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Autore: _Juliet98    11/06/2013    7 recensioni
" Gli inglesi dicono ' fall in love', e credo che non esista termine più adatto. Fall, cadere. Quando ti innamori non è semplice, ti ribalti, non ti addormenti senza pensare a lei. Quando ti innamori passi le giornate a sperare di sentirla. Quando ami faresti pazzie, davvero. Amare è cadere. E' cadere e sperare che ci sia qualcuno a prenderti. Io mi sento così: che mi hai fatto Juliet? "
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre la stessa storia. Da sei mesi ero chiusa in uno stato di apatia, dalla quale né volevo, né sapevo uscirne. Avevo lasciato gli altri continuare a vivere la propria vita, e a me il piacere di vedere gli altri viverla. Non volevo essere un peso per nessuno, così ho tagliato i ponti con tutti. Uscivo il minimo necessario: andavo a lavoro e andavo a fare la spesa, quando era urgente. Avevo paura. E poi il mondo aveva perso il suo colore, e io avevo perso me stessa dopo aver perso per sempre Lucas.
Nella nostra casa lui era ancora presente: i suoi vestiti erano piegati come li aveva lasciati lui e sempre allo stesso posto, divisi per colorazioni e per utilizzo. Lui era un maniaco dell’ordine, diversamente da me: il mio armadio era la sedia.
Il suo spazzolino era ancora al suo solito posto vicino al lavandino, così come il suo dopobarba, il suo bagnoschiuma e il suo shampoo.
Il pianoforte, con la partitura di Allevi poggiata nel leggio, era ancora aperto, così come l’aveva lasciato lui.
Anche la tazza con cui prendeva sempre il caffè la mattina era dove l’aveva lasciata lui.
Forse lui non c’era fisicamente, è vero, ma lì dentro si respirava il suo profumo.
Ad uno sconosciuto tutto avrebbe fatto pensare che in quella casa le persone che vi vivevano erano due, e non uno.
Come al solito, bevvi il mio caffè e uscii, fermai il taxi e andai dritta in ospedale.
Inizialmente andavo a lavoro con la macchina, ma Lucas non voleva contribuire ad inquinare ulteriormente e quindi iniziai, con lui, a prendere taxi e pullman.
Indossato il mio camice da medico, indossai anche la maschera che portavo quando ero fuori: dicevo agli altri di aver superato la morte di Lucas e che stavo iniziando a farmi una nuova vita. Ma in realtà mi trovavo più sotto terra di quanto io stessa potessi immaginare.
<< Juliet >> mi chiamò Thomas, il responsabile del reparto << c’è un paziente nella 103.>>
Feci un respiro, e mi diressi verso quella stanza.
<< Buongiorno. >> dissi usando il tono più professionale che avessi.
<< A lei. >>
Mi girai, e vidi un ragazzo che poteva avere all’incirca la mia età.
<< Allora, qual è il problema?>>
<< Giocando con dei miei amici ho preso una storta e ho la caviglia dolorante. Ho fatto i raggi e mi hanno detto di venire qui e li avrei trovati. >>
<< Oh si. Lei si chiama?>>
<< Joseph Jonas.>>
Mi alzai e mi diressi verso lo scaffale dove venivano poste le cartelle mediche dei pazienti. Cercai la J, ed estrassi la cartelletta, presi i raggi e li posizionai in modo che si vedessero.
<< Allora.. il dolore alla caviglia è dovuto ad una distorsione. Siamo costretti a procedere con un’ingessatura. E da quanto vedo dovrà tenerla per un bel po’, adesso si stiri e controlliamo meglio. >>
Il ragazzo cercò di alzarsi, ma non ci riuscì, il dolore era troppo e non riusciva a reggersi su un piede solo. Così corsi dalla sua parte e feci passare il suo braccio sopra il mio collo, in modo che potessi aiutarlo a stirarsi.
Mi sentivo impacciata con un uomo che mi toccava: da quando Lucas non c’era più, non avevo avuto più nessun tipo di contatto fisico con nessun uomo.
<<  Stai tranquilla. Lui non sta pensando niente di male, anzi, pensa che tu sia molto carina, e diciamo che i suoi pensieri non sono così casti!
Non così Juliet, aiutalo prima a sedersi, altrimenti si farà male – sentì dire a Lucas quando stavo aiutando Joe a stirarsi- fa attenzione, adesso. E stai tranquilla. >>

Lucas era sempre presente nella mia testa, lo percepivo quando ero sveglia. Quando dormivo lo incontravo.
Iniziai a tastare la caviglia di Joe e constatare i danni.
<< Bene, la distorsione è abbastanza accentuata, se tutto va bene, deve tenere il gesso per un mesetto circa. Deve venire ogni due settimane per cambiarlo, dopo procederemo con la fisioterapia e il riacquisto completo dell’utilizzo della gamba. Per adesso si sforzi il meno possibile. Adesso procederemo con l’ingessatura, tra un po’ arriverà il medico. Arrivederci. >>
Detto questo uscii e andai a cercare una delle infermiere della reception per chiamare Jack e informarlo che era atteso nella 103.
 

 
 
 
<<  Lucas la pagherai cara. Lo so che, in un modo o nell’altro, hai fatto venire in mente a Thomas di chiamarmi nella 103. Ti odio quando fai così. >>
<<  Cosa dici, tesoro? >> proruppe lui nella mia mente
<<  Non fare il cretino! Sei un’idiota. Sai benissimo che odio il contatto fisico e tu mi obblighi a mantenerlo. Ti odio. >>
<< Devi farti una vita. Non sapevo come altro fare. >>
<< Certo curare ragazzi che hanno all’incirca la mia età  stimolerà me a fare nuove amicizie con loro. Ovvio. >>
<<  Fidati, funzionerà..>>
<<  Non funzionerà, cazzo! Non voglio che funzioni qualcosa. Non capisci? Non voglio stare più con nessuno. Non riesco ad amare nessuno, tranne te. Devo tornare al mio lavoro. Non cercarmi. Ci vediamo non appena mi addormento. >>
<<  Ciao, cuore. Ti amo.>>

Oh, con lui mi scioglievo. Come potevo continuare a tenergli il muso?



Spazio autrice.
Salve bellezzeee :) tanto per cominciare voevo ringraziare le due ragazze che hanno recensito e volevo inviatrvi a leggere le loro rispettive ff. Non sono molto soddisfatta come scrivo, la mia prof diceva sempre: " periodi troppo brevi e allunghi troppo" ma questo è il massimo che so fare, per cui scusatemi. ahahaha. Comunque volevo ringraziare tutte quelle che hanno letto il prologo, spero continuino a leggere il resto della storia! E se recensite sarebbe cose buona e giusta e mi renderebbe felicissima! Un bacio :*
Eleonora

  
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