non poteva esistere alcun futuro per loro due insieme e lo faceva ogni sera sotto quei dannati riflettori che erano sempre stati l’ostacolo più grande. Se fossero rimasti i ragazzini sfigati del college, se non fossero mai diventati i Coldplay, allora forse le cose non sarebbero mai precipitate fino a quel punto.

E poi Chris lo fece, pigiò l’unico tasto dolente del ragazzo con gli occhi verdi.

«Non smetterò mai di scrivere quello che provo per te, del nostro amore, sei in più canzoni di quante credi…»

Il dolore cedette il posto alla rabbia, alla frustrazione, ai pensieri che per anni aveva tenuto dentro di se e incurante delle lacrime, di che ora fosse e di chi potesse sentirlo, sputò fuori tutto quello che provava.

«Dovrei esserne felice? E’ questo il futuro che mi aspetta? Vivrò il resto della mia vita ad ascoltare cosa hai da dirmi attraverso delle canzoni perché sei troppo vigliacco per dirmelo in faccia, perché sei stato e sarai sempre troppo vigliacco per ammettere apertamente quello che provi ed essere felice? Che farai? Mi dedicherai un intero album questa volta? Inciderai una canzone in cui dici che per te è stato difficile lasciarmi andare, che io ti ho spezzato il cuore e poi la rinnegherai sostenendo che tu la odi? Oppure non so lo so, scriverai una canzone per me, dirai a tutti che è dedicata a me e poi smetterai di cantarla perché è per la persona sbagliata rimpiazzandola con una scritta per Gwyneth?»

«Jonny…io…mi dispiace così tanto…»

Jonny si alzò in piedi, sapeva come chiudere quel discorso, sapeva di doverlo fare per il proprio bene, anche se la voce gli sarebbe tremata.

«Perdonami Chris ma no, io non sarò quello che aspetterà ogni tua nuova canzone sperando parli di noi, magari illudendosi che un giorno tutto si risolverà, non sarò quello che accompagnerà con la chitarra dei versi che finirebbero solo per consumarmi dentro»

«Che intendi…?»

«Lascio il gruppo.»

E così dicendo, nonostante il buio, si diresse verso la porta della camera e ne uscì lasciando Chris lì, immobile e senza parole, ancora seduto sul pavimento.

 

   
 
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