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Autore: Calcifer92    12/06/2013    0 recensioni
Jack Wheeler, per gli amici Jacky, viaggia su una nave pirata come mozzo insieme ad una ciurma i cui membri tutto sembrano, tranne che dei veri pirati. Sono in mare da molto tempo e le provviste stanno per finire, finché...
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intanto degli uomini in divisa verde, probabilmente i soldati del posto, stavano precipitandosi in massa sul molo per vedere cosa stesse succedendo, uno di loro si stava dirigendo verso di noi per controllare la stanza e a quel punto le luci furono riaccese come d’incanto. La piratessa si era come volatilizzata, al suo posto aveva lasciato solo il cadavere di quella povera paesana e una tovaglia macchiata di sangue, non mi spiego ancora il motivo di quel gesto, la chiazza non formava un disegno preciso né poteva rappresentare un messaggio da decifrare, una cosa era sicura però: bisognava essere dei malati di mente e soprattutto dei perversi assassini per compiere un atto del genere. Il soldato entrando non mi vide dal momento che ero nascosto sotto uno dei tavoli, però sembrava stesse dialogando con qualcuno, così sollevai di poco la tovaglia per vedere con chi. L’uomo in divisa verde scuro aveva un fucile dietro la schiena e al cinturone che portava in vita una spada la cui elsa era ornata da alcuni piccoli zaffiri, ma non sembrava intenzionato ad usare nessuna delle armi, l’altro uomo era vestito completamente di nero e portava sulla spalla destra, reggendoli con la mano sinistra, dei vestiti tipici dei membri della ciurma di cui facevo parte fino a qualche momento fa. Dal viso e dal tono di voce capii che era lo stesso uomo della banchina che era contento di toccare terra che si era cambiato d’abito, ma ero convinto di non averlo mai visto prima, tuttavia aveva un non so che di familiare. Non riuscii a capire di cosa parlavano i due, ma appena il soldato se ne andò chiudendo la porta della sala e l’uomo in nero si avvicinò al cadavere per esaminarlo, uscii dal mio nascondiglio, mi sentii di farlo perché sapevo di potermi fidare di quella persona, perché la conoscevo molto bene, e così lo salutai – Salve Capitano Polly, vedo che siete riuscito a fuggire… non vi avevo mai visto senza la vostra solita uniforme -. Polly sorrise e si girò rispondendo – Jacky, allora ce l’hai fatta anche tu eh? Ne ero certo – poi tornò ad esaminare il cadavere e tastò la gola della donna per verificare se si fosse, in modo molto fortunoso, salvata, dopodichè aggiunse – Vedo che hai conosciuto Justin… sei stato fortunato a poterlo raccontare, sai? – – Justin? Il soldato era Justin? – – Non il soldato Jacky, la giovine donna con cui stavi discorrendo fino a poco fa – – Cosa? LEI era Justin? Ma… pensavo fosse un uomo sporco, sudicio, malato e pieno di cicatrici, orecchini e tatuaggi su tutto il corpo! – – Non mi sorprende affatto che tu lo abbia pensato… ma a cosa pensi che ci stia a fare quella T. nel suo nome? La T sta per Thalassa, è un nome da donna, Justin Thalassa Thriller… mi è sfuggita anche questa volta… e pensare che era sola! - – Ora capisco! Ma ma ma poteva dirmelo prima! Avrei potuto… - – No, non avresti potuto… o forse hai già dimenticato il modo orrendo con cui ha ucciso questa povera innocente? – – No… non l’ho dimenticato… - A quel punto non potei che ripensare a quel momento così sconvolgente… non era tanto il modo in cui l’aveva uccisa che mi sconvolse, ma il modo in cui indemoniata stava cospargendo del suo sangue quella tovaglia. Sembrava che il demonio si fosse impossessato della sua persona, sempre che non ne fosse l’incarnazione. – Capitano, che ne sarà della nave adesso? E del resto della ciurma? – domandai a Polly in modo da cambiare l’argomento e non pensare a quella atrocità. – La nave ormai è andata perduta, il resto della ciurma saprà cavarsela da sola… sanno badare a se stessi, li rivedremo presto, puoi contarci -. Quelle parole, seppur dette con tono rassicurante non riuscirono a farmi riprendere dallo sconvolgimento e non smettevo di pensare a quel demonio e al modo in cui bagnava le sue mani di sangue e lo trasportava sulla tovaglia stendendolo in modo del tutto casuale… Improvvisamente le luci si spensero di nuovo e il baccano del luogo si trasformò in un ancora più assordante silenzio. Le lucciole della radura lì vicino iniziavano ad agitarsi e trovando tranquillità nella stanza in cui eravamo io ed il capitano entrarono una dopo l’altra dalla finestra creando intorno a noi dei magnifici giochi di luce. Alcune di loro, probabilmente le più giovani, erano più luminose delle altre e volteggiavano su e giù intorno al lampadario e ai candelabri ai lati della stanza, altre ancora invece volavano in coppia al centro della stanza descrivendo forme ellittiche che si intrecciavano come le orbite di una galassia. Quella sì che era tranquillità, quando il silenzio di un’oscurità si dipinge di luci festose e intermittenti il clima diventa pressoché magico e gioioso, però ero curioso di vedere cosa succedeva all’esterno, così mi affacciai alla finestra che dava sulla radura; non riuscii a scorgere niente di nuovo, senza contare che ora che le lucciole volteggiavano allegramente all’interno della sala non si vedeva più neanche la vegetazione. Aprii così un’altra finestra, da qui si poteva vedere la città portuale: i lucernari qui erano spenti e le strade tranquille ed illuminate dal solo chiaro di luna, le luci delle case erano spente. Dalle finestre del lato opposto invece si poteva vedere il molo, ma lo vista non era certo delle migliori, sia la nostra nave che quella di Justin erano sparite ed accasciati al suolo decine e decine di soldati nella loro uniforme verde in un mare di sangue, pochi erano soltanto feriti e riuscivano a malapena a muoversi ancora, non per molto però. Polly mi vide fissare preoccupato fuori da quella finestra e mise una mano sulla mia spalla, poi disse: - Cos’altro ti aspettavi da Justin T. Thriller? Come minimo questa sera ne avrà fatti fuori cento e imprigionati mille… - poi aggiunse – Domani cercheremo di procurarci del cibo ed un paio di cavalli, per ora ne ho abbastanza anche io dell’oceano -. Eh, sì, il vecchio Polly non era solo un lupo di mare, sapeva cavarsela bene anche sulla terraferma, però in quel momento mi assalì un dubbio e gli domandai: - Se rimaniamo qui non penseranno che siamo stati noi? – e lui rispose prontamente – Un uomo e un ragazzino sono capaci di tutto questo? – e io replicai – un uomo e un ragazzino no, ma la ciurma di cui fanno parte sì – e lui, aspettandosi questa risposta disse strizzando un occhio – Allora vorrà dire che nessuno saprà che ci sono degli stranieri in città – poi chiuse la finestra e aggiunse – Adesso godiamoci questa fantastica magia di luci, non pensare ad altro e rilassati, i nostri compagni staranno alla grande una volta che saranno riusciti a fuggire… - Detto ciò, Polly si sedette sul davanzale della finestra dalla quale erano entrate le lucciole, io su quella adiacente. Rimanemmo così ad ammirare quel gioioso spettacolo capace di acquietare le anime nel silenzio più assoluto. Poi, poco dopo, quando qualcosa in città, cominciava a muoversi, dovemmo salutarci. - Le nostre strade per ora si dividono, ma chi dice che il destino non ci farà rincontrare da qualche altra parte? -. Quelle furono le sue ultime parole.
  
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