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Autore: almeisan_    12/06/2013    1 recensioni
Dalla storia
Robert si perse per un attimo nell’osservare Talia Stark dopo aver sorriso brevemente a Tommen appena voltatosi verso la sua finestra.
Unica figlia di Brandon Stark e Sophia Lannister, Talia era di una bellezza raffinata ed elegante. Aveva diciotto anni e non era ancora stata promessa a nessun Lord. Alta e longilinea, era solita vestire con abiti dalle larghe maniche come le donne del Nord. I lunghi capelli scuri, segno distintivo degli Stark, erano sempre raccolti in una treccia che le arrivava oramai sino ai fianchi magri.
Occhi chiari e cangianti, a metà tra il grigio e il verde chiaro, Talia era un fiore delicato che sua madre, l’austera e glaciale Sophia, non avrebbe ceduto con molta facilità.
Sua cognata non s’era mai risposata dopo la morte di Brandon avvenuta lo stesso giorno della nascita della sua Talia. La perdita del suo amato marito le aveva provocato un senso di vuoto incolmabile nel cuore che forse non sarebbe mai stato sanato.
Per quello Re Robert le era molto vicino. Era forse la persona per la quale era in grado di provare più empatia all’interno della corte.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Tywin Lannister
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incest
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Poison and Wine
Io son colui che urla nella notte;
Io son colui che geme nella neve;
Io son colui che mai vide la luce;
Io son colui che ascende dall'abisso.
E il mio cocchio è il cocchio della Morte,
Le mie ali son ali di paura,
Il mio respiro è il soffio del maestrale
E le mie prede sono i freddi morti.
Howard Phillips Lovecraft, Psychopomp

Il Sole brillava mite su Approdo del Re, illuminando lievemente la sua scogliera e il suo bel mare con i suoi placidi raggi novembrini. 

Imponente e sfarzosa, Approdo del Re si ergeva sul Mare Stretto fiera di essere la capitale dei Sette Regni e di aver dato i natali a molti re che l’avevano governata. 

In quegli anni il continente di Westeros era amministrato da Robert Baratheon, primo del suo nome, re degli Andali e dei Primi Uomini. 

Re Robert aveva sconfitto gli eserciti dei Targaryen quasi vent’anni prima e aveva preso possesso del trono di spade. 

Valoroso condottiero negli anni della gioventù, il re aveva abbandonato la spada tempo prima per dedicarsi ad attività ludiche. 

Alcuni mormoravano fosse per dimenticare il bel viso di Lyanna Stark, sorella del suo caro amico Eddard, sua promessa sposa, morta nella guerra a causa del figlio del Re folle. 

Ma il volto di Lyanna per il quale tanto aveva sospirato era scomparso dalla sua mente anni prima. 

Oramai le sue dolci e delicate mani erano solo una rimembranza lontana, come il suono cristallino della sua voce. Come i suoi occhi chiari e incantevoli. 

Re Robert aveva sposato, sotto consiglio del Primo Cavaliere Jon Arryn, Cersei Lannister, la splendida figlia maggiore di Tywin, forse l’uomo più influente dei Sette Regni. 

Da lei aveva avuto quattro figli. Harry, morto anni prima per una fatale malattia. Joffrey, il tronfio sedicenne erede al trono. Myrcella, delicata e avvenente come sua madre. Tommen, il dolce e caro bambino ancora innocente e candido.  

Re Robert non era mai stato un buon padre e i suoi figli erano cresciuti nel suo quasi completo disinteresse. 

Aveva provato con Joffrey, ma aveva incominciato ad odiare i suoi capelli biondi e i tratti che lo facevano rassomigliare più a un leone che a un cervo o a un lupo. 

Gli altri due non erano stati da meno.

Re Robert, spossato dagli ultimi accadimenti, abbandonò le pergamene poggiate sul tavolo intarsiato pronte per essere compilate o semplicemente lette. Poi si avvicinò al balconcino che si affacciava sui giardini della Fortezza Rossa. 

I suoi figli giocavano lì quasi ogni giorno dopo le lezioni con il maestro di corte.  

Nascondino.

Stavano giocando a nascondino in quel momento e le loro allegre risate si udivano per tutto il castello, rischiarate dalle mura imponenti. 

In quel momento Talia, la figlia di sua cognata, stava tentando di trovare Joffrey, abilmente nascosto tra le fronde di un olivo secolare, e Tommen, appollaiato dietro un cespuglio di rose bianche. Myrcella, li osservava giocare accomodata su una panchina di marmo mentre ricamava uno stemma della famiglia Baratheon. 

La septa era accanto a lei e la riprendeva quando sbagliava poiché troppo intenta ad osservare i suoi fratelli e sua cugina. 

Robert si perse per un attimo nell’osservare Talia Stark dopo aver sorriso brevemente a Tommen appena voltatosi verso la sua finestra. 

Unica figlia di Brandon Stark e Sophia Lannister, Talia era di una bellezza raffinata ed elegante. Aveva diciotto anni e non era ancora stata promessa a nessun Lord. Alta e longilinea, era solita vestire con abiti dalle larghe maniche come le donne del Nord. I lunghi capelli scuri, segno distintivo degli Stark, erano sempre raccolti in una treccia che le arrivava oramai sino ai fianchi magri. 

Occhi chiari e cangianti, a metà tra il grigio e il verde chiaro, Talia era un fiore delicato che sua madre, l’austera e glaciale Sophia, non avrebbe ceduto con molta facilità. 
Sua cognata non s’era mai risposata dopo la morte di Brandon avvenuta lo stesso giorno della nascita della sua Talia. La perdita del suo amato marito le aveva provocato un senso di vuoto incolmabile nel cuore che forse non sarebbe mai stato sanato.

Per quello Re Robert le era molto vicino. Era forse la persona per la quale era in grado di provare più empatia all’interno della corte.

Entrambi avevano perduto l’amore della propria vita. Entrambi erano ancora irrimediabilmente innamorati del loro ricordo. Entrambi vivevano un sogno impossibile con un fantasma del passato. 

Si riscosse dai quei pensieri soltanto quando sentì bussare alla porta delle sue stanze. Doveva essere proprio lady Sophia. 

« Avanti,» esclamò con voce alta e possente, la stessa che era solito adottare con tutti coloro che erano al suo servizio. La porta si aprì e sulla soglia apparve una delle donne più avvenenti di tutto Westeros. 

Sophia Lannister in Stark non era meno bella della sua sorella maggiore, Cersei, e vi era stato un tempo in cui i suoi occhi brillavano di luce, speranza e ingenuità. Bionda, avvenente, splendidi occhi verdi e brillanti, longilinea e fiera quanto solo un leone può essere, Sophia incarnava tutto il vanto dei Lannister. Quand’era ragazza guardava il mondo con lo stesso incanto di un bambino appena nato e il suo sorriso avrebbe potuto rischiarare la più uggiosa delle mattinate. 
Re Robert aveva avuto l’onore di poterla guardare alle nozze di Brandon e non avrebbe mai dimenticato il sorriso colmo di gioia che aveva rivolto al suo novello sposo. 

Forse Sophia e Brandon erano stati gli unici ad essersi maritati per vero amore a prima vista nella guerra contro i Targaryen. 

Ora invece l’unica forza che l’animava, perso suo marito, era l’amore per sua figlia Talia. Il resto non contava. 

« Mio re, mi avevate fatta chiamare?» domandò divertita la bella donna dai capelli lasciati sciolti e ricci sulle spalle strette. Robert si trattenne a stento dal sottolineare l’ovvio solo per la presenza di Jaime Lannister dietro la porta. Era il suo turno di guardia al re. Peccato non avesse la sua solita compagnia di prostitute. Si sarebbe divertito nel farlo indispettire. Ma la ragion di stato gli imponeva un consiglio dalla più altolocata, saggia e disinteressata Lady presente ad Approdo del Re. Sophia chiuse la porta dietro di sé dopo aver ricevuto un cenno dal re e Jaime la guardò perplesso per un attimo. Il gemello della regina non riusciva a comprendere il legame instauratosi tra sua sorella minore e il re. Non avevano punti in comune. Sophia era una donna ligia al proprio dovere, austera e il suo volto sembrava scavato nel ghiaccio più puro. Lei aveva preso tutto da Lord Tywin, persino la sottile ruga che le rigava la fronte quand’era risentita per qualcosa. Il re invece era solo un beone che si trastullava ogni giorni in cibarie e vivande di vario genere. Due persone così diverse eppure la loro amicizia era sincera e disinteressata, senza l’ombra di malizia che oscurava la corte di Westeros. 

« Jon Arryn è morto questa notte. Malattia,» aggiunse in uno sbuffo leggero. Jon Arryn era l’uomo meno malato che avesse mai conosciuto. Era forte e possente. I segni dell’età erano radi e poco marcati. Sophia si accomodò con la sua solita andatura cadenzata, ma raffinata sulla sedia dinanzi al tavolo delle trattative dando le spalle all’imponente letto che aveva ospitato tante donne. Mai nessuna le aveva fatto dimenticare la sua Lyanna. Perderla era stato il suo più grande errore. Non si sarebbe mai perdonato per la sua morte. 

« Mi è stato riferito, vostra grazia. Una notizia che mi ha molto turbato. Era un brav’uomo,» aggiunse chinando il capo dorato e splendente verso le carte poggiate sul tavolo. Era una delle poche persone a cui permetteva di far vagare gli occhi sugli affari di stato. Sophia sapeva consigliarlo con astuzia ed eleganza. Sebbene la maggior parte delle volte ignorasse i suoi consigli. Come quello di risparmiare e di non sperperare le ricchezze dello stato in banchetti e ricevimenti. Jon gli aveva elargito lo stesso consiglio, ma non l’aveva ascoltato. Robert non ascoltava mai nessuno quando subentravano il vino, i duelli e le donne. 

« Uno dei migliori,» concordò il re. Robert non era uno sciocco, nonostante molti pensassero il contrario all’interno della Fortezza Rossa. Sapeva che Jon, un padre per lui, non era morto per malattia. Se avesse trovato il colpevole, l’avrebbe punito con una pena ben peggiore di quella che aveva arrecato a Jon, « Ho bisogno di un Primo Cavaliere,» mormorò tornando a guardare la bella donna dinanzi a lui. Sophia annuì discreta e tra le dita prese la lettera che aveva intenzione di inviare al migliore tra i candidati.

« Avevate in mente qualcuno?» domandò curiosa, lasciando cadere la lettera senza guardarla per poi intrecciare le dita sulle gonne del suo abito scarlatto con alcune rifiniture dorate. Come Cersei e Jaime, Sophia vestiva abitualmente i colori della sua casata, orgogliosa di farne parte e orgogliosa di avere come padre uno dei migliori rappresentanti. Robert scorgeva la somiglianza con suo suocero divenire sempre più marcata nella donna dinanzi a lui. Le dita delle sue mani erano lisce, sottili e all’anulare sinistro torreggiava l’anello che Brandon le aveva regalato quando le aveva proposto di sposarsi. Non l’aveva mai tolto. Era d’oro bianco con al centro una pietra smeraldina, dello stesso colore dei suoi occhi chiari. Sophia l’aveva adorato sin dal primo momento. 

« L’unico uomo di cui mi fidi. Ned Stark,» esclamò sicuro e vigoroso. Ned era l’unico possibile candidato per il ruolo di Primo Cavaliere. Era il suo migliore amico. Suo fratello. Il suo compagno d’armi. L’unico uomo che avesse mai ritenuto così importante da chiamare amico, fratello. Avevano combattuto l’uno al fianco dell’altro. Avevano sconfitto i Targaryen insieme. Avevano conquistato il regno insieme. Non avrebbe mai dato il posto a nessun altro dopo la morte di Jon. 

« Ned Stark,» ripeté tra sé annuendo leggermente. Il tono, però, era poco convinto, quasi titubante e scettico. Come se pensasse che avrebbe rifiutato. Ned era troppo virtuoso e troppo onorevole per declinare ad altri un ruolo che il suo sovrano desidera impartirgli. 

« Perché dubiti? Sai che tengo in grande considerazione il tuo parere,» soggiunse quando la vide tentennare. Dopo tanti anni trascorsi insieme Sophia era ancora capace di provare un timore reverenziale nei suoi riguardi. Non tanto per la sua figura di re, quanto per il ricordo del guerriero che era stato. Per la furia che l’aveva pervaso quando aveva ucciso Rhaegar Targaryen. Sophia aveva convissuto con lo spettro del Re folle per anni. Robert sapeva bene che era ancora tormentata dagli incubi. Come una donna del Nord, Sophia non aveva dimenticato il deplorevole gesto di Aerys Targaryen e mai l’avrebbe fatto. Aldilà del Mare Stretto vi erano gli ultimi due della stirpe. Erano oramai entrambi adulti. Viserys, il Re Mendicante, come solevano chiamarlo, era già pronto per armare un esercito e prendere ciò che credeva essere suo di diritto. Se vi fosse stata una guerra, Robert avrebbe desiderato avere Ned al suo fianco. 

« Perché Ned è il Protettore del Nord. Robb è ancora troppo giovane per divenirlo,» spiegò brevemente. Intercettò una breve occhiata pericolosa del re e si trattenne dall’aggiungere altro. Sophia aveva discusso molte volte con lui riguardo la reggenza del Nord. Gli domandava sempre la ragione per la quale il re aveva posto la discendenza di Eddard e non di Brandon come unica vera erede delle terre sopra l’incollatura. Non era forse la sua Talia la vera Lady protettrice poiché unica erede di Bran? Robert replicava dicendo che Talia era una donna e il cognome degli Stark si sarebbe perso per sempre. Robb, invece, era il più adatto poiché capace di portare avanti la discendenza, « Perché non mio padre?» domandò con un sorriso sornione. Da felino quasi. Come la leonessa indomita e sprezzante che era divenuta con il tempo. Robert sapeva che stesse scherzando. Non poteva essere altrimenti. Nei suoi occhi chiari vi era una luce di divertimento e di brio. Tywin Lannister non sarebbe mai stato il suo Primo Cavaliere. E Sophia lo sapeva bene. 

« E dare più potere ai Lannister di quanto non ne abbiano?» scherzò prima di ridere e bere un altro sorso di vino dal suo calice. Sophia la seguì subito dopo e la sua risata cristallina si diffuse come un balsamo nelle sue stanze vuote e fredde. Non aveva mai ben compreso il rapporto tra Sophia e suo padre. Alle volte sembrava essergli totalmente fedele, ma altre sembrava prendere le distanze da lui e dalle sue scelte. Tutto ciò che a Robert importava era che Tywin Lannister restasse distante leghe e leghe da Approdo del Re, « Hai pensato a quella proposta per tua figlia?» chiese poco tempo dopo, spezzando quel silenzio leggero che tanto piaceva ad entrambi. Il re da pochi giorni aveva insistito per far convolare a nozze Talia e Renly, suo fratello minore. Sophia era però stata irremovibile. Talia non avrebbe sposato nessuno che non desiderasse con il cuore. Anche se tra i possibili candidati vi era il fratello del re.

« Talia riceve proposte di matrimonio tutti i giorni,» replicò stanca e quasi annoiata, giocando con il calice d’oro e semivuoto. Quell’argomento la tediava terribilmente. E sua figlia non aveva alcuna intenzione di sposarsi, « Frey, Tyrell, persino mio cugino Lancel,» sbuffò per poi scuotere il capo divertita da quella possibilità improbabile. Non avrebbe mai dato sua figlia a quel ragazzino inesperto che sospirava dietro il mantello bianco di suo fratello Jaime. Mai. Lancel avrebbe voluto seguire le sue orme. Per Sophia era semplicemente patetico. Non esistevano uomini come Jaime Lannister così come suo padre. Tywin e Jaime erano distanti anni luce l’uno dall’altro, ma entrambi erano unici nel loro genere, « Per non parlare dei Martell. Mia figlia sposerà chi desidera proprio come ho fatto io. So che Bran approverebbe la mia decisione,» soggiunse più triste e accorata. Prima le risultava difficile parlare di suo marito con chiunque tranne che con Talia. Ricordare l’uomo che era stato era come ricevere una pugnalata in pieno petto. Sua figlia le domandava di lui tutte le sere prima di addormentarsi e Sophia si faceva forza perché aveva il diritto di conoscere suo padre. Lei stessa, cresciuta per anni senza una madre, sapeva bene quanto la mancanza di un genitore pesasse nella crescita di un bambino. Sophia aveva tentato di appianarla con i suoi racconti sulle gesta eroiche e gentili di Bran, il loro innamoramento, il matrimonio felice anche se breve.

« Renly è un bell’uomo,» affermò Robert più indispettito. Renly era davvero un bell’uomo. Peccato però che gradisse maggiormente la compagnia maschile rispetto a quella femminile. Sophia immaginava avesse una tresca con il Cavaliere di Fiori, ser Loras, il minore dei figli di Mace Tyrell. Oramai tutti a corte sussurravano, sebbene re Robert avesse messo a tacere quelle voci con un semplice movimento della mano. Come se stesse cacciando una mosca molesta. Ma al pensiero, e ai sussurri di corte, non potevano essere poste limitazione e ognuno era libero di immaginare ciò che desiderava. 

« Non mi permetterei di affermare il contrario,» controbatté gentilmente la donna poggiando le spalle candide sullo schienale della sedia, portandosi il calice vicino al petto per poi sollevarlo. Come in onore di Renly. Nonostante la sua amicizia con Robert fosse sincera, Sophia aveva sempre qualche riserva nei confronti di chiunque. Specialmente quando concerneva sua figlia. La sua unica figlia. La sua unica ragione di vita. 

« Andremo a Nord, da Ned,» concluse il re irremovibile poggiando il calice oramai vuoto sulla superficie lignea del tavolo accanto ad una pergamena proveniente da Essos. Ned l’avrebbe aiutato. Era un uomo d’onore. Non gli avrebbe mai negato il suo supporto. Morto Jon, Eddard Stark rimaneva il suo unico appiglio per non sprofondare negli intrighi di corte, « È l’unico uomo che può salvare il regno.»
  
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