“Got me ten feet off
the ground
And I'm hearing what you say but I just can't make a sound
But it's too late to apologize
It's too late”
Timbaland, Apologize
(Dieci piedi
sottoterra
Ascolto quello che
dici ma non riesco a emettere suono
E forse è troppo tardi
per scusarsi
È troppo tardi)
Apocalypse now
Quando il momento fatidico arriva, non è pronto.
Non si è mai sentito, e mai si sentirà tale.
Ma l’attesa che lo stava uccidendo, di una morte lenta e agonizzante, gli piaceva – l’adeguata punizione auto inflitta, la giusta proporzione tra tutti gli ingredienti: colpa, rimorso, abnegazione.
Così che, quando sa che il momento del colpo di grazia sta per arrivare, si scopre ad aver paura.
Perché un conto è infliggersi ferite da soli, un conto è consentire a qualcun altro di premere i grilletto. Togliersi il lusso di sapere esattamente quando il colpo arriverà, lasciarsi prendere di sorpresa dal dolore per renderlo più acuto.
“Anche se ho continuato a crederci…”
Lei non piange, non lo fa mai. Non è insensibilità: è solo il bisogno fisiologico del corpo di mantenere la naturale percentuale di liquidi al suo interno.
“Perché siamo dovuti arrivare a questo?”
Solo in quel momento Roy comprende quanto entrambi diano la colpa a se stessi, prima che all’altro.
Mea culpa, per essermi fidata.
Mea culpa, per aver avuto dei sogni da realizzare.
Mea culpa, per il solo fatto di esistere.
E in quel momento la sua unica paura, il suo unico terrore, è che la sua prossima frase possa essere “Non è stata colpa tua”.
Perché proprio non riuscirebbe a sopportarlo.
Oooops!
Scusate, ho
fatto un casino con gli aggiornamenti: avevo messo due capitoli
uguali… Ok,
dovrei aver risolto… e questo è
l’aggiornamento promesso prima di capodanno! ^^
Dunque,
passo a
qualche risposta:
Shatzy:
Sì sì, è proprio
quello! ^^ Si accertano a vicenda che l’altro debba uccidere
(=soffrire) il
meno possibile! Sono contenta che l’idea sia
passata…
La nausea era molto
importante: è un po’ come se fosse entrata a
contatto con la morte (vera e propria:
rancida, crudele e violenta come l’odore di bruciato). Quando
si rende conto di
quanto l’alchimia stia lentamente uccidendo lo stesso
alchimista (come suo
padre, in un certo senso: forse ha avuto paura di perdere anche Roy),
capisce
anche (finalmente) la sofferenza continua di Roy, e in questo senso
riesce ad
accettare i suoi sbagli e a “perdonare”: lo sparo
in aria (quello che avrebbe
dovuto colpire il bersaglio del suo risentimento, ovvero Roy)
è il simbolo di
questo cambiamento implicito, che in questo capitolo è
diventato esplicito.
Kaho_chan:
Sono contenta
che la fic ti piaccia, grazie! ^^ oddio, forse
“piacevole” è un aggettivo un
po’ strano applicato alle storie di Ishvar,
comunque… ^^” Scherzi a parte,
faccio del mio meglio perché amo questa coppia e questo
manga (praticamente
dopo un’adolescenza passata a leggere decine fumetti di ogni
tipo
contemporaneamente, è rimasto quasi solo questo che resiste
sulla mia libreria,
e resisterà anche se dovesse durare altri
cinquant’anni! W l’Arakawa!!! XD) e
penso non mi stancherò facilmente di scrivere su di loro,
finchè avrò almeno
un’idea! ^^” Grazie per i complimenti!
Elyxys:
Scusa il casino
cn i capitoli, dovrebbe essere tutto a posto, ora…
Sì, penso che “armistizio”
sia proprio il termine giusto, anche se gradaualmente si
traformerà in una
specie di pace prorogata e continua (ok: mooooolto
gradualmente…). Anche il
senso di nausea era importante: in effetti, come Riza stessa dice, il
suo modo
di uccidere non le dà davvero l’impressione di
farlo, mentre il “metodo” (urg…
non mi piace questa espressione…) di Roy lascia una traccia
indelebile della
morte, anche in se stesso, l’assassino. Arrivare a
comprendere questo, per
Riza, significa comprendere il continuo conflitto interno di quello che
considerava un traditore dei suoi stessi ideali, e che invece diventa
ora ai
suoi occhi una vittima, come lei, degli eventi crudeli della storia.
Bene, a
questo punto,
posso dirvi tranquillamente… BUON ANNO NUOVO!!!!
Ci rivediamo nel 2008
con il prossimo aggiornamento! Baci a tutte! ^^