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Autore: cioshua    11/06/2013    0 recensioni
La sociologia è la scienza sociale che studia i fenomeni della società umana indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale. Un'altra definizione, più restrittiva, definisce la sociologia come lo studio scientifico della società.
“Se son rose, pungeranno”.
E' una fanfic intelligente, se non vi piace il genere non entrate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 16 Maggio.
Primo Ministro inglese John Peter Crane assassinato alla conferenza stampa tenutasi stamani a Trafalgar Square.

 

 
Queste scritte padroneggiavano tutti i giornali e i telegiornali ad ogni ora di quel 16 maggio.
Al numero 10 di Downing Street regnava il caos; segretari, bodyguard, amici e  familiari della vittima si disperavano piangendosi addosso.
Lauren Crane era appena tornata a Londra e, una volta saputa la notizia della morte di suo padre, si era precipitata al numero 10. Gli amici di suo padre la abbracciavano e le davano incoraggiamenti.
Lauren, invece, non provava niente: era confusa, la riteneva tutta una messa in scena per il suo ritorno a casa, e anche se fosse stato tutto vero, l’amarezza e la disperazione non riusciva a prendere il sopravvento su di lei.
La porta del vecchio ufficio di suo padre si aprì di scatto e ne usci James, uno dei più vecchi amici di famiglia.
-Lauren, dov’è Lauren? – si chiese, guardandosi intorno. Una volta individuata, le sorrise dolcemente e le si avvicinò. –Lauren, dobbiamo parlarti. Seguimi per favore. – le disse, cercando di moderare il suo solito tono autoritario.
Lauren si alzò tremante dalla sedia e segui James nel vecchio ufficio del padre; era rimasta in silenzio da quando era arrivata a Londra, si schiarì la gola prima di chiudersi la porta alle spalle.
Un bodyguard era immobile accanto alla porta intento ad ignorare le lacrime che gli scorrevano sul viso; dietro la scrivania di suo padre, oltre James, c’erano altri due colleghi di lavoro che non conosceva. Tolse la sciarpa di lana prima di sedersi dall’altra parte della scrivania e prepararsi al discorso che stavano per farle i tre.
-Lauren, quella di tuo padre è stata un grandissima perdita. Sia noi, come vecchi amici di tuo padre, sia lo Stato vi è accanto in questo brutto momento. Ora, Lauren, tu sei cresciuta, hai ormai venti anni e posso parlarti chiaramente. La morte di tuo padre non è stata per caso, non è arrivato un qualunque pazzo e gli ha sparato su due piedi. Noi pensiamo che questo attentato è stato programmato già da un po’ di tempo. – disse praticamente James, tenendo le mani incrociate sulla scrivania. Lei annuì seria. –Il punto non è questo. Lauren, tu sei il familiare più vicino a tuo padre e sei in pericolo, ed è nostro dovere proteggerti, lo dobbiamo a John. –
Questa spalancò gli occhi, incredula. Apprezzava quello che avevano intenzione di fare i vecchi amici di suo padre, ma non capiva a cosa questo l’avrebbe portata. Annuì lentamente.
-Ci siamo permessi di prenderti una guardia del corpo. È quello che tuo padre avrebbe voluto. Stanotte, se tutto va bene, partirete per New York e in seguito sceglierete voi dove andare, purché sia un posto sicuro, ma ovviamente non ho dubbi sull’efficienza dei nostri uomini. – concluse poi soddisfatto, i due uomini ai suoi lati annuirono solenni.
Lauren restò un attimo a fissarli. Non sapeva cosa dire. Apprezzava quello che stavano facendo per lei ma…se pensavano che avrebbe accettato, si sbagliavano di grosso. Lei è cresciuta come uno spirito libero, sempre in giro per il mondo a vivere la sua vita liberamente. La guardia del corpo e il trasferimento forzato non erano inclusi nel pacchetto della libertà.
Sorrise dolcemente.
-Voi siete pazzi. – disse loro altrettanto dolcemente. Si alzò dalla sedia, prese la sua sciarpa e uscì dalla stanza sbattendosi dietro la porta.
Vide entrare nell’appartamento un ragazzo con una felpa nera e degli occhiali da sole dello stesso colore, le passò accanto e la guardò per un istante prima di entrare nella stanza da cui Lauren era appena uscita.
Quest’ultima si voltò nuovamente verso i suoi familiari e sedette accanto ad una zia che non smetteva di piangere e lamentarsi sottovoce.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente: aveva bisogno di prendere aria e schiarirsi le idee.
La porta si aprì nuovamente e ne uscì di nuovo il ragazzo con gli occhiali.
-Lauren? – chiamò, guardandosi intorno. Lei si alzò dalla sedia sospirando.
-Devi venire con me. – disse prima di togliersi gli occhiali da sole. Fece finta di non notare la bellezza del ragazzo che le si presentava davanti e incrociò le braccia al petto.
-E tu saresti? – rispose, guardandolo storto. Lauren non era mai stata una ragazza viziata o quant’altro, nemmeno da piccola; si era sempre accontentata di quello che le veniva dato e le piaceva stare tranquilla con sé stessa. La libertà era ciò che più amava, e non tollerava che le venisse tolta.
-Zayn. Andiamo, principessa, non c’è tempo per fare i capricci. – sentenziò il ragazzo e, trascinandola per un braccio, la portò fuori dall’appartamento, fino alla sua macchina dai vetri oscurati.
-Sai, ho venti anni, so camminare. – gli fece notare, girando la testa verso il finestrino. Il ragazzo rise leggermente.
-Se ti avessi chiesto di seguirmi fino in macchina non l’avresti fatto. Rilassati, ci aspettano 7 ore e 30 di volo. – concluse quest’ultimo. Lauren lo guardò sconvolta, poi sbuffò.
-Ho capito, ho capito. James e company hanno organizzato questa bella sorpresa per me, così che io e te dobbiamo ‘scappare’ in America e una volta arrivati lì le nostre strade si separeranno. Corretto? – gli chiese, sperando in una risposta affermativa. Il tutto non era nemmeno iniziato e lei ne aveva già abbastanza.
-Sbagliato. Ho il compito di proteggerti fin quando il responsabile dell’attentato non verrà arrestato. Mi dispiace. – rispose lui ridendo. Lei lo guardò sconvolta, cosa che fece ridere Zayn, poi sbuffò.
-Non capisco. Non posso semplicemente andare a nascondermi da qualche parte, crearmi una falsa identità, mettere su famiglia o qualcos’altro? Non mi piace questa idea. – si lamentò Lauren, arrivò così il momento di Zayn per sbuffare e roteare gli occhi.
-Senti, non è che io ne sia entusiasta di questa missione, non mi piace fare da babysitter alle bambine capricciose. – le disse, lei spalancò la bocca. –Perciò prendila alla leggera, perché ci spetta un lungo periodo di convivenza e, ringraziando il cielo, non siamo da soli. – concluse poi. Lauren aggrottò le sopracciglia.
-Bambina capricciosa? Perché, tu quanti anni hai? – gli chiese scorbutica. Lauren riteneva di aver raggiunto ormai un buon livello di maturità crescendo e imparando a cavarsela da sola, non avrebbe permesso ad uno sconosciuto di voltarsi così con lei.
-Ventitre. – rispose lui, atteggiandosi troppo da uomo vissuto, per come la pensava lei.
-Ah, che differenza. E poi, come non siamo da soli? Chi altro c’è con noi? – chiese ancora, titubante.
-I miei amici. – affermò semplicemente. Lauren si abbandonò sconfortata sul sedile dell’automobile. La morte di suo padre, il trasferimento fulmineo con un estraneo in un altro continente…tutto era successo troppo velocemente, così velocemente che non aveva avuto nemmeno il tempo per fermarsi a pensare a ciò che stava realmente accadendo. Chiuse gli occhi e decise di rilassarsi fino a quando non fossero arrivati in aeroporto, e allora là era tutta un’altra storia.



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eccomi con l'ennesima fanfiction! nbvcx
Fatemi sapere che ne pensate, è importante per me.
{Il prestavolto di Lauren è la bellissima Emily Didonato.}

  
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