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Autore: attagirl    12/06/2013    1 recensioni
Questa è la mia prima ff vera e propria. Parla di Arthur, Inghilterra, e di suo fratello Scozia. Non ho usato spunti storici per scrivere, ma solo brevi episodi della loro infanzia che Arthur ricorda, durante una giornata intensa ed un meeting delle Nazioni. Se siete ancora interessati e non vi ho annoiati, allora vi auguro una buonissima lettura :)
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Scozia
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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//premetto che è la mia prima ff vera e propria, quindi...siate molto molto molto clementi TwT  -questo era il breve angolo autrice- //
 
 
 
 
 
"Fratellone! Big Brother! Aspettami! per favore!" un bambino correva, disperatamente, cercando di raggiungere quel mantello blu ben noto. Ma il rosso non si gira, anzi, accellera il passo, scocciato. 
"Non seguirmi, Arthur! Sei fastidioso!" fu la risposta del maggiore. Ma il biondo non si arrese, e, con uno scatto più veloce che poteva, finalmente raggiunse Ian.
"Per favore, resta qui! Andare a caccia di notte è pericoloso! Ci sono sempre i pesci che Dylan ha pescato per cena!"
"... Galles non è mai stato bravo a pescare, non darmela a bere, tappo!" il rosso si dimenò e bruscamente fece cadere il più piccolo.
Si girò verso di lui, con uno sguardo di ghiaccio. Quegli occhi del suo stesso verde smeraldo fissi su di lui. Erano davvero pesanti...
 
 
-...!!-. La sveglia del telefonino suonava ripetutamente il motivetto di "My fair lady". Erano già le 7 di mattina, ora di partire per il meeting delle 13.00. Fortunatamente a questo giro si svolgeva a casa sua, quindi non aveva poi tanta fretta, ma Arthur ci teneva a fare le cose in grande, come era stato visibile alle Olimpiadi dell'anno prima. Difatti s'era alzato presto appositamente per controllare che nella sede del meeting ogni cosa fosse al posto giusto.
Andò a sciacquarsi il viso, che era completamente imbevuto di sudore freddo. Quell'incubo che aveva appena fatto era stato un ricordo. Una memoria del passato. Dentro vi erano lui e suo fratello maggiore, Ian.
Si fermò a riflettere, ripensando al sogno. Non vedeva il fratello da molto tempo, forse anche più di un secolo. Ma per una nazione, un secolo è davvero poco. D'altronde, non lo vedeva di certo ai meeting. La Scozia non era uno Stato a sé, a differenza del fratello Connor,Irlanda del Sud, che ad ogni meeting, lo ignorava bellamente.
La loro sì che era una famiglia unita, pensava con la solita punta ironica da bravo Inglese doc.
Ma non era il momento di pensare a certe cose, aveva ben altro da fare! Così, vestendosi a puntino, prese il primo ombrello che gli capitò in mano e uscì, sotto la pioggierellina tipica di Londra.
 
"Arthur, che diavolo stai facendo lì?!" gridava per rimproverarlo Ian, mentre Arthur raccoglieva dei fiori in un prato, sotto un acquazzone.
"S-Sto raccogliendo dei fiori per te, brother! C-Così sarai felice!"
"Ti buscherai un accidente, così!" gli fece notare l'altro seccato, come se la frase del minore non gli fosse nemmeno arrivata alle orecchie. Arthur si sorprese: stava raccogliendo dei fiori per lui, e Ian non lo ringraziava nemmeno! Non gli diceva nemmeno che avrebbe potuto aspettare che l'acquazzone finisse, di tornare con lui a casa e asciugarsi...Niente di tutto ciò.
Ian, dal canto suo, gli lanciò un'ultima occhiata distaccata e si volto di spalle, dicendogli solo. "Se non torni, i troll verranno a prenderti! Io ti ho avvisato!" e cominciava a camminare, in silenzio. Si sentivano chiaramente, in mezzo a tutto quel rumore scrosciante di pioggia, i suoi piedi nella melma che facevano "ciaf!ciaf". Arthur, sentendo dei troll, prese un colpo e abbandonò lì il mazzo ormai inevitabilmente distrutto a causa della pioggia battente che stava raccogliendo.
"A-Aspettami, Fratellone! N-Non mi piacciono i troll!" gridò come solo i bambini fanno quando si lamentano di non essere lasciati soli e piangono disperati. Piangendo, Arthur seguì la figura del fratello che però continuava a camminare imperterrita. Allora prese a correre, per raggiungerlo.
Una volta messosi a fianco del fratello, questo lo guardò di sbieco, ritornando a guardare dritto davanti a sé, senza dire nulla. Arthur lo guardò, piangendo e lasciando che anche il naso colasse, un po' indispettito. Odiava i troll, e il fratello Ian lo sapeva meglio di tutti. Fu dopo qualche secondo che Ian si fermò, prese da una taschina dei suoi panni un fazzoletto di stoffa e, bloccando il visino del fratellino, cominciò ad asciugargli tutto lo sporco. Arthur rimase sorpreso! Era la prima volta che il fratello era così gentile con lui! Era talmente felice che cominciò a ridere cristallino. Ian, però, appena lo sentì ridere, si innervosì e cominciò a strofinare con troppa forza il viso del minore, che allora lanciò gemiti di dolore. Quando finì di torturarlo con lo straccio ormai sporco, lo cinse in vita e camminò verso casa tenendolo in quella bizzarra posizione. Arthur lo notò poco dopo, che mentre camminava, non sentiva più la pioggia bagnarlo, ma c'era il mantello blu del fratelo che lo stava coprendo per bene.Arthur adorò da allora la pioggia.
  
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