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Autore: _Frency_    12/06/2013    1 recensioni
Dal testo:
[...] Lei, la ragazza senza nome dallo sguardo assente, aveva dei meravigliosi occhi verdi speranza. Una speranza così forte e disarmante da palesarsi in tutta la sua meraviglia. E tutta la speranza che celava in fondo a quegli specchi smeraldini sembrava aver abbandonato il suo corpo, per andare a rifugiarsi solamente nei suoi occhi. [...]
Lei si chiama Nesta. Come il secondo nome del famoso Bob Marley. Non è nessuno e non cerca di diventare qualcuno. Agli occhi di molti è senza età, e ad altrettante tante persone appare molto più trasandata e provata dei suoi coetanei. Ha una famiglia numerosa, ma non ha genitori. Anzi sì, ci sono, però sono lontani. O forse è lei ad essere distante da loro. Patita del reggae, è una fumatrice incallita e odia ballare. Non è bella, almeno non a prima vista: è strana.
Quando i Tokio Hotel al gran completo fanno la sua conoscenza, è un caso: Bill e Nesta sono ricoverati nello stesso ospedale, ma per motivi ben differenti. Nesta non ha paura della morte, ma non per questo si definisce coraggiosa, no. Lei si definisce incosciente. Quando la sua vita si ritrova legata a quella di "quattro mocciosi ricchi sfondati" come li definisce lei, non è felice. Affatto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricami sul Cuore.'
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Capitolo 11: Under The Blue Sky.

§

 

-Allora?- incalzò Tom dopo alcuni istanti di silenzio da parte della ragazza.

-Ragazzo, perché ci tieni tanto?- chiese lei, ignorando totalmente i suoi sbuffi.

Ascoltò il silenzio incerto di Tom, che tacitamente si poneva la stessa domanda.

-Perché sei tu- aveva mormorato, sciogliendo la presa delle mani sul suo volto.

Nesta si era voltata, un’espressione incredula a incorniciarle il viso. Abbozzò un sorriso. Aveva puntato lo sguardo in quello caldo e ammaliante del ragazzo, cercando di non perdersi nulla.

-Sei romantico, Tom- sussurrò, mentre il sorriso di stendeva sulle sue labbra.

Melodico.

Una parola semplice come il suo nome riusciva addirittura a diventare melodico pronunciato da quella voce strana. Tre lettere che divenivano molto di più se strappate alla  voce di quella ragazza, per cui si rendeva conto di provare molto più che semplice affetto.
Il ragazzo ricambiò il sorriso, scrutandola per un istante e decidendo, poi, che avrebbe anche potuto azzardare. Si avvicinò al viso della ragazza, sfiorandole per la seconda volta le labbra rosee.
Nesta non si scostò, approfondendo il contatto con quella bocca calda e morbida.

-Tom, Tom…- bisbigliò contro la sua pelle, con gli occhio socchiusi e il cuore che batteva veloce.

-Ah, Nesta, così mi sorprendi: prima fai tanto la sostenuta e poi non fai che ripetere il mio magnifico nome?- ribatté Tom, scostandosi appena da lei, per poi lambirle nuovamente le labbra con le proprie. Lei sorrise, rimanendo incantata da quel momento così semplicemente perfetto. Lei che la perfezione l'aveva sempre rifuggita.
Qualche minuto dopo stavano seduti uno accanto all’altro sul cornicione, incuranti dell’altezza, del buio che li avvolgeva e di tutto ciò che non fosse loro.

-Guarda, che cos’è?- domandò ad un certo punto Tom, notando una cospicua folla di persone schiamazzare lungo la stradina sottostante.

-Oh, che sbadata! È serata di festa, non te l’avevo mai detto?- fece Nesta, sporgendosi un po’, sotto lo sguardo vigile del ragazzo.

-No, effettivamente no… Che si festeggia?- chiese incuriosito, mentre notava che alcuni bambini reggevano lunghi rotoli di stelle filanti colorate. In lontananza, lo scoppio dei primi petardi li fece sussultare.

-Non l’ho mai capito neanche io di preciso. Però quando ero piccola nostra madre ci portava sempre a questa festa. Si tiene solo nei sobborghi, sai? L’ultima volta che ci sono andata non è stato esattamente piacevole: mi sono ubriacata pesantemente e dopo dieci minuti che tentavo di ballare sono cascata a terra in preda alle convulsioni. Ho rigettato l’anima- confessò lei.

L’espressione di Tom trasudava stupore, rammarico, ma anche curiosità per la sua storia. Sperava vivamente di riuscire a scucirle anche il motivo della sua fuga, anche se non ci contava troppo.

-Avevo sì e no sedici anni- proseguì lei –E d’allora non ci sono più tornata- aggiunse poi.

-Quello stesso anno poi sono nate le gemelle, e nostra madre se ne è andata nemmeno una settimana dopo, soffocata da responsabilità non in grado di prendersi. Le ha cresciute Jacqueline, mia sorella maggiore, quelle due adorabili stelline- rivelò, senza guardare il ragazzo, ma lasciando vagare lo sguardo nell’immensità del cielo che si tappezzava lentamente di stelle luminose.

-Siete state forti- bisbigliò Tom, non totalmente sicuro che fosse la cosa più adatta da dire.

-No, sono stati forti. Chris e J-Line si sono accollati tutte le responsabilità che i nostri genitori hanno rifuggito. Io non ho fatto nulla- sussurrò, con la voce leggermente incrinata.

-Ragazzo, è inutile che mi guardi così: è la realtà. Io la maggior parte dei giorni nemmeno mettevo piede a casa, ed è così tutt’ora. Io scappo, e non ne vado fiera, è che non so fare nient'altro-

Esposta.

Vulnerabile.

Sola.

Ecco come appariva la ragazza agli occhi di Tom. Ed era così umana, così perfettamente fuori da ogni insulso schema, priva di quei mille veli che la rendevano un’immagine sfocata ai suoi occhi.

-Nesta, perché sei scappata l’ultima volta?- domandò il ragazzo, intrecciando le sue dita con quelle affusolate della ragazza. Un gesto innocente, pieno d’affetto, per farle sentire quanto le fosse realmente vicino. Quanto desiderasse che lei gli rivelasse quel segreto che sapeva pesarle sul cuore. Perché qualcosa di importante che l’aveva spinta nuovamente a rifuggire la realtà doveva esserci.

-Non penso capiresti-

-Ti sbagli- bisbigliò lui, scostandole dal volto una ciocca di capelli adornata di perline colorate e tintinnanti.

-Ragazzo, perché sei così curioso? Perché vuoi sapere tutto di me?- domandò lei, portandogli una mano sulla guancia per costringerlo a incrociare i suoi occhi limpidi.

Perché sì, perché sei tu e nessun’altra.

Perché nemmeno io so cosa provo quando ti bacio, quando mi perdo a guardarti.

Il suo cuore urlava quelle parole, ma qualcosa lo spingeva a trattenersi. In più, Nesta non gli pareva certo una ragazza da apprezzare una dichiarazione d’amore così spontanea. E poi, era davvero amore quello che provava per lei? Non si era mai innamorato prima d’ora – se non della musica, ma quella era un’adorazione che andava ben oltre un effimero sentimento-, come avrebbe potuto dirlo con certezza?

-Non lo so ad essere sincero, ma vorrei solo che ti fidassi di me- ammise.


-Ah, abbiamo visto come finisce quando mi chiedi di fidarti di te- sbuffò lei, sogghignando appena.

Tom ricambiò lo sguardo carico di sottointesi, ben ricordando il loro primo bacio.

-A me non è dispiaciuto- ribatté il ragazzo, scrollando le spalle con noncuranza 
-Ma non divagare: ero serio. Vorrei veramente che capissi quanto tengo a te- aggiunse poi con fermezza.

Nesta abbozzò un sorriso tirato, spostando nuovamente lo sguardo sul panorama circostante.

Anche io vorrei che tu lo capissi, anche io ragazzo…

-Avevo paura- bisbigliò, e Tom stentò a credere alle sue orecchie. Non disse nulla, aspettando che lei proseguisse. E la sua curiosità venne accontentata.

-Era l’ennesima giornata, uguale alle precedenti e a quelle che sarebbero venute. Ovunque, intorno a me, i soliti visi tristi e pallidi sotto la pelle baciata dal sole. Pochi sorrisi, continue urla. Il doloroso piacere dell’ago che buca la pelle, il sangue che scende in un rivolo scarlatto e bagna il pavimento. La vista che si appanna e che si oscura, i colori che poi ricompaiono vividi e allucinanti. I rumori ovattati e assordanti che si alternano senza fine, silenzio e rumore che si fondono in un unico suono. Quante volte era già successo? Avevo perso il conto. Quando mi sono ripresa, intontita e stremata, non avevo voglia nemmeno di alzarmi. Perché poi? Cosa mi avrebbe aspettato oltre quel muro? Ma io, oh, io lo volevo vedere il mondo dietro al mio muro, non sai quanto. È esattamente come canta tuo fratello, le emozioni sono così affini e distanti allo stesso tempo che nemmeno sapevo cosa pensare. Ho pensato di andarmene. Lontano. Volevo scappare da tutto e da tutti senza neanche avere la forza di alzarmi da quel freddo pavimento sporco di sangue, sudore e chissà che altro. Capisci? Avrei semplicemente voluto sparire, perdermi per sempre senza tornare indietro. E non avevo le palle per farla finita. Avevo niente e tutto dietro di me, non potevo lasciare così in sospeso ogni cosa. Avevo bisogno di una via di mezzo, di un’alternativa: scappare. Fuggire. Ritornare semplicemente quando e se sarei stata pronta. Era perfetto. E allora me ne sono andata, per tutto il tempo che mi occorreva per riflettere. Per slegarmi da una vita che non volevo vivere. Per essere libera-

Silenzio.

Contrariamente a quanto si era aspettato, Nesta non si era lasciata andare in un pianto liberatorio. Probabilmente aveva già avuto modo di sfogarsi, e davanti a lui non desiderava mostrarsi ancora più debole.

-Soddisfatto?- biascicò lei, rivolgendogli un’occhiata obliqua.

-Mi dispiace- riuscì semplicemente a dire il ragazzo.

-A me no- ribatté lei, alzandosi di colpo.

-Vieni, andiamo giù, sento la musica arrivare fino qui. Ti faccio provare qualcosa di meglio delle festicciole per VIP a cui sei abituato- disse poi, prendendogli la mano e tirandoselo dietro.

Tom era letteralmente sbigottito. Da tutto. Da Nesta, che sembrava una contraddizione vivente, che alternava momenti di euforia a istanti di profonda riflessione; da sé stesso, che non aveva avuto la forza di dirle di no, e adesso si ritrovava in una specie di mondo parallelo.

Caos.

Tantissime persone, tutte uguali e diverse allo stesso tempo.

Colori.

Sgargianti, letteralmente sgargianti. Mille gradazioni che si mescolavano tra loro, in quella piazza ricolma di persone. Il vociare continuo era coperto dalla musica alzata a livelli esorbitanti, che reggeva benissimo il confronto con le migliori discoteche del centro. Se non errava, proveniva dal palco situato poco distante da dove si trovavano loro. I brani erano di tutti i generi, e ai pezzi dance si alternavano brani reggae o rock. Al parere di Tom tutta quella varietà ed eterogenia non era affatto male, anzi. Per certi versi era molto meglio delle solite feste a cui partecipava con i ragazzi.

-Allora, che ne pensi?- domandò Nesta, mentre gli allungava una birra fredda presa chissà dove.

-Avevi ragione: è meraviglioso!- esultò lui.

Si ricordò solo in quel momento di ciò che gli aveva raccontato poco prima la ragazza.

-Sei sicura di volere restare?- domandò, urlando per sovrastare il rumore circostante.

-Ahah, sì, tranquillo ragazzo. Sono passati tanti anni ormai, va tutto bene. Pensa solo a divertirti e a nient’altro!- gli urlò lei in rimando,
alzando le mani verso il cielo blu sopra di loro e cominciando a muoversi.

Sei sempre più bella Nesta, lo sai?

Tom nemmeno si rese conto di essersi soffermato a guardarla così a lungo. Però era innegabile: Nesta era bella, di una bellezza particolare, per nulla ricercata. Semplice, a modo suo, ma estremamente estrosa allo stesso tempo. Le luci psichedeliche, provenienti dai riflettori montati sul palco, la inondavano, creando strani ghirigori sulla sua pelle e illuminandole gli occhi di una scintilla quasi folle. I capelli le ondeggiavano intorno, e le perline attorcigliate in alcune ciocche tintinnavano in maniera impercettibile. Quando si accorse di essere presa sotto esame dallo sguardo del ragazzo, Nesta lasciò cadere la bottiglia vuota al suolo, lasciando che si frantumasse in mille pezzi, per gettare le braccia al collo di Tom. Lui ricambiò la stretta, ricominciando a ballare a ritmo con lei.

Dannatamente divertente.

Ecco come era quel luogo. Un paese delle meraviglie incastonato tra metropoli e desolazione, che racchiudeva in sé una popolazione altrettanto meravigliosa e incurante del mondo esterno. Lì era sufficiente vivere il momento, senza preoccuparsi cosa sarebbe accaduto dopo. Forse era anche per quello che, nel giro di un’ora, la ragazza aveva perso ogni freno, e stava per ricadere nell’ennesima tentazione.








My Space:

Rieccomi! :)

Dopo solo due giorni, nuovo capitolo! Spero vivamente di aver soddisfatto almeno un po' la vostra curiosità. Credo sia il primo capitolo in cui Nesta mostra veramente sè stessa e parte del suo passato.

Piccola avvertenza: non solo rose e fiori nel prossimo capitolo.

Un grazie a tutti quelli che seguono la storia, che preferiscono, ricordano o recensiscono. Come farei senza di voi?! ;)

Alla prossima!


   
 
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