Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |       
Autore: LaDolceScrittrice    11/06/2013    1 recensioni
L'adrenalina è il motore dell' adolescenza, quel periodo in cui sfido chiunque a non essersi mai sentito invincibile,inafferrabile o immortale : UN SUPEREORE.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nessuno avrebbe mai immaginato che quella notte sarebbe stata determinante per la vita di queste ragazze! Chi sono?!? Non ha importanza adesso. E’ che a volte le cose accadono e in un soffio la banale quotidianità viene stravolta. Altro che un terribile tornado, molto di più, una vera scossa elettrica di vitalità. E’ tipico del genere umano rinchiudersi nella pura realtà. Non è che guardar fuori faccia paura ma semplicemente non si può o meglio, non si ha voglia, di scavalcare quel muro fatto di indecisioni, insicurezze, vergogne e mondanità che non ci permette di vedere oltre le apparenze. Un mondo empirico perché non conviene mai credere a ciò che non si vede: andresti contro l’ omertà. E così non viviamo mai a pieno quello straccio effimero di tempo che è la nostra vita. Sogni, passioni, leggende, ideali, avventure, entusiasmi che non conoscono né orgoglio né freni di alcun genere, questi dovrebbero essere i punti fondamentali dell’ esistenza di ogni persona.

Ci sono sere in cui ti senti un supereroe: hai il potere di fare tutto, la vita ti sorride, hai il mondo fra le dita, insomma sei invincibile. Tutto questo non per un effetto magico, no, qui stiamo parlando della vita vera, adrenalina, felicità e soprattutto.. alcool. Soltanto che l’ effetto di questo non dura per sempre e quando finisce stai peggio di prima.. Al primo bicchiere ti senti grande ma non basta, serve il secondo per far girar la testa, il terzo per far vedere che lo reggi, il quarto per essere più “espansivo”, fino al quinto che ti fa piegar le ginocchia e il sesto dopo il quale ti ritrovi magicamente in un angolino della discoteca a reggerti la testa che sembra voler scoppiare, indeciso se  voler vomitare lì oppure fare un ultimo sforzo e arrivare al bagno.
Focalizziamoci adesso dal generale a loro che ormai erano già arrivate al terzo bicchiere di un beverone superforte di cui non sapevano neanche il nome: il motto era “basta che sia alcolico”. Descrivendole così sembrano membre del club "alcoliste anonime", in realtà nella vita di tutti i giorni sono ragazze normalissime che lavorano sodo per raggiungere i propri obbiettivi e difendere i propri ideali. Ma quando ti impegni duramente tutti i giorni della settimana il sabato sera hai bisogno di staccare ed è lì che scaturisce il loro lato peggiore ( o migliore, a seconda dei punti di vista). Eccole lì con la loro aria da snob ormai quasi del tutto corrosa dal bere e il sorriso da ebete di chi ha voglia di divertirsi, sui loro volti sono puntati gli sguardi di chi le odia soltanto perché le ritengono cattive e superficiali. Ma il vero cattivo non è chi, con ingenuità ti sputa in faccia tutto quello che pensa senza sorvolare i difetti ( che, si sa, in tutti noi sono di più dei pregi), ma chi con un sorriso più falso delle borse Luis Vuitton nel banchino al mercato ti elogia pensando invece esattamente il contrario di quello che dice. Loro si erano trovate, la pensavano allo stesso modo e non avevano peli sulla lingua, ma questo non era loro di grande pubblicità. Fa niente perché avevano dal canto loro molta gente che le riteneva intriganti o simpatiche o che comunque era amica loro per dovere o abitudine. Questo bastava perché conoscessero tutti ovunque.

Erano le due e mezza: Vittoria, Tecla e Letizia erano impegnate a far impazzire un gruppo di ragazzi sconosciuti con la loro parlantina che diciamo ormai era meno controllata dalla ragione e più dal vino della cena; Adele e Dafne invece erano sedute sulle scalinate del locale con i piedi che pulsavano mentre cercavano di abbozzare discorsi seri sul perché dell’ esistenza o le soffernze dell’ amore (tentativo inutile visto che non avrebbero saputo fare un discorso del genere nemmeno da sobrie, figuriamoci in quello stato) con l’amicobravo ragazzo che faceva finta di essere lì per fare loro un piacere e intanto sapeva che senza quelle cavolate quella serata sarebbe sembrata meno divertente; lì vicino a sedere anche lei, c’era Gaia che ogni tanto accennava un segno d’ assenso quando faceva finta di essere d’accordo nella discussione, ma che in realtà non ascoltava  bensì vagava nei suoi pensieri che nemmeno le sue più care amiche sapevano di cosa trattassero. Ogni tanto fra tutte si guardavano quasi come per chiedersi “tutto apposto?” e poi tornavano nei loro affari cercando di memorizzare i momenti più divertenti per poi poterne ridere davanti a una ciotola di popcorn fatti al microonde in una delle solite serate-cinema a base di chiacchiere e film poco istruttivi. Anche in uno solo di quegli sguardi insignificanti per gli altri, loro capivano già tutto. Tecla si nascondeva  dietro quel bel sorriso da vip ma in realtà con gli occhi cercava la SUA presenza. E’ strano perché la voglia di vederlo era direttamente proporzionale al suo odio per lui, il suo sentimento era un guazzabuglio di odio e amore che faceva un baffo all’ “Odi et amo” di Catullo, eppure lui era il suo primo pensiero di sempre, il mezzo di comparazione per tutti gli altri ragazzi, la causa prima da dove scaturiscono le mille domande della sua mente: “perché sta con lei se vuole me?! No, non sono io che mi illudo è lui che con quel suo sguardo, quel sorriso e quella sua insistenza nel baciarmi ogni volta che mi vede me lo fa capire. Si decidesse una volta per tutte eviterei di stare in bilico: il giorno prima ci credo, ne sono certa, è sicuro! Lui mi vuole e io sono sua, non è un amore facile da trovare a quest’età! Poi il giorno dopo tutto diventa un po’ più scuro. C’è lei di mezzo sì, ma lei che colpa ne ha, anche lei è vittima della sua bellezza. Certo che però se ci fosse un modo per toglierla dalle scatole non avrei di sicuro pietà. Basta lo odio!” La mente di Tecla però non era certo l’ unica ad essere come un libro aperto per queste ragazze. Vittoria per esempio non amava esternare molto i propri sentimenti, com’è tipico per tutti perché mostrarsi per come siamo ci rende deboli e vulnerabili. A lei piaceva invece mostrare la sua forza, e al dire il vero ne aveva anche parecchia, così a prima occhiata poteva sembrare una ragazza cinica a volte anche insensibile, ma in realtà dentro di lei zampillavano valori e morali che i finti perbenisti nemmeno si sognavano. Quando ti trovi a lottare contro amicizie false e pregiudizi si forma inevitabilmente uno scudo, una crosta dura intorno al cuore, ma come un granchio ha il guscio duro per far sì che nessuno gusti facilmente la sua polpa dolce e tenera, così era lei. Era difficile coglierne la polpa, ma loro, le altre ragazze, c’ erano riuscite anche se a volte lei continuava a mostrare questa sua autodifesa anche con le sue più grandi amiche. Con Letizia infatti era sempre un litigio continuo, ma ovviamente c’ era sempre spazio per una nuova e più salda pace. In fondo le discussioni servono a questo no?!? A conoscersi, chiarirsi e unirsi più di prima. Le ragazze infatti avevano imparato a conoscere molto bene anche Letizia, la perfezione era il suo ideale e la sua ambizione più grande. E in realtà nel gruppo tutte la ammiravano per la sua compostezza e per come sapeva prendere e tenere salde le decisioni. Se nessuno è perfetto lei avrebbe potuto benissimo incarnare quel “nessuno”. Ma se Vittoria riusciva a farsi forza col suo scudo, Letizia era fragile così che più che a un granchio la paragoneremmo più a una medusa, velenosa sì, ma fuori dal suo abitat acquatico il sole non può fare a meno di scioglierla di renderla un nonnulla. Se c’era una persona poi che esternava tutta la sua fragilità senza paura è Gaia. Lei con i suoi pensieri ineffabili formavano un tutt’uno e tutto il resto era fuori e chissà se mai qualcuno sarà riuscito a entrarvi dentro. La sua franchezza, gentilezza e affidabilità la rendevano dolce, ma la sua spensieratezza e sbadataggine a volte la rendevano goffa e strana. I suoi difetti però sembrano sorvolare sui pregi molteplici..Certo poi la solarità e la parlantina non mancavano alla bella Dafne che col suo vestire estroso e appariscente sembrava quasi cozzare con l’ eleganza del resto del gruppo. Ma d’altronde che amiche noiose sarebbero state se fossero tutte uguali?! E poi, se cercavi attentamente nel cumulo di accessori pomposi che ogni volta indossava, potevi capire che in realtà il suo più bel accessorio era il sorriso, ogni volta la sua presenza per le altre era come un iniezione di vitalità. Infine c'era Adele che sembrava inglobare un po’ le personalità di tutte: innamorata, dura ma allo stesso tempo fragile, cercava in ogni cosa la perfezione, ma alla fine non la trovava mai perché aveva sempre la testa fra le nuvole anche se il suo sorriso riusciva sempre a scampare ogni guaio. Ma c’ era una caratteristica che da tempo la distingueva, riusciva a capire le persone. Le sentiva subito a primo impatto, era come se riuscisse a captare l’ energia vitale che giace in ognuno di noi in fondo al cuore.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: LaDolceScrittrice